Una città - anno II - n. 18 - dicembre 1992

terza e ultima puntata dell'intervista a Giovanni Di Santo Ora abiti a Roma ... Sì, con mia madre. Roma è interessante, c'è molta gente e si possono fare tante cose. Roma ha contraddizioni più esasperate che altrove: siamo già in una metropoli, con la sua pressione che ti stressa. A Forlì mi sembrava di incontrare solo gente normalissima, quando invece giri per Roma ti imbatti in un pazzo ogni 20 metri. Vai alla stazione e vedi gente che fa delle cose stranissime. Per esempio i barboni. I barboni di Roma sono delle belle persone, ma agli occhi di chi passa sono solo dei poveracci, dei disgraziati, dei pazzi. Fra i barboni trovi anche gente che ha vissuto una vita normalissima, una vita cioè come quella che noi intendiamo normale. Una vita fatta di 20 anni di fabbrica o di insegnamento o di professione medica. Gente anche molto colta, che ha solo avuto una vita sfortunat'a. E allora: perché c'è tanta gente che reagisce in questo modo? Evidentemente perché qualcosa non funziona, perché non è proprio tutto così bello, così perfetto come vorrebbero i signori Berlusconi e Andreotti. Cos,i fai adesso per vivere? Dal momento che dopo tutte queste esperienze, questi viaggi, non riesco ad abituarmi ad una routine, faccio un lavoro che mi eviti appunto la routine. Vado in giro per Roma a vendere vestiti usati, quadri, roba che compro. Mi piace stare fra la gente e avere un lavoro in cui decido io quando, dove e come andarci. Senza licenza, naturalmente. Perché io ho imche bisogno di sentirmi sempre in lotta, di sapermi un po' in pericolo... Questo mi è rimasto. E poi ho sempre vissuto giorno per giorno e continuerò a farlo. Quanto durerò non lo so ... Ilo ancora una grande voglia di Oriente Faccio anche del teatro di strada, ho qualche velleità artistica, scrivo poesie ... Sono cose che ti rendono? Certo. Niente è mai staccato dal vivere, dal mangiare. Si parla meglio di filosofia dopo aver mangiato dei cappelletti ... Nel teatro di strada c'è appunto un tentativo di arte, un tentativo di entrare negli altri, il pubblico. Un tizio suona il tamburello, un mio amico senegalese balla benissimo la break-dance e io leggo poesie o mi invento qualcosa per attirare la gente, tipo i giochi con le monete. Quando faccio un capannello, prima del giro col cappello magari faccio anche un discorso politico ... A Roma si può fare di tutto. Ci sono quelli che bevono benzina e poi soffiano il fuoco, e ci sono quelli che suonano e cantano bene. La musica è molto importante per avