L'Unità - anno II - n.37 - 12 settembre 1913

374 L'UNITÀ forestier o ; posso no rit enersi collegati e dovuti all'azio ne concomi tan te dei due prot ezion ismi. Tutt o ciò clarà luogo ad una questione di mi– sura, di pili o di meno. Ma in ogn i caso, quei due effetti, sommati o presi isolatam ente cia– scuno per suo conto, hanno prod otta ques ta consegue nza: che, se prima del 1887 un etto– litro di vino pugliese bast ava per Cl)mp erar e un abit o di stClffa inglese, oggi ne occorrono due, o uno e mezzo, o uno e un qua rto, in ogni caso più di uno, per comperare un abito di stoffa di Schio che è più cara e peggiore dell'altra. Questo fatto se mplici ss imo d_iscambio tlirelto di merci con mt!rci, si traduce, d1.,ve interv iene la moneta, in una compravend ita, in cui si dice che il prezzo del vino è ribassato, e quell o della stoffa è cresciuto. Dunqu e la intensificazion e degli scambi tra · Nord e Sud è il fatto più cara tteristic o, che at– testa e misura il doppio dànno che ha soppor– tat o il Mezzol!iorn o agricolo ed espo rtat ore. È senza dubbi o vero che 5 o 6 o 7 milioni ·di ettolitri del nostro vino ·,arrno ora al Sud verso il Nord, mentre prima cercavano la via dell'estero! Non è possibile altrim ent i! Dobbiamo pur ven– dere alla meglio la nostra produzion e, che era adaltala ad "" consumo più estesodi quello che può darci il mrrcato 11a.1,io,ta/e. Qui sta pro prio il nostro danno come produt– tori di derrat e e come consumatori di manufatti, e qui pr oprio sta il doppio benefizio degli in– dustriali, come produttori di manufa tti e come consumat ori di derrat e I Se, finalmente , si volesse smettere l'er ror e, in cui tanti si lasciano andare, di prend ere le qr;:,n. lità invec e dei valori, per concluder e in argo– m~nto di val ore si vedr ebbe subi to che i 5, 6 o 7 JV,ilionidi ettolitri, che le Puglie e la Sici– lia mandano e vendono in Lombardia inve ce che aH'es tero, dànno la ripr ova o la misura della perdita, che la politica restrittiva inaugurata e inasprita con la tariffa dcli' 87 ci ha inflitto. laterene regi ona le e fateresae na· zlooale. Rivendicando nella questione . doganale l' in· teresse e il diritto del Mezzogiorno, non dob– biamo lasciar ci paralizzare dall'accusa e dall' in– sinuazione che difendiamo una regi one e una classe. Ciò che da noi con senso di dolore o di ira, e da altri con senso di pietà o Ji sprezzo, si chiama la ques/io11emeridionale, è il maggiore problema della politica italian a. Non perch è esse pr ovochi l' int eressamento car itatev ole di tutta la nazione alle nostre miserie i ma perchè la questione meridionale racchiude , da noi, la " que– stione della lariHa ! "• e ht questione della tariffa è il grande e ass orbente problema politico del nostro momento sto rico, in tutti i grandi paesi progr ess ivi e civili del mondo. La " questione meridio nale n è l'etichetta del nuovo probiema della politica comm erciale ita– liana. V'ha di più. Sotto questo aspetto, non dob– biamo tener circoscri tta Ja ques tione meridio • nal e alla difesa di un grande interesse di classe e di regione. Certo, noi sorgiamo e ci affermiamo a primo asp etto come un partito agrario in difesa dei pr opri interes!