Una città - anno IV - n. 32 - maggio 1994

UNA SINIST ASOCIALE La separazione tra sociale e politico degli anni 80, colmata dalla televisione. Il modello raitre del processo del lunedì. La grande sconfitta operaia alla Fiat. Una sinistra senza dramma, senza pathos, priva di identità e incapace ormai di pedagogia. L'identità "così come si è" della destra. Intervista a Giovanni De Luna. Giovanni De Luna insegna Storia dei partiti e dei movimenti politici all'Università di Torino. condare la tendenza così com· è, cercando semplicemente di conquistare il consenso, senza entrare dentro i meccanismi di sedimentaSi ritorna sempre a parlare di zione deir identità. anni '80 e delle trasformazioni La sinistra, negli anni '80, abbansociali e politiche avvenute allo- dona questo ruolo pedagogico. 01ra. Tu come la vedi? tre alla forma partito, PCI, ecceteNon è vero che Forza Italia è stata ra, tulle quelle cose di cui valeva la fatta in tre mesi. pena liberarsi, abbandona anche E' stata fatta in tre mesi dal punto di questo compito fondamentale, quevista organizzativo, ma alle spalle sto ruolo di una pedagogia, se vuoi ha un'incubazione che è totalmen- anche autoritaria, nei confronti di te dentro gli anni '80 una società, che però lasciata a se Il giudizio sugli anni' 80 mi sembra stessa viene abbandonata alle sue che ritorni un po' come un elemen- pulsioni più devastanti. to ricorrente ali' interno delle tema- In questo deficit dell'agire polititiche della vostra rivista. Ed è evi- co, nel fallo che i partiti perdono di dente che dopo la fibrillazione, dopo vista completamente la nozione del la febbre politica degli anni '70, bene comune e si avviluppano in dopo quei grandi progelli di tra- questo nodo di interessi, di affari, sformazione, ci dovesse essere una veramente disgustosi, in questo, pausa, un qualche modo di tirare il credo, si sia veramente consumata fiato. Ma pure l'Italia che il 18 una vera e propria tragedia. Il ruolo aprile I948 votò la democrazia cri- del PSI, di Craxi, nel consegnarci stiana non era soltanto anticomuni- questa Italia, è stato veramente tersta, filofascista, voleva anche tira- rificante, perché Craxi ha reso pare il fiato dopo la guerra, la resi- radigmatica questa tendenza. Questenza. Il corpo sociale ha una sua sta tendenza c'è sempre stata nella fisiologia, tu non puoi pretendere DC, ma nel farla diventare il parada un popolo di restare sempre al di digma·assoluto di riferimento solo sopra degli eventi. In fondo negli Craxi poteva riuscirci. anni '70 si pensava che nel conflit- Da questo punto di vista è stato to la persona dava il meglio di se veramente l'avvelenamento dei stessa, è nel conflitto che si attinge pozzi nella comunità rurale. Renalle energie migliori, alle più ripo- dendo impossibile lacomunicazioste, alle più profonde, dove si è in ne fra la politica e il sociale, ha grado di formare un'identità non di abbandonato il sociale a se stesso. compromesso, di appiattimento, di E tieni presente che il sociale, libetirare a campare. Ci sono fasi in cui rato dalla politica, non sempre si tupuoichiedereallagentediessere coniuga con le nefandezze, è in così e quindi di riconoscersi in una grado di sprigionare anche energie sorta di minoranza eroica, ci sono estremamentepositive.Eneglianni delle altre fasi in cui questo non è '80 il sociale liberato dalla politica possibile, in cui, quella che è l' lta- è stato in grado di trasmellere anlia profonda riemerge. che messaggi forti. Basta pensare a Gli anni '80 hanno sicuramente un valore come quello del familiquesto aspetto fisiologico rispetto smo, che è un valore tipico del alla nostra storia. Però poi basta. sociale. Perché al di là di questo scenario Se nel sociale degli anni '80 c'è che tiene più alla psicologia collet- stato un ripristino vigoroso del fativa, gli anni '80 sono veramente milismo amorale, ci sono state anun buco nero nella coscienza civi- che tutta una serie di iniziative, le, anni in cui si consuma il dram- come quella