Una città - anno V - n. 46 - dicembre 1995

piegamento, reagiscono trovando facilmente un capro espiatorio nell'immigrato. In Francia abbiamo visto questa xenofobia salire dalle zone della periferia di Parigi e delle grandi città. Si trattava di un movimento di protesta sociale, di malessere sociale, es' è crasfonnato, dopo, in un voto politico, perché il Front National ha fatto un'offerta politica. Alla fine si è cristallizzata nel voto per Le Pen. La sinistra ha avuto, secondo me, molte responsabilità: ha negato il problema, ha rifiutato di parlarne, ha accusato subito dicendo: "Siete razzisti!". Ma non puoi avere solo una posizione morale su questo problema, devi assolutamente dare risposte, che la sinistra in Francia non ha dato, devi essere presence sul territorio, provare a dare risposte, fare politiche urbanistiche, suscitare movimenti associativi, non solo per combattere moralmente il razzismo, ma per rispondere concretamente alla popolazione che chiede qualcosa, che chiede aiuto. In Francia la sinistra e alcuni intellettuali hanno avuto una posizione disastrosa dicendo alla televisione: "E' orribile questo razzismo della sinistra, degli operai". Ma loro vivono tranquillamente nel centro di Parigi! Con quella posizione hanno dato possibilità al populismo di destra di svilupparsi. E adesso abbiamo questo enonne problema del Front National. Credo che in tutti i paesi stiano crescendo questi movimenti di xenofobia popolare che vengono dalla base di sinistra, che in un primo tempo non sono "politica", ma che possono diventare politica in assenza di una risposta da parte della sinistra. A questo proposito, penso che gli immigrati non siano un problema in sé, anche se è vero che esiste un problema di ordine pubblico, al quale la sinistra, contrariamente al la sua tradizione, deve anche saper rispondere sul piano del lavoro, dell'integrazione degli immigrati, facendo un lavoro pedagogico. Ma soprattutto è vero che la xenofobia cresce laddove i partiti popolari della sinistra disertano il campo della politica. Questo è anche il risultato, apparso sull 'Humanitè, di un'indagine fatta recentemente a Villeurbanne, dove fino ad oggi il Pcf era largamente maggioritario e dove il Front National ha avuto un forte aumento di voti. Naturalmente la cosa è molto complessa, il travaso non è immediato. Succede che l'elettore comunista operaio, che non aveva più lavoro, era disoccupato, viveva nella sua periferia in condizioni difficili, si lamentava del comportamento degli altri, aveva difficoltà ad accettarlo in questo contesto duro, non vota più comunista, non ci crede più, non vede più interesse nel votare comunista e lascia passare una, due, tre elezioni, astensione o voto bianco e poi dopo vota Front National. Adesso il Front National è diventato il primo partito operaio della Francia. Questo potrebbe ripetersi in Italia. L'unica cosa che posso dire per rassicurare gli italiani è che gli studi comparati mostrano che, in Italia, il tasso di razzismo e xenofobia è ancora il più basso di tutta l'Europa. Tutti i sondaggi di Eurobaromètre che sono fatti a Bruxelles, mostrano che ai primi posti ci sono Germania, Inghilterra e Francia, poi un po' lontano l'Italia, anche se, da alcuni anni, c'è uno sviluppo impressionante. Per l'Italia sarà un grosso problema del futuro che metterà alla prova il famoso non è un francese anche se ha un cognome di origine italiana. Qui una grande influenza positiva l'ha avuta la forte comunità ebraica. ln Francia, ci sono polacchi, gente dell'Europa Centrale, adesso arabi. Basta guardare gli studenti che sono qua, all'Università di Nanterre, i loro visi ... E ci sono tensioni, a volte importanti come adesso, ma noi siamo abituati a questo. Gli italiani, invece, scoprono ora che c'è gente diversa. E anche se avete sempre distinto fra nord e sud, avete una grandissima "omogeneità" etnica e culturale. Conosco questo famoso problema del campanilismo italiano, del fatto che l'emiliano è molto diverso dal dialetto siciliano, avete le vostre differenze, i vostri antagonismi, ma c'è una dimensione di omogeneità, direi quasi etnica. Adesso sarà interessante vedere la reazione. Io temo che sarà un po' "provinciale". Nelle piccole e