L'Unità - anno VII - n.37-38 - 14-21 settembre 1918

,. 188 LE NAVI « L'iniziativa prtvala non basta per c1·earci la Marina, di cui abbiamo bisogno -- si dice eia co– loro che inseguono il mito de!J'indi 1 )endenza eco– nomica del nostro ,paese -; dunque lo Stato, la bo~ne d tout {aire, ci dia la marina, che i privati si ostinano a non Jarci "· E t.anto per cominciare, propongono che lo Staio si provveda una flotta di ~ car(lo-boats da f:JOOtonnellate, che dovrebbero trasportare il carbone çlelle ferro,ie. :Ma chi vive sul mare, e sa benis~imo che lo Stato sarebbe nè più nè meno che un certo numero di burocratici ri.siedenti a 1:oma o nei porti, e ha po– tuto speriwentare, specialmente durante questa g,uerra, la incapacità dei burocratici m,ll'ammini– strazione del naviglio, come in qualunque altra funzione, ,per cui la burocrazia non è fatta; - chi conosce un po' meglio che il i;rosso pubblico non possa, che cosa voglia dire amministrare un'azien– da marittima; - resta sbalordi1o da questa nuo– va montatura del nostro nazionalismo economico. Una marina di Stato, quando sarà tornata la pace? E' possibile che la gente n.bbia di queste il– lusioni, quando perfino in Germania la gente .co– ' mincia ad aprire gli occhi su!Ì'incapacità econo– mica della burocrazia? La guerra non deve avere insegnato proprio nulla'! Se il re.soconlo delle discussioni parlamenta"i qual'è dato dai giornali non avesse òrmai pei;duto ogni interesse - ,perché è ridotto alle pa1•ole più o meno sconce, che i nostri rappresentanti costu– mano di scambiarsi - non sa1·ebbe passato certa– mente iuosservato un discorso pronunciato do.l– l'on. Arrivabene al!a Camera nell'ottobre 1917 sul s3.botaggio, che della nostra vita economica ha fallo la burocrazia, messasi ad amministrare iI naviglio commerciale italiano. S:,ste nei porli in,a– gionevolmente lunghe, lavori di riparazione lenti, tutto un ingranaggio di ritardi fatto apposta per climin•1irc l'utilizzazione del naviglio. E agli in– convenienti si provvede, come sa provvedere la burocrazia: nuovi commjssari, nuovi •uffici, nuovi elenchi, nuove statistiche, e, nuova roba simile. I funzionari addetti a questa organizzazione car– tacea sono uomini che senza dubbio !anno intera- . mente il loro dovere. Fanno anche più del loro dovere. Tutti si sforzano cli agire, bene o male. Il guaio è cke il terreno è poco ac)atto per loro. E non è certo colpa loro, se trovandosi in un am– biente, di cui ignorano molti elementi, tutte le loro buone intenzioni si infrango'i\o nella incom– petenza! Se il Governo --;.isponderà al qnésito della Giun– ta del Bilancio relativo al rendimento delle navi requisite o sequestrate, avremo ·l\ll mano quanto occorre per demolire questa nuova follla della ma'rina di Stato. In attesa che finisca la guerra per O/Vere la risposta, potrimmo citar~ infinili casi, n0ti a tutti negli ambienti marittimi, di navi inu– tilizzate dall'amministrazione cli Stato; ma siamo sicuri che la censura non lo permetterebbe. Limi– tiamo, dunque, l'indagine ad alcuni clementi teo– rie; del pr-oblema: con questo s, può ,ugualmente dare un'idea adeguata dell'assurdo della proposta. Lo Stato, dunque, dovrebbe avere una flotta propria