Una città - anno V - n. 46 - dicembre 1995

Uf1 B LA DISE IONE DALLA POLITICA Il grande cambiamento della società italiana che i programmi di intrattenimento hanno recepito. Lospazio che forse si aprirà in futuro per la riproposizione di identità forti. Il rischio di confondere xenofobia con razzismo e di lanciare anatemi etici contro chi sta male in quartieri abbandonati dalla politica e dalla sinistra. Intervista a Mare Lazar. Mare Lazar insegna ali' Universi tà di Nanterre e a/l'Istituto di Studi Politici di Parigi; è ricercatore presso il Ceri (Centre d' Etudes et de Recherches lnternationales). Una destra che guarda la Tv e una sinistra che legge i giornali. Ci può essere qualcosa di vero? Penso che la divisione fra chi legge e chi guarda la televisione possa diventare una potenziale linea di divisione, la domanda è interessante, ma non abbiamo abbastanza risultati di sociologia elettorale o politica per rispondere. Mi sembra una domanda del futuro. D'altra parte è vero che in Italia c'è stata una correlazione fra chi guarda le reti Fininvest e quelli che hanno votato per Forza Italia. Questa è stata una novità nel panorama politico, anche se dobbiamo fare molta attenzione al tipo di indicazione che ne deduciamo. Io sono stato molto colpito dal fatto che le diverse indagini fatte -penso a quelle del Censis, dell 'Eurispes- dimostrano che in Italia si guarda la televisione più che in altre parti d'Europa e, in secondo luogo, che la Fininvest ha successo grazie alle trasmissioni di divertimento. In realtà i telespettatori italiani guardavano le trasmissioni di varietà sulla Fininvest e le trasmissioni d'informazione sulla Rai. Quindi non si può dire, con un'idea molto meccanica, che la gente vota per Forza Italia perché Berlusconi manipola I' informazione. In realtà la grande forza di Berlusconi è stata quella di sfruttare il rapporto degli italiani con le trasmissioni di varietà e di divertimento per creare ed offrire una forma di rappresentazione, di identità collettiva, di valori, in una società che ne sentiva il bisogno. La grande lezione italiana per me è proprio questa: la gente in politica non ha bisogno solo di programmi, di proposte, c'è anche la voglia di trovare forme di identità collettiva. Berlusconi ne offriva una, anche se molto fragile, anche se superficiale. Questa in sociologia è un'idea di Pizzorno: la politica non è solo una scelta razionale in funzione di interessi, ma anche di ricerca, di domanda di identità, di riferimenti. li che rende tutto più complesso. Così, quindi, mi spiego parte del successo di Berlusconi. Su tutti i canali che ho potuto guardare c'è una forma di mix che mi sembra riflettere la società italiana di oggi. Mike Bongiorno quando fa La ruota della fortuna parla spesso del lavoro: "Lei che lavoro fa? Sì, si deve lavorare". C'è un continuo riferimento ali' idea che nella vita si può riuscire grazie al lavoro ben fatto e per la quale voi avete questa espressione: "professionista". E' l'idea del farsi da soli, con le proprie mani, un'idea del Nord, e del Centro anche, che Berlusconi è riuscito a incarnare molto bene: "Sono un uomo molto impegnato nel mio lavoro, per conto mio". E non importa poi se non è vero, se ha approfittato di Craxi, del suo sistema politico; è riuscito a presentarsi così. Ma tutto ciò, del resto, corrisponde a un'enorme evoluzione della società italiana che voi non vedete più, perché ci siete dentro, ma che per un francese risulta incredibile: l'Italia, dopo la seconda guerra mondiale, era un piccolo paese meno industrializzato -lo dico sempre agli studenti- della Polonia. Adesso è la quinta, sesta potenza industriale. L'Italia ha fatto in 40 anni il percorso che la Francia ha . . . trasformazione è stata fatta con gente che si è impegnata molto, con uomini fatti da sé, un po' all'americana. E poi, insieme all'esaltazione del lavoro c'è quella della famiglia, un valore quasi sacro, che, però, nello stesso tempo, si accompagna al1'esaltazione di valori esattamente opposti: godere della vita, in tutti i sensi, dei soldi, delle donne o del sesso. Di nuovo, le reti Fininvest con i seni nudi. E' uno strano mix fra una visione austera, un po' calvinista, del lavoro e della famiglia e una visione spregiudicata del godere e del sogno del potere. Ecco allora "Forza Italia", "andare in avanti", ecc. Tutto questo, oltre a riflettere l'evoluzione italiana, ha contribuito a plasmare la nuova società italiana, soprattutto quando le altre grandi identità culturali e politiche, la cattolica e la comunista, cominciavano a crollare. Berlusconi è riuscito a sfruttare il momento per dare una dimensione politica all'evoluzione che stava avvenendo. Quindi, lo ripeto: non è Emilio Fede a dare voti a Berlusconi, è il resto delle