L'Unità - anno VIII - n.42 - 16 ottobre 191900
L'UNÌTA La politica italiana nelle terre redente cmmcnta11clo la potenza cli clementi in.fid·i, che in 1rn momento c1· tico potranuo 1·ito1·- 1t<1re agli cwticlri cimo1'i 1 e offendendo e cliS!J1tSla.n(lochi {inorci con 1·ischi yrciv-is– simi lui sempre difesa l'ilctlianità, cl-iquelle 1·egion.i. 211 Per questo abbiamo cred1do cl·ic,ccoglien: le crit-iche del nostro amico trentino confro il clericalismo dc't ,nassone Oredaro, e come queste, JJttbliliche,·emo volenUcJ'i t•utte le clen,mc,·e cli errori commessi nel uovenio clelle 1nwi 1 e prov-incie, non pet· 1·11Jiacerc cli vane 1·ecriminazioni, 11uiper cv-ilare che si 1·ipetc,i,,,,dcumo lo,·o ciò che si è fntto dopo il 'GO in clcwno cli tanta pm·te d'Itcili<i. Fra le 1nolt-issimc prove cli imprepcwa– zione e di inetUtucUne a com.pnmde·1·e e fJ'onteagiare problemi e situazioni politiche eccezfo11ci1i, che hmi fornito l·utte indistin– ta.mente l8 nostre classi clh'igenl,i durante fo, !flterra e so1n·ahttlo dopo l' ttnnist-izio, le più, gra:vi son qnelle che si son m.a.•n:ife– state nel governo delle 1ittove provincie. Se pe1· moU-i clei problemi imposti cla.1.– l' armisl.faio 1>nò valere, fino ad nn certo pmito, conie a.f.ten1UH1,te lei (ti/.mineUù inat– tesa del c1·ollo dell' im.pc1·0 absbu:r!Jhese, questa gi1f.sh {icazione non vale a.ffalto pe,· t1dto ciò cheriyu.arda i J>roblemi del T,·en– ti1io e della Venczia Ginlia. c011tegno clell'crnl01·ità 111,iUtare non sembrci aver dato liioyo ci lamenti nei centri mi~ no1·i totalmente abitat-i cla slcivi, g,-ossi er– rori di inclirizzo poUtico e cli scelte, delle i,ersone si, souo invece lamentati ne-i cen• tri 1nag9iori, dove più, vivei e1·cistata la lottci delle nazionciUl<ì o le lotte elci pai·· f1U.i.Di qualcu,no clegU errori commessi ci 1.'rieste ci hct dato notizie, l'Oberdorfer ne– gli articoli c!te abbicimo pubblicati e spc• ciaJ.menf,e nelr1tltimo sui folti clel 3 e 4 (i!Josto. Deali errori com,.,;essi nel J',-entino ci cliinotizia u,n 11osh'o mnico 1iell'articolo che pubblichicnno qui sotto con grcive d· tm·do. L'onorevole Credaro ed il clericalismo trentino Pe1· ·mezzo secolo 1.1·C-nto e Trieste aveano 1·ieni.pUo i sogni cl'oyni patriottci itali<ino; dei cinque m»ii si erci cmttato in t1dti i ton·i che l'It.alia non. c,,vrebbe mai 1>ot'ltto accet.ta ·re 1ma 1>aceche non le assicu,1·cisse le due città; e fin dall'anno della 1teutra– lità, tutti i ministeri e gli ·uflici militwri avevwuo accolto •mimeros·i i profughi irre– denU, che eremo o si clovevcmo 1>1·e[!1w1ere esperti dei probfem.i mn111inistraU1ri delle loro ,·e!Jioni. S,i cloveva qwincli supporJ'C che fin dal 1915 esistesse nn viano con– creto e verfetlo in tntli i pwrUcolcwi 1>er l'assetto provvisorio cli quelle p1·orincie; ( che non solo si fossero vreclisposte le ,nonne legislative e<l a,n,m;in·isl,•rative, 1iw si fos– se1·0 anche scelte le 1>e>·sone più, aclatte pei· i vciri uflìci e 1>er i cliversi luoghi; e che pe1'ciò, cil moniento dell'arm.ist-izio, non re– stasse altro dei fcwe che emanare l' orcline cl-iesecuzioue del, pi<mo presf.abiUto, come avviene per l'online di mobilitazione allo scopp'tCl,1·edi unci 9ue1Tc,. Invece clal novembre in, poi tutto è stcito improv-visazione, confnsione e cl-isordùrn. In paesi dove c' eni bisogno di