Una città - anno IV - n. 30 - marzo 1994

di storia italiana Qual è il nostro peccato originale? Una mancata riforma, o rivoluzione, liberale o uno stato imposto con le cannonate da una minoranza illuministica a un popolo che disprezzava? Detto altrimenti, cosa si fa coi contrabbandieri napoletani? Un dialogo fra Paolo Flores D'Arcais e Vincenzo Buglianie A poche settimane da una scadenza elettorale che giunge dopo due anni di "grande scombussolamento", volevamo interrogarci, anche alla luce della storia recente del nostro paese, sulla situazione attuale, sulle proproste e i modi di essere della sinistra, sugli umori che corrono fra la gente. Per farlo abbiamo invitato a discuterne Paolo Flores D'Arcais e Vincenzo Bugliani, che sapevamo avere punti di vista diversi. P.F. Certamente stanno muovendosi umori diversi e con alcuni di essi la sinistra, se · rimane fedele a se stessa, non può entrare in dialogo. Dimentichiamo troppo spesso che questo paese ha in maggioranza votato per Andreotti e Craxi e che quella che, troppo precipitosamente e ottimisticamente, è stata definita la "rivoluzione italiana" in realtà non ha visto nessuna partecipazione popolare. Una parte consistente di cittadini italiani si trovava largamente a suo agio in un sistema fatto di rapporti premoderni -clientelismo, illegalità diffusa, evasione fiscale spettacolare o, in altre zone, l'altra forma di evasione fiscale rappresentata dal contrabbando-. Natural mente poi, quando è venuto fuori il marcio di cui Craxi e Andreotti erano responsabili, questa parte non li ha difesi, ma non per questo il paese ha fatto una rivoluzione nei modi di pensare, nei costumi e nelle abitudini, ha solo trovato una bandiera in apparenza moderna e nuova di quel vecchio sistema e questo è parso, a questa parte del paese, un'ancora di salvezza. Questo è l'aspetto con cui la sinistra non può dialogare. La sinistra deve solo combattere contro questa mentalità e questi interessi che si traducono in tendenze ad un populismo illiberale, a forme soft di peronismo. Naturalmente a queste cose premoderne si mescolano spinte e umori in apparenza iper-moderni e, cioè, la stanchezza per quelle garanzie che finivano per essere paralizzanti, che non valorizzavano il rischio e la responsabilità individuale. la polemica contro l"'individuo" un brutto retaggio di sinistra E la sinistra ha certamente grandi responsabilità nel non aver saputo cogliere questo tipo di umore, nel non aver saputo assumerli e incentivarli come potenzialità positive. La polemica contro tutto ciò che è "individuo" è certamente uno dei retaggi negativi che la sinistra italiana si è portata dietro e che la spinge, frettolosamente, a passare all'eccesso opposto, a parlare di ,privatizzazione in ogni caso e quindi a contribuire ad un clima che facilita chi, come Berlusconi, può abusivamente presentarsi come alfiere del privato. Quindi, più che parlare di umori in generale, è necessario distinguere. In gran parte del paese c'è un intreccio di spinte contraddittorie, alcune delle quali dipendono dal fatto che questo paese non ha avuto né la riforma né la rivoluzione, mentre altre esprimono proprio un bisogno di modernizzazione. Il fatto che la sinistra non abbia saputo dare risposte positive in tempo e ora si affanni per recuperare, con una credibilità parziale e, spesso, con uomini non ali' altezza, consente a chi gioca su entrambi gli aspetti di capitalizzare tutti gli umori. Non so se tutto questo sembri campato in aria ... V.B. No, non lo è, ma mi pare che sia un punto di vista, come dire, ·'nemico della patria". Cioè un punto di vista denigratorio nei confronti dell'Italia che è antico nella nostra classe dirigente. L'Italia moderna è nata da intellettuali che aspiravano ad essere protestanti, a rappresentare un ideale esterno al paese, e che hanno fatto il paese in realtà odiandolo, disprezzandolo, giudicando i suoi abitanti plebaglia arretrata, primitiva. clientelare, disposta ad andare dielro a chiunque. Credo che nel le sue parole rieccheggi questa .ascendenza, che è nobile intendiamoci, ma che ha imposto al paese un modello astratto, ideale, e lo ha violentato obbligandolo a rincorrere modelli esterni. "gli italiani sono un popolo di cani" disse Parri da vecchio Ricordo che una volta, in una intervista, Ferruccio Parri, ormai anziano, disse "gli italiani sono un popolo di cani". Un padre della patria quale era, ormai vecchio, inacidito, che odiava l'Italia così come era uscita dal dopoguerra, finalmente si sfogava e arrivava a dire quel che pensava da sempre. Implicita in quel disprezzo l'idea che quello che ci voleva per l'Italia era un gruppo di intellettuali illuminati, moderni, europei, non cattolici ma tendenzialmente protestanti. Certo tutto questo rivela anche una specie di nobiltà severa, una moralità austera, laica, kantiana, che però è