Una città - anno V - n. 42 - giugno 1995

di cittadini e servizi sociali B Il punto massimo di sfiducia nello Stato come erogatore di servizi continua ad alimentare rancore e ribellione antifiscale e, al fondo, rifiuto della politica. Il primo obbiettivo deve essere quello che lo Stato, nei suoi due campi fondamentali, sanità e scuola, impari a produrre affettività. La diffidenza ormai cronica e l'avvelenamento prodotto dalla via giudiziaria alla difesa dei diritti. Uno stato sociale anche per gli esclusi, non solo egualitario per gli inclusi. Dibattito fra Aldo Bonomi, Filippo Bucarelli e Cesare Moreno. Aldo Bonomi, sociologo, Filippo Bucarelli, dirigente della Funzione Pubblica e Cesare Moreno, consulente del Ministero della Pubblica Istruzione, si confrontano sulle possibili prospettive di cambiamento nell'organizzazione dei servizi dello Stato nei prossimi anni. Bonomi. li mio punto di vista è quello di chi sta nel sociale e vede le conseguenze della trasformazione dello stato sociale. Qui subito faccio una prima annotazione: la trasformazionedell' amministrazione pubblica, già avviata, non è ancora riuscita a entrare in comunicazione con la società che la circonda; in altre parole, ci troviamo al punto di massima estraneità tra la macchina amministrativa e il sentire collettivo. Può succedere che questa estraneità venga superata proprio con operazioni precise e puntuali, però mi pare di poter dire che sia il mondo della scuola, dove lavora Moreno, sia il mondo della pubblica amministrazione, dove è collocato Bucarelli, oggi come oggi si trovano in una fase di assoluta delegittimazione rispetto al meccanismo della fiducia. Su questo faccio un ragionamento freddo: una grande componente del sentire collettivo odierno è il rancore che caratterizza la società italiana, un rancore che non si è ancora sedimentato, per cui c'è una grande voglia di prendersela con qualcuno. Questo avviene fondamentalmente perché sono venuti meno i grandi nemici collettivi e i grandi conflitti ed è nato un chiacchiericcio quotidiano che va a finire in rancore. Non c'è dubbio, poi, che l'obiettivo principale del rancore · sia la macchina amministrativa, in particolare la scuola e la sanità. Questi sono due luoghi verso i quali sarebbe effettivamente importante avviare subito un meccanismo di fiducia. uno Stato che produca affettività Un secondo aspetto che mi preme puntualizzare è che attualmente si percepisce solo lo smantellamento del welfare, ossia la fine di una macchina amministrativa che aveva nel welfare e nel meccanismo di uguaglianza i suoi elementi fondanti. Si percepisce, insomma, uno smantellamento e non, invece, una modernizzazione. Terzo dato: se dovessi dire in termini utopici quale dovrebbe essere una macchina amministrativa possibile, direi che almeno una delle cose che lo Stato dovrebbe imparare a produrre, -ed è molto difficile farlo-, dovrebbe essere l'affettività.Uso proprio questo termine estremo, perché non c'è dubbio che, oggi come oggi, in una società anomica, slabbrata e complessa come la nostra i servizi sono essenzialmente affettività: la carezza di un'infermiera all'ammalato terminale non si può produrre in base a un contratto; così come nell'affettività rientra il rapporto fra maestra e ·alfievo, fondato sull'educare in termini maieutici, e non riesco a capire come questo possa prodursi nell'attuale sistema; ma anche non far fare la fila per ritirare la pensione, non costringere qualcuno a timbrare I O mila volte un ticket sono modi dell'affettività. Quindi, il vero problema è come si produce affettività, in particolare per chi non ha la possibilità di comprarsela: può sembrare banale, ma prendersi in casa la cameriera filippina per assistere il padre ammalato, è uno dei modi di comprarsi affettività. Un secondo problema, cui accenno solo di sfuggita, è rappresentato dalla pubblica amministrazione intesa come Stato centrale, organizzato per ministeri e