dei familiari delle vitma della separazione del sociale time di Ustica, o delle mamme dei dal politico, in cui saltano tutti i drogati, eccetera, che pur avendo meccanismi di confronto e il politi- un impianto di tipo familistico, reco diventa totalmente autoreferen- spiravano l'atmosfera del bene coziale, i partiti guardano solo a se mune. stessi, il loro linguaggio si rivolge Quindi, certo che il sociale, attrasolo al loro interno ... quando dico verso il volontariato, è stato in grapolitica lo dico in senso lato, tutta do anche di sprigionare energie una classe dirigente che in qualche positive, di canalizzare tulla una modo si è rinchiusa in se stessa, serie di valori edificanti attraverso buttando via il bambino con l'ac- delle minoranze, ma la stragrande qua sporca. Buttando via un mo- maggioranza del sociale, abbandodello di organizzazione della poli- nato a se stesso, ha fatto emergere tica, che certo era un modello inva- quello che chiamerei un dato autosivo, a volte anche repressivo ri- biografico della nazione: le stimspetto all'autonomia, rispetto al- mate del particolarismo, dell'indil'aggregazione dal basso, che però vidualismo, del progeuo esistenaveva una forte carica pedagogica. ziale "tengo famiglia e mi faccio i E quella è poi l'identità forte della fatti miei". Un'Italia avida, grella, sinistra, il suo patrimonio geneti- bisognosa di essere rassicurata rico: conoscere la realtà per trasfor- guardo ai propri interessi materiali, marla, non per aderirvi. E' un vec- _f e totalmente disinteressata a qualchio progeuo giacobino, di artifi- siasi altra dimensione di proge11uacialismo della costruzione della lità collettiva, di protagonismo colsocietà, dove le identità e le appar- lettivo. tenenze sono quelle che l'agire La Lega e Forza Italia nascono da politico riesce a costruire, non quel- lì, nella divaricazione fra il sociale le naturalistiche così come si sono e il politico, in un sociale ormai determinate. fuori dalla politica che va a seguire In questo senso Berlusconi, Forza quel tipo di pulsioni. Berlusconi Italia, rappresentano appunto un colma questo gap, questa divaricaaltro modello di relazione con il zione. sociale: quello di assecondarlo nel- Una sinistra unita e una destra la sua naturalità. Il messaggio della divisa. In realtà le cose, nel paese, Lega è quello: la tua appartenenza stavano molto diversamente. è la più giusta possibile, e quindi ti Lo dico con franchezza, questoriconsente immediatamente .... E' poi, sultato non mi ha sorpreso. Non se vuoi, la logica, in Berlusconi, sono mai stato ouimista guardando non nella Lega, del venditore: asse- la sinistra, perché, in primo luogo, mi sembrava che le sue condizioni ogge11ive fossero drammatiche sia a livello di organizzazione politica sia a livello di presenza nella società. Tuili i soggelli sociali tradizionali di riferimento della sinistra erano muti, apatici, non erano in grado di imprimere un loro dinamismo al sociale. Il secondo elemento di pessimismo era la pochezza, il pressapochismo degli apparati politici della sinistra. Lo dico con franchezza, ho ritenuto ridicola Alleanza Democratica, mi faceva impressione la sua vacuità, il suo essere giuliva. Questo essere allegri, questa contentezza intelleuuale, era una cosa raccapricciante. Tra l'altro a me sembra che una sinistra senza pathos, senza dramma, non è una sinistra, è un'ameba salottiera. Terzo, la funzione di totale supplenza data alla magistratura nei confronti di una iniziativa politica, mi sembrava anche quella preoccupante. Non perché la magistratura non andasse bene -la magistratura mi ha fallo anche togliere delle soddisfazioni, l'idea che mi abbia liberato, io penso anche al sud, penso a Salerno, di Carmelo Conte e di Paolo Del Mese, per me è una cosa fondamentale- ma perché una cosa è essere tifosi della Juventus, e quindi assistere a una partita di calcio, l'altra cosa è essere protagonisti. Noi siamo stati spettatori, tifosi, abbiamo fauo il tifo per la squadra