Una città - anno IV - n. 32 - maggio 1994

individuo diverso, che mette al primo posto il bene comune. Sembrano parole di un altro tempo, ma vorrei ricordare che quando, nel 1943, Simone Yeil. francese rifugiata in Inghilterra. scrive il libro Deracinement, "Sradicamento". spiega che esistono due modi di amare la Francia: si può amare la Francia per la gloria e la grandezza che la Francia ha avuto nei secoli. ma si può anche amare la Francia perché si vede in lei, nella repubblica. un valore fragile, un valore che continuamente rischia di perire. un valore che è minacciato e che richiede carità. Tani' è vero che, quando distingue fra patriottismo e nazionalismo, parla di due modi di amare, probabilmente incompatibili l'uno con l"altro: unonascedall'ammirazionc per la grandezza della nazione, l'altro nasce dalla partecipazione ai mali immeritati che toccano ai nostri concilladini. Secondo me abbiamo bisogno di questo secondo tipo di patriotti mo e non del primo. E poiché parlando di virtù civile non parliamo di teorie. ma di un modo di agire in base a passioni. dobbiamo avere un Ii nguaggio che sappia far crescere i I tipo cli passioni di cui la democrazia ha bisogno. che si fondi sul fallo che ognuno di noi è attaccato alla propria cultura. che intervenga su questo attaccamento per trasformarlo in un auaccamcnto alla libertà comune. Tanto più che in momenti in cui una nazione allraversa cri<,i morali e politiche profonde come quel la che attraversa 1•llal ia adesso, è quasi sicuro che nasca nei cittadini -soprallutto nei più poveri, <,oprallutto in quelli che hanno meno ragioni di essere contenti e soddisfalli come indigeneità o di purificazione. Sollolineo il fatto che i rischi sono maggiori soprallutto nei ceti più svantaggiati. perché chiunque. tudi la storia del nazionalismo a benissimo che sono gli svantaggiati ad essere nazionalisti ed è comprensibile perché sesi è discriminati, sesi è poveri, se non si ha nulla di cui essere contenti come individui. almeno --voglio essere tedesco··. "voglio essere americano .., '·voglio essere francese··: c'è più bisogno cli identificazione nella nazione. d'un tratto le parole Italia e patria risultarono vere ... Questo, pertanto, è un terreno che non possiamo lasciare abbandonato: dobbiamo avere la capacità di contrastarlo con una buona retorica. Ciò di cui sto parlando è appunto una buona retorica. E vorrei fare osservare ai miei amici della sinistra -non è un mi~tcro a che parte politica io appartenga- che, più di ogni altra forza politica. la 5.inistra ha bisogno di un linguaggio dcli" unità, cioè di chiamare cittadini. individui, donne. uomini diversi ad agire in icmc per lunghi periodi. Cos'è l'insieme? Che cosa unisce. che cosa può unire uomini e donne diversi se non l'idea di fare qualche cosa per il bene comune della patria. per la libertà comune? La sinistra. <,ccondomc. senza entrare nella trappola cli scegliere il linguaggio della omogeneità, di cercare di fare delle nostre città cillà omogenee. deve avere un suo linguaggio dell'unità. Rcccntcmcn1c <,ul New York Time~ c'è vidui- il desiderio di trovare un riscatto stata una discu<,<,ionc molto in1crcs<,an1c nazionale, di ritrovare un orgoglio nazio- fra due filosofi americani, uno dei quali, nalc, una dignità nazionale. Se non si sa Richard Rorty. ha fatto prc<,cntc che in dare a questo bisogno la risposta giusta America la ~ini<,tra,i progressisti, non hanfiniranno per essere ascoltate le parole dei no ouenuto un ri<,ultato significativo se nazionalisti che chiamano al riscauo della non quando sono <,lati capaci cli farsi rico- Brol r oteicazzG n,-oosB raococoni come patrioti, come americani. Ora si può dire che questo vale per 1•America e non per l'hai ia. ma io dubito che senza un linguaggio dell'unità la sinistra possa spingere molti uomini e molte donne ad impegnarsi per obbieuivi di trasformazione sociale. E quale può essere questo linguaggio dell'unità? lo penso che sia solo quello del patriottismo civile che ho sottolineato prima. Si potrebbe obiettare che questo tipo di patriottismo politico è morto e sepolto. è una cosa del passato quindi non vale la pena parlarne. Rispondo che questo è