trasmissioni che plasma, che façonne, si dice in francese, tutta una mentalità che poi può venire sfruttata anche politicamente. la gente non ha bisogno solo di programmi Naturalmente il fatto che la gente legge meno e guardi molto la televisione rende il tutto più facile. In Le Monde des Livres di qualche settimana fa, c'era un 'inchiesta sulla lettura in Germania, Francia e Italia dove si vedeva che l'Italia è molto indietro rispetto alla Francia e alla Germania, riguardo innanzitutto ai giovani. Ora, in questa situazione, sarebbe un errore gravissimo per la sinistra pensare che la destra sia stupida o che, addirittura, il popolo che guarda la tv sia stupido. Una sinistra che cominciasse a pensare così non potrebbe non andare a finire male. La sinistra dovrebbe anche rispondere alle domande della gente che non legge. Dovrebbe, cioè, tornare a fare politica, cercando di dare risposte, e non solo in termini economici e politici ma anche culturali, alla ricerca d'identità e di riferimenti delle persone in una società ormai basata su un forte individualismo. Per la sinistra, questo, non sarà facile. In una situazione di così grande difficoltà può tornare un desiderio di identità forti che autorizzi una loro rimessa in scena? Come si può spiegare, in particolare, il successo fra i giovani di una sinistra vetero-comunista? Innanzitutto direi due cose. Rifondazione Comunista non è un'anomalia: in tutti i paesi dell'Europa Occidentale c'è, e rimarrà, una corrente comunista, animata dalle idee classichedell 'anticapitalismo e del1'antimperialismo, nonché da un radicalismo della lotta, da una cultura della protesta, del "dobbiamo essere contro". Guardando la Grecia, la Spagna, la Francia, e adesso la Svezia dove i comunisti hanno fatto grossi progressi, si vede che c'è uno spazio a sinistra della sinistra moderata che non viene occupato da nuovi movimenti come si sarebbe potuto pensare alcuni anni fa. Verdi, Sinistra Alternativa hanno un po' di difficoltà nei paesi dove c'erano gartiti comunisti ab- ~ f'Q bastanza forti. Questo spazio per una corrente comunista io l'ho valutato tra il 6 e il 15%: Izquierda Unida in Spagna ha il 15%, il Pcf adesso è fra I'8 e il I0%. Per definire le caratteristiche di questa corrente, mi sembra importante distinguere due tendenze: quella di un comunismo "classico", io direi Rifondazione Comunista e Pcf, e quella, invece, che cerca di federare le diverse forme di protesta integrandole a volte con la visione ecologica. Per esempio, Izquierda Unida in Spagna ha un rapporto molto stretto con il sindacalismo contro il governo socialdemocratico di Felipe Gonzalez; in Svezia il Partito Comunista, che non si chiama più così, porta avanti una protesta di sinistra antieuropeista, contro I' integrazione europea, un argomento che ha molta influenza soprattutto in settori molto fragili dell 'industria classica, e, adesso, anche del pubblico impiego. Quindi direi che i comunisti hanno una clientela importante con due variazioni politiche: una classica, anche se non negli stessi termini di venti o trent'anni fa, che è di tradizionale matrice comunista e un'altra che può aprirsi ali' ecologia, alle donne, al femminismo. Per quanto riguarda il voto dei giovani a Rifondazione Comunista, beh, secondo i dati che ho sotto mano, la gioventù va piuttosto a destra, nel corpo elettorale, in Italia, così come in Europa. Parlo dei giovani fra i 18 e 25 anni. E' vero che c'è una corrente minoritaria di gioventù attiva che vuol fare politica, che può ritrovarsi dentro Rifondazione Comunista. Epifenomeno o fenomeno del futuro? Non lo so, ma c'è un'ipotesi alla quale sto pensando e che devo verificare nel futuro. In un periodo di così grande incertezza in tutti i paesi europei sulla politica, su li 'economia, sulla congiuntura sociale, sulla vita umana e su quello che sarà il nostro futuro nel rapporto coi nostri figli, con la nostra terra, fra uomini e donne, mi chiedo se i partiti, gli attori politici che difendono un 'identità forte, una qualche forma di dogma, non potranno avere risultati importanti. Teniamo presente anche che sarà sempre più difficile vedere la differenza tra destra e sinistra, non tanto al momento della competizione elettorale, nel quale è chiara la differenza, ma al momento in cui sono al potere, dove finiscono per fare più o meno le stesse cose. Questa profezia per il momento non si è avverata in Italia, ma negli altri paesi sì. Un 'eccezione in Europa è stata l'Inghilterra, dove c'è stata una rivoluzione conservatrice; io ho pensato che l'Italia sarebbe stata un secondo esempio, per ora non è stato così e penso che non lo sarà neppure in futuro perché allo smantellamento dello stato imprenditore si oppone Alleanza Nazionale. Ma quali sono le