medie città italiane si vede ancor oggi la gente stupirsi al passaggio di un nero, di un africano. Si voltano a guardare come succedeva in Francia quando io ero un bambino. Anche per questo problema vale il fatto che l'Italia è entrata nella modernità a una velocità accelerata e si confronta all'improvviso con una situazione inedita, che provoca tensione. Quale può essere una risposta? Non è facile rispondere. Ma, lo ripeto, io credo che le risposte alla xenofobia popolare debbano essere concrete, sociali, politiche, e non solo etiche. Sarà importante riflettere sul tipo e sulle forme di integrazione. Se sarà un'integrazione alla francese, un po' dura, del tipo "dovete assimilare molte cose", o se sarà un 'integrazione di tipo comunitario come in Inghilterra, si dovrà aprire un grande dibattito in Italia su questo problema. Poi è importante un'analisi molto minuziosa delle situazioni. Una cosa molto interessante che abbiamo riscontrato in Francia, è che il Front National ha conseguito un grande successo non già nel quartiere "terribile", dove è presente una grossa concentrazione di popolazione immigrata, bensì nel quartiere immediatamente limitrofo, dove ancora il problema non esiste. Abbiamo chiamato questo fatto "I' effet du ha/o", ossia la gente sente parlare, a voce, di qualcosa che succede nel quartiere che è ad un chilometro di distanza. Quindi fantasmi,angoscia, "votiamo Front National", mentre nel quartiere che aveva problemi di immigrazione il Front National non faceva progressi, perché la gente, anche se era in condizioni difficili, trovava mezzi di vita, si organizzava. l'effetto diceria dove il problema non c'è ancora A un chilometro c'erano voci: "Ah, ma sai, in quel quartiere ad un chilometro, ci son tanti arabi, sembra terribile, ci sono degli stupri, degli assassinii, votiamo Front National". Oggi anche lì si vota Le Pen, ma all'inizio c'era questo effetto di voce, di diceria. Quindi dobbiamo essere molto precisi, vedere esattamente chi ha paura, come la gente si organizza e soprattutto non mettere il discorso solo sul piano etico. L'elettorato del Front National in Francia non è un elettorato aggressivo, offensivo, si tratta di gente piccola, che non legge, che non ha lavoro, angosciata. Io ho fatto fare ricerche e adesso è confennato dai razzismo italiano, la famosa tolle- miei studenti che sono andati in ranza italiana. Finora l'Italia è stata un paese che, a differenza della Francia, ha dato e non ricevuto emigrati. La Francia ha conosciuto molte volte questi problemi d' integrazione e quindi di xenofobia, anche contro italiani, ma la Francia è l'America dell'Europa. In Francia, lo dicono i dati, su più di 55 milioni di francesi, un terzo è di origine straniera. Si può anche pensare che noi siamo orribili nazionalisti, ma non c'è un altro paese che, come la Francia, abbia affrontato e in parte risolto tanti problemi, molto più della Germania e, in maniera diversa, del l'Inghilterra. La Francia accoglie immigrati da un secoqueste periferie e hanno visto chi vota, chi è membro del Front National: piccola gente che vive nel1'angoscia e nella paura, povera gente disgraziata. Abbiamo trovato una popolazione completamente diversa da quella che pensavamo, gente completamente terrorizzata dall'evoluzione di tutto, senza più riferimenti. A questi il Front National offre un'identità, un dogma: "Tutti gli immigrati indietro, tutti gli immigrati fuori, viva la Francia, contro la decadenza, contro l'élite politica, contro la partitocrazia, contro ...". Insomma, idee chiare. Non è sicuro che la gente sia convinta ciel discorso, ma lì si ritrova. B 'f èalfoìetcaanG I no Bianco· L'INSANO DECRETO Un decreto che tratta solo di espulsioni, che restringe le possibilità per gli stranieri, che introduce disparità di trattamento con gli italiani, che propone una sanatoria di dubbia realizzabilità, che arriva a prevedere strutture ad hoc in cui raggruppare gli extracomunitari in attesa di espulsione. Una forsennata campagna xenofoba e un baratto politico avallato dalla sinistra. Intervista a Nazzarena Zorzella. Nazzarena Zorzella, avvocato amministrativista di Bologna.fa parte del 'Associazione nazionale Studi Giuridici sul 'immigrazione. Che