L'Unità - anno VII - n.32 - 10 agosto 1918
PO'Polo. Noi vogliamo l'emancipazione degli affari del nostro paese ». E spiegava con quali metodi parlamentari poLevano u.lcuni piccoli gruppi di interessi •privati dominare la formazione delle ta– riffe doganali, da cui dipendeva tutta la 1iccbezza del paese. ,, La discussione pub1lica nelle du& Carnel·e - egli affermava - è una formalità di -importanza assai scarsa o addirittura nulla. La _procedura speciale, con cui si compilano queste leggi, non è pubblica perchè le ragioni che spie– gherebbero molte voci della tariffa sono d'ordine privato. Il gruppo, che nella Commissione finan– ziaria, dispone di maggior pQtere, redige il pro· getto di ta1·iffa, assistilo da tecnici cbe esso ri– chiede alle industrie più interessate. Cosi :pure, sono i membri influenti della Commissione. i quali decidono se si debbano accettare delle mo– dificqzioni al progetto priroiti vo, sia che emanino dalla minoranza della Commissione sia che sieno proposte dalla stessa Camera. « Ma anche nel caso che sia la stessa Camera a voler modificare il progetto, è sempre il grup'p{. prevalente nella Commissione finanziaria, del Se– nato, che elabora con, analogo processo un nuovo progetto. Il compromesso fra le due correnti ~ elaborato in una conferenza privata, a cui parte– cipano i delegali delle due Commissioni del Se nato e della Carnera: e ciò che avviene in seno a queste rimane sem1>re segreto. La curiosità della ~tampa è considerata come un'indiscrezione. La faccenda interessa gl'industriali, ma non riguar– da il pubblico che pagherà le spese. Le discus– sioni prlamentari, a cui è ammesso il !pubblico, sono puramente formali. Dicono poco e non de– eidono nulla. Tutta questa procedura si compie in tale silenzio e segretezza da renderla assoluta– mente incompatibile con le esigenze, per quanto modeste, dello spirito !pubblico e della probità po– litica ». Eletto presidente, Wilson rimaSt fedele alla promessa di pubblicità fatta nel periodo elettora– le. Quando vide che i vecchi gruppi erano ritor– nati nel Senato e nella Camera t1. tessere le solite tele segrete, in cui speravano legare ancora una Tolta la vita economica e morale del !paese. Wil· son denunciò pubblicament~ al poJ)<)lole loro ma· novre, rifiatò con essi ogni compromesso, ammonì il paese a diffidare della camp~na giornalistica, con cui gli interessati tentavano di fuorviarlo: ,. E' indispensabile - proclamò - che i cittadini siano a conoscenza di quanto accade· solo l'opi– nione pubblica può opporsi a questi tentativi e t>incerti u. L'Italia non ha certo un Wilson: ba in com– penso l'on. Nitti. Ma se Wilson è un fnrte, l'ono– revole Nitti è un debole. E' facile quindi combat– tere lui e gl'interessi che lo so~tengono e che egli sostiene. E il primo passo per la lotta è la do– manda che il lprogello della Commissione nittiana sia pubblicato. Questo gli agricoltQJ"i debbono esi– gere senza stancarSi flnchè non l'abbiano ottenuto. •*• E debbono chiederlo con tanto maggiore insi· stenza, in quanto il probl~ma del regime doga– nale ba una importanza ecce--tionale in questo mo– mento anche J>er la politica •internazionale del– l'Italia. L'Italia ta parte oggi cli una alleanza, nella quale gli Stati Unili propongono u!Ocialmenle per bocca del presidente \Vilson che il trattato cli pace assicuri una maggiore libertà di scambi com– merciali fra gli alleali, a cui possa tissere ammes– sa anche la Germania quando dimostri di arnre accettato ~inceramente i patti della nuova Società dellP libere nazioni. - L'Inghilterra, nonostante i tentativi dei suoi protezionisti, rel-la sempre fe· clele, nella enorme mggioranza della opinione pubblica, alla tradizione libero-scambista; e anche per il caso, as.