di 25 piroscafi da 6000 tonnellate - totale 150.000· tonnellate dt portata - per trasportare il carbone delle ferrovie. Non sembra .che ci sia qualcuno chr pretenda di estendere l'azienda facendo navigare i piroscafi come comuni navi da carico per tu ,ro , I commer– cio italiano, in tutti i mal'i del globo: ammini– strare uno. tale flotta farebbe tremare le vene e i polsi al più esperto degli armatori; llossiamo im– maginare dove ci porterebbe la burocrazia ! Che lo Stato, dunque, trasporti il solo cart>one delle ferrovie. , Semplicissimo iI trasporto del carbone,, è vero'/ Nove viaggi all'anno da Cardiff a Napoli, Genò– va, Bari o Venezia e tutto è finito ! Ma andiamo più a fondo. E la sem1ilicilà spa– risce. Anzitutto, <1uesta flotta deve essere cli costru– zione italiana o straniera? E' possibile che lo Stato, e per esso i suoi agenti, sfuggano alle pres– sioni del gruppo interessato nel nostro paese al- o L UNITA DI STATO I arllliciale sviluµpo delle cu,Lruz1oni navali"/ E .iOll, \ e1 I UHllO ti UJI'Cl l s1g11u1 l ue1 JtUL.lùlHLll::.,HlO tA,u11VHL1co 1 che 1101 auJJHliuo i>1sog110 tlell'ino..1peu- 1Je11i.u uatl'CblClO uHr!lt! i11 n1atèJ'Hi ÙI COSll'UZlçJUl 1iu,ail! bo cmue pot,.réD!Jµ10 ::,tato !Jiantare in asso l 1uuu!)tna naL1ona1e per acquistare rtlt)l'i i ~ 1,.11- • ù::,~ut1 cne gli o<.:C..:1t rono·t Ebbtuc, in LJUCiìtoco.30, 1111uz1O11uhs1u0 ccunouuco equi·. ule nU aunumtare li costo ùel uav,glio per il fo.uo eh(; da noi le ~o,t1·uz1oni sono piu care cl1e altrove. Ci si d11·a '.:l1ccìo 11011 è vero, -elle da noi ;,i !)Uu a.cqui~ture ,dio stesso prezzo che all'estero. Sarà; sta il fatto, ve1\J, che esi~te una \egge, la qL1ale assegna pre- 11Ji ,li costn12ioue e <li con1pensi di npan,tione ; e po1c,1e si tratta di denan 1,ubbllco, ,se ne deve ..:O11c1u.oer·e che pr9,ni e compensi sen ano per neu– tralizzare il maggior costo del naviglio costruito iu llulia, in confronto cli quelio cosu-uilo all'e– titero. Si comincereb-be, dunq,ue, con l'avere un navi– glio cl1e costerebbe più che un naviglio ui.uale stra.niero. Sorge subito dopo il prob!ema degli etjuipaggi. Come ~aranuo armate le navi di Staio"? Sul tipo Jella marina libera, o su quello del;a màrina Clelle linee commerciali sovvenzionate"/ Una nave ua ciu-co libera ha ordinariamente intomo a ;JlJ persone di equ:p;;.ggio ; una nave sovvenzionala ne lrn 40, 45 e !orse più, pu,r a<\lendo uguale ton– ueuaggio. 1-'er~hè Lale clilfere11za·? ~\>!istero!, a spiegare il qµale può ·bastare l'tnn-uenza della J•'e– ,terazLne dei lavoratori del mare. Ora la mai-ina cli ::,tato ,poLrà.sottrarsi alla stessa inlluenza'I Sono leciti molti clublii al riguardo. Vedremo, dunque, le navi fer,-vviarie armate da '10 persone di equi– paggio: cioe circ .. JU iu più delle navi Jj.bere. Se ~1 pensa che:una persona Cl'equipaggio cos1a– va, una volta, almeno L. tuOO all'anno, e dopo la guena costerà. molto di più, sono almeno ;cU.OOU ure di maggiore spesa per ogni nave, che ogni unno graveranno sul bilancio dell'azienda: per i ~ piroscafi sarà mezzo milioùe. b. allora si domanda: se la mal·ina libera, .con unte lè Sl!O economie, non reggeva alla conconeu– ta, straniera (ciò non è vero: noi pe.rò dobbiamo