p1·ovved·i– me11U 1u·genti, presi sul posto da wi 1 11,nicci a111to1·itcì responsabile, si son divisi e con– f1isi i polei·i e le 1·es1>onsabiUtcì f1'Ci 1i1i esercito cli fwnzionari ci-viU e 111,ilitcwi, 1Jio– vnti eia O!JHÌ pcirte, manclaUvi dai llfinisteri o dal Seareta.riato de9l.i ilffcwi Oivil-ipresso il Oomcmclo Su.premo, e s1>rovvisti tul.t-idi qualsi(rsi 1>ote>·e cUfro1tle al loca.le Oo111anclo cli Corpo cl'A1·mafa o cli Divisione, che avrebbe dovuto occnparsi di t1tlto, dallci ,·icostruzione delle sfrcule, elci ponti, delle case fino al 1·ilascio <lei1wssapo1·ti, ma, che in rcctllcì mettev<i sempJ'e gl-i ùtleressi ,uri• lit.ari civcmti ci quelli del/ci popolazione ci– vile. GU enti 'l'(ippresenJ.af,iv,: ccl ammin·i– strativi locaU, cho avJ'Cbbe>·odovuto essere ricostitnit-i im.meclicdamente e investili elci/e pih amp·ie atlribuzio11,i ne!l'fnteresse ciclici popolcizioue, fnrono invece ridotti al/.e fmi– zfolli dei 1Jiit,•modesti 01·aani esecutivi allei diretta cUpendeuzc, clelt'cmtorità nlilifare. Con 1ma tale impreparazione e con 1tn<i cosl graaclc confus ·ouc cli poteri e1·c.i natu– rale che 9li e1··rori si se!Jt1isscro ayli er- 1·ori; si trascu.·rassero i problemi 1>ih 11r– genti e capitali, come quello della '!;aiuta, clel ricovero ai profuylli cli rito,·no e clellci 1·estil'l,~ione clelle tene a·i lcivol'i a[Jricoli, delle officine, dei 1na9azzini e <lei cloks ol 1novimenfo industriale e commerciale.- si osfacolosse e si rUcwdasse con tnfte le forme più iuse,1sale di oslruzionismo burocratico ogni dpresci delf oltivil<Ì proclulUvc,. 111 tal modo anche q1wlfrt parte delle, popola· zione che avec, accolto cou. siucero e cnlclo entusiasmo l' muiessione oll' Ifolici fu, in• clo/lci,clopo qualche setliniana a rimpian· gcre la calmi-niala bu.rocrazia austriaca, che al Co11{rontoa1>pari1;ameno 1Jedcrnf.esca e ceulo ·volte pili ordi11alci cli quella il.a– li 111cr. Agli errori amministrativi si a9ai1111,- . sero spesso quelli politici, •nei q1wli anche la sostituzione - molto 1>crrziale(ino'l'(t - elci 9ovcruoto1·i civili a 1 rcmto1·if<ì ,uilitare sembrci abbia portalo piuttosto un. pc!J[Jio– ramento che 11n1wigliono!rnnto. Sencll'Jllfo Adige, tolto il u,·ossofrrno e1-rot·e, (i cui orci fi11almente si è posto 1ni ripcwo, cli vole,·e dar subilo {onne, ,;tcilia.11,a, c• rutti i 11omi cli luogo} sembra si sia pt·oceduto finora -coa pnide11za e con tatto; se in generale il Frci le CJ'iUclle clell'Oberdorfer e quelle del nostro <nnico trentino potrcì, ci p,-ima vista, a,ppcwire che ci s-ici 1wi 01>e;·tocon– frasto cli indfrizzo e cli ispirazione. 1\[eutre il pri1no 1'imp1·ove1·a all'on. Ciuffelli ocl cii suoi immedùiU preclecessot··i cli essersi com– pletamente a.ppoggfoto cdl' elemento 11.c,zfo– nalisl<i ccl11,lt1·a.-pal1·lota., lciscicmdoglimano libera 11ellep1·ovocazioni e pe,·secuziou,,i con– tro sociolisti e slci'V'i, il secondo Vwvece 1·im– prove1·ci l'on. C-reclciro,per lcipoUtica. t1·oppo osseqnente adottata ve1·so i 1>reti ed ·i cle- 1·ica1.itrentini con 9rcive Offesa cli tuttci la 1>cwle1Jù't,schieltmnente itaUa,nci. Ma in realtci la contraddizione è sol• tanto appcwente, clate le concUzioni profon– clamentc clive1·se del ~PJ"Cnliuo e della Ve• nezici Giu.lia. Nei 1>aes·i e, popolazione m1'.sta e clove 1>iù ciccanita si er<i mci11,ifesfotci lei