L'Unità - anno IV - n.8 - 19 febbraio 1915

• , Ald ~ 0 Aodreo/i llel/e Arti, 8 Jl0LOGNA erob l emi della vita italiana. ~i pubblica il Venerdì in Firenze - Diretto re GAETAN O SALVEMINI - Diruione e Ammini strazi one , Lungarno Vespucci 12' -Abbon amento annuo ordinario Lire 5 per il Regno e per i paesi italiani dell'Aust ria e della Sviztera; per f' estero Lire 7,50 - A bbonamento sostenit ore Lire 20 annue - Un numero Ccnics imi lO - Conto corrc nt~ con fa posta. Anno IV - N. 8 - 19 Febbraio 1915. SOMMARIO: GloUttl, A. CABIATI. - Problema adriatico e problema mediterraneo, F. Evou • G. SALVE>IINI. - Itdla. e Francl.i, E. VAINA . - La crisi dt:l socldl,mo e l'ora pru ente, R. MoNoou·o. GIOLITTI Per_ da.mi nar e le usp o,uabilitd di ijJUJlo Ministero, bisogna ttnert presente f ere– dità che esso assunse salendo al potere.' L'ere– dità si compendia cosi : 1 ° u·,i T esoro con. ,m miliardo cfrca di debiti ; 2° rm bilancio in pieno disauanzo ; 3° la questione libica pi il aperta dopo la pace di Ouchy di quanto lo fosse prima ; 4° wi dicastrro della Guerra sp rovvisto del necessario per vul ire duecento mila uomini, senza scarpe, senza medic·inali, .senza artiglierie, smza m1mizio11i; 50 il paese in rmo stato di inte11sa irritazio11e dif– fusa, e quindi protJto a scattare, come scattò alla prima occasione, nella « settimana rossa ». L' on. Giolitti aveva avuto per ben undici mwi nt llt mani il poure itt periodi idilliaci, co,i l'E uropa tranquilla, con bila11ci che da– vano sino a I IO mili oni di t1va1tw reale. Se avesse posseduto i11telligt 11za ,li statuta e fiamma di ideale politico, poteva fare cose mirabili: abolire il dazio mi cereali, oppure operare la riforma tributaria, o rùolvere con bonifiche, strade, foreste, bacini mo11tani, la pa rte pi il ardua del problema del 1Wezzo– giorno.... A vroa invece preferito di smidollare i pa r– tit·i, .sperdn1do in mille ,rivoli succhionesc'hi la fortuna del regno, per poi lanciarlo im– -prepar.ato in un' Ì11itpresa, da u.:o -impia n,– tata e condotta cori la menzogna . Persino i'/ disa stro ttllu rico di 1'/essina e di Reggio no" aveva avuto I' efficacia d' insegnare qual– cosa a quel governo ignaro, che lasciava al suo successore rm organis mo burocratico l:f– fatto impr eparato a fronteg,giare il prevedibilt ripetersi di ,m consimi le disastro 11azio,in/t. Ptr sino la dichiara ta volontà dell'Aus tria di accendere in Serbia la miccia della conflagra– zione generai,, .,,on avroa .svegliato nel mini– .rlt ro Giolitti una uù 1ti/la di carità di pat ria, facendoù, correre .rolletito ai rifornimemi di tm. esercito, per sua catlSa complt tamente sfor– nito e di.rorganizzato. N è lo sfacelo morale in cui il Gabinetto Giolitti abbandonava il Paeu era min ore di quello fi11m,zi·ario t militare. Poichè si era incrostata 1ma oligarchia di grandi i,,d1,– stn'ali protetti, ,1ppoggiau1 " banche 1ltppur e ecussioame,iu italiane, che opt raoa si,/lt in– d,mn·e comt una qual.sias-ibm,da pitl o 111t1J0 nera che p 11ò oprrare in borsa. E q,u.rta oli– garchia era, rd l tuttora, la vera signora e padrolla d' l 1t1/ia. Srnza dttltlri, dunque, con wt mina ccioso ,Jisavanzo, senza ,ma burocra:ia fattfoa , sertuz nercito, con mw eolonÙI fm,Ja.rticamtnle di– sordit :ata, co11 mw Cam"m sorta dal pt1lfo Centi/011i, ton uu pane 11at11ralmt111t disgu– stato ed irritato : eeco le co11dizio11i 11 cui il minist ero Sal1111dra ha rtl(colto lt redini t ha doouto t drot far fronte al pi ti profondo ca– taclù1na storico cht ricordino i um .pi mo– dcmi . E, pr r di pii>, ;,, mt:r.o ad ,m am- . bientc scn.:n fibra , roso dai partili arrioi.rti, costretto intanto " difende rt la dignità e !ti fortuna dtl par.se dalle insidie, dalle lu.sit1- ghr, dallt /mvau mi11aue di 11tmici esteri, .rempre alf agg1U1tor oigorosa1111,ite soccorsi ,ull t loro mire dalla sit11a:io111i11ttr11adel regno. 