giudizio dai del decreto sugli immigrati? Pessimo al punto che, secondo me, non è neppure emendabile, va eliminato completamente. Per tante considerazioni, ma in primo luogo perché il decreto parla quasi esclusivamente di espulsioni. Rispetto alle altre due leggi sugli stranieri presenti nell'ordinamento italiano, quella dell '86 sul mercato del lavoro e la legge Martelli, si fa un passo indietro, perché di nuovo gli stranieri vengono considerati esclusivamente un problema di ordine pubblico. D'altra parte cosa ci si poteva aspettare da un decreto che è il risultato di calcoli soprattutto politici? Abbiamo assistito a una campagna di stampa pazzesca, imperniata su un unico concetto: gli stranieri sono delinquenti, spacciatori e violentatori e vanno cacciati. Infatti il decreto, a parte due articoli sulla sanatoria, uno sul ricongiungimento familiare e uno sull'assistenza sanitaria e sul lavoro stagionale -che temo, però, restino lettera morta- tratta solo dei sette o otto tipi di espulsione possibile. Tutto ciò non può avere altro intento che quello di tenere sospesa sulla testa degli stranieri una minaccia continua di espulsione e di lanciare il messaggi oche gli stranieri sono 11nproblema di ordine pubblico e come tali vanno tenuti sotto controllo. Ciò serve a rassicurare l'opinione pubblica italiana sul fatto che loStato è forte e in grado di difenderla. E' veramente triste che un simile decreto sia stato avallato da forze di sinistra, come il Pds, che, d'altra parte, avevano mostrato già sul piano sociale un totale disinteresse rispetto ai problemi legati all'immigrazione. Qual è la cosa più brutta di questo decreto? Anche se presumibilmente non avrà effetti pratici, il decreto prevede delle strutture ad hoc in cui tenere gli stranieri in attesa di espulsione. Questo perché una delle critiche alla legge Martelli era stata che non consentiva di eseguire effettivamente le espulsioni. Ora, invece, quando il questore, nel caso dell'espulsione amministrativa, avrà bisogno di tempo per dare un'identità o fare delle ricerche perché l'immigrato espulso non ha esibito il passaporto o ha tentato di sottrarsi all'espulsione -il che, fra l'altro, ora costituisce reato- questi dovrà essere collocato in strutture dalle quali non può allontanarsi pena l'arresto. Le stesse strutture sono previste anche nel caso dell'espulsione -che avviene su disposizione del Pretore in seguito ad una segnalazione del Questore al P.M.-allo scopo di prevenire l'eventuale commissione di reati. Leggo: "Quando occorre procedere ad accertamenti supplementari in ordine a identità o -nazionalità della persona da espellere, ovvero per acquisire documenti, ovvero nei casi in cui vi sia il pericolo che la persona si sottragga all'esecuzione del provvedimento -per cui, in questo modo, si ricomprendono tutte le altre ipotesi di espulsione- l'autorità giudiziaria dispone lamisura dell'obbligo di dimora per il tempo necessario, comunque non oltre i 30 giorni. Prescrive all'interessato di non allontanarsi dall'edificio o dalla struttura indicati nel provvedimento e scelti fra quelli individuati da un decreto del Ministero degli Interni". Ora, come si possono chiamare queste strutture? Io li chiamo campi di concentramento. Naturalmente, come ho già detto, con ogni probabilità non se ne farà niente, perché non ci saranno mai i soldi per strutture che necessitano di personale di sorveglianza -polizia? Guardie giurate?- e di personale per la cucina e il resto. Se prima non si avevano i soldi per portare il singolo straniero alla frontiera o imbarcarlo su un aereo, immaginiamoci! L'intervento dei giudici è negativo? No. L'intervento dei giudici, nell'affrontare il tema immigrazione, in sé è positivo. La disciplina precedente sull'espulsione noi l'abbiamo criticata moltissimo perché sembrava di esclusiva competenza del prefetto, sia nei casi in cui c'era una sentenza definitiva che come misura di prevenzione. Quest'anno due sentenze della Corte Costituzionale ricollocavano nell'ambito dei poteri della magistratura l'espulsione a seguito di condanna. Il decreto non fa che recepire ciò che aveva già stabilito la Corte Costituzionale: l'espulsione come misura di sicurezza a seguito di condanna