lof.lci delle ncizion(il-ità, e1·aed è interesse supremo del governo itcilicino di valersi sopratutto cli quei pciriiti che han fatto opera. cli ni-v• vicincnnento e cli paci'.ficazione frc, ilaNmii e slcivi, e frena·re invece l'atU·vità cl-iquei 1,cu·fiU, che non solo non cUmenticcmo i vecchi ocU, m<t vouliono ap1n·ofittcwe della vittoria italianci 1>e1·sopn,ffarc ccl abbat• terc per seinp1·e 9li odiati av,verscwi. Nei 1Jaesi clefìnitivmnenfe assic,wat-i nrt'Italia le lotte d,i, nazionalità do·vevwno ,immedia– tamente cessare all'indomcuii cl~llc.i v-iitor-ia: esse ermio 11,nmezzo uecesscwio di clifesU clell'UaUamUcì finchè, entro l'ùnpe1·0 cf An– sfric,., gli slciv-i della Ven.ezi<i Gfu.Uc, ave– vano dietro ci sè i 34 o 35 miUoni cli slavi cU tutto l' im,1Je1·0e col lo,·o ap1>oggio mi• t1acciavano di cl.i-venta1·eunci forze, semp1·e pi-li inva.dcnte e tra·volgente .- esse sono in,. vece un non senso nelle concUzioiii attuali, qiwnclo i ra1Jporli delle forze si sono total- 111,ente capo·volti, e al i itcilùuti 1·eclent i hanno cliefro a sè i 34 milioni (1,'•italùmi dei vec– chi confi11i. Co11ti11:mwe in queste condizioni le vecchie lotte confro !JU slc1Visarebbe non solo 101.· opcJ"Ciodiosa, 11w significherebbe voler creare 1111, 1'1Tede11/ismopericoloso e voler 1>rovocco-egl'avi 1·appresa9lic contro le minoranze Ualianc 1·i,naste in lcn·ilorio slavo. Pe,·ciò nella Venezia G,hdia, sfatatci orma'i la vecchia. leggeml<i cli crnslriaccm– tismo, il 1>artito socialistci clev·esse1·e con– siderato come 1i11, naturale e '!;alido coculhi– tore della. politica fJovernativci. per far tci,– cerc !Jli odi 11azionc,U, e cul esso cbvrebbe essere assicm·ato non fcippog9io 9overna– tivo, 110n dchiesJ.o 11è ambito, m<i lei 1)08· sibilità di ogire liliercimente 11ell' am,bito della /.egalità, sen:m espo1·si acl i·wufili pro• vocazioni 11azional isl i cheprotette datici forze, 1Jubbtica. Ben diverso è il coso ciel 1.'rcutino, clove non è ,nai m.cmcalci /.'imità etnoyrafica, mci è mcmcato invece il sentime,,to cl1italianilcì in tantci parie clelle popolazioni nc·rali, acl oper(i specialmeutc clellci propaganclci det clero e clel portito clericale, filtrazione cli· rettci dei c1·isticmo-sociali del '/1irolo. ln queste condizioni pnò essel'C crnchc prove, cli abilitù politicci attinu-e, con atti cli de· fereuzci formale. i capi cli questo partilo cmlitalicn10 11elt'orl,itc,,de/lei le9al-itcìe delle istituzioni; ma, il fare ad essi atto cl'iomciy- 9io vero eprop·rio, 11,1niliando in 10·1·0 fa-vo,·e la dignità, ecl autorità dello Sfato, elevan– doli a soli e genuini rap1>rese1~tanfi. del patriottismo trenUno, significc, fare opera cli cUsareuazio11e e cli contro1n·opagcinda, e L'ou. Crcda:-0 1 assumendo il governatorato di Trento, ha diramato un .1ppello, in cui ha creduto di doYer inviare « un particolare re– verente omaggio» a S. A. il principe Vescovo e « al Glero a Lui devoto ». E, partecipando la notizia di ciò al Parlamento, S. E. Nitti ha dimostrato la sua piena soddisrar.ione. Ma è bene si sappia che tale atto, se sarà indubbiamente piaciuto a S. A. il Vescovo ed al cle:-o a lui devoto, al partito clericale ed alla Vandea, che lo costituisce, è apparso di– sastroso ed è suonata offesa sanguinosa a quanti per la redenzione lottarono e soffersero. Il delicatissimo stato