'f utto questo io voffti tht ltttusero pr.:– stnlt t gli orgatti:::.atori di mnsst , i gruppi ,ocialisti nostalgiti. Ptrchè illudere i prolt– Jari cht, 11111ta11do il ministtro, il pane 1or- 1u rà a buo11 11:trtato; dar loro ad i,ittndrr e tht il gM·trrto può con ,ma qualsiasi 11:iont rendere abbondanl.t ciò che è e resterà scarso; pazione e .111i w lari, è ,ma crudele mistifica- far credere ad essi che la dist-rllt ione spavtn - zione, che p 11ò indebolire 111oral111c11tt l' lt a- tosa. di t:-:p:.:.;!i tP.1- !.St.{w dal/11. gveN"a può ;••·-i.'t., snzu, bencifi.care nus ,mo. ·11on porta"'rt1uss rm'a consegutnza .rulla occii- (dal Secolo). Attilio Cabiat _i. PROBLEMA ADRIAT ICO E PROBLEMA .MEDITERRANEO l1 problema de1la nostra situazione poli– tica militnr c al finire della gue rra, che oggi dilacera I' Europa, è occ:isionc a molti - che io voglio credere in perfetta buona fede ed ispirati soltanto al maggiore interesse per la nostra pa tria - per sostenere la neutra- • lità assolut a dcli' Italia nella prese nte guerra ed in conseguenza a mantenere inalterato il regime della Triplice Alleanza . La so– sta nza di tutte le argomentazion i dei neu– tralist i - eccezione fatta per i socialisti uffici:1.li - si può raccogliere in poche linee. 11 Se il blocco tedesco - essi dicono - uscirà dal conflitt o vittor ioso, I' It alia, ol– trcchè potrà ottenere qualche parte della preda, sarà sempre riassicur:tta nel suo pa-– cifico sviluppo avvenire : se invece il blocco tedesco sarll vinto, la disfatt a non sarà mai così grave clic attenui la sua forza in F.uropa, e il ~locco in union~ dell' It alia rap– presenterà sempre un cardine dcli:\ politica europea. In altre parole, l'equilibrio delle forze europee sarà facilmente ottenuto col concorso dcli' Itali a, ciò che v:urà ad ac– crescere enormemente il valore e la posi– zione internazi ona le del nostro paese. - Al– tro sarebbe il caso di una partecipazione dcli' It alia nel conflitto •a favore della Tri– plice Inte sa. Con molta probab ilità il blocco tedesco u~cirebb e schia cciato dalla guena : la Germania stessa, diminuita nel suo ter– ritorio, non potrebbe più contare sull'Au– stria, la cui sorte non s..·ucbbe dubbia. Ed allora noi avre mmo in Europa il prevalere di un gruppo di poten ze che hanno già, o che :wranno interessi antagon ist'ici a quelli i t:iliani. Si può prevedere fin da ora un' ac– centuazione del pericolo f ranccsc nel Me– diterraneo; un affacciars i e concretar si pro– prio nell'Amarissimo Adriatico di un peri– colo slavo, molto più org:mico e costru t– tivo che non sia quello austriaco i cd infine l' Inghilterra steSS..'