deve essere disposta dal giudice e non dal prefetto. Alla fine della pena il magistrato di sorveglianza può revocare il provvedimento di espulsione se decide che il condannato non è più pericoloso socialmente e il condannato può chiedere il riesame del provvedimento di espulsione. E anche questo va bene perché c'è parità di trattamento con il cittadino italiano, che è il principio fondamentale da salvaguardare. Il problema è che prima l'espulsione a seguito di condanna avveniva solo per reati gravi come la rapina, il furto aggravato, eccetera, ora hanno introdotto l'art. 381 del codice penale, che comprende tutti i reati, dai più piccoli ai più grossi. Un altro problema è che in questo decreto hanno introdotto anche l'espulsione a seguito di patteggiamento. Ora, la struttura normale del patteggiamento esclude l'applicazione di misure di sicurezza. Quindi in questo caso si crea disuguaglianza di trattamento fra italiani e stranieri. Riguardo all'espulsione di tipo preventivo, il fallo che la decida il pretore invece che il prefetto, come avveniva prima, garantisce di più, ma il rischio è che diventi un 'azione meccanica perché i tempi sono strettissimi: il questore segnala al Pm che entro 48 ore propone al pretore di applicare la misura dell'espulsione come misura di prevenzione e il pretore deve decidere entro 7 giorni. Con la mole di lavoro che hanno i giudici italiani è difficile che in 7 giorni si possano fare indagini, portare elementi, ecc. E teniamo presente che il pretore dovrebbe dimostrare che lo straniero è pericoloso per la sicurezza pubblica. Qui, poi, è previsto il ricorso alla Cassazione, che nessuno farà perché costosissimo, in quanto presuppone la difesa di un cassazionista, che ha tariffari onerosi. I termini della difesa sono ridotti anche nel caso dell'espulsione amministrativa disposta dal Prefetto contro la quale, prima, c'erano solo 15giorni per ricorrere al Tare chiedere la sospensiva, ed erano già pochissimi, mentre ora ne restano solo 7. Non solo: ma prima il Tar cui far ricorso poteva essere scelto, nel senso che doveva essere il Tar dove lo straniero eleggeva domicilio -poteva quindi essere Bologna mentre l'espulsione era firmata dal prefetto di Palermo, per cui gli stranieri si spostavano dove il Tar era più favorevole- adesso si deve presentare ricorso al Tar competente per territorio. Ancora: con sette giorni di tempo per il ricorso non si ha materialmente il tempo di presentare la richiesta di gratuito patrocinio, di far riunire la commissione e di far decidere in merito. Non solo: prima se si proponeva il ricorso con istanza di sospensiva, l'espulsione non poteva essere eseguita fino alla definizione di due gradi di giudizio sulla sospensiva, il che voleva dire guadagnare qualche mese, mentre adesso si prevede che l'esecuzione del provvedimento sia sospesa solo fino alla decisione sull'istanza di sospensione, fino, cioè, al primo grado di giudizio, il che vuol dire 20 giorni. L'esigenza di decidere in fretta se l'espulsione va comminata o meno può anche essere ragionevole, ma si dovrebbe , comunque garantire davvero l'esercizio del diritto di difesa. Un altro tipo di espulsione, quella proposta dal Ministro dell'Interno per motivi di ordine pubblico e di sicurezza dello Stato, è l'unica non impugnabile, sebbene, a detta della Corte Costituzionale, sia un atto amministrativo e non un atto politico e, pertanto, dovrebbe essere soggetto a impugnazione come tutti gli atti amministrativi. Qui invece si dice che il ricorso al Tarnon si applica al provvedimento di espulsione emesso dal Ministero dell'Interno. Un'altra è l'espulsione a richiesta di parte, che già esisteva, ma ora è stata integrata. Gli stranieri arrestati in flagranza o condannati con sentenza passata in giudicato, possono essere espulsi, a richiesta del Pm, o prima del giudizio nel caso della flagranza o prima di scontare la pena. Questo è l'oggetto del primo ricorso alla Corte Costituzionale presentato dal pretore Amendola. Ma in questo decreto troviamo altre cose gravi. Una, sicuramente, è aver introdotto una nuova ipotesi di reato: la mancanza di documenti. Uno stranièro che non esibisca senza giustificato motivo il passaporto o altro documento