psicologico in cui la popolazione trentina venne a trovars: al mo• mento delF armistizio non fu capito nè dal Governo centrale, nè dal Governatorato mi– litare. I var'i, distinti, discordi elementi creati da quattro anni di guerra, durante i quali la parte della popolazione emigrat_a in Italia oltre il vecchio confine, e qnella cacciata dall'Austria nelle prigioni si er.i~noesaltate nella loro fede e nel sacrificio per la Patria, mentre sull'altra parte rimasta senza guida e senza freno I' Au– stria aveva intensificato con fortuna la sua pro– paganda ant1-italiana, non furono convenien– temente \'aiutati dal Governatorato stesso; non si comprese che la fede degli clementi che avean sofferto e lottato per la Patri~ era va• lida a dissipare - quando essa fosse apparsa apprezzata e sostenut';. dal Governo - i fu. nesti effetti della propaganda austriaca, assai più che la remissività e gli atti di opportunismo. Probabilmente per questo errore fu dato d.711 Governatorato militare· uno straordinario appoggio al partito clericale. Avevamo appreso dai discorsi fatti da Bat• tisti durante la neutralità come il partito cle– ricale trentino aveva dovuto nell'ultimo de– cennio nascondere un po' alla volta il suo au– striacantismo, per non perdere terreno di fronte alla propaganda socialista, apertamente ita– liana, ed a quella, che andavasi accentuando, dei liberali. Durante la guerra il contei;no dei clericali mutò radicalmente. Chè se essi, come partito, furono decisamente antiaustriaci dal momento che l'Austria .... non esistette quasi più, i fatti che circa il loro contegno nei primi anni della guerra \'ennero in luce in questi dicci mesi à'annislizio, li convincono rei, come par– tito, di non poche colpe. Mentre infatti un giornale trentino, che si stampava a Milano, !a Libertà ci dipingeva il vescovo Endrizzi (non sappiamo su qua.li fonti) come un ~lercier italiano, oggi invece noi ri– troviamo qui ad ogni passo la prova che i non pochi preti patriotti 1 perseguitati, processati, cond::mnati all'Austria, non hanno mai trovato presso di lui prntezioue alcuna; abbiamo la prova che per ben due volte d1ra11tela guerra egli ha inviato indirizzi di devozione e di au– gurio all'imperatore (la Libe,·t,l stessa ha testè pubblicato quei due edificanti indirir.zi }, e che egli diramò una circolare ai parrod, in cui raccomandaya caldamente il prestito di guerra all'Austria. Due deputati clerkali, Pacioni e Decarli, offrivano il loro obolo per la sottoscrizione di giubilo per la cattura e per la morte di Bat– tisti; un altro leader del p:irtito clericale, agli internati di Katzen:rn, che C<\ntavano i loro nosta!gid inni di esuli, irride\'a, dichiarando loro che la vittç>ria sarebbe· stata dell'Austria per la indi:;cutibile superiorità della civiltà ger– manica ::.ulla vecchia latinità. Non è da m ravigliarsi se un tale partito al momento dell'armbtizio si trovasse, nono– s!ante la guerra, con le forze quasi intatte. L'anni')tizio non era ancora firmato, ed- i rappresentanti del panito clericale, venu'ti at~ tra\'erso la Svizzera, gia si trova\'ano a Vienna, atteggiati a rappresentanti soli, autentici e degni, del popolo Trer.tino. Come il Governo non comprese allora che i veri rappresen'anti del popolo trentino erano ancora nelle prigioni, in esilio o nelle trincee italia11e? Chi