competenze. Questi mi sembrano i due nodi importanti, ed è riflettendo su questi problemi che molti dicono di volere lo Stato "minimo", "leggero", "sussidiario", -le terminologie sono tante-, ma ancora non vedo risultati o prospettive né ai bassi livelli, né ai livelli superiori della pubblica amministrazione. Bucare/li. Ciò che ha detto Bonomi è certamente una verità ed è chiaro che, per poter parlare di un cambiamento in atto, la pubblica amministrazione deve produrre risultati e costruire un processo comunicativo perché è su queste cose che si misura il cambiamento. Io credo, però, che ci siano due punti di vista: quello dei cittadini che si aspettano molto di più, rispetto al passato, dallo Stato per tutta una serie di ragioni (perché i soldi contano molto o perché lo stato sociale si è degradato) e un punto di vista interno. Da quest'ultimo punto di osservazione credo che si vedano già dei progressi. Cerco di spiegarmi: Bonomi ha detto che la crisi dello Stato come erogatore di servizi è una crisi molto profonda, una crisi di legittimazione. E' verissimo. Per la prima volta lo Stato inteso in senso lato, fino al Comune e alla Regione, deve dimostrare, ossia legittimare con dei risultati. il fatto di esistere quale erogatore di servizi. Questa è una novità degli ultimi anni che, da un lato, esaspera una crisi che c'è, ma dall'altro è una molla in più per il cambiamento, perché sappiamo che quando è indispensabile cambiare, alla fine si cambia. proposte di bagno e di riscaldamento FORLI' CESENA Via Golfarelli 64-66 Via Quinto Succi 62 Tel. 0543. 796666 Tel. 0547 • 383738 Fax 0543 • 725099 Fax 0547 • 631934 RAVENNA PESARO Via Faentina 5 Via Barilari 16 Tel. 0544 • 460732 Tel. e Fax Fax 0544 • 462337 0721 • 52282 Non solo si è toccato il fondo, ma oggi lo Stato rischia oggettivamente di fallire e si trova pertanto ad avere la stessa spinta che hanno le aziende private sull'orlo del crack. Questo elemento, unito ad altri, mi spinge a dire che in realtà l'apparato sta reagendo. Io non amo parlare di macchine amministrative, le organizzazioni, secondo me, bisogna piuttosto considerarle come organismi e quindi capaci di produrre anche affettività. Il mestiere di chi dà servizio è anche un saper dare queste cose e non solo l'informazione al momento giusto. Credo, però, che comincino ad esserci dei fatti circoscritti, ma positivi, che sono più visibili dall'interno che dal l'esterno. Per esempio, da cinque anni a questa parte si sta producendo un corpus normativo di indirizzo di grandissimo valore, che costituisce un punto di riferimento assolutamente nuovo, nel quale il cittadino è messo al primo posto insieme alla responsabilità del dirigente. "lo vado al Tor". "lo passo dai carabinieri" Poi, guardando i servizi, non è vero che l'inefficienza sia così diffusa. Sono responsabile dei Cento progetti al servizio dei cittadini. Questo progetto, messo in campo dal Dipartimento della Funzione Pubblica, è stato un osservatorio che ha consentito di portare alla luce una quantità di fenomeni innovativi locali di altissimo valore. Ci sono delle realtà della pubblica amministrazione, assolutamente non riconosciute, che si trovano a livelli eccellenti, per nulla inferiori al settore privato, che producono affettività, cortesia, puntualità, non creano file, mandano i certificati a casa ... Queste cose ammonteranno al 3-4% del totale, però contano, sono un segnale della possibilità di cambiare. L'altro elemento che mi induce ad essere ottimista è che queste realtà circoscritte vengono ora prese in considerazione: si parla di esportare i modelli che hanno funzionato in certi posti, si comincia a finanziare rinnovazione. Moreno. A proposito del rancore, mi sembra che attualmente i nostri rapporti con il settore pubblico si impostino così: "sono passato dai Carabinieri a denunciare, adesso cosa vogliamo fare?". Un giorno in un ufficio vedo un signore che batte al computer, mi viene presentato