crederlo, per ora, perchè c'è una legge che assegna dei J }re.mi cli navigazione, e dobbiam·o ammottere che il denaro pubblico non si sciupi in ispese che· non servono a nulla), quale sarà la condizione della marina di Stato gravata da un maggior co– sto iniziale e da uno sbilancio nelle spese di esèr– cizio, che alla prima tappa raggiun.iie il mezzo milione annuo? ln atte.sa che qualcuno risponda e il convinca del contrario, aneliamo avanti. T,·alasciando le quistioni relative al trattamen– to economico e di ca1Tiera del ,personale, che ci . porterebbe mollo lontano, prendiamo la nave co– struita e già armata. Facciamola navigare. Faci– lissimo, dirà qualcuno: la nave va a Cardiff e ca– rica; viene a Napoli e $Carica; 1itorna a Cardiff e cai·ica; e cosl via fino a chr non andrà a fondo, c'è nulla di più semplice? Un momento. Salvo errore, un piroscafo ha una vita medio. di 25 anni. Dunque, a meno che l'azien– da di Stato voglia avere"durata breve, è da crede– re elle la Si debba impianta:e per _iuùgo tempo. In 25 anni capitano dei periodi di attività e dei periodi di crisi; ma normalmente l'eser– cizio ciel traffico richiede una continua tensione, cd uno sforzo costante diretto a trovare la via op– portuna per aumenta1·e il reddito. L'arma.ore sa che in determinati periodi conviene far navigare i piroscafi in zavona, in altri convieni) cercare il nolo cli ritorno, in altri il nolo di ritorno è asso– lutamente neccssa1io. L'armatore si prooccupa inoltre se, dato il costo del carbone, convenga au– mentare la velocità, diminuire il carico per ridur– re la sosta nei porti, cercare il carico di ritorno in un porlo anzichè in un altro; e così via. Cosi, per esempio, ri~I caso del trasporto del carbone da Cardiff, l'armatore ha diverse soluzioni: far ri– tornare Il. ,pirosca!o in zavorra a Cardiff; man– darlo in Tunisia a caricare fosfato per un porto dell'Atlantico; mandarlo a caricare irano in ~far Nero per l'Italia o l'Inghilterra, ecc. L'arm11.tore, frn tulle queste soluzioni, sceglie quella che, in un da:o momento, n seconda della condizione del 1nerc1no, offre mag 5 iore guadagno. Ecl è chiaro che questa scelta imporla una co– noscenza tecnica della navigazione e delle condi– zioni del mercato, che non e~isle, e nessuno può pretendere che esista, nei burocratici. Eppure è ,olo a questa _condizione che il trafrico rende; al- 1,irne11ti iJ rendimento se ne va in fumo, e si corre il rischio di perdere il valor<, della nove. Che lo S,a to, ,olo perch~ tale, possa s/\,1ggi l'C a questa legge, 11011 è crediliilc. \)nindi se la sua flotta non J;olrà essere i111piegata com., quella di ,un qual– siasi privato, il risultato snrà o uno sbilancio e– norme dell'o.zienda di Stato, che sarà copetto dai contribuenti, o un enorme aumento ciel costo ciel carbone, che sa:·it pagato clal'-\:onsumalori. Ora e t.1I11missibilc. che la lnuocJ"azin faccia in tJace, cioè quando la sua i ~1erz.ia non sa1·à, ncn1- m<:no spronata dal pen!'iero cli essBre utire a.Ila !