\cercherà levarsi dalle vicinanze delP Egitto que lle piccole spine, che sono i possessi itali:1.n.i della Cire– n:iica al nord, e dcli' Eritrea :1.l sud-est del Sudan. Ed altro ancora :l vvcrr::ì, che ali' ora presente non può prevedersi, ma che inte– ressed fondamentalmente tutto I' assetto odierno del i\lediterraaeo ». In fondo a tutti quest i ragionamenti si scorge chiaramente quello, che è ancora il carattere fondamentale della politica dcl– i' Italia unita e i11dipc11dc111t, dopo essere stato per secoli quello dei singoli Stati italiani: la politica della bilancia, dcl– i' equil ibrio. Sia la mancanza di virtù militari, sia la nostra debolezw, sia b no– stra situazione geografica per metà insu– lare e per metà continentale, !ia la defi– cienza di un orgoglio naziona le, sia la grande difficolt:\ intrinseca dc.i problCmi interni cd internazionali ; - ceno è che noi non ve– diamo la nostra. salvezz:l che ncll' equili– brio delle forze d' Europa, equilibrio che noi riteniamo una conditio .ri,u qua non delb nostra esiste nza politica cd econo- mica. Non quell' equilibrio . europeo che è fondamenta le della politica inglese ; nè quello che cercò di stab ilire la Francia con la su:1 alleanza con la Russia. Noi tc– mi:tmo di tutte e di ciascuna grande po· tenza europen ; perciò il nostro sistema po– litico si con.creta appunro nella ricerca di un equilibri o, che rappresenti la immobil ità di tutt i e di ciascuno di fronte a noi ; perciò molti fra noi guardano oggi ai risultati del conflitt o odie; no, con maggior trepid :l7.ione quasi • degli stess i belligeranti ; ed è questa un'altra causa di quella indecisione neu– trale, che da un moment o alPaltro per il rapido precip itare degli even ti può essere funesta agi' interessi nostr i. Eppure, se questo fu il passato, può non essere, non dovreb be essere l'avvenire. Gercando di giovarci di questo con 1 flin o, d:-1 noi n.on voluto, noi dovremmo studfr1rei di raggiungere una posizione po– litica militare, che ci affr:mchi da questa specie di servagg io. L'obbiettivo nostro do vrebbe essere di concretare quanto più sia possibile queW alta, sostanz iale e non for– male autonomin, che ci liberi una volta per sempre dalla camicia di .t: esso di sot tomis- - sioni inn:\tu rali, odiose, come per più di trenta anni fu per noi la Tripli ce Alleanza, nella quale perdu rammo appunto perchè era un trattato di riassicuraz ione contro la guer r:\ con l'Au stria e di indipendenza del nostro territorio. Dovremmo, insomma , risalire al posto di ver:1. g(ande potenza per essere p :1.ri tra i pari. Cresciuti di stat ura morale e politica, potremmo con maggiore sicurezza guardare l'avvenire e provvedere a srnbi– lire un assetto d'eq uilibrio neJle farle euro– pee, che davvero sia di ostacolo alle guerre future. Ora i neutra listi - di buona fede, s' intende - sono i maniaci ciel principio d'equilibrio delle forze europee come era prima dello scoppio della gue1ra: e vorreb – bero perciò condannare il mondo ali' im– mobilit:l, così che non sono cap:ici :mcora di scorgere che non è nella possibilit:\ degli liÒmini di frenare ormai lo sviluppo degli eventi. Temono le preminenze, ma rifiutan o di collaborare a dare un corso agli avveni– menti , che po~no accrescere la nostra re– lativa potenz.f. Figura~i l'Europa di do– mani t:tle e quale era nel luglio or decorso, è cosa da re-legare nel museo dei ricordi storici . Se dunque l' Europa muterà assetto po– litico, è necessario provvedere fin da ora non soltanto a contr ibuire al formars i di quegli clementi politici che potremmo volgere ::t nostro profitto, ma eliminare piima di tutto una ragione di debolezza geografic:1. mili– tare, e secondariamente accrescere anche la nostra relativa potenza. In concreto la questione adriatica ha rap– presentato finora per noi una debolezza dell.l nostra efficienza militare; e in avvenire se il blocco tedesco riuscisse