L'Unità - anno II - n.37 - 12 settembre 1913

, prob_lemi ,dell ~ vita i tali a na . Si pubblica il Venerdl in Firenze - Direttore GAETANO SALVE MINI - Direzione e Amminist razione: Lungarno Vespucci 12• -Abbonamento annuo ordinario Lire 5 per il Regno e per i paesi italiani dell'Austria e delfa Svizzera ; per l'ester o Lire 7,50 - Abbona~cnto sostenitore Lire 20 annue - Un numero Centesimi to - Conto corrente con la posta . Anno Il - N. 37 ·_ 12 Settembre !913. SOMMARIO: La nostra campagna, L' UN 1T,\, - Gli assurdi e le contradcfmoni fog1che del protez101usmo, E. GJRETfl - I Feuda tari del ferro, SrE CTATOR - La « M:ienta doganale • e « l'industria nazionale », A DE VIT I DE ì\L\RC0. - I Baroni dello :uccbero, FREE TRA DJ. - I Ftl1busher i del cotone, G LuzZATT0. - Il sacril1cio temporaneo. - Come fu aumentato il da.zio sul grano - Gli affamato ri, N. f,'ANCELLO. - La politica commerciale e il mezzogiorno d'It alia, A. DE VITI Dr: MARC O. - II commt rcio internazionale, G, 8 0RGA TTA. - Protezionismo e: produzione:. - Lega antiprotezionista. La nostra campagna. L'adesione piena che il nostro giornale, fi,, dai primi suoi numeri, ha da/o alla cam– pagna a11!iprote;Jo11ista 11011 è mossa soltanto da una co11vit1{io11e scientifica. Sebbene ci sem– bri stol,~fo e asmrdo il dispre{{O volgare con– tro i teoremi della sciet1{a economica, seb– bene riteniamo altamente appreH,abile il sus• sidio che alla lo/I" conlro il protetionismo è venuto e vime dai liberisti pttTi, 11011 crt– diamo per questo che la semplice fede in un'idea scientifica, buona per lttlli i /e1i1pi e per tu/li i luoghi, possa creare le condiz,ioni di villoria ad 1111a lolla di carallere eminen– temente pratico, dire/la a turbare e sconvol– iere interessi poderosi, consolidali da una lunga consuetudine. La propaganda di Cohde11 polè gt1adagnare l'opi11io11epubblica inglesi, perchè gli interessi dei capitalisti e degli operai della grande in– dustria convergevano nella lolla co11tro il pro– letionismo dei land!ords per ottenere un al!ar– gamento del 11urcalo ed un abbassamento del costo della rifa. Nel/' llalia d'oggi si riprest11/a110 - è ve– ro - le stesse condit/oni per ciò che si nfe – risce al rincaro di tu/li i gmeri di pri ma tl ecessilà 1 che mg/i ultimi dieci a1111i ha rag– giu11/oproporp ~11iallarmanti ed ha dislrul/o per molte classi sodali lutto il beneficio delle .migliorate co11di(I011i economichedel paese. Ma la sibtat1011enostra è profondamente diversa da quella del/' I,,ghill erra dei tempi di Cob– den per àò che riguarda la distrihu\ ,One dei benefici e dei favori fra agricoltura ed ù1du– slria. Nel paese 11ostro, per il pregiudipO ch"evede nella sola allività imlustr.iale, e i,z particolare nell'attività di quel/e sole industrie che già fio rivano nel Nord e 11elCmlro d'Eu– ropa, il men o di aumentare la ricchena del paese, si son creale, co11una sperperatrice po– litica di favori e di· privilegi, una quantità d' industrie parassitarie, cui manca ogni ra– gùme naturale di sviluppo, che vir:0110 sollanlo degli' alti 50vrapre{{i che la prole{ione gover– nativa permei/e loro di prelevare dalle lasche di tulli i' co1drihue11li 1 e danneggiano l'agri– coltura e tulle le industrie che traggo11 da essa la materia pri ma, sottraendo Loro i ca– pitali uecessarJ, chiudemlo alla loro esporla– tione i mercati stranieri e limitando col ,-z'n– caro di tu/li i pre{{i il poiere di ai:quislodel consuma/ore na{ionale. ...., li proletionismo ilaliano, come del resto tutli i pro lep·onismi del mondo, non ha crea– lo 11i10ve fonti di