Unità proletaria - anno II - n. 21 - 5 novembre 1973

z La società italiana e l'emarginazione sociale «Quando si riconosca che il Un altro esempio ci servi.-à ad crimine è il risultato di cause ro- essere più chiari: cio-economiche possooo essere La Provinoéa di Firenze, come bruciati tutti i libri di oriminolo- già altre amministrnzioni che rogia per mettersi a lavorare su no state più sensibili alla conqualohe cosa di più utile». testazione psichiatrica nata vari Sono parole di George Jock- anni fa da Gorizia. sta cercanson, militante del Black Pan- do, con fatica, di portare avanti ther Party, ucciso dai fascisti una politica di deistituzionalizUSA. zaziooe psichiatrica. Le linee di LI discorso ci sembra essere questa politica sono: valido, e forse con ancor maggior ragione, per Je malatt:-. men- a) la -ricerca di soluzioni altali e per i libri di psiohiatria. ternative al ricovero ospedaliero Ma non vogliamo citare questa attraverso un sensibile aumento proposta in una m~nia di piro- dei sussidi per assistenza domifilia libresca _ è questo troppo ciliare e l'organizzazione di strutlegato all'esercizio del .potere da ture apposite per ex ricoverati pa"te di regimi di destro per po- (oase famiglia, laboratori protetter avere un-a qualche simpatia ti); da parte nostra - mo solo per b) la proiezione deJ pen;onale impost<>re correttamente questo psichietrico dell'O. P. sul terriar,ticolo. torio per dere una essistenza a L'emarginazione sociale è un tutti nel loro ambiente naturale fenomeno legato e tutta la strut- e non in ospedale. Ma la politure sociale e non può essere e- tica di deistituziooa.lizz,azione inIiminata ohe con profonde mo- contra notevoli difficoltà in gran d-ifiche di tutta la strutturo. Un parte dovute e.I vuoto strutturaesempio servirà meglio a chia- le in cui la.li iniziative si collorire quanto sopra: cano. Così in una situazione di In una recente ricerca abbia- basso salario anche la malattie mo dovuto intervistare un cer.to mentale rischia di diventare una numero di persone anziane ohe fonte di .-eddito e si assiste (è usufruivano di un servizio di as- realmente avvenuto) al fetto di sistenza domiciliare. Una delle persone ohe simulano Ja malattia cose che ci ha colpito di più è mentale (ma in questo campo il fotto ohe oltre un terzo degli dove finisce la simulazione e iintervistati risultava proprietario nizie la realtà?) pur di potere o usufruttuario dell'abitazione aver diritto ai sussidi ohe sono nella quale abitava e nella quale sensibilmente più elevati dai concercava di restare, grazie appun- tributi di pensioni tipo quella lo all'aiuto dei servizi domicilie- sociale alla quale solo potrebberi. Dato ohe sicuramente lira gli ro aspirare come sani. anziani in generale la percentuale Per questo anohe se lo svuodi ,persone che è prqprietaria o usufruttuaria di ebita1,ione è cer- tamento dell'O. P. 5arebbe una tamente molto minore ne risult·a operazione relativamente facile, chiaramente ohe, nella situazione meno fe<:ile è il lasciare inattist.-utturale attuale, usufruisce di ve tali istituzioni dato l'interestale tipo di serv,izio una mino- se di altre persone ad essere conranza priavilegiata di anziani. Gli siderali malati per poi poter ua.ltri sono costretti 8 ricorrere a scire anche loro con una penuna di quelle disgraziate istitu- sione «.p"ivilegiala•. zioni chiamate molte volte eufe- Eividentemente non sono quemisticamente «case di riposo•, sii gli ll'llici problemi della deiperchè sono privi di mezzi eco- stituzionalizzazione. nomici e d,i un alloggio decente Esistono grossi ostacoli frapa fitto sopportabile. posti dalle baronie professionali, Sono chiaramente queste