-i. Ma non siamo il partito agra – rio tedesco, che cerca ed ottiene privilegi, rin– carando la vita a danno di tull o il popolo. In– vece, difendendo il nostro )nt eresse, àoi difen– diamo il nostro diritto i e difend endo il nostro diritto difendiamo implicitamente l'interesse e il diritto di tutti i consumat ori d'Itali a ; e in ciò sta la base popolare della nostra agitazione . Questo consumato re che soffre in tutta Italia del pr otezionismo e non può liberars i del giogo, perchè incap ace di organi zzarsi, trova nel Mt:z– zogiono una na turale organizzazione di produt– tori. Non basta anco ra. Noi non siamo soltant o consumat ori di manu– fatti , nè siamo soltanto pr odutt ori di der rat e. Noi siamo anche e soprattutt o esporla/ori. Donde se_gue che, d ifendendo il nostro inte– res se di espor tat ori, difendia mo anche l' inte – resse di tutt e le indust rie italian e espor tatri ~i, cioè di tutte le forze vive e vitali dell'espan– sione commerciale del paes e. Il pr otezionism o ha scemato il .nostro com– mercio esterno, distoglie ndo il capi tale e il la– voro nazionale dalle più ricche industrie espor– tatrici, per indurlo in quelle interne meno pro– duttive. Al neo-municipa lismo della politi ca pro tezio– nis ta, noi dobbiamo e possiamo contrapporre una politica davvero nazionale , che pr endendo le mos se clall' interes~ del produtt ore assurga alla difesa del grand e interess·e dal consumatore, e par tendo da l Mezzogiorno agricolo compr enda in un fascio tutt e le industrie esportatri ci, e prepari con es5e un'a ltra e più potente forza di espansione della civiltà italiana · nel mondo. ANT0!'\10 DE VIT I DE ì\'IARCO . II commercio intern azionale Nlele battaglie polemiche per la politica do– ganale, spec ie in quelle, come l'attuale, in cui i_l problema tocca largamente gli interess i di molti gruppi econo mici del paese, i protezioni– sti ed i protetti son soliti dire con ostentato dispr ezzo che le tesi liber iste, cioè quell e che afferman o che ogni dazi o protettivo reca sem– pre una distru zione di ricchezza, e che ;,, modo gcmralis simo, il libe ro scambio doganal e è eco– nomic amente la cor.dizione più vantaggiosa per un mercato, sono della astratta teoria, mentre la realtà è diversa ed a questa occorre badar e. Comodo ma vacu o empirismo, peggiore di quello di un fabbro che dicess e che la meccanica ra– zionale è teor ia e per far .le macchine non val– gono che il suo mart ello ed i suoi torni. Gli è eh~ la scienza dimostra come il prot ezionismo fa del bene a certi gruppi e del male a cer ti altri: i prot ezionisti nat uralm ent e guardano solo al be– ne propri o e tra scurano i mali altrui (e quest a per loro è la "pratica 11), non solo, ma trascurano l'alt ra dimostrazione, esse nzial e, della scienza, che il male j,11/0 dal pro/eeiouismo è superiore al bme. Qu~sta dimostrazi one è intimamente connessa al fenomeno del commerc io int erna– zionale, alle condiz ioni generali che det ermi– nan o ·1 fatto di scambi dì merci tra mercati e mercati, tra nazioni e nazioni. La dimostra zione delle cause del commercio internaziona le è perciò la prem essa necessaria della dimostrazione che il prot ezionismo det er– mina in ogni caso una dist ruzione di ricchezza. Vediamo di esporre nel modo più elementar~, e quindi necess ariamente imperfetto, questa teoria che oramai costituisc e uno dei teor emi più rigoro si e sicuri della scimza economica. Perchè, con quali leggi i diversi mercati scam biano i loro prodotti? In quest o, come in ogni fatto economico , gli uomini sono spinti da l desid erio <li soddisfare il mass imo possi– bile dei loro gust i o bisogni, superando le dif– ficoltà, i costi o sacrific i che la limitazione dei beni utili disponibili impongono a tal e soddisfazione . Se due mercati prima comp leta– mente separati, si pongono in comunicazione e si svolge tra essi una serie di scambi di merci più o meno vasta, ciò, in mod o gene – rale, non può che avve nire perchè le merci hanno