migliore contro questi disgraziati, però siamo stati totalmente passivi in tulla questa vicenda ... li mio pessimismo rispetto ali' orizzonte complessivo della sinistra era esplicito. Per la prima volta nella storia d'Italia mi pareva però che la destra avesse più problemi della sinistra, che le componenti della destra avessero un'impossibilità quasi oggettiva a trovare un accordo. Mi sembrava che tra un movimento totalmente definito dall'economia, dalla materialità del mercato, dal pragmatismo, come quello della Lega, e un elemento come il Msi, grondante identità, appartenenza, ideologia, statalismo, ci fosse proprio come un'incompatibilità genetica. Che il piccolo padroncino della Brianza della Lega e il militante del Msi romano, ministeriale, burocratico, fossero due persone che messe insieme in una stanza, si sarebbero ammazzate di botte immediatamente. Quindi non ero ottimista per la forza della sinistra. ma per questa debolezza organica della destra. E invece? So11ovalutavo due cose: la permanenza in questa Italia profonda dei nostri caratteri originari, che a torto avevo immaginato che le grandi trasformazioni degli anni '60avessero cambiato e la sottovalutazione della potenza della comunicazione, e del rapporto che fra comunicazione e politica si era instaurato negli anni '80. E non penso al moloch, al grande fratello, penso a un rapporto tra politica e comunicazione televisiva molto strullurato, molto organizzato, fuori da ogni contesto liberticida. Rispetto al primo punto, per capire questa Italia, basta riflellere su Giuliano Ferrara, che è veramente il rappresentante più degno ed emblematico di quel che è successo. li suo libro Lettere ai compagni, pubblicato da Laterza nel 1989, è veramente sintomatico: lui chiede a tutti di essere come lui. "Ma che cazzo ABBONATEVI A UNA CITTA' ABBONAMENTO ANNUALE a 1 O numeri: 30000 lire. Sostenitore: 50000 lire. e.e. P. N.12405478 intestato a Coop. Una Città a r.l. Redazione: p.za Dante 21, 47100 Forlì - Tel. e fax: 0543/21422. La redazione è aperta tutti i giorni, certamente dalle 17 alle 19. Una cituì si può trovare nelle librerie: a Bologna: "Feltri11elli"."Tempi moderni", e Libreria Delle Moline; a Cesena: "Dedalus". "Bellini" "Minerva": a Faenza: "Moby Dick": a Padova: alla "'Feltrinelli": a Pesaro: "Pe.mro Libri"; a Milano: nelle tre "Feltrinelli", alla "Utopia", alle librerie della Statale, "CUEM" di Via FesJa del Perdono e "CUESP" di Via Conservatorio. B1ouotecaGino Bianco volete, gli ideali, parliamoci chiaro, per due milioni in più, noi facciamo i salti mortali, abbandoniamoci con volu11àa questo ...". Esattamente la negazione della sinistra che riconosce le debolezze degli uomini, però non le accetta in quanto dato naturale e cerca di trasformarle e di cambiarle. "Basta con questa tensione morale, questo impaccio dell'etica ... , qui c'è la ricchezza, il mercato ... godiamocela, rivoltiamoci nel fango tutti insieme ..." Questo era il suo messaggio. "Ce l'avete con Craxi perché vorreste essere come lui ... ma allora fatelo!". Craxi esteso a tutti quanti gli italiani ... Noi, intorno a Giuliano Ferrara, potevamo costruire un modello antropologico dell'Italia che era nata negli anni '80. Lui era nato, si era ingrassato nell'Italia di questi anni, e ne rappresentava visibilmente la traduzione. C'era un'Italia profonda che si riconosceva totalmente dentro quel tipo di contenitore, dentro quel tipo di messaggio. Quindi, il problema della discesa in campo di Berlusconi, sotto questo punto di vista, è un problema identitario: il modello Berlusconi, come il modello Lega, sedimenta identità e appartenenza, la sinistra non più. Questa è la cosa fondamentale. La sinistra che identità trasmette? Rispetto all'identità antropologica all'interno del quale si era strutturato l'universo della sinistra -l'operaio di Borgo San Paolo, serio, lavoratore, monogamo, ecc.