~ai di fflcile. che un sistema di ta– riffe !preferenziali debba essere adottali) fra la madre patria e le colonie, Lloyd George ha di• chiarato esplicitamente nel suo discorso del 2 ago– sto: « Non dobbiamo dimenticare i paesi che combattono a fianco a fianco con noi e che hanno diritto di reclamare l'aiuto dell'Inghilterra per la resturaz'ione di una situazione indispensabile per la loro esistenza industriale e r:azionale. Non eommetteremo lo sproposito di sciogliere l'a.."60- neo L'UNITÀ ciazione quando la guerra. cesserà: il mondo non tornerà immediatamente ad una situazione nor– male; e se si sciogliesse l'associa,ione coi grandi •popoli alleati, cementala dal sangue, vi sarebbero persone pronte ad aJ)pro[iltarc di iale scioglimento ,mche dopo la guerra. E' dnnque di vitale impor– tanza cbe dopo la guerra, nell"epoca di t.ransizio· ne, quando non vi sai-anno materie sufficienti 'Per tutti noi, manteniamo la nostra associazione in modo da aiutarci reciprocamente sino a!Ja fine in modo che la fratellanza permanga ». Il Governo francese ha ufficialmente fatto dichiarare dal mi- 11istro Simon, a Homa, nel discorso all'Augusteo oel 24 maggio, che una maggiore libe, là di scam– l1i commerciali è desiderabile fra Italia e Fran– cia; o. la stessa affermazione è stata ripetuta nel numero del 2 agosto dall'Homme libre, cioè dal g:iornale ufficioso cli Clemenceau. Orbene, mentre i Governi a noi alleati ripetono o,-li nviti a una intesa economica de~linala a con– ~olidare l'alleanza polilica, noi \"ediamo intensiti– carSi in Tlalia, una campagna pcr,:ezio11ista, la quale non essendo diretta contro la Germania, perchè con questa i ra'pporti commerciali sono rotti per la guerr>t, non può essere diretta che contro gl'inviti dei Got>emi aUeati. E a capo di questo movimento per la lotta economica con gli alleati, c'è quello stesso commendatore Dante Ferraris, che nel 1914 e 1915 lottò in Italin. per la vittoria dell'indirizzo tedescc,.fllo e per il manteni– mento della neutralità. Che il commendatore Dan· te Ferraris saplpia benissimo, come Lloyd George, che « se si sciogliesse l'associazione cementata nel ~angue, ci sarebbero persone pronte ad ,ipprofil• tarne nel dopo la guerra » e lavori appunto apre– parare a quelle certe persone le m:rnovre del do– po guerra? Insomma anche nel !alo politico e internazio– nale della questione noi vogliam-0 veder chiara. E speriamo che gli agricoltori e gl'industriali e– sportatori e anliprotezionisti si rendano eonto anch'essi della necessità di veder rhiaro e :i.gi • scano in conseguenza. L'Unità Austria Jugoslaviaeltalia L'onorevole Bonomi ha pubblicato nel Secolo due lucidissimi articoli ui problemi nazionali, che affali"cano lo Stato anstro-ungarico. Interessante è sopratutto, per la 1>olitica ilaiiana, quanto egli scrive sul problema jugosla-vo. « Entro il t~rrilorio della Duplice Monarchia (e– sclusi naturalmente i terntori occupa.ti della " Serbia e del Montenegro) i jugoslavi, o slavi « meridionali, sono raccolti in tre agglomerali " e con Governi .distinl1. Gli sloveni del litornle « adriatico fra l'lsonzo e il Quarnero e del suo re– " troterra, e i croati della Dalmazia, appartengono allo Stato austriaco e sono rappresentali al ,. Parlamento di Vienna; , cronti ùel regno di " Croazia-Slavonia hanrco una limitala autono– ,, mia e dipendono da Budapest: finalmente i ser– « bo-croati della Bosnia-Erzegovina sono territo· « rio comune dell'Impero. « I primi, i jugo,la\"i ,!ella Slo, enia e della « Dalmazia, sono interamente unitari. La famo- sa dichiarn1,ione di Vienna ciel 30 ma!(gio 191i, ,. alla. quale fa rife1imento tutto il movimento :e capitanalo eia! J(orosec, è chiara ed esplicita; ,. uno Slnto unico degli sloveni, dei croati, dei ,. serl•i rnt ro l'Jmlpero « :-;è potrebbe es.sere diversamente. Gli sloveni ,, non pot1ebbebro sottoscrivere ad una loro esc!u- sione dal futuro Stato jugoslavo: neppu,-e atl « una esclusione temporanea, giacchè gli slove– " ni. senza. avere alle spalle la massa compa~t.a « dei loro fratelli di razza. non potrabbebro soste– " nere la lotta nei territori a stirpi miste, cioè, a " sud con !"elemento italiano e a nord con l'elc· « mento tedesco. L'unità integrale della razza ju. « goslava è per loro questione di esistenza. « Invece per i jugoslavi di Croazia e per quelli cli « Bosnia la q1iestione è diversa. Essi possono ,. anche accontentarsi di una unità parziale. Se il •< regno di Croazia potesse ricongiungeMi - se- 159 « condo il suo diritto storico - a!Ja Dalmazia, e e: !potesse ingrandirsi con la Bosnia-Erzegovina, « l'unità statale