prezti differenti nei due mer cati e que– sti mercati hanno ma ggior vantaggio definitivo a far venire cert e merci dall'es tero che a pro– durle ali' interno. Cerch iamo di stabi lire con qualche ipotes i ge– nerale come è possi bile qu esto magg ior vantag– gio. Supponiamo si tratti di una sola merce - per es. gn1no - prodotta io amb edue i pat"SÌ,a pr ezzi differenti. Ciò pr esuppone che le utilità che quella merce presen ta ag li individui dei due pae– si, le condiz ioni dei costi da superar~ , quindi lo stato della tecnica, il modo di produzi one, etc. tutte le condiz ioni economiche insomma dei due equi libri,siano tàli da determin are tal e divers ità. Se i du e mercati si mettono in comunicazione, eviden temente avvien e uno sca mbio tra ess i: il calco lo economi co induce il paese ove il prezzo del grano è più alto ad importar e dal paese ove il prezzo è più basso i ed esso ha convenienza a prolungare l'operazio ne, finchè il pre zzo, tenuto conto del costo .del tra spo rto, diventa T1g11ale nei due merc ati . Am bedue i mercati guadagnano da tale opernzione. Infatti , sup ponendo che il costo del produrr e ogni unità, per es. ogni quintal e di grano, cresca qu;n to più cresce la quan tità prodotta, e che l'utile sogge ttivo, che il consumo del gra no presenta per gli individui dei due mer:cati, di– minuisca quan to pili cresce la quantit à consu– mata, è chiaro che il fatto di c1ues t'espo rtazione det ermina un aum ento del consum o corri spon • dente ad m1 ribasso del prezzo nel paese im– portat ore, una diminuzione del consumo ed un rialzo del prezzo nel paese espor tatore nel: Biblioteca Ginu Bianco .. pri mo guadagnano i consuma tori e perdono i produtt ori, i quali sono costretti a vende re a prezz i più b:1ssi, in coRcorrenza col grano este– ro ; nel secondo guadagnano i produ ttori e perdono i consumat ori. Una nc•tevole parte dell'universale fenom eno del commercio e della politi ca doganal e s' imper– nia e si svolge su questo f;.tto scheletri co. Ora, il problema ess enziale per noi è il seguente : in que – iite perdite e guadagni il vantaggio economico è maggiore degli sva ntaggi? Nelle condi zioni ora espresse l'ut ilità cconC\mica tant o per l'uno quanto pe r l'altr o paese è sempre superiore alle perdit e economiche eh' esso produce . La dimostraz ione rigo:-osa di questa verità non può esse re data che colla matematica i ma an– che col ragionam ento comune può intuirsi bene. Infatti nel paese importat ore il ribasso del prezzo determina una corr ispondente ridu zione della produ zione: ma a questa perdita dei produtt ori corris ponde un ug ,mle guadagno dei consumatori, i quali comperan o quella stessa quantità a pr ezzi più bass i ; ma iu più vi è un certo num ero di allri consumat ori che co•npera pure gran o, naturalmente con proprio vant ag– gio, mentr e non l'av rebbe acqu istato se si fosse mant enuto il prezzo più alto di prima: l'ut ilità goduta da ques ti nuovi consumat ori consentiti da l fatto del commercio int ernazi onale è il guadagno nello che il paese importatore fa me– diau/e l'operasio11edi importar merce, ch'esso pure produce ma che può trovare iu allro paese a pres:zi più bassi, le11u/o conio delle spese tli trasporlo. Ma un'altra serie di possibilit.:ì di guadag no econo mico è stat .1 dalla scie nza addita ta dalla cosidetta teoria dei costi comparali di Ricarc.k/ recentemente corr etta da l Par eto. Cioè, i di– versi mer cati hanno interess e non solo a scam – biar una stessa merce che si produca e venda in essi a prezz i differenti, ma pos sono guada– gnare in definitiva anche