L'Unità - anno VI - n.42 - 18 ottobre 1917

il mondo si è dimostrato il paese che non vuol 1norire. « Terra di esperiema » ha potuto· clire di noi [}l'ima della guerna, uno sorittore francese, il sig. C:harriaut, ed era un bell'elogio. Ci rimaneva· ancora una suprema eB!)et"ienza da fare; e l'ab– biamo falla con tale_ ampiezza e con tanta eYi– clenza, che nessuno, orma i, potrà più negare il Belgio, senza ne.gare il iJrincipio stesso delle na zionalità, fondamento .legli stati moderni, base del diritto internazionale del mondo civile ». I. Desirée Il sabotaggio del grano Leggiamo sulla Rivista Popolare: « li grano è un 'J)rodotto delic.at .'.i.s.sim), che per la sua conservazione ha bisogno di locali asr.iutli, aerealt, spaziosi, ed ha poi bisogno di essere pe· rioclicament-0 spostato e crh·ellato. Tutto ciò si conosce bene da ogni modesto agricoltore. «Orbene: in quali condizioni si trovano i loca,i requisiti dalle Commissioni, dove il grano dovr:i. resta,rp mesi e mesi '[l{)l!'finoad un anno? Quasi tutti nmidi, senz'ania, spesso con le tettoie gua– ste P - enor~ massimo - colmi fino alla porta, in modo da non restare nessuno spazio per la pe riodica e indispensabile crivellatura, senza dti chij il grano, a causa di una acaro prolifìcissimo - r11onacello - si riscalderà, fe11nenterà, marcirà inevitabilmente, in tanto più breve tempo, quant0 maggiore sarà la massa e l'umidità, minore la ventilazione e la crivellazione. L'anno scorso i Consorzi 'Provinciali ebbèr.oa fa re di queste disastrose esperienze: g,randi ri. serve di girano - ;rrapani informi! - 9i conver· tirano in massa di concime; solo una parte si potè utilizzare, una parte molto avariata che miscelata col nuovo prodotto, clalle Pretetture fu imposta a, mulini, con tanto danno della salute pubblica. Invece cli'sr.egliere le piccole chiese, 'l)erchè non si scelgono le grandi chiese? Se si hanno di questi sci-upoli per il nostrn P,ane quotddiano, perchè non lasciare il grano in deposito pressJ gli stessi pro– duttori, i quA.li sanno benissimo come si conserva i I grano? Perchè non conservarlo nei silos degli stessi mulini, 1·isparmiando le spe.se '1i trasporto? Che dire poi del!? qualità di grano requisito, in non piccola parte vecchio, avariato, artiflciaJ. mentr umido cosi che in breve inquinerà tutta la massa? L'ultimo dei sensaJi, anche ad occhi chiu– si, può con nn pugno di grano conoscerne tutte 1~ malizie; ma i Comitati di requisizione mostrano di non capirne nulla. Già alcuni proprietari di mu– lini requjsiti incominciano a protestare ,Ji non potere con !a miscela di grano corrispondere al loro impegni. ' Levi la voce chi deve, e si provveda alle riserve dr! tanto prezioso cereale; si sgombrino subito al– meno i locali [}eggiori. ,ç Casteh,gtrano, settembre 1917. X. !J. z. L'autore di questo ~ rticoletto ha mille ra~foni da vendere. Ha un torto solo: quello di credere che nna Commissione di requisizione possa essere fcnnata da personaggi i quali non sieno incom– petenti, e che i padreterni di Roma possano occu– parsi òei locali asciutti o umidi, delle spese di trasporto, ecc. Anche se per un ca.<Jomiracoloso Pssi provvPdessero bene a Trapani o a Ca.stelve– trano. provvedrrebbero male allrove: percht non r'I> mente rapace di prevedere e pro1>vedere tuttn dopo che la orgnizzazione del commercio libèro ~ stata pArnlinata e scoynpaglnata. Prima rhe i burocratici e i roliticanti di Roma ~i illunr•sero ili !)Oter farr fl commercio d'Ttalla " con trr gafti e un rane "• il -grano andava da sè ni lornli !)itì adatti, si spostava e si crivellava da si-, si !laniftrava da sè, entrava da sè nelle bocche òei consumatori. TI Governo non nP sa'J)PTa nnlln. Ed era !)