estranea al paese. E se lei guarda tutti i grandi della classe dirigente che, dalla fine del '700 in poi, ha fatto il paese nota che c'è, costantemente, una specie di "divaricazione dello sguardo": da una parte lo sguardo schifato verso il meridione, verso le nostre campagne, e dall'altra l'aspirazione ad essere portatori, in questo paese, dello "spirito della storia", con una filosofia della storia potente, forte, niente affatto volgare, nobile, ripeto. Un po' lo stesso sguardo, certo in termini più volgari, con cui spesso le classi dirigenti del Terzo Mondo, formatesi, per lo più malamente, nelle nostre metropoli, hanno considerato, dopo il colonialismo, i loro popoli disgraziati, imponendogli un modello di governo per lo più spietato, per lo più lacerato fra la scimmiottatura delle classi dirigenti europee e la violenza al proprio popolo. A me pare che dalle sue parole emerga un atteggiamento in seria coerenza con quello che è stato il rapporto fra questo paese e le sue classi dirigenti. Non contesto lo slancio morale, l'idealità potente, di chi intendeva portare un po' hegelianamente, questo paese dentro la storia, io ancora mi ritengo discepolo di Croce e sono uno che ammira Gentile, ma questi sono gli estremi più nobili di chi, interpretando lo spirito della storia, poi va a fare i conti con un paesaggio che a loro appariva orrendo, da cannoneggiare se ce ne fosse stato bisogno. li sud ha conosciuto l'unità italiana mediante il cannone, i plebisciti falsificati. la cooptazione della vecchia classe dirigente in quella nuova. Secondo me qui sta un po' la questione e pensavo che questa crisi, che qualcuno chiama "rivoluzione", potesse aprire finalmente un varco ad una specie di autocoscienza nazionale che salvasse questo paese. lo mi ritengo molto patriottico -amo il mio paese, ne conosco i difetti, ma lo sento mio e anche i difetti non voglio scaricarli altrove o pensare che li abbia introdotti un virus esterno- e pensavo che questa crisi potesse essere un momento di grande verità. Invece mi pare che ci sia una falsificazione, come se fino a ieri il paese fosse stato una vergogna indicibile, mentre in realtà è stato molto libero e, nonostante i ladroni. discretamente benestante. Nel loro rapporto tra il competitivo e il collaborativo DC e PCI hanno fatto un paese che non è miserabile, né brutto, né i li iberale. Questo paese ha conosciuto il fascismo e la guerra e dal fascismo ha anche ereditato tranquillamente, senza tanti tremori dicoscienza, molti strumenti di potere e di governo, però bisognerebbe anche intendere come questo intreccio abbia prodotto un paese che per molti versi non è peggiore di quelli europei. A meno che, appunto, non si assuma un punto di vista di rigorismo protestante e ci si immagini di essere portatori di un model lo di società, di Stato, di vita civile, che si deve in qualche modo imporre a questo popolo. Un popolo che certo ha un sacco di difetti, ma i difetti, come lei sa, sono anch'essi un portato storico e la classe dirigente che ha fatto questo paese ha in realtà favorito la viltà popolare, l'opportunismo, il parassitismo, cose che già ben sapevano Gramsci, Gobetti o altri, che erano più protestanti di quanto non sia io. Il nostro popolo è stato in qualche modo costretto ad essere corrotto da uno Stato imposto dalr alto per vie diplomatiche, per avventurismo politico e per demagogia, mazziniana o garibaldina che fosse ... P.F. Ha messo tantissima carne al fuoco e mi sembra che •in quel che dice ci siano alcune cose contraddittorie. Io non ho nessun culto per il risorgimento e non sono affatto uno storicista, né hegeliano, né crociano, né, meno che mai, gentiliano. anche i lazzaroni che impiccavano i giacobini erano popolo Poi non capisco come si possa sostenere che un potere esterno, di stampo "illuministico kantiano", abbia imposto la sua volontà a questo paese. Mi piacerebbe se fosse stato così, ma mi sembra non sia avvenuto nulla di tutto questo; non mi sembra che i Savoia o i loro ministri possano essere presentati come portatori di uno spirito illuministico, di un rigore kantiano, di una specie di giacobinismo in ritardo. Invece a me sembra che nel modo in cui è stata fatta, se vogliamo anche imposta, l'unità d'Italia tutte le stratificazioni storiche siano state accolte, che nulla sia stato imposto e il processo sia stato quello di un costante trasformismo. Questi sono i cromosomi negativi che ci portiamo dietro e quindi mi sembra molto forzata l'idea di un illuminismo imposto al nostro paese. Certi dirigenti tutto erano fuorché eredi dell'illuminismo e hanno fatto tutti i possibili compromessi con tutti i ceti dirigenti esistenti in questo paese, borbonici compresi. Certo si può dire che questo riguarda i ceti dirigenti, ma non contrapporrei a questi ceti dirigenti una bontà originaria delle popolazioni italiane. Purtroppo