due dal freqeunte emergere di tentra le caw;e princÌij>ali dell'isti- <lenze corporative nel personale tuzionalizzazione degli anziani, ospedaliero, dagli interessi econoche oltre a riempire le case del miei consolidati attorno alle istigenere ingolf.ano anche i mani- tuzioni (forniture, appalti, eccecomi. E' abbastanza recente Ja tera). Ma conviene qui sofferdichiarazione di un noto psichia- marsi particolarmente sull'ostacotra italiano direUore di un gran- lo costituito dal.la mancanza di de ospedale psichiatrico del nord un sostegno esterno per i ricoohe circa il 60 ,per cento dei ri- verati spesso rovinati e passicoveri di persone di una certa zzati da una prolungata istituetà in manicomio non ha alcu- zionalizz,azione. na ragione psichiatrica ma solo li sostegno più ·logico dovrebeconomico soci-ale. Il ohe mostra be essere la famiglia. Ma questo uno dei volti dei nosLri o,,pe- cozza contro un fatto abbastandali psichiatrici, e cioè quello• za noto, e cioè che, da una pardi essere enoemi ghetti per per- te spesso la stessa famiglia è la sone anziane ema"&inate (in To- causa del disturbo che ha porscana i ricoverati in O. P. con t•ato al ricovero, e, dall'altra paroltre 60 anni sono più del tren- te che la stessa famig)i,a è un-a ta per cento di tutti i ricoveri istituzione e che un processo e la stragrande percentuale dei reale di deistituzionalizzazione lungo degenti. non può non investire ,anohe queLo stesso si può dire per al- sta struttura. D'altronde è noto tre istituzioni di ricovero per che spesso la famiglia accetta di handicaP!pati o simili. La maggior riaccogliere il ricoveralo dietro parte di queste non sono per pagamento di una retta ma che tutti ma solo per quelle persone questo non porta nessun benefia basso reddito che la società cio al ricoverato perohè essa lo trova più comodo ed economico fa solo come fonna di sfruttaassistere, o far flnta di assistere, mento. Questo comporta la neconcentrandoli in ghetti, spesso, cessità di strutture alternative alper fortuna in questi casi, più la famiglia, inserite nella società piccoli degli O. P. su citati. e di questa facenti parte, che esDa quanto detto deriva una solvano, quando la famiglia non constatazione: tutti gli sforzi non esiste od è un elemento di diindifferenti che si stanno fecen- sturbo per il ricoverato, alla fundo per migliorare le fomie di 05 . zione di sostegno su citeta. sistenm, se non modificano la si- Ed effettivamente le esperienze t:uazione strutturale di partcnz,a di case famiglia o meglio di cosono destinate a fallire. munità residenziali (meno basaBibliotecaginobianco te rispetto alle prime su ruoli materni e paterni in gran parte in crisi) ohe si rono sviluppate in questi ultimi anni nella provincia di Firenze (oltre una trentina tra quelle per adulti e quelle j)el· bambini) si &tenno dimostrando elemento fondamentale di una politica di deistituzionalizzazione sia degli adulti ric-0verati in O. P. sia dei minori ricoverati in orfanatrofi o istituzioni simili. Ma queste esperienze nascono spesso come parziale trasformazione delle vecchie istituzioni e non come rea.le alternativa elle vecchie istituzioni decre. pite. Per essere invece del.le strutture alternative sia alla istituzione sia all'autoritarismo della famiglia tradizionale dovrebbero avere un livello di responsabilizzazione collettiva di coloro che vi vivono molto superiore e quello attuale. Per gli ex ricoverati in O. P. dovrebbero perciò basarsi su una scelta autonoma di più ricoverati che dopo le dimissioni uniscono i propri sussidi per vivere in comunità e non andare isolati. Ma è bene a questo punto tornare a quei fattori strutturali di cui