€r quest-0 che Jr rosP andavnno: non di– Mamo che andassero bene, ma andavano. Ora che i commendatori sedentari presuntuosi e a Gino Bianco " L'UNITA e ciuchi di Roma ci han messo le mani, il grano nou va più: il grano è messo in locali con le tet– toie guaste, umide, senz'aria, senza spazio per la , entilazione e la crivellatura e si trasforma in concime, mentre i depostiti in cui una volta il !'(l'ano veniv,t conservato bene/ rimangono vuoti. li più " modesto ·agricoltore » questi s1>ropositi non li farebbe mai. Ma un ~ommendatore romano o mandato a Roma non è nè agricolto1-e, nè mo desto. E per ciò fa quegli spro1>ositi. Bisogna che gli agricoltori, i commercianti, i mugnai faccia– no il loro mestiere di produrre, conservare e tra– sformare il grano in pane, prima che il grano di- 1·enti concime; e invece i Jrnrocratici devono es Rere confinati risolutamente nel loro mestieré, il solo in cui sieno non solo competentissimi, ma addirittura insuperabili, e che è quello di trasfor• mare in concime, non il grano, ma il pane. • Per attenuare la crisideiconsumi ll mio appello ai competenti - che l'Unità ha ptl.bbUcato nel numero del 4 ottobre - 'J)erchè ci indicasse1·0 il modo di aume11tare i combusti– bili, non è stato vano. Dalle lettere, che la redazione del giornale mi invia, ho po· tuto penetrare in parte l'arcano. La colpa non è tutta degli scienziati, se la loro voce non si ~ udita 'in qnesto frangente. Ve n'hanno fra essi, che assillali dalle ansie generali avrel)bero vo• Iulo escire fuori dalle accademie e dai libri per metter la loro scienza a servizio del pubblico; ma l'assenteismo del Governo riesce fatale ad ogni in-iziativa. Ho saputo, per ·es.. di un ricercatore, il quale ddpo otto mesi di intenso lavoro è riuscito ad estrarr~ da un vegetale comunissimo, diffuso in tntte le regioni d'Italia e elle ora non viene uti– lizzato nell'alimentazione nè del bestiame nè del· ''uomo, una ve,·a farina alimentare atta ,ad as sociarsi periet tam ente per 'la panificazione colla farina di frumento, come hanno dimostrato gli esperimenti. compiuti, i quali hanno dato un pane soffice hianco, che ho gustato anch'io e che assomigliava in tutto 'l)unto, non a quello che si. mangia ora, ma a quello che si mangiava p1ima della guerra. Ora questo vegetale non può esser reso di pub~ blica ra,gione su per i giornali, perchè il nemico possiede an~he egli questa materia prima in g:ra.n copia. e, messo sulla via, S<' ne servirebbe certo assai più rapidamente e razionalmente di nai. Il brevetto non può essne venduto a Società pri– vale, perchè la spesa occorrente 'J)er gli impfanti, per la raocolta e il tra9Porto della materia 1>rima, che è diffusa.in tutta Italfo e non concentrata in una data regione, renderebbe l'impresa poco red– ditizia, taJ1to più che il prodotto sarebbe oalmie– rn lo, una volta diftuso. Jl solo Governo '[)otrebbe utilizzare tale scoper- • ta, perchè esso solo possiede già impianti e per sonale utilizzabile in tutte le regioni d'Italia, e potrebbe estrarre qursta farina in ogni regione senza ricorrere a trasporti e ,-itrasporti eostosi e rlifflcili, e di~porre a quest'ora della mano d'Clpera disponibile. :\1a lo scrittore si trova in grave imbarazzo. Ricorrere al Governo! A chi? Dove esiste un ente a çui rivolgersi? E poi, quando giungesse fino fil «Governo» che cosa potretbbé rispondergli il Govrrno? con che veste potrebbe comprare la sco– perta? 'essuna legge auto1;zza il Governo a com· prarc que~ta o quella sco!)erta industriale. E se il guadagno non foS6e grn.nde, da ogni parte si gridrrebbo allo sperpero, alla preferenza. In questo momento, se si eccifos.sero ,gli uomi ni di tutte le con<lizioni, dagli umili agricoltori, ai botanici, ai rhimici. agli agronomi, a cercare e frngm·e ~otto terra, sopra terra, sugli alberi, nei mari, nei ìaghi, ne<i fiumi, per aumentare il disponibile di materie al>imentari, per gli uomi– ni ,P per gli animali, quante cose verrebbero a luce che ora sono inutilizzate! Ma occorrerrbbr un ente governalivo accessibile a tutti, a cui tutti polessero portare le loro scoperte da controllare. 