vincitore, non l:i Gino Bianco nostra efficienza, ma la sicurezza stessa del nostro territorio sareb be in immi nente pe– ricolo. ':;t.lvemini ha ncttnmen te posl:l e stu •, dia ta questa questio ne in parecchi articoli sull' te Unità ». L'argomento è stato anche trattato da alt ri giornal i cd in conferenze pubbl iche; ·e quindi sa rebbe una supcrAuid ritornarvi sopra. Ma il caso è diverso e più complesso se prendiamo in esame tutta la nostra ~itua~ zione militare. L' ltali a è essenzialmente una potenza mediterranea, onde niente le può essere estraneo di ciò che sad per :lc– cadere nel Mediterraneo . E evidente · che risoluta secondo i nostri imperiosi bisogni la que stione :tdriatica, la nostra potenz:1. assai si :1.vva1uagge rebbe relativamente ai problemi medit erranei. Infa tti, mentre oggi siamo costre tti a divide re i nostri sforli, impari alle n.ccessid militari e alla nostra econom ia, tra l'Adri:1rico e il :1\foditerraneo, scacciata !"Austria dalPAdriati co, tutto il nostro presidio sarebbe volto a fronteggiare i pericoli del gran mare interno . E si av– vantaggerebbe sotto un altro aspetto : r:1.g– giunte le front iere orienta li, noi, fatti forti dalla poderosa linea di cl1iusa dei monti, cesseremmo d i essere alla mcrcè delle inva– sioni milit:11i austr iache. Del resto col'\ un' Austria ridotta di ter• rilorio e con Stati di .secondo ordine al di là dei nostri con.fini etnici oricnt:11i,tutt o l'asse della nostr :1.efilcien1.a militare sarebbe spost :no decisamen te verso · il Mcditerra neo. Ma tutt:1.via ciò non sarebbe sufficiente alla sicurezza della nost ra int egrità cd in– dipend enza politica cd allo svolgime nto dell:1 nostra espnnsione economica mediterra nea . Una p1ima considerazione è da farsi in rapporto alla situazione gene rale che ver– rebbe a crears i nel Mediterraneo con una vittoria completa della Tripl ice In tesa. La seconda più specia lmente riguarda i muta– menti, che inevita bilmente avverranno nello attuale assetto del Mediterraneo in seguit o alla mala ugurata partecipazio ne alla guerra della Tur chia, che conseguentem ente cd ine– vitabilment e si riflett erebbero sulla nostra situazio ne. Salvcmini ha anche nei ricordati artico li prospettato il primo e pitÌ generale aspetto del la questione .. In sostanz::t egli pensa che, essendo gli interess i delle singole poten1.c della Tripli ce lntes:1. eteroge1\ei, è ragio– nevole opinare che al term ine della guerra, o non molto dopo, cotesti clementi opere– ranno come forze disgregative della l ntcsa; e quindi, le altr e poteruc nulla avranno ;1 temere di una fona interna1.ionalc che ces~ ser,\ di esistere appena avrà posto fine al– i' imm ediato scopo della presente guerra. f../ Jnghiltcrra sarà la prima a ritrars i, poi– chè, piegato ormai se non del tutto vinto l' impcrhilis1no tedesco, non ha alcuno in– teresse - per la sua dottrina politi ca seco– lare - di seconda re lo sviluppo di altri imperialismi. D'altra parte - si può ag– giungere - gi:.\ la presente guerra sta po– nendo irt essere elementi di grav i dissensi ria le potenze della Triplice, soprattutto perciò che riguarda l'Asia ~linore e gli Stretti. Se non cl1e prima di tutto è ovvi o cre– dere che ciascuna potenza della Triplice Intesa vorr:.\ trarre un immediato profitto dalla gucrr:i. La difficoltà cli trovare un contemperamento tra i diversi appet iti sar:\ più o men.o grave, lascerà germi cli futur i

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