ùi cinque milioni di jugoslavi :c della Monarchia sarebbe fatta. Allora il centro « di gravità della jugoslavia si sposterebbe da " Belgrado a Zagabria, accarezzando così le an– ,, tiche e non spente arnbiziQni croate. « La politica di Vienna, da una parte, vuole la– " sciare aperta ai lt1deschj la via al litorale >1· " driatico, sacrificando a questa esigenza tede– " sca gli sloveni; e che dall'altra, vuole costrurre « al sud un regno legalo all'Impern, che possa " essere il centro d'attrazione Je, jugoslavismo, detronizzando 1per sempre la Serbia, accare,za « questa soluzione pancroala del problema. « Le seduzioni sul partito della coalizione seri)(). « croata - partito nazionale nato dall'idea na– « zionale jugoslava - sono frequenti ed abilissi. " me. Poichè questo part.i to nazionale è ma,ggio– « ranza nel Sabor, cioè nel parlamento croato. il ·• Bano è stato scelto nel suo seno. Ciò spiega « 'Perchè molli patrioti croati, confidando che J 'u· « nità parziale della loro nazione sia il preludio « dell'unità integrale futura, non sanno resistere ,, alle seduzioni di Vienna e di Budapest e resla no « esitanti davanti al grido di dolore degli slove,;i. « La politica austriaca, nella sua ricerca affan– " nosa, di soluzioni capaci dl creare un nuovo « equilibrio di forze a favore dell'elemento te.de – ,. sco, si volge a sud ai croati di Cro,izia, di Dal– « mazia e di Bosnia, mirando a staccarli dagli al– " tri jugoslavi della Monarchia. « li giuoco non è facile, specialmente in un·o1·a " in cui la situazione militare nor, è lieta per gli Imtperi Cen1rali, e la credenza cieca nella :e onnipotenza del germanesimo è profondament.e « scossa. Ma la difficoltà del giuoco non impedirà « all'Austria di teni.arlo "· E' una descrizione esattissima della situazione, salvo cht1 sarebbe stato opportuno aggiungere che dal 30 maggio 1917 ad oggi, in conseguenza delle manifeste prove della intransigenza dei tedeschi nella questione slovena, il movimento capitanato dal Korosec è andato diventando semp!·e rueno lealista e sempre più irredentista e serbofilo: nel· le manifestazioni del partito. oramai, la clausola che la soluzione ciel problema jugoslavo deve es– sere ricercala entro l'Impero viene sempre 'Più sistematicamente dimenticata; non si afferm,i e– splicitamente la corrente separatista, perchè si provocherebbero processi di alto 1raclimento, ma si so:pprime ogni mani.festazione lerdista. Questa essendo la situazione attuale del pro– blema jugoslavo, l'onorevole Bonomi si augura che l'Jtalia non si lasci sviare dietrro « una conce– zione semplicistica e tradizionalistica » della questione. :11a. quale sia questa concezione, da cui dobbiamo 1ifuggire, non spiega. Ora, di concezioni tracliiionalistiche italiane nel problema austriaco "in genere e jugcslavo In spe, cie, noi ne conosciamo due: quella di C~arc Balbo e quella di Giu.seppe Mazzini. il tprognun– ma dell'inorientamento e quello dello sfascia· mento dell'Austria; il metodo dei compromessi e quello della lotta a fondo. Gli uomini politici, i quali perpetuano la men· talità di Cesare Balbo, si preocculpano solamente di realizz ,i.re gli intcre~si nazion.11i italiani, senza baciare ad altro; l'Austria si inorienti nella peni– sola balcanica, e in compenso ceda all'Italia le tcrro italiane e U dominio dell"Adrial.ico: su questa base Italia e Austria possono clÌvenire, da uemiche, alleate. 1n qu~lo sisle.na cli idee, le po– polazioni dell'Austria-Ungheria e quelle della JY'· nisola balca1,ica, sono considerate come og~etli ine1ii e passivi; come res nullius, che l'Italia può benissimo abliandonare a qualunque destino, o palto cli provvedere acconciamente a.gli interes~i propri : diventano elementi incomodi, imperti– nenti, nemici, non appena si facciano avanti come soggetti attivi della storia, con volontà nazionale propria, a Tivendicare contro chiunque diritti 1,ro:pri, turbando il gioco degli scambi e dei com• i;ensi au.stro-italiani. Gli uomioi, che conjnuano il pcMiero di ~laz– zini. partono dal concetto che tutti i popoli. i quali sieno giunti a una dat,i soglia. di civillà, hanno
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