2IS aicu ri che quando fossero trovate di ~ubblico gio· va,nento sarebbero ricompensate. Anche qui quindi si torna al punto ct'orig1ne. Perchè il paese possa dare il massimo rendi– mento, bisogna che la stampa e l'o'J)inione pnb– hlirn si muovano, e obblighino il Governo ad in• con1ggia:e le iniziath-e che possono risolvere o attenuare in qualunque modo la criS"i dei com– mestibili e dei combustibili. Una devota. ammiratrice dell'Unii... Edoardo Scarfoglio volando .il oielo ha lasciato ll(,lla desolaziono più straziante i cristianissimi roverendi padri dell'Unità cattolica di Firenze. « E qui rimpiango·- scrive il giornale ufficia– " le clell'austriacanti6mo italiar,o - la perdita, di " questi g'iorni, di Edoardo Scarfoglio ; il quale « leggendo chiaro e con geniale spirito di intui– " zione nella Letteratura clell'o!tra11zismo, fu, si– " no alla vigilia della sua morte, martello im– " placabile 1i quel Corriere della Sera, che i « cattolici dovrebbero odiare. Jl Mattino cli Na– " poli ha saputo mantenere con lo Scarfoglio " l'equilibrio, che è mancato al Corriere di Mi– « lano. Peccato che sia stato strappato così pre· " sto ad una buona ea.usa un giornalista della ,, tempra di Edoardo Scarfoglio ! » Ci voleva il comune sviscerato arnc,re verso Ca– sa d'Ausr'ia, per conciliare la tenerezza de( pu· tibondi e schizzinosi padri della Unità catto 1;ca all'uomo moralmente più sbrigliato, più p&· gano, J)'ÌÙ negatore di qualunque ideale di decen– ZB spirituale. che impestasse di sè il giornali,gmo italiano. Solo Benedttto XV poova fare un mi– racolo così strabiliante. Del resto, non è ilsolo. « Questi oltraniati - scrive l'Unità c~ttolica - " non attaccarno tutto il Governo, lodano alcuni " ministri per biasimarne spietatamente po; " qualche altro. Quasichè l'attaccare un Mini– " stro o due non sia intaccare la compagine tutta « di questo Ministero di Concordia Nazionale .. " E questa critica cruda è allo e puro patriot– " ti mo ! Bella purezza, inarniva'bile a.ltezza. « davvero! Ma si provino un po' per esempio, i " cattolici a formulare dei voti consimili, a chic– " dere che il Governo s'informi alla mag{Jioranza ,, del Pltrlamento, rappresentante legittimo e « primo dei cittadini... Ed un coro si leverebbe « rl; morte e di abbasso. 11 Parlamento italiano non è pitì, dunque, quell– l'accozzaglia di usurpatori scomunicati, attondati tìno a nuov'ordine con " colui che detiene» nella città destinata del Pa,:lreterno a sede, con diritte di esclusività, del Vicario di sè medesimo. li Par– lamento è il "rappresentante legittimo e primo rlci cittadini"· L'Unità cattolica riconosce la legittimità del Parlamento ialiano a Roma: quale miracolo più strepitoso che veder riso. Inta la questione romana, gra.zie alla concilia– zione disfattista fra i gesuiti dellàUnità cattolica e la maggioranza giolittiana? Te Deuni latidÙ– uws. Magnifl.cat anima mea Domimum. Gloria Pa· lri el Pi/io et Spiriltti Sanclo. Amen, Amen, A.men I carri ferroviari Ecco un esempjo pratico dell'abilità straordi– naria, colla quale la nostra eccelsa burocrazi& ferroviaria è riuscita a meglio utijizzare la por– t&.ta dei carri, a risparmiare lr.. carta ed a sem– plificare le rcgisbra.zioni di controllo. Uno di questi ultimi J!iorni, la mia .Dit.ta com– ~nerci.ale doveva spedire una partita di ci rea 700 chilogrammi di « strusa » (cascame di seta greg– gia) a gran/le velocità, da Bricher,asio a Milano. Niente cli più semplice. Ess,endo ar:-i.vnto alJa stazione di Brichora6io un carro che, con tntta 'J)robabilità, avrebbe dovuto ripartire TUoto, si pensa di caricarlo parzialmente colla detta mer-

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