Una città - anno IV - n. 33 - giugno 1994

'offerta pianificata di sistemi di controllo delle I costo" dei figli. Il problema dell'immigrazione 1razione che preveda una possibilità di ascesa lella natalità. Intervista a Massimo Livi Bacci. circolazione di merci, si comincia in qualche modo ad ammettere che ci possa essere una circolazione di individui maggiormente libera. Questo avviene anche nell'ambito della Comunità Europea ma i flussi migratori tra paesi ormai così simili sono molto limitati. Invece in Europa manca una politica di integrazione delle politiche commerciali con quelle di scambio umano. Abbiamo una politica ancora estremamente protettiva per quanto riguarda l'agricoltura europea che certamente nuoce allo sviluppo di quei paesi che sono potenziali fonti di manodopera di immigrazione, di tutti i paesi del Nord Africa, per esempio. Quindi siamo nella contraddizione di dover conciliare il nostro desiderio di avere le porte chiuse per allentare le pressioni migratorie con politiche economiche ancora protezionistiche che non favoriscono quello sviluppo che solamente potrebbe permettere l'attenuarsi di questi flussi. Questo è uno dei grandi problemi da risolvere e su questo penso ci sarà una grande discussione. Di fronte a un Mediterraneo in espansione quali problemi si creeranno in Europa e che tipo di soluzioni potranno essere adottate? Innanzitutto il dato di fatto è che i paesi europei hanno chiuso le porte ali' immigrazione e stanno mettendo a punto, con gli accordi di Shengen, tecniche per il controllo dell'immigrazione, per migliorare quequesta politica? La mia risposta è che questa politica in futuro dovrà essere cambiata perlomeno per un paio di ragioni importanti. La prima è che in Italia, a partire dal 2000 comincerà ad esserci una diminuzione della popolazione in età lavorativa. Questo significherà che si formerà una domanda di lavoro aggiuntivo probabilmente nei settori a bassa produttività. come quelli dei servizi, soprattutto dei servizi personali che non hanno alcuna evoluzione di produttività. In più la popolazione italiana andrà invecchiando fortemente e quindi la domanda per certi tipi di servizi aumenterà. In secondo luogo in qualsiasi grande collettività come quella italiana ed europea esistono sempre, in qualsiasi epoca, spazi per arrivi produttivi, forse, in questo caso, al vertice o nei piani alti delle specializzazioni. Non si vede perché noi dovremmo chiudere le porte a tecnici, a persone capaci di inserirsi, di essere produttivi. Quindi ci sono valide ragioni perché i paesi europei siano destinati ad avere, nel lungo periodo, una sostenuta immigrazione che non vuole dire necessariamente immigrazione di massa. per integrarsi devono accettare nostri principi sta chiusura. Per ora la politica è questa, va Al Iora dovremmo fin da ora mettere in atto in questa direzione. Va anche detto che una seria politica dell'immigrazione con ogni paese, se vuole, ha le chiavi delle l'occhio al lungo e lunghissimo periodo e porte d'entrata, per cui non è affatto vero che ha molte implicazioni. Una politica che l'immigrazione clandestina sia inevi- che sia volta non tanto all'accoglienza, tabi le. Lo diventa quando non si controlla perché a questo si riduce spesso il dibattito, il mercato del lavoro, quando nessuno fa che cioè occorre accogliere, sistemare, ispezioni nelle cucine delle pizzerie dove eccetera, ma proprio a un'integrazione che c'è un lavapiatti illegale. Il che vuol dire significa aprire ali' immigrato i meccaniche, in realtà, non si vuole fermare vera- smi di mobilità professionale e ascensiomente l'immigrazione clandestina. nale. Nessuno immigra per restare un lavaBìmunf 1t>a ~c~t èGrene diatt· r.ei arl cOa, e perché lo restino anche i suoi figli, i nipoti. i pronipoti. Occorre che esistano e funzionino delle prospettive di crescita verticale, come funzionano nel continente nordamericano, che sarà pur criticabile sotto tanti punti di vista ma dove l'ascesa sociale è aperta ali' immigrato. E siccome l'unico capitale che ha l'immigrato è il ~uo lavoro, la sua 11a1uraf endowme111, la sua dotazione naturale, è ovvio che permettere ali' immigrato di esprimersi al meglio è la condizione per una vera integrazione. Questo è un tema che non verrà fuori dalla Conferenza del Cairo perché in realtà la conferenza sarà dominata dai temi dei paesi in via di sviluppo, però questo è il tema dei decenni futuri per l'Europa e per I' ltal ia. Quindi comunque si andrà verso una società multietnica? Ma cosa si intende per società multietnica? lo, lo ripeto, credo inevitabile un robusto processo di integrazione, che si fa attraverso la scuola, la formazione professionale e che si fa anche attraverso un'adozione, da parte di chi arriva, dei valori della società in cui si arri va. Credo che il multietnicismo spinto, cioè in un punto di vista molto in voga nella sinistra fino a poco tempo fa, mi chiedo se lo sia tuttora, o anche, per ragioni opposte, nella destra estrema, sia pericolosissimo perché tende a mantenere più a lungo nella subordinazione e nell'esclusione l'immigrato di quanto non faccia una politica di integrazione. Che naturalmente deve essere una politica saggia, non impositiva. In America ci si attende da ogni immigrato che, anche mantenendo i suoi costumi, le sue abitudini alimentari. se vuole anche la sua lingua, aderisca però a quei principi che poi lo rendono naturalmente candidato a diventare cittadino. E diventare cittadino americano è l'obbiettivo naturale dell'immigrato in America. D'altra parte per quante riserve culturali si possano creare (riserve nel senso di riserve indiane) a protezione della particolarità culturale, la pressione culturale del paese ospitante sarà talmente forte e potente e la disuguaglianza