- per tanti versi anche criticabile, ma quella era una proposta di identità. Adesso qual è la proposta di identità? La proposta di identità della destra è chiara, è quella lì: riconosciamoci per quello che siamo, abbandoniamoci con voluttà a questo nostro modo di essere ... Il secondo versante è il modo in cui si è strutturato il rapporto tra politica e televisione. In tutti gli anni '70, nell'incontro con la politica la televisione era una sorta di contenitore neutro che la politica occupava sulla base delle sue regole. Gli spazi della politica in televisione erano tribuna elettorale, tribuna politica, dentro le quali c'era la conferenza, c'era il doppio pello che parlava, cioè tutti i luoghi della politica dentro la televisione avevano ancora il marchio del fallo che erano nati nella politica e non nella televisione. La televisione prestava il suo contenitore a queste irruzioni dall'esterno, che però erano parentetiche, perché poi c'era l'intrattenimento, c'era il quiz, e poi la tribunaelellorale ... Negli anni '80 questo modello, che in qualche modo rappresentava la subalternità della televisione alla politica, si ribalta: la politica diventa totalmente subordinata alla comunicazione. Le regole della comunicazione politica nascono dentro la televisione e vengono imposte alla politica. E da questo punto di vista il modello su cui noi adesso paghiamo i prezzi più alti è il modello Rai3, non è il modello Berlusconi. Berlusconi se ne è appriopriato, ma chi concepisce questo modello è Rai3, e il paradigma di riferimento è il Processo del lunedì di Biscardi, 1980. E poi anche le date ritornano assolutamente tutte. Il Processo del lunedì che cos'è? E' la trasposizione sul piano della comunicazione televisiva di quella che è la realtà naturale, la comunicazione da bar, il litigio dal barbiere, trasportato puramente e semplicemente in televisione. E' lì che nasce Giuliano Ferrara, è lì che nasce Samarcanda, è lì che nasce Gad Lerner. Il modello Gad Lernerdi Milano Italia è il modello in cui l'operaio non ha più nessuna dignità come soggello collettivo, fa notizia nel momento in cui è disperato, che sale su una torre per buttarsi giù, che si dà fuoco. E' un modello della realtà così com'è, nei suoi aspetti più brutali, portato sul piano della televisione. Ma nel momento in cui la politica accetta per poter comunicare di servirsi dello strumento televisivo, la televisione detta le sue regole, e allora perché non dettarle fino a fare un partito televisivo? Il partito televisivo è un altro degli elementi incubati totalmente durante gli anni '80. E, ripeto, non voglio attribuire a questo meccanismo la dimensione totalitaria del grande fratello; tra l'altro questa cosa è un'ipotesi di lavoro, perché poi negli anni '80 abbiamo avuto anche un partito, la Lega, che è nato contro la televisione, senza la televisione. Quindi vedremo quello che succede, però è chiaro che se parliamo di Berlusconi, il percorso che ha seguito l'impianto del successo televisivo e politico di Berlusconi è proprio in questa commistione tra politica e televisione. Cosa del resto spiegabilissima. Quando i partiti diventano autoreferenziali, quando tra il politico e il sociale si tira su il ponte levatoio, la televisione diventa la scorciatoia per recuperare un contatto, diventa piazza elettronica su cui dare una finzione di protagonismo ai soggetti collettivi ... E una volta che tu la televisione l'hai caricata di tutte queste valenze politiche ti meravigli che diventi un partito politico? Lo è già, lo era già nei fatti. Hai parlato di date. I 35 giorni della Fiat, 1980, lo sono certamente. Non c'è dubbio che gli anni '80 non sono solo un prodotto puramente fisiologico, come si diceva all'inizio, nascono anche da un confronto tra vincitori e vinti, ce l'hanno dentro il patrimonio genetico il fatto di essere stati costruiti sulla sconfitta della classe operaia. Il Romiti che vince i 35 giorni della Fiat è già tutto quello che succederà, compresa tangentopoli. Il libro Gli anni duri della Fiat, l'intervista di Giampaolo Pansa fatta a Romiti nell'88-'89, è un documento