di identificazione viene punito con l'arresto fino a sei mesi o con l'ammenda fino a 800.000 lire. Se oltre a ciò lo straniero è stato espulso la pena è elevata fino a tre anni. E' una norma penale molto ampia e molto pesante, in cui di nuovo entra in gioco la parità di trattamento con gli italiani. Dicevi che la sanatoria resterà lettera morta... Sono stati inseriti degli articoli su una sanatoria che secondo me, ma spero di sbagliarmi, verrà attuata molto raramente. Nelle due precedenti sanatorie bastava la presenza in Italia per avere un permesso di soggiorno, iscriversi al collocamento e poi trovar lavoro. Adesso, invece, la sanatoria si ha solamente nel caso in cui lo straniero denuncia il lavoro nero che ha svolto fino ali' entrata in vigore del decreto. Ma sappiamo, visto che questo era uno dei modi per ottenere iI rinnovo dei permessi di soggiorno anche in base alla legge Martelli, che ciò avviene con grande difficoltà, perché ledenunce presuppongono l'accertamento da parte dell'Ispettorato del lavoro, che deve andare dai datori di lavoro per verificare se questi facevano lavorare in nero gli immigrati. Testimoni che confermino le dichiarazioni dell 'immigrato sul lavoro nero non se ne trovano, di modo che l'Ispettorato del lavoro, non trovando conferme al lavoro pregresso, può revocare il permesso di soggiorno. Perciò, sicuramente non saranno molte le denunce di lavoro irregolare. L'altra possibilità per ottenere la sanatoria è che ci sia un datore di lavoro che fa una dichiarazione scritta di disponibilità ad assumerti immediatamente per un contratto a tempo indeterminato o determinato, ma per un periodo non inferiore ai sei mesi. In questo caso si ha diritto a un permesso di soggiorno di sei mesi senza dire, però, cosa succederà al primo rinnovo. Comunque il datore di lavoro deve versare anticipatamente sei mesi di contributi: sono dei milioni a seconda del tipo di lavoro e secondo me nessuno lo farà. In primo luogo, perché non si sa che fine farà questo decreto legge, ma ammettendo pure che sia convertito in legge, questo implica che per sei mesi almeno non si potrà licenziare né si potranno accettare le eventuali dimissioni del lavoratore. Anche se questo fosse di fatto consentito, quale cittadino italiano si fida che l'Inps gli restituirà i sei mesi di contributi versati? Diventa un meccanismo allucinante. Così come non è scritto cosa succede qualora si interrompa il rapporto. Mettiamo pure di trovare un datore di lavoro che si fidi dell 'lnps: se si interrompe questo rapporto di lavoro, cosa succede? Il decreto non lo dice. Si ha diritto ancora al permesso di soggiorno oppure questo viene revocato? E in questo caso, non avendo altri titoli per avere il permesso di soggiorno, viene comminata l'espulsione? E guardate che l'espulsione comporta il fatto che non si può tornare in Italia per sette anni, o per il tempo che viene imposto nell'ordinanza dal pretore, nei casi in cui sia il pretore a darla. In realtà tanti immigrati dopo il decreto sono stati licenziati, perché il comma 2 dell'art.12 dice: "Gli stranieri che dichiarano rapporti di lavoro subordinato in atto alla data dell'entrata in vigore di codesto decreto e dimostrano di aver lavorato per almeno quattro mesi presso lo stesso datore di lavoro possono iscriversi alle liste di collocamento per sei mesi". Questo vuol dire che alla data del 18novembre, giorno dell'entrata in vigore del decreto, questo rapporto di lavoro doveva già esserci: se per caso si fosse interrotto solo qualche giorno prima, questa disposizione non potrebbe più applicarsi. Capite la demenzialità? Non sembra neppure scritto da giuristi! E non è vero affatto che ci sono le file alle Questure, come il primo giorno hanno mostrato al telegiornale! La gente in realtà va per informarsi. E tutti dicono: "Ma io non ce la farò mai", perché non si troverà mai un datore di lavoro disponibile davvero a versarti sei mesi anticipati, a farti un contratto vero e proprio. Purtroppo anche la sanatoria per il ricongiungimento familiare è peggiorata. Hanno modificato i presupposti per il ricongiungimento. Se prima presupponeva che si avesse un contratto di lavoro a tempo indeterminato, il matrimonio, un alloggio