mi pare che in lei ci sia un elemento populistico che pensa che la cosa giusta stia ovunque un popolo si muove. Ma il popolo che si muove sono anche i lazzaroni napoletani che impiccano i giacobini o le truppe del Cardinal Ruffo. Nella storia ci sono stati vari movimenti di popolo profondamente reazionari, ma ci eravamo illusi che, a partire dalla nascita del movimento operaio moderno, socialista, questo non potesse più avvenire e che ogni movimento di popolo sarebbe stato egemonizzato dal movimento operaio, finendo per acquisire una sicura caratura progressista. Invece non è così, è una delle illusioni in cui ci siamo cullati, anche se non penso che la crisi e i vizi attuali siano il portato della mentalità del popolo italiano. Lei stesso ha sostenuto che ad incentivare alcuni clamorosi difetti di questo paese sono stati i comportamenti dei ceti dirigenti, ma il segno di questi non era l'illuminismo, non era lo spirito di legalità di matrice kantiana. Era il trasformismo, era un atteggiamento opposto a questi valori e cioè: leggi draconiane, ma con l'implicito riconoscimento che tanto, nell'applicazione, poi ci si metteva d'accordo, che chi aveva santi in paradiso era esentato dall'obbedire e così via ... Anch'io ho creduto che questi due anni di crisi e di "mani pulite" potessero segnare la svolta, l'avvio di una rivoluzione della legalità, dello stato di diritto, dell'assunzione della responsabilità e dello spirito pubblico da parte di ciascuno. Cioè, esattamente, quel retaggio dell'illuminismo, del kantismo, che in Italia non ha mai messo radici né nei ceti dominanti. né nei ceti popolari. E' ovvio che eravamo in presenza di un circolo vizioso ed era vero quanto dicevano molti sostenitori del vecchio regime, che gli italiani avevano il governo che si meritavano. Ma tino a che gli italiani non diventeranno dei cittadini intransigenti, nel duplice senso dei diritti e dei doveri, non potranno pretendere dei governanti alla loro altezza. Naturalmente si può rovesciare il ragionamento: ogni classe dirigente ha il popolo che si merita e quindi, fino a che si continua c.:onil malgoverno, la corruzione, il clientelismo, non si avrà mai una maggioranza di cittadini responsabili. Noi ci trovavamo in un paese che non ha mai avuto uno Stato, nel senso vero e moderno del la parola, che non ha mai avuto un ordinamento giuridico sentito come vincolante per tutti e non ha mai avuto un'opinione pubblica che, comportandosi secondo i suoi doveri, si sentisse in diritto di controllare rigorosamente i poteri pubblici e di pretendere da essi coerenza con le leggi. A un certo punto ci siamo trovati alla fine del comunismo, quindi dell'anticomunismo, con una crisi economica che ha mostrato i limiti della politica delle clientele e della corruzione, ed abbiamo visto che un pezzo di Stato moderno, addirittura più moderno che negli altri paesi europei, in Italia c'era: una parte della magistratura e la sua possibilità di reale indipendenza. Ed è sembrato che questo frammento di Stato moderno potesse innescare un circolo virtuoso per cui i cittadini cominciassero a comprendere che potevano avere interesse a comportarsi da cittadini, pagando ovviamente anche il prezzo, il rischio, la responsabilità, che comporta essere dei cittadini e non dei clienti o dei sudditi. Purtroppo mi sembra che questa scintilla sia rimasta tale, che la maggioranza del popolo italiano sia quasi spaventata per il peso che avrebbe significato diventare cittadino e preferisca un nuovo "salvatore della patria", un salvatore catodico invece che un ·'uomo della provvidenza". il cemento populistico illiberale dell'alleanza Berlusconi-Bossi-Fini lo comunque non contrappongo, genericamente, il popolo alle classi dirigenti e non ho affatto disprezzo per questo paese: vedo gli elementi contraddittori che vi sono, anche a livello popolare. E quando vediamo le manifestazioni dei contrabbandieri di sigarette è bene sapere che, se si vuole una economia basata sulla legalità, non si riuscirà dall'oggi al domani a trasformare dei contrabbandieri in occupati normali, anche perché, checché ne dica certa retorica, i guadagni che si fanno col lavoro da operaio non sono all'altezza di quelli che si fanno con il contrabbando, anche con quello minuto. • Disinfestazioni • Derattizzazioni • Disinfezioni • Allontanamento colombi da edifici • monumenti • Disinfestazioni di parchi e giardini DIFFUSIONE SPECIALISTARTICOLIDABAMBINO CASSARURALEDARTIGIAN-AFORLI' • Indagini naturallstlche 47/00 Forfi • viaMeucci,24 (ZonaIndustria/e) Te/.(0543)722062 Telefax (0543)722083 CENTROCOMMERCIALE«ILGIGANTE» BABYCROSS · GIGANTE ViaCampodeiFiori 47100Forlì Tel.0543/721023Fax0543/724797 BABYCROSS · RIMINI ViaNuovaCirconvallazion2e1, 47037Rimini(FO) Tel.0543/777552 NEL CUORE DELLA CITTA'

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