scambi andos i mer ci che l'uno de i du e produr.a costanteme nte con costo I?iù alto dell'altro, purchè vi sia ,m diva– rio Ira le proporzioni dei costi delle due merci mi due paesi. Spieg o questo apparente parado sso con un esemp io. Supp oniam o che tanto in Ita lia che in Russia si possa produrre gra no e vino, ma in modo che con un mese di lav oro un agricoltore pr oduca in Italia un ettolitro tant o di vino quanto di i;;:rano, e in Russia 1,50 cli vino e 2 di grano . Ora, i due paesi possono guadagnare producendo l'It alia solo vino e la Russia s0lo grano e scamb iandosi poi una certa quantità di qu esti prodotti, per quanto 'in Italia costi più che in Ru ssia la produzione di vino . Ecco come: con due mesi dello stesso lav oro si ha in Itatia Russia in totale til. El , El . vino 1,50 2,50 grano 2 3 Se invece i due mesi sono impi egat i in Italia a produrre solo vino e in Rus sia solo gra no, si ha Italia Rus sia in totale El. El. El. vino gran o Cioè si ha compltssivamenle 0,5 El. di meno di vino ma r El. di più di grano d.1 ripartirsi tra i due paesi cogli scambi internazi onali. Se si suppone (come è lec ito da moltis simi .:asi) che l'utilità pre sental a dalla maggior quanti tà di grano sia superiore a quella perduta colla -minor quanti tà di vino, anche nel caso in ap– parenza parad ossale, che due (o meglio più) merci siano prodotte da un paese con costi p;;-, al/i che in alt ri paesi, lo scamb io internazi onale costitui sce un vantaggio economico pei pae si che scambiano . Ora, che efletto ha, in ques ti casi, un dazio protettivo ? li process o è evidente. Se si sup– pone che tra due mercati, tra i quali esistano i liberi rappo rti di scambio ipotetizzati, si ponga un dazio per cui le condizioni sian o più o meno riportat e verso lo stato pr eceden te, si ha una se rie di fenomeni inver si: ai guada gni netti ciel– i' ipotesi prec ede nte si contrappong ono delle perdite nett e risult anti da guadag ni dei prod ut– tori dei paesi impo rtat ori e da (superio ri) per– dite dei consumat ori di tali paes i ; se, insom ma, si potesse racc ogliere in un v.1so la ricchezz.i total e di un paes e, si vedreb be almeno come risult ato diretto, che lo svo lgers i degl i scambi internazi onnli fa aumeta rt il liquido, e I' impo– sizione di dazi protettivi ha invece l'effetto op– posto. È vero che si sono prospettat i attriti e cond izioni per cui questa diretta distruzio ne– di ricchezza , che la scie nza ha rigorosamente accer tato, sare bbe cqmpensata da ult er iori uti– lità sociali; ma finora nessuna dim os tra zione-– deduttiva o ·sperimenta le ha mostrato che tali poss ibililà teoriche entrin o nella gra nd e mag– giora nza dei casi del fenomeno concreto. Que– ste verità generali i prot ezionis ti d'ogni colore · le chiamano ,. teoria", 11 liberismo dottrinal e ,,. e simili. Pe r essi," pra tica n sono i milion i che tutti vedono racc ogliersi per effe tto dei dazi, protett ivi in mano ai gruppi protetti ; le perdite · ben magg iori dell'innumere anonima moltitudine consum atri ce, non sono che II teor ia n. Come · vede te, è questione di par ole . G1No B 0 11.GATTA. Protezionismo e produzione. li sistema pr otei/ore 11011 ha il potere dt creare capila/i; esso fa sl che i capit ali dispo– nibili si dirigano ti·erso alc1111i rami d'imlustrie piull oslo eh,: verso allr i. Sembra dunque evi– de,de che il prol ttionismo 11011 possa al/egan a sua dif esa la necessità di dare impiego ai capitali nelle industrie pro/elle, ammeno cli, 11011 dimostri an{itullo che i capitali non tro– vano impù.igo possibile in quei rami delrùu/ 