abbiamo parlato all'inizio dell'articolo, quando abbiamo sottolineato l'importenza, in rapporto all'istituzionalizzazione degli anzieoi, del livello di reddito e di un alloggio decente e basso prezzo. Il ohe pone il problema dei minnni di pensiooe che anohe coo gli aumenti di oui ste discutendo il governo attuale saranno ben el di sotto del minimo vitale, e della speculazione urbana ed edilizia con i costi proibitivi degli affitti in zone urbane e la maggior tendenza perciò proprio in queste ed espellere i non produttivi (e mo' di esempio si può dire che mentre l'indice generale di ricovero in O.P. ogni IOOmila abitanti risulta, nella provincia di Firenze, del 120,8; per la città di Firenze risulta invece del 160,l e cioè sensibilmente più <1lt0, sicuramente per effetto in gran parte di tale fattore). E' perciò chiaro come una reale politica di deistituzionalizzazione presuppone la soluzione di questi problemi. Il ohe non vuol dice però che bisogna attendere ques:e modifiche strutturali per potere fare qualche cosa. I tentativi dell'emministrazione provinciale di Firenze, oi cui abbiamo parlato prima, e quelli delle eltre amministrazioni che si sono indirizzate in questo senso, sono preziosi n quanto permettono di U9Cire da una generica ed astratta denuncia e permettooo di portere alla luce, operativamente, le contraddizioni del nostro sistema autandone perciò la presa di coscienza da parte della classe ope• raia (in senso largo includendo in questa enche la classe contadina ed il sottoproletariato) che è quella che subisce maggiormente gli .squilibri dell'attuale situazione e ohe vive perciò su.Ila propria pel.le il fenomeno della emarginazione. Da tale presa di coscienza deve derivare una intensificazione della lotta per la trasformazione della nostra società e per l'eliminazione di quelle cause strutturali dell'emarginazione, intensificazione della lotta ohe presuppone enche però una maggior sensibilità, di quanto avuta finora, veno i problemi degli emarginati e degli esclusi. Lo scandalo degli enti di assistenza Le denunce sulla frantumazione degli enti, la polverizzazione degli interventi, l'emarginazione degli utenti - nell'ambito della cosiddetta e assistenza sociale" - ripetute fine alla nausea in convegni, su gioma.li, nell'opinione pubblica, minacciano ormai di divenire luoghi comuni, monotone constatazioni di una realtà assurda che, a forza di denunce mai seguite da azione, rischia di apparire quasi inevitabile. Si denuncia e si cnt1ca, ma non ci si scandalizza più abbastanza, e :soprattutto non si fa nulla: come in campo sanitario oonosciamo i nostri errori, li denunciamo, individuiamo i rimedi, e poi si torna ~ fare esattamente come prima; oppure - ciò che è ancora peggio - si pensa a dare soltanto forme e nomi diversi agli stessi enti, agli stessi interventi, agli stessi errori. Tutto questo perché ci sono troppi centri di potere - bene indiv1duabùi in ministeri, enti di assistenza, forze politiche - interessati a vivere, costi quello che costi, non importa se a spese proprio di quelli che dovrebbero essere e assistili », e vengo. no invece respinti in un mondo emarginato che riduce le loro vite, ma non i loro bisogni. li bisogno resta, e esclude dalla Alla realizzazione cli questo inserto hanno collaborato: Piero Spagna, Guido Biondi, Mira Furlani, A. l'Abate, Silvano Biagioni, Montemagni, Raffaele Faillace: Grup. po contro l'esclusione (di Firenze), Roberto Ferretti. alle 7532 Istituzioni Pubbliche di assistenza e beneficenza (I.P. A.B.), alla miriade (chi parla di 12.000, chi di 20.000) di istituti privati di ogni tipo, per convincersi che la cifra di 40.000, se approssimata, lo è