amò, chi ama l'Italia ebbe in quel– l'attimo uno sgomento. Comprese come, dopo la lunga tensione, dopo il lungo soffrire, i p;1- trioti1 il paese, a cui l'Austria aveva ucciso l'unico figlio che avrebbe saputo dominare l'ora epica e clt:licata, avrebbero avuto gior– nate di sbalordimento attento, non avrebbero a,·uto le energie necessarie per un'azione che pur era urgente. Vide il Governo riconoscere come rappre– sentante del Trentino italiano il partito cleri– cale, in un momento in cui sarebbe stato ne– cessario sopprimere il più possibile la demar• cazione de: partiti. I trentini che tornavano dalle carceri e da– gli internamenti austriaci, logori ma ebbri della visione del:'Italia vittoriosa, rimasero sbalor• diti dai trionfi in cui videro portati dai nostri ufficiali del Governatorato il Vescovo ed i ca– poccia clericali. Con un governatore, del cui cuore il Ve• scovo teneva ambo le chiavi, era ben natu• raie che un colonnello austriaco, trentino rin– negato, il conte von Consolati, per interces– sione clericale potesse ritornare e passeggiare spavaldamen~e per le vie di Trento. Altre famiglie della nobil;à austriacante, ma cattolicissima, \'enivano riammesse tranquil– lamente fra noi. I preti patrioti, che non avevano lasciata la vita negli stenti del carcere, ritornando, vi• dero e vedono indisturbati al loro posto i re• verendi colleghi, che li avevano denunciati o avevano deposto nei proce~si contro di loro; mentre essi sono lasciati in disparte. Questi ed altri simili casi e susseguirsi dei Te•Deum e delle cerimonie religiose apparvero come una quotidiana ripr°'·a di un inesplica– bile appoggio governativo a chi ne era men degno. Un primo effetto di questa politica si ma• nifestò subito nel mutato indirizzo del socia– lismo trentino. li 3 dicembre arri•.-ava fra noi, per cele– brare il trigesimo della redenzione, il Conte d, Torino. Il partito sociali·Ha di T,ento, benchè co• stituito di molte reclute nuove, uscite dalle trincee austriache ed edotte della propaganda bo)sC'evica, contava ancora però molti vecchi proseliti di Battisti, che con lui aveano com– battuto le lotte per l'italianità, avevano sof– ferto il carcere austriaco, avevano gioito dello sfaccio dcli Austria e della vittoria clcll'ltalia. A testimoniare questo stato d'animo i SO• ciaìisli deliberano cli i·ec-arsi ad incontrare il rappresentante della Casa regnante in Italia, ma colla prop1ia bandiera, rossa 1 in testa. Dal Go\'ernatorato \'iene un reciso rifiuto. Gli ope– rai non si recano ad incontrare il Conte di Torino, nè colla bandiera, nè senza. Quello stato d'animo, delicatissimo, del quale un sincero ed illuminato spirito di pro– gresso da parte dei Go\'ernanti avrebbe potuto trarre miracoli per un'azione concorde di tutte le clas~i per i beni del paese, era stato vio– lentemente scosso, e gli ulteriori atti, di cui ho fatto cenno, finirono per dissolverlo; sicchè a sette mesi di distanza, nel partito socialista prevalsero gli clementi che condussero la Se• zione di Trento all'adesione al partito socia– lista uffiriale, Parallelamente cresce la baldanza, e l' im• prontitudine del partito clericale, che usa ora verso i! governo italiano un linguaggio, quale non ebbe mai il coraggio di tenere verso il governo austriaco.
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