11- stria e del commercio, che non l,a11110 bisogno di p,:oleti one. Ora noi cerlammte no11 siamo i11questo caso. La nostra agrico//ura non ha– ancora assorbili fui/i i capitali che in essapo– trebbero ulilm m fe impiegarsi. CAVOUR (185 1). ADESIONI alla " Lega antiprotezionista ,, Periodici aderenti. N uova Lucania, Corleto Perticara. - La/alce, . Palmi. - Ltt N uova Rossano, Rossa no. - La: Riscossa, Saluzzo. - La fiori/a, Milano. - Ca– labria 1\lova, C:itanzaro. - La Rifo rma, Roma ~ - La Nuova Riforma, Napoli. - La Propa. ganda, Na poli. - Il Punto nero, Cento. - L 'A – va11Jruardi a, Roma . * Le redazioni dei giorn ali ad ere nti sono. vivame nte pregate di inviar e regorlamente co– pia de i loro periodici alla Segreteria del Comi– tato di propaganda, Piazza Campo Marzio, s~ Roma. Per mezzo dell'Unità. Prof . Saverio La Sorsa: Bari . - lng. Emilio Emmer,• Milano. ANGIOLO GIOVANNOZ7.I, cerenle-res ponsabile . Plreaie - Stab. Tip. Aldino, Via de' Renai, Il• Tel. 8-85 GIUS. llllTE~za & f!Glll - Bari EDITORI Opere di ALFREDO ORIANI Sono pubblicati : I. La Disfatta, romanzo, di pp. po L. 3,50 Il. Vortice, rom:rnzo, di pp. 204 . . » 2,50 lii. Gelosia, romanzo, di pp. 218 . » 2,50 Ne La Disfatta è rappresentato 1u1to il pro• grcssivo svolgimento e disfacimento anemico se– nile di due vite in lenta catastrofe Ben meri– tava questo libro, cosi davvero rigurgitante di spiritualità commossa e di penoso senso umano, nuO\'a atten zione dal pubblico dopo un quindi– cennio di quasi assopita dimcntic:mza. Esso ri· sorge come un libro d' ideale, di compenetrazione e di rivelazione, compenetrazione a fondo delle mu:me necessit:\ e rivelazione dell'onnipresente spirilualit:\ del reale Nel Vortice poi sono le impressioni come finali e le sensazioni ecce.donali, fr:1 le piccolezze della pili comune vita pro\·incialc, dell' ultima giornata d' un ignobile suicida. Ma potente vi è la perct.>– zione come !=t:llo di coscicn7a del reale volgare; vi sono \iaginc di rara potenza suggestiva, ra- t~:li 1ci1~ ,i s ~~ s~;:~(i~ 0 ~f;or~zir~:;d~~lct~~tc'1°~;~ l'Oriani, che passando fra le mediocrit:\ pro– saiche ne redime l:t veri!:\ interiore, anche in un'anim:t ottus:t e pover2 trova modo d' impo– stare un:1 tragiciti profond:t. E in Gelosia brucia una p:tssione, che, fr:t l'egoismo e il c:tpriccio, assorge in org:i.smo e mestamente lrap:issa. La donna è allettata a ciYcttare con l'amante J~:~riii~: ft: ~~~~o <~/ ffi~:~~~~li:~n~il~c:,~i~t~~ ~•;;i:~;\, r ~~:~t 1:i:tg~'li;itrdi t~ r~ l ~~~';1i~c;;~~v: a scoppi di terribilit:\ ver:tmente insurrezionale, ~~:t~~~11~ ~, 1 ~~1:~s~~~~~o~~r;~~~;e I •~i~a~~~iJ;e 1~~~ mediocre, prepotente e vile e fra le coutingucnzc de~\~fr~t1~ft~~?:t1~rb ~~ ·è un :tristocratico dell:t frase e non un rafiin:tto cercatore d'emozioni, ma schietta e maschia possiede l'encrgi:t spiri– tuale dello stile, che suoni dan- cro come sco• pcrta e rivelazione nuov:1 d'anime e cose La presente rist:1.mpaanche per levig:tta fini– tezza di minuzie ortogr:1fichc è s1:1t:i cur:1 :1con attiv:t scrupolosità, e trover::\.forse oggi svaniti molti pregiudizi, giov:tndo a fare più attenti i lettori ali' interiorità che alle scorie. Seguir:tnno nel prossimo novembre : IV. No. rom:mzo . . . . . . L 3,50 V. 0locausW, rom:i.nzo . . . . » 2,50 VI. Fuochi di bi<rJacco, scritti vari . . » 3,50 I?: aperto un :i.bbonamento ai sci volumi del complessivo prezzo di L. 18 per L. 12, p:tgabili al momento in cui si ritirano i primi tre. Dirigere commls11lonl e vaglia alla Casa Editrice OIUS. LATERZA « PIOLI, Bari.

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