come il Maresciallo tal dei tali che ormai è lì in pianta stabile a verbalizzare. Allora ho chiesto ai funzionari: "ma secondo voi quando finisce questa storia?". Loro mi hanno detto che ci vorranno tre o quattro anni di buon funzionamento e piano piano la cosa si smaltirà. Succede, insomma, che il singolo impiegato, il singolo cittadino, non sentendosi più tutelato dall'amministrazione pubblica, ritiene di potersi tutelare solo attraverso un uso unilaterale, rancoroso, della giustizia formale. E' assolutamente evidente che si sono piegati i Tar, le Preture, al puro e semplice esercizio formale di una difesa di diritti che non sono diritti del cittadino o della collettività, ma del proprio privato interesse. Allora, io vedo un avvelenamento diffuso, per cui risalire la china di questa sfiducia generai izzata è molto difficile. Siamo arrivati al punto che a Napoli un insegnante, palesemente squilibrato dal punto di vista psichico, è stato nominato operatore per assistere i bambini con difficoltà psichiche e non c'è nessun meccanismo che mi consenta, finché non si arriva al morto, di impedire questa nomina. E pur avendo nominato 600 persone per questo incarico, basta che una sola vada in classe e malmeni un bambino per inficiare tutta l'operazione, perché la stampa enfatizza quell'unico caso. E quella persona è la stessa che ti viene anticipatamente a dire: "sono passato dai Carabinieri" oppure "io vado al Tar. ..", perché ha un mucchio di leggi, regolamenti, che le consentono di andare al Tare di avere anche ragione, salvo poi, dopo due mesi, scoprire che ha violentato un bambino e allora si fa l'indagine, l'inchiesta eccetera. Io mi trovo a trattare esattamente questa materia. Insomma, vedo il p1 oblema di un garantismo cieco, che poteva funzionare finché la gente utilizzava le norme formali per combattere i casi estremi, ma a questo punto siamo alla guerra di tutti contro tutti e la legge viene piegata a pure esigenze individuali. Il livello di litigiosità, che una volta era altissimo nei piccoli paesi di campagna dove si litigava per tre metri di confine, oggi si è addensato sul singolo impiegato, sul singolo cittadino, e da questa situazione è difficilissimo uscire se non ci sono dei segnali forti che facciano capire che i piccoli cambiamenti, di cui parla Bucarelli, fanno parte di un disegno politico e non sono semplicemente atti di buona volontà. Da questo punto di vista il mio pessimismo è radicale, perché non vedo nelle forze politiche una sufficiente attenzione a questi temi. Bonomi. lo non amo il rancore e non scambio il rancore per processo di cambiamento. Dico, però. che uno dei fattori di produzione del W CarrdaeRi irparmdiFi orlì s.p.A. ~~co~o, m, I ..... -l _j -, . ·-- _ ' GIOVANI da O a 10 annt da 11 a 19 anni Perloroil migliorfuturopossibile rancore, per dirla con una battuta brutta, è che in Italia abbiamo un sistema di tassazione che si avvicina al modello scandinavo in termini di pressione fiscale, ma non in termini di efficacia. Abbiamo una capacità di produzione dei servizi molto più bassa del sistema di tassazione, e ovviamente se tu paghi delle tasse per avere dei servizi che, nella percezione collettiva, si avvicinano a quelli dei paesi del ter.to mondo, si crea una forbice a lungo andare insopportabile. Questa forbice si può ridurre in due modi: pagando meno tasse, ed è una proposta a mio avviso demagogica, ma che ha una grande presa immediata (vedi i rapidi successi elettorali della Lega, prima, e del berlusconismo, poi) oppure si riduce la forbice tra sistema di tassazione e qualità dei servizi prodotti. Occorre tener presente la percezione del cittadino. Da alcuni anni, per motivi professionali, frequento molto spesso Roma e mi rendo conto che lo stereotipo secondo cui nella pubblica amministrazione non si fa niente non è vero: c'è gente che lavora anche essendo mal pagata; non c'è dubbio, tuttavia, che non si è ancora riusciti a far