probabilmente vero, ma se è vero che questo tipo di patriottismo è morto e sepolto temo che dovremo anche rassegnarci a vedere la nostra democrazia dissolversi in una spirale perversa cli corruzione e nazionalismo. E vorrei anche osservare che gli ideali. quando sono radicati in una tradizione culturale, a volte. sorprendentemente. rinascono. A questo proposito mi hanno colpito alcune righe scritte da Natalia Ginzburg nel I 944: ''Le strade e le piazze delle cillà. teatro un tempo della nostra noia di adolescenti e oggetto del nostro altezzoso disprezzo. diventarono i luoghi che era necessario di fendere. Le parole "patria" e "ltal ia". che ci avevano tanto nauseato fra le pareti della scuola perché sempre accompagnatc dall 'aggcttivo "fascista", perché gonfie di vuoto, ci apparvero d'un tratto senza aggettivi e così trasformate che ci sembrò di averle udite e pensate per la prima volta. o· un trailo alle nm,trc orecchie ri!-,ultarono vere. Eravamo là per difendere la patria e la patria erano quelle wacle e quel le piazze, i nostri cari e la no!->lrainfan1.ia. e tutta la gente che pa!-,!-,ava. Una verità così scmpl ice e così ovvia ci parve !-,tranaperché eravamo cresciuti con la convinzione che noi non avevamo patria e che eravamo venuti a nascere, per nostra di!->grazia. in un punto gonfio di vuoto. E ancor più !-,tranoci \Cmhrava il fatto che, per amore di 1u11iquegli !-,COnO!-,Ciucthi e FACCIAMO BENE : LA STORIA CHE ·, passavano, e per amore di un futuro ignoto ma di cui scorgevamo in distanza. fra privazioni edevastazioni, lasoliditàe lo splendore, ognuno era pronto a perdere sestesso e la propria vita." Perdersi per ritrovarsi più ricchi. dare la propria vita per atlaccamento a gente che non sono nostri parenti: camminano per le stesse strade nelle stesse città. Essere disponibili a lavorare per un futuro vago, difficile, incerto. scoprire di avere cose in comune che vale la pena di difendere. Questi sono i sentimenti che Natalia Ginzburg descrive. Sentimenti che appartengono al patrio11ismo politico e corrispondono a sentimenti diffusi durante la Resistcriza e nel periodo della ricostruzione, che però non si tradussero in un linguaggio condiviso del patrio11ismo perché gli i111ellcuuali italiani non seppero. come disse Croce, o non vollero, essere capaci di dire ai propri concitladini che patria significa libertà comune. che amare la patria significa avere un impegno generoso che non ha niente a che vedere con il nazionalismo. la retorica monarchica, la retorica fascista. Gli intcllclluali italiani non hanno saputo dire che le grandi democrazie moderne sono nate e sono state so tenute da questo tipo di linguaggio del patriottismo. Speriamo di non dover passare attraverso gli orrori della guerra e della dittatura per riscoprire il significato migliore del patriottismo, per riscoprire quel patriottismo poi itico che sostiene l'impegno civile, ovvero cli quel patriottismo che è a11accamento alla libcrtù comune, che è carità. che non ha bisogno di omogeneità, che può stare benissimo insieme alla diversità culturale e rcligio~a. che non ha bi!-,ogno di purezza etnica. Un patriottismo che ha solo bisogno cli buon governo, di partecipazione democratica nelle diverse espressioni della società civile, ha bi!-,ogno. in una parola, cli politica nel significato più genuino ciel termine. - Cl HA FAffO Qualche giorno prima del 25 aprile sulle pareti di una classe delle scuole superiori è apparso un manifesto tricolore con sovrascritto «W la Resistenza». Sorpresa felice: erano anni che l'anniversario della liberazione veniva celebrato ritualisticamente come semplice giornata di vacanza, senza memoria, senza coscienza del suo significato. La svolta politica ha ritualizzato il passato, ci ha ricondotto la sua importanza. Sì, ma per un attimo. Dopo il consumo, tutto è finito subito. Era dunque solo la paura che succedesse qualcosa a farcene parlare prima? Non proprio o almeno non sempre. Quei giovani studenti, con i loro manifesti e manifestini sulla Resistenza, è da anni che sviluppano la ricerca storica locale su quel periodo; da anni si servono di una settimana di istruzione (che per i più è "settimana