considerato idoneo dalla questura, adesso è necessario avere un permesso di soggiorno di almeno due anni -e questo esclude tutti gli altri permessi come quello per gli studenti che dura un anno e quello per gli stagionali-, si deve essere in Italia già da un anno, ma, incredibile, ma vero!, non si deve risiedere in Italia insieme ad un prossimo congiunto, perché in questo caso non si può fare il ricongiungimento con altri familiari. Quindi se uno è in Italia con il fratello non può fare ricongiungimento con la moglie! Poi "prossimo congiunto" chi è? Il fratello? Anche lo zio? Anche il cugino? Non è specificato il grado di parentela del "prossimo congiunto"! In realtà, sembra che contrastare l'immigrazione stabile sia l'unico obbiettivo del decreto. Udiritto al ricongiungimento familiare ci poneva ali' avanguardia rispetto a molti paesi europei nei quali costituisce solo una possibilità. Ora, per ricongiungersi con la mgglie, chiedono che uno non abbia altri familiari in Italia mentre tutti sanno che, per creare un piccolo ambiente solidale in un paese straniero, spesso si muovono gruppi di fratelli, sorelle e cugini, così come succedeva da noi nel dopoguerra. Sempre per il ricongiungimento, si deve poi dimostrare di avere un reddito netto mensile pari a due volte l'importo dell'assegno sociale per coniuge e coppia di figli, che va aumentato di una volta per ogni ulteriore coppia di figli. Non solo: oltre ali' intervento del questore è previsto quello del sindaco, che dovrebbe certificare l'idoneità dell'alloggio, ma non è scritto con quali criteri. Ora, coinvolgere l'ente locale potrebbe anche essere una buona iniziativa, ma in questo modo si somma un controllo ali' altro, quello della questura a quello del sindaco. E quando un locale è idoneo? Un monolocale idoneo per tanti italiani sarà considerato idoneo per l'extracomunitario? Ma l'intervento del sindaco ~on si limita a questo: c'è un'altra norma che stabilisce che in fase di rinnovo o di proroga del perméss·o di soggiorno il questore può chiedere il parere del sindaco del Comune di residenza o dimora del cittadino extracomunitario. In tal modo si chiede la clausola di gradimento al sindaco. E questo parere è vincolante o non vincolante? Qui non è scritto. L'assenza di criteri che regolino il parere del sindaco permetterà l'arbitrio più completo. Quali sono le note positive? Il fatto che con questo decreto vengono assicurate agli stranieri lecure ambulatoriali, ospedaliere, assistenziali, malattie per infortunio, maternità senza obbligo di segnalazione, il che dovrebbe voler dire che lo straniero non deve essere denunciato alla Questura se non ha il permesso di soggiorno. L'altra nota positiva, che sarebbe veramente importante in tema di espulsione, è che non può essere espulso chi risiede in Italia da almeno 5 anni. Ma questa, probabiImente, sarà eliminata perché incompatibile con il trattato di Schenghen. Le legislazioni degli altri paesi europei sono molto più restrittive, non mi risulta che si riconosca un diritto così pieno alla permanenza, vietando l'espulsione dopo 5 anni di permanenza. ln conclusione, devo dire che personalmente sono contraria alla logica del le espulsioni perché secondo me un uomo ha diritto di muoversi dove vuole; ma questa logica non è mai accettata dagli ordinamenti giuridici. Devi allora prendere atto del fenomeno, riconoscere i diritti di pennanenza, poi chi sbaglia tornerà nel proprio paese o andrà in un terzo paese. Non devono esserci solo regole impositive, ma anche riconoscitive. C'era il progetto di legge Contri, dal nome del ministro del governo Ciampi, elaborato da una commissione nazionale di giuristi, sociologi, composto di 175 articoli, che dava una mappatura completa dei diritti e anche delle espulsioni. Era motivato in tutti i suoi articoli, malgrado fosse stato elaborato in fretta prima che cadesse il governo. Non è stato tenuto in considerazione. Credo che la sinistra abbia perso per l'ennesima volta la propria scommessa. Nel prossimo secolo ci saranno migrazioni bibliche, trattare il tema dell'immigrazione solo codificando una sequela di tipi di espulsione èda non credere. - UNA CITTA'

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