sì che le sperimentazioni che tu citi diventino percezione comune. La percezione della qualità del servizio inizia quando si prende un autobus, quando si utilizza una farmacia per il ticket, quando ci si serve dell'asilo nido o della scuola ... Noi siamo immersi in un mondo di servizi: appena usciamo dall'uscio di casa, dove abbiamo i servizi privati, rappresentati dalla cameriera o dal lavoro invisibile, siamo dentro un ciclo di servizi e la percezione colletti va è che questi servizi non funzionano. Questo è un grande problema politico, perché ha minato il rapporto di fiducia fra cittadino e universo della politica. Bucare/li. A mio avviso ci sono due modi di vedere entrambi giusti, ma utilizzabili in modo diverso. Il primo è vedere a che punto siamo, e quindi constatare che oggi la qualità media dei servizi prodotti dal settore pubblico si trova, su una scala da I a I O, a 2 rispetto alle esigenze e alle aspettative dei cittadini. L'altro modo di vedere le cose è dire che noi siamo vicini allo zero e che dobbiamo arrivare non dico a I O, ma almeno a 6 o a 7 e chiederci se questo cammino da fare verso uno Stato snello sia possibile o meno. Certamente bisogna abbandonare l'idea che la riforma della pubblica amministrazione sia qualcosa per cui, a un certo punto, dei signori illuminati si trovano fiiialmente d'accordo e producono d'un tratto la nuova pubblica amministrazione: si spinge un bottone e più di 3 milioni e500 mila impiegati delle pubbliche amministrazioni automaticamente si trasformano. E' chiaro che non è così. La riforma di fatto è un processo e come tale viene meglio percepita dall'interno, e da un osservatorio particolare come il mio, più che dall'esterno. Tuttavia la sensazione che questo processo sia in moto è molto più forte oggi che non tre anni fa. Ad esempio, l'Usi di Reggio Emilia che è stata premiata a livello europeo non è una torre isolata, è una delle buone cose, ancora molto poche, che esistono. Allora, impariamo da queste cose, facciamone dei modelli perché si tratta di risorse disponibili. Moreno. Da un osservatorio empirico come il mio noto che la gente percepisce l'amministrazione pubblica come un tutto globale: se, ad esempio, in una città funziona bene la scuola, ma i tram continuano a non funzionare, anche la scuola viene percepita come non funzionante, e così via. Al punto in cui si è arrivati non possiamo pensare che una singola amministrazione che funziona bene in una città, riesca ad invertire la situazione. Ma c'è anche di peggio. A me, per esempio, è capitato di telefonare per dare informazioni al cittadino, e immediatamenteègiratapertutta la città la voce che stavo facendo qualche cosa di losco. Sono stato, poi, ad una riunione di capi d'istituto ai quali, per la prima volta, era stata demandata la scelta, normalmente riservata al ministro, di nominare un certo numero di insegnanti d'appoggio. Bene, molti si sono alzati e hanno detto: "qui si fanno delle scelte clientelari!". Non erano in grado di distinguere fra quello che stavano facendo e lo stereotipo che avevano in testa. Perché? Perché l'azione che stavo conducendo in quel momento non era appoggiata dall'intera amministrazione ed era percepita come un'azione di smantellamento. "ma quando ti presenti alle elezioni?" Ho pure visto ai vertici del Ministero della Pubblica Istruzione -e per vertici intendo alcune decine di persone- funzionari eccellenti che hanno idee giuste e lavorano con dedizione per queste idee; ho visto alla base, nelle scuole. moltissime persone in gamba che lavorano, nonostante tutte le difficoltà; ma ho visto anche un corpo intermedio che resiste fortemente all'innovazione. Mi sono trovato più volte a ripetermi la frase latina timeo Da11aoset La sicurezza di unapensionientegrativa, " . . Per maggioriInformazionrivolgitialle AgenzieUnlpol UNIPOL ASSICURAZIONI I vosln valon sono i nostn valori ®

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