bianca" ...) come studio della resistenza in Val d'Ossola, contatto con i suoi testimoni, pubblicazioni, mostre. Anche a scuola, se l'insegnante sa e vuole, si può far molto. Ma non si può lasciare l'importanza della conoscenza storica alla pura iniziativa di qualche professore straordinario o solo alle rievocazioni del calendario. L'accoglienza, anche polemica, che ha accolto in diverse scuole la proiezione del film "Schindler's list" fa sospettare che non si fosse molto preparati: è prevalso lo spettacolo sul suo significato. E invece, riappropriarsi del proprio passato è condizione per esistere come popolo. Non per nulla l'antisemitismo mira a distruggere la memoria storica con il revisionismo; o anche dissacrando i cimiteri ebraici, come ricordava Tullia Zevi un anno fa proprio qui a Forlì. Per manipolare il futuro bisogna dimenticare o almeno correggere la memoria del passato. Così si proscrivono i testi scolastici di storia (Spini, Villari ...) se ne raccomandano altri, e anche nell'editoria cattolica ricompare l'elogio dell'Inquisizione: operazione applaudita dalla "destra cattolica più stupida e disonesta" (A. Romeo). Eppure come ha insegnato Santyllana ed è ben scolpito a Dachau "chi non ricorda gli orrori del passato rischia di riviverli ancora". Con quale coraggio ci si permette di rivangare la qualifica di "popolo deicida" per gli Ebrei, quando si sa bene che proprio questo è stato il motivo radicale della loro millenaria persecuzione re)igiosa? La Chiesa cattolica, dopotutto, con tanto di motivi, ha formalmente rigettato quell'accusa infame, assurda e ingiusta. Mons. Tonini ha benignamente proposto, per l'onorevole "cattolica" che l'ha risfoderata, il minimo della pena: "confusione mentale". Il credente che ripercorre la storia, anche la propria storia ecclesiale, non lo fa con la malizia dell'apologeta, ma con quella memoria penitenziale, che oltre al pregio della sincerità è l'unico segno credibile di conversione: non sopire, ma confessare. Capire il perché, le ragioni e i modi più profondi degli "errori e orrori" compiuti anche dalla Chiesa nel suo cammino storico: questo è autentico servizio alla Chiesa, ha ricordato recentemente il Papa stesso. Ma a volte l'interesse, si serve di altri appigli pseudo-religiosi per cambiare il passato: il perdono cristiano usato ideologicamente per pareggiare tutto; vittime e assassini unificati perché, si dice, morti tutti per i propri ideali. No. Non è così che si costruisce il futuro comune e nuovo della nostra società. Perché il perdono devono offrirlo con la loro magnanimità le vittime stesse; e perché la coscienza morale, anche pura ed eroica, non impedisce il giudizio storico che riguarda i fronti del comportamento, della lotta di liberazione, oltre le anche buone intenzioni dei singoli. L'attuale democrazia per tutti è nata dalla Resistenza di alcuni. Con questo franco riconoscimento si può riawiare il futuro di concordia. Sergio Sala REDAZIONE: Rosanna Ambrogetti, Fausto Fabbri, Silvana Massetti. Franco Melandri, Morena Mordenti, Rocco Ronchi, Massimo Tesei, Gianni Saporetti (coordinatore). INTERVISTE A Marino Sinibaldi: Franco Mclandri. A Gio\'(1111D1ei Luna: Gianni Saporctti.A Augusro11/wn;nati: Marco Bellini. A UmbertoCroppi: Fr,rnco Melandri. A GianniSofri: GianniS~porctti.A Cmerina: MassimoTcsci. Nella pagina centrale la ricerca è a cura di Emanuela. Delia. Marcella. Eli,abcna, Valeria. studente,se del Liceo Alfieri di Tonno. FOTO In COf>Crtina:autodromo di Imola. Foto: di Fau,to Fabbn. A pagg. 6-7: d, Rcn,o Pirini e Paolo Riccibini. ;\ pagg. 1-1-15: t:l\•ole tranc da Atlante strategico (G. Chahand e J P. Ragcau •cd.Sci. Torino). COLLABORATORI Rita Agnello. Edoardo Albinati. Loretta Amadori. Anto• nella Anedda. Giulia Apollonio. Marco Bellini. Paolo Bertoni. Patrizia Beni. Vincenzo Bughani. Paolo Cesari. Mid1cle Colafato. Dolore, David. Gianni D'Elia. Zlmko Dizdarcv,c. Rodolfo Galeotti. Liana Gavelli. Diano Leoni. Fabio Lev,. Marzio Malpczzi. Massimo Manarclli. Linda Prati. Carlo Poleni. Gigi Riva.don Sergio Sala. Sulamit Schncider. Grafica: "Ca.,a Walden". Fotoliti: SCRIBA. UNA ClffA'

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