sicuramente per difetto. Cosa si è fatto, di fronte a questa realtà che costa ogni anno oltre 1000 m1hardi (un'daborazione dell'ISTAT faceva ascendere a 1094 miliardi e 829 milioni - nel 1967 - la spesa italiana per l'asslstenza sociale) e ogni giorno la sofferenza e l'emarginazione di mig]iaia di persone - bambini, adulti, vecchi - « sussidiati • o « ricovera• ti •., ma mai veramente aiutati da questo tipo di assistenza, a risolvere definitivamente i loro bisogni? Si è pariato, attraverso i decreti delegati, di un trasferimento effettivo di poteri dallo Stato alle Regioni, in materia di assistenza: un trasferimento che avrebbe potuto significare riportare il deforme settore dell'assistenza all'interno del più ampio discorso della politica sociale di una regione. Di fatto si sono trasferite a.Ile Regioni soltanto funzioni limitatissime, relative agli ECA, al controllo de.Ile IPAB, alla vigilanza su istituti. In assenza completa di una nuova legislazione e di un'autentica programmazione nazionale, lo Stato non ha fatto altro che chiamare le Regioni a partecipare alla gestione di questa assistenza deteriore, coinvolgendole in un'azione che - è ormai chiaro - porla solo all'isolamento e all'esclusione di intere categorie. Perché qualsiasi tipo di e organizzazione assistenziale» a sé stan(e, costruita soltanto pe~ copnre disfunzioni nei campi della scuola, del lavoro, della casa, anche se camuffata sotto formule più moderne e meno pietistiche (per esempio di «servizi sociali»), finirà fatalmente per continuare soltanto ad emarvita della società i suoi tristi ginare le persone con difficoltà «titolari», e fa da supporto a economiche e sociali, al più sequegli stessi enti che del biso- lezionandole accuratamente per gno vivono, e per questo lo ge- tipo di bisogno e per età. stiscono e lo alimentano misu- A questo equivoco e a questa ratamente, guardandosi bene dal- gravissima responsabilità le Rel'abolirlo. gioni devono sottrarsi, per coSi parla di oltre 40.000 orga- struire un sistema che, senza nismi, attivi in Italia nel cam- settorialità e specialismi, si apo dell'assistenza sociale: tale pra a risolvere i bisogni di tutcifra - che ha dell'incredibi.le I ti, e ancora prima a rispondere - è sicuramente al disotto del- alle esigenze di partecipazione la realtà. Nessuno è mai riusci- e di promozione delle popolato a contarli con esattezza, zioni in tutti i campi. Alla setspecialmente i privati, tanto torialità, all'au1oritar1smo, allo sfuggono ad ogni e~cace_ con- specialismo - di cui abbiamo trollo; e anche per gl, enti pub- ormai visto i frutti deteriori - b_lici v_~ngo_nosempre fuori le dovranno sostitmre una globalic1fre_ ptu diverse. Ma b?5ta ~he tà di interventi che, con la parpens_1amo alla caterva dt _enh ~ tecipazione più aperta dei citullìct con competenze d1 assi- . _ . . stenza più O meno specifiche: a- t~~m1, vada a cost1tu1re no~ un gli 8055 Enti Comunali di As- p_1u moderno e st_s_temaassiste'!" sistenza (ECA), agli 8055 Co- z1ale », ~a un ptu umano e s1muni coi loro uffici di assisten- Slema sociale "- za, ag]i 8055 Comitati Comune- • , ................................ . li dei Patronati Scolastici, agli 8055 Comitati Comunali del.l'O. N.M.1., alle 2325 sedi provinciali degli almeno 25 enti di assistenza per orfani, alle infinite sedi provinciali di ENPMF, O. N.P.1., ONIG, ANMIL, A.N.M. 1.G., ENS, UIC, ANIEP, A.I. A.S., LANMIC, ecc., ai 12 organi dello Stato (Presidenza del Consiglio e J I ministeri), ai 20 assessorati regionali e ai 94 assessorati provinciali con specifiche competenze assistenziali, ai 95 uffici provinciali dell'AAI,

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