-'al.ria in pericolo, é poss1bile che faccia quello che non è statit capace di fare in guerra? lmm11gi– na, o lettore, un ufficio centrale, che deve ammini– strare quel la tale flotta, nel quale i telegrammi devono passa.re per la trafila ciel protocollo, e ·,oi cl~vono essere -copiati, v'staii e firmali; ùove, a 1111a. da.tn.ora, caschi il mondo, ne::;suno trattionE: più gl'impicgati; e immagina il disgrazia.lo di ca– po d'ufficio, che fino o.I giorno J)l'ima stava alla. revisione dei conti e, aJltì. rC.lfl1t:dz,one foraggi, cht deve decidere se il nolo di ritorno debba essere 111·eso . Tunisi o a Gulatz ! Es."gerazione ! Sì, se ci si vnole riferire o.d una organiz.lazione di'\ 1 e1·sa; ma no, ;:iC ci riferiamo alla nostra burocrazia e dll'azienùa marittima. E ·non si dica, che creando un'a.o::renùa aut01.1,01na, Si ovvierebbe all'inconvenienle. Ormai dovremmo essere convinti che l'a11.tonom"ia nelle nostre azien- 1 cle statali significa o disscrvi~io (vedi i deliziosi te– lefoni) o disavanzo (vedi le ferro,•ie d,i terra e... cli ma,re!) • So,·voliamo, perché non vogliamo' andare troppo lonta.no, sulla organiszazione· delle ngenzie, sulle nomine dei capitani di armamento, sulle fornill'– re ,per la cambusa, sui lavori di 1ipara'zione e JYU– lilura di carena, sui lavori di ord.'--aria ruanuten– zione, insomma su tutti gli altri particolari tecni– ci dell'azienda, nei quali sarebbe sensibile l'in– n·uenza burocratica. Sorvoli amò le tre deficien– ZP., -sulle quali ci siamo fermati, bastino, da. s,è Sl•– le, per dimostrare il danno che ci deriverebbe dal– la marina ui Stato. Chiediamo iJ1vece: perchè si vnole la marina burocratica? Per aumentare i) naviglio? Pe.1: as– sicurarci l'indipendenza economico.? Si crede dav– vero che c,:m 150.000 tonr,ell~te di portata si assi– curi tale inuipendenza? 25 piroscafi non bastano 11eppure per trasportare un terzo del carbone ne– ccssal"io alle ferrovie; saçehbe - si dirà. - meglio dte nulla; e sia; ma con che diritto si pa1·1a cli c,;nquistata indipendenza economico.? -· senza no– tare, come ha osservato il Ricci, chi1 il desiderio d'ind>pen.cler.;ia resterebbe insoèis!J.tto, perchè do– vremmo sempre dipendere dall'es!.llro par il ca.i·– bonel Bisogna poi osservare, ché eftellé! ultimo della creazione dell1,t lfiotta di Stato poireh'.be essere quello cli sopprimere un maggior tonnellaggio del- . l'industlia privala. - Infatti il più largo tratta– mento, che si farebbe agi! equipaggi, dic!UII10cosi, (!Overnativi, fin.irebhe ~ol creare alla marina l~ra cC1ncliz)onicli esistenza addirlt.tura impossibili. Senza raggiungere, perciò, nessuno degli dblettivi, che i naviganti di Stato si propongono, si otter– rebbe la creazione di un nuovo organismo buro– cratico colossale, il cui <Le{lcit dovrebb1, essere an– nualmente colmato dal denaro dei contr.l'.buent! - prospettiva questa assai lusinghiera specialmente SP, riferita. al periodo del dvpo guerra, in cUi eco– nomia e finanza attraverseranno dlfflcolt.à im– P1ense. La. marina mercantile italiana potrà risorgere mediante l'imp-iego nel mare di una parte dei pro– fitt.i, che gli à.rmatori hanno realizzato n.ella guerta. attuale. Se lo Stato lascerà ~ib11rele attivlt./1 di svolgersi nel modo richiesto dal inercato, le navi ·1erranno in numero, tonnellaggio e qualità a<l•– guate alla nostra forza economlça..

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