differenze? C'è una sinistra un po' più aperta ai problemi morali, un po' più tollerantesull'immigrazione. Per esempio sulla politica economica: la congiuntura internazionale ha fatto sì che la sconfitta delle sinistre in Francia avvenisse su questo problema, Chirac aveva annunciato un'altra politica economica, ma farà la stessa di Balladur. che aveva fatto più o meno la stessa della sinistra. In questo contesto gli elettori che nutrono sempre una speranza: "Voteremo per lui perché cambierà", dopo un anno o sei mesi, regolarmente dovranno concludere: "Ma sono gli stessi!". Terribile argomento perché aumenterà la voglia nell'elettore di andare a vedere altrove, Front National e Tapie in Francia, Haider in Austria e qualcun altro che emergerà in Italia: Fini forse no, forse un altro, non sappiamo. Allora succederà che la gente dirà: "Non ci capiamo più niente, ma almeno quelli dicono che sono comunisti, hanno un'ideologia e un 'identità forti, dicono che vogliono cambiare, hanno una forma di dogma". Mi chiedo, insomma, se in questa fine-secolo non avremo un movimento verso riferimenti dogmatici di destra o di sinistra o anche localisti, verso chi afferma cose dure, decise: "Se vado da Rifondazione lo so perché lo faccio: ho la mia convinzione, le mie idee, sono sicuro, non faccio come voi, che siete tutti uguali". E' un'ipotesi. Non mi immagino uno sviluppo enorme, ma significativo sì. Ho pensato a questa ipotesi parlando con Robert Hue, il segretario nazionale del Pcf, un dirigente molto diverso da quelli con cui eravamo abituati con i comunisti francesi. Ebbene Hue mi diceva: "Voi osservatori, esperti, giornalisti, mi chiedete spesso di cambiare nome, ma all'estero i vostri comunisti, come sono chiamati? Ex-comunisti!". Non era stupida come battuta, nel senso che se si deve essere chiamati ex-comunisti, meglio rimanere comunisti, almeno c'è una certezza. Meglio avere un'identità, avere un nome, un dogma, in questa fine-secolo così incerta. Se quest'ipotesi ha un po' di validità, in Italia si potrà avere un piccolo sviluppo di Rifondazione Comunista, anche verso i giovani che cercano riferimenti e certezze, specialmente se il centrosinistra, l'Ulivo, arriverà al potere perché farà una politica molto moderata, come ha annunciato, con molte difficoltà sul piano economico, con ristrutturazioni, riforme dure dello Stato contro l'elettorato classico della sinistra. Rifondazione potrebbe sfruttare tutto questo, questo è il suo gioco sul piano tattico: precipitare le elezioni, per poter dire, nel caso di una sconfitta della sinistra: "L'unica opposizione siamo noi perché di fronte a Berlusconi voi avete già due sconfitte, quella del '94 e quella di adesso", oppure, per prendere tutto lo spazio a sinistra nel caso una vittoria del centrosinistra. Se lo fa come lo ha fatto il Pcf in Francia sarà un disastro. Il Pcf è stato colpito duramente perché la gente non ci credeva. Se, invece, Io fa "intelligentemente", come il Partito Comunista Spagnolo che ha costituito un fronte, l'Izquierda Unida, nel quale non era egemonico, non era l'unico protagonista, facendo accordi, sostenendo, a volte, alcune misure del governo, facendo un'opposizione critica, allora il ruolo di Rifondazione potrebbe diventare importante. C'è il rischio che in una situazione di grande incerteZ7..alo stesso razzismo penetri a sinistra? Questo noi l'abbiamo visto in Francia e adesso lo vediamo in Italia: un razzismo popolare, una forma di xenofobia differente dal razzismo tradizionale. La xenofobia dice: "Io difendo la mia particolarità, ho un po' di difficoltà ad accettare la particolarità dell'immigrato", "ti rifiuto perché penso che sei diverso e io penso che non ho bisogno di accettarti", mentre il razzismo è l'idea che uno è superiore all'altro, è il dire: "Non solo sono diverso dall'altro perché diverso, ma penso che sono a lui superiore e quindi devo fare alcune cose contro di lui". Voi italiani dovreste fare molta attenzione a non ripetere gli errori che su questo problema abbiamo fatto in Francia, dicendo subito: "Ah, siete razzisti!". Credo che così rischiamo di crearla la "realtà razzismo". Continuando a dire alla gente: "Siete razzisti", alla fine molta gente risponderà: "Dite che siamo razzisti? D'accordo siamo razzisti!". il Fronte di Le Pen è il primo partito operaio Queste tensioni vengono da popolazioni che sono in una situazione molto difficile, popolazioni operaie che perdono il lavoro, che non hanno più la loro cultura, che sono destrutturate come organizzazione di classe e organizzazione del lavoro. Hanno la sensazione che i partiti tradizionali di sinistra e i sindacati non s'interessino più a loro e nella disperazione, nel sentimento di ri-

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