nell'uso dei mezzi di comunicazione talmente enorme che sarà inevitabile che quella particolarità resti schiacciata. Naturalmente integrazione non vuol dire che l'islamico debba diventare cattolico, ci mancherebbe altro. Però non vedo neanche come il nostro sistema potrebbe mai accettare la poligamia. Integrazione vuol dire apertura di tutti i canali che permettono alla persona di esser parte, di non essere esclusa. Quindi il problema della residenza, della ciuadinanza, dei diritti politici. Certo una costituzione come quella tedesca, per cui un tedesco emigrato in Russia nel quindicesimo secolo coi cavalieri teutonici ha diritto alla cittadinanza tedesca mentre non ha questo diritto un turco che vive in Germania da 50 anni, non è il modo migliore per arrivare a un'integrazione dell'immigrato. L'immigrato non lavora solo per sé stesso, lavora per i suoi figli, è disposto al suo sacrificio, ma deve avere un orizzonte aperto. Tornando al problema della natalità. Noi siamo a un punto molto basso, anche preoccupante. Cosa si può prevedere? Non si può sapere né capire cosa può avvenire in futuro. lo credo che ci sia una reversibilità degli andamenti, ci sono dei casi in Europa in cui questo è avvenuto: il caso della Svezia è tipico. Credo che la bassissima natalità dell'Italia, e della Spagna, sia in parte dovuta ad un fattore, non dico congiunturale, ma storico particolare: la velocità con cui l'Italia e la Spagna sono usciti da un sistema culturale e sono entrati in un altro. Transizioni che in altri paesi hanno preso decenni o addirittura un secolo da noi sono avvenute in vent'anni. L'entrata della donna nel mercato del lavoro è stata subitanea e rapidissima e questo, in un sistema del tutto impreparato a questo mutamento, ha fatto sì che si contraesse molto fortemente la natalità. Di fronte a strutture sociali poco preparate ad aiutare la donna a conciliare la famiglia, il lavoro e la maternità, la carta perdente è stata la natalità. Non è detto che questo possa durare in eterno, credo che ci possano essere dei mutamenti. Naturalmente occorre che questi mutamenti siano aiutati e favoriti. E qui si apre il capitolo delle eventuali politiche per favorire un ritorno a dei livelli di produttività adeguati, più elevati di quelli attuali. Anche qui però la soluzione può essere solo nella proposta di un "pacchetto" di incentivi? Sono scettico su pacchetti che si riproponessero, con misure immediate, di rovesciare le preferenze e la domanda di figli nelle coppie. Una coppia quando decide di avere un figlio fa dei ragionamenti molto complessi che non possono essere influenzati da un assegno più corposo di un altro, le coppie fanno ragionamenti di lunghissimo periodo. Non conta solamente quanto costa un figi io oggi ma, per esempio. conta anche quando il figlio diventerà autonomo. Certo che se noi li continuiamo a fare studiare fino a trent'anni, vuol dire che qualsiasi coppia avrà un figlio a carico fino alla vecchiaia e certo questo non è il modo migliore per incoraggiarla ad avere figli. Credo che i ragionamenti siano tutti di lungo periodo e che su questo bisogna agire, facendo una serie di interventi che di per sé sono buoni e che quindi dovrebbero essere accettati da tutti. Tutto ciò che rende meno complesso e più facile la procreazione penso sia qualcosa che vada esperito. Mi riferisco, per esempio. al coordinamento di tutto ciò che ha a che fare coi tempi: i tempi della scuola, del lavoro, delle vacanze, tempi ed orari che da noi sono ancora schizofrenici e il cui coordinamento avrebbe costo zero o vicino allo zero. Mi riferisco a tutto ciò che elimina l'iniquità dell'imposizione fiscale. Oggi la base dell'imposta è il reddito familiare e non il reddito capitario della famiglia, quindi la progressività funziona perversamente per le famiglie più numerose che finiscono per avere, in termini di reddito procapite, un reddito modesto. immettere prima i giovani nel ciclo produttivo In altri termini: una famiglia di quattro persone che ha lo stesso reddito di una formata da due persone avrà invece un reddito procapite pari alla metà del reddito procapite della famiglia di due, ma il livello di tassazione, salvo qualche piccola detrazione, sarà lo stesso. Questo è uno degli aspetti più macroscopici. Poi ce ne sono tanti altri. Nel ciclo della vita si può aver bisogno di cambiare casa perché mutano i bisogni familiari e allora si dovrebbe rendere più facile, non tanto l'acquisto della casa, quanto il mercato della casa che è molto rigido. Se io voglio cambiare la mia casa che costa cento con un'altra casa che costa cento, ma più adatta, ci rimetto il 30% in tasse, non posso, cioè, fare uno scambio alla pari. Soprattutto, però, credo sia importante una politica dei giovani. Non tanto la politica di incoraggiamento ad avere figli, ma la politica che metta i figli nel circuito produttivo più presto, che accorci gli interminabili cicli di studio, che magari permetta di tornare a studiare dopo 3, 4, 5 anni di esperienza lavorativa, ma che dia il segnale che un figlio non deve essere per forza a carico della famiglia fino ai 25-30 anni. Credo che tutto questo sia più importante che dare un milione in più per un anno alle famiglie che hanno un secondo o un terzo figlio. E naturalmente è importante anche una politica di organizzazione dei tempi nel- !' ambito della famiglia: ancora oggi, come indicano tutte le indagini, nell'utilizzazione del tempo di lavoro familiare sono sfavoritissime le donne. Si tratta di un cambio di costumi che non sarà certo veloce, ma che potrebbe essere favorito. In caso contrario ci vorrà più tempo perché si produca e più a lungo perdureranno gli aspetti negativi. - UNA CITTA' 0

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