agghiacciante degli anni '80, ancora prima di Craxi. Costui che passando davanti ai cancelli della Fiat vede in faccia gli operai e dice che quelli non erano i suoi operai, e quindi traccia una linea di tipo antropologico tra chi sono i suoi operai e quelli che invece dovevano essere licenziati ... E' già tutto quello che poi succederà, la tangentopoli torinese nasce prima ancora che dalla corruzione della classe politica, dalla sconfitta degli unici antagonisti che in questa città avevano costretto tutti a dare il meglio di se stessi. Anche il gruppo dirigente Fiat diventa una roba lutulenta negli anni '80, perché non ha più nessun confronto, nessun interlocutore, nessun controllo dal bl)Sso. La vera sconfitta della sinistra è quella lì. Infatti qual è in questa fase la differenza fondamentale tra noi, ex del 68, e quelli del PCI? Che mentre noi il nostro lutto grande l'avevamo già elaborato, questi invece non capiscono più niente, sono spappolati. Poi la sconfitta genera mostri, dopo la sconfitta del '22 succede di tutto, dal rancore alla recriminazione, il settarismo, l'opportunismo, tutte cose che noi abbiamo già attraversato, il che ci fa essere più lucidi forse. - luogocomune AYRl'ON SENNA OA Sl1VA Le sterminate folle che accompagnano ii pilota brasiliano morto in corsa, ma anche, più semplicemente, la commozione, per una volta autentica, di tanta gente che di automobilismo forse poco sapeva. Oppure la tristezza di amici, normalmente indifferenti alle vicende agonistiche, che incontrandosi, «dopo la notizia», si sentono in dovere di spendere almeno una parola di tenerezza per l'asso schiantatosi, come un missile, contro un muro, ma il cui bel corpo, a dispetto della carneficina interiore, è rimasto nell'aspetto miracolosamente illeso. Incuriosisce questo insolito accomunamento in un dolore lontano, per altro ampiamente previsto dalle leggi di questo sport che, come tutti sanno e non dicono, nessuna variazione regolamentare potrà mai veramente preservare dal sangue. E non è il sangue in sé a consacrare questo giovane corpo, non è il sacrificio inutile e rituale a renderlo glorioso. Questo, semmai, valeva per l'altro asso, il canadese «volante», vero e proprio devoto della velocità e votato alla morte, la cui icona sbiadita troneggia ancora in tanti bar della periferia romagnola a riprova, se ce ne fosse ancora bisogno, della particolarissima religiosità che anima questo popolo (la sua morte fu esplosiva come il suo stile in corsa: catapultato fuori dall'abitacolo sembrò volere confermare, fino all'ultimo, ai tifosi innamorati la sua solidarietà di fatto con le nuvole e il cielo). Ciò che le masse, infallibilmente, hanno invece fiutato nella morte del giovane campione brasiliano è stato il venir meno di una «grazia» possibile. Nellasua fanatica determinazione come nella delicatezza dei tratti del viso e nella eleganza dei modi brillava infatti una charis, era presente quella «luminosità», quella nobiltà naturale del gesto, senza la quale la vita degli uomini sarebbe qualcosa di meramente muscolare. Che la grazia potesse trionfare sulla forza meccanica, o meglio, che la forza per potersi esercitare come forza avesse bisogno di uno stile, di un grande stile, questo, forse, era ciò che masse quotidianamente avvilite dalla dittatura del kitsch hanno ammirato in Ayrton Senna da Silva. La specificità di questo lutto, rispetto ai tanti che hanno caratterizzato questo e altri sport violenti, è data allora dal fatto che in esso la sensibilità collettiva ha veramente pianto il venir meno di qualcosa, qualcosa che si sarebbe voluto vedere ancora, non per prolungare l'agonia e rendere così ancora più sensazionale -più mitologica- la scomparsa, ma perché era bello, perché meritava di vivere, perché, a suo modo, dava «forma» ad una esistenza, che, nella sua immediatezza, nonostante l'ottimismo di regime, è sentita ancora come intollerabile. Rocco Ronchi UNA CITTA' 3

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==