ricchena, 111~ IM determinalo 1111 sempli ce sposlammlo di riccluna in favore di pochi pri vilegiati, e ha prodollo una vera e propria perdita di ricchena col dislrarr e i capila/i da quelle produtioni che la 11a/11r11 del nostro paese destù,erebbe a fio rire mirabil– menle, per allrarli ad imprese che possono fa· vorire la specu.1,itione e assicurare nei primi tempi dei projilli larghiSsimi 1 ma son dcsli- 11alead una vita a11emict1e conlimwmeule mi- 11ncciala ,H morir, La nostra campagna mira appunto a n:sta– bilir l'equilibrio, senta scosse improvvise e !roppo generali e violeute delle quali appro– /ill erebbero i prol t.{''onisli per creare ostacoli for mùltibili al noslro 1>1ovù11e11/o. fl,fa sia pure per gradi e a passi lenii bisogna che il flusso del/., ricchena 11a\io11ale ripre11da !ti sua vin 11a/urale, e sll, e(fellivmne11/e 111a /011/e d, maggùJr poten{a per /nito il paese e di be- 11essere per i più . E i11questa campagna noi speriamo di veder riunde le forze dei comu– malori, degli agricoltori e/te 11011 si sentono ta– citali dall'offa del d,1{io sul grano, e di quegli imluslriali che 11011 godono di alcuna prole{io11e, o soffrono della proter_ioueeccessiva concessaad altre industrie da cui le proprie attività di– pe11do110. Ma la lolla conlro il prolep'onismo ha per noi o/Ire al semplice movente economico, ,m fond,,menlo politico e morale di primissimo ordine, per cui es1a dovrebbediventare il punto di parlenta d',m'opera rim1ovalrice di fui/a quanta la nostra vita pubblica. La prole– {l'ot1e doganale, come tu/li gli altri favori concessi ad alcune induslrie ed a pochissime prodt1\io11iagrarie, 11011 è che 11110 dellefo rme di quel paraslilismo statale che domina da più di lrtnl'a ,mi la nostra vita politica, ed ha dll ermina/a la dt.generatione del coslumç e de– gli isliluli democratici. /11 1111 paese dove i nove decimi della popQ/ap·one per apatia o per ne– cessità si disinteressa della vi/a puhhlica, i gruppi orgam'na ti, che riesco110a fars i valere, trovano assai più comodo di a5sicurarsi la vil– loria nel campo economico col /a uore governa• livo ed " spese della grande massa degli iw differenti pi ulloslochè coi propri sjor{i eserci• lati sul campo dei/a libera co11corren\t1. Con· tro q111s/,1 tenden{a rovinosa e corrullri ce, cui han ceduto anche alcum gruppi operai orga11i\– {ali, 11011 v~è allro rimeJio che quello di susci– tare la resistmza degli interessi contrari e d'in– 'f.JOU.'rt 1dt ngime di effelliva libertà ed ugua- · glian'{a per lulli . La lolla conlro il proltt.ioni– smo sarà p,r noi il primo passo Sll questa strada; e se riuscirà vittoriosa, se riuscirà al• meno ad impedire un 1111ovo inasprimento delle tariff e doganali, potremo gius/ammle sperare d 1 avere dato un conlribulo decisivo alla de• moli{'·o11e di 1111 sistema corrullore e iniquo, che ritarda o addirillura impedisce ogni pro– gresso del/e for{ e vive - economiclte e mo– rali - del nostro paese. L'Unità. Gli assurdi e le contraddizioni logiche del protezionismo. Ci fu un te mpo, nel qual e i prp tezion ist! - k.;...a:-r ed a que,t _i progre SJi ; protezion isti pot evano vanta rsi di essere logici e coerenti. sono costretti a fare tanto più omagg io quanto E fu quando non cerca vano di nascondere le più si sforzano di intr alciarne e distruggerne ragioni del loro contrasto a tutto ciò che i risultati . pot eva costituir e un miglioramento nei mezzi di comunicazione e di scambio . Cos) Adamo Smith ricorda le proteste sol– levate contro l'este nsione delle strade nelle contee inglesi dai gent iluom ini rurali dei din– torni di Londra, che temevano di perdere il lo ro monopolio ne l provvedere di legum i e di ortaggi il mer cato de lla capita le. Quando Turgot istitul in Francia il servi– zio delle dili genze postali (le famose < tur – gotines ») gli interessi offesi da ques to sistema di più celeri e regolari comun icazion i si coa– Jizzarono contro di lui e trovarono la loro espressione in un certo abate Proya rt, che assunse la di fesa dei cappe llani timorosi che i viagg iatori domenicali avrebbero preso l' abi– tudine di non più sentire la messa, sull'esem – pio ·del ministro rifo rmat ore. Que llo era il vero , il logico protezionismo : il protezio nismo che non cercava di trave– stirs i colla maschera accattata dell' in teresse genera le, che non era andato a scuola di ipo– crisie e di sofismi, e che non aveva anco ra imparato Jai filosofi tedeschi i teoremi dello « Stato etico > e delle < Tari ffe scientifi – che ». In fatto di interessi, i protezionist i del buon tempo antico ne conoscevan o uno soltanto : il loro interesse. La forza bastava a costituire il diritto. I baroni della « Unione Zuccher i Italiana », se già fossero esistiti, 90n avreb – ber o avuto bisogno di coonestare le loro ra– pine legal i coll e pretese benemerenze della loro indu str ia a pro' dell'a gricoltura e colla fanfaluca allegra della « virtù educatrice della barbabieto la >. • Vero è che ai tempi di Adamo Sn~ith e di Turgo t era più facile che oggi non sia governore i popoli coi soli argomen ti di au– torità. Oggi il mestiere dei pro tezion isti è diven– tato di gran lunga piì.1complicato e di fficile. Nel corso del secolo XIX il libero-scam– bio ha avuto i suoi più segnalati trionfi nei progres si dei mezzi e delle vie di comun ica• Vorre i un poco vedere il protezionista , che Osasse oggi inv ocare il ritorno alla naviga– zione a vela oppure il riempimento dei « tun• nels • aperti nelle viscere dei mont i al pas– sagg io delle locomotive a vapore ed elett ri– che. Vorre i vedere il protezionista , che avesse il corag gio di prote stare contro il telegrafo Marco ni e gli aereop lani, i due terri bili ne– mici che la scienza moderna sta organizzand o contro tutti i sistemi di dogane e di doga• nieri. Il fatto che in tutti i Comita ti promo tori di nuove ferro vie internazionali e di gare di aviazi one fanno sempre bella mostra di sè in ogni paese i nomi dei protez ionisti più noti e più in vista rende evidente la contrad• dizion e logica, nella quale il protezionismo moderno vanam ente si dibatte. A che pro unir si allo scopo di perfez io– nare i trasport i e di diminuire i costi per poi elevare al posto dei debellat i o:,:;tacoli natural i le barr iere artificiali dei dazi i protetto ri e delle vessazioni fiscali? Se la concorrenza straniera è il male, con– tro il quale le prod uzioni naziona li devo no difender:,:;ie premunirsi, non è immen samente più semplice e più effic:.1ce lasciar e agire le forze de lla natura, che a tale concorr enza gratuitamente si oppon gono, proibendo come dann osi e sacrilegh i tutti i ten tativi intes i ad estendere nel mondo l'area ed il dominio degli scambi i? I protezionist i però hanno una teoria tutta prop ria deg li sca mbi intern azionali. Essi, come i merca ntilist i antichi , vogliono bensì libere le espor tazioni; ma, circa le im– portazion i, distinguono tra le materie prime nece ssarie alle loro industrie protette, che de vono entra re libera mente, e le altre merc i, che devono essere resp inte. Ma con tutti i loro sofism i essi non ries..:ono a risol vere il prob lema capitale eh~ è quasi la quad ratura del circolo: e Come espo rtare senza impo rtare, e come dist inguere le merci blioteca Gino Bianco che si devono con side rare come mater ie prime dalle altre »? Le pretes e soluzion i scientifiche del dopp io problema non sono che gli .«:aggiustamenti > privati ed emp irici, che avvengono volta per volta fra i vari grup pi di intere ssi partico lari poli ticamente organ izzati. I più forti e compatt i di tali gr uppi s' im– pongono ai più deboli ed ai meno uniti. Ri.. mangano sempre fatalmente sacrifica ti gli i■• teressi del le maggioranz e, che non riescon o ad acquistare la coscienza de lla loro forza superiore ed a fare \'alere ques ta forza in modo effettivo ed adeguato. Il prote zion ismo generale è un non- senso ed un' im postura . Ogn i provvedime nto protetti vo è pagato da qualcheduno. I soli dazii protettori, che rechino un reale va11taggio a coloro che si vogliono prote ggere, sono quelli che sono stabiliti a favore di pochi pri vilegiati e costituiscono un aggrav io per un numero molto maggior e di danne ggiati. .Non è possibile che un'i ndustr ia sia pro– tetta, senza che la spesa della prot ezione vada a scapi to di altr e indust rie effettivame nte o potenzialmente più produtti ve e più degne della pubblica considera zione. Il pro tezionismo zuccheriere in Italia im– pedisce il largo e fecondo svi luppo delle n•– merose industrie consuma trici di zucchero, a profitto esclusivo di una ristretta oligarchi a di parassiti e di speculatori di borsa. Il brigan taggio politico dei siderurgici ita– liani non è solo a danno della nazion e e dello Stato per i molti m ilioni di lire di maggi ore spesa annua su un prodotto cosl indi spensa • bile, come è oggi il fer ro e l'acciaio, ma è altres) la cagione, per la quale l'i ndust ria meccan ica non può prosperare in Italia, come prospera nella vicina Svizzera, che pure non pr oduce una sola ton nellata di min erale di ferro e di carbone. È soltanto per la conveni enza privat :i deJ.. Ton. Arturo Luzzatto e dei suoi degni con• federati po litici che si continu a a considerare utile l'i mpo rtazione dei rotta mi di ferro, ma– t eri.a prima principale dell'in dustria siderur· gica italiana, e dannosa l'imp ortaz ione dei ferri e degli acciai di prima lavoraz ione , che costitu iscono la vera materia prima delle mul– tiformi industrie meccaniche, edilizie, ferro – viarie, navali, ecc. ecc. In causa della sua straordinaria ig_nor an;a economica il popolo itali ano consente di pa– gare ogni an no centinaia di milioni di lire in puro trib uto feudale alle cricche indu striali che lo opprimono e lo taglieggian o, ali' ombra della tariffa dogana le, soffocando il natural e sviluppo di tutte le sue sane e benefiche at- tivit à pr odut trici. Le Ferrov ie di Stato di ventano semp re piÒ passive, non ostante le tariffe alti ssime, per– chè per l' impianto e per l'eserc izio hanno dovuto e devono sopport are un enorme rin– caro artificiale a favore delle industrie del materiale fisso e rot abile, a loro volta schiave del pro1ezio ni!-mo siderurgico . I bilanc i militari soao ingrossati per die• cine di milioni di lire, perchè non devo no provvede re soltanto alla dife sa del terri torio e dell' indipen denza nazionale, ma a quella altre sl dei di vidend i sui cap itali an nacquati de lle acciai erie e dei cantie ri navali. Altri mo lti milioni di lire lo Stato spen de ogni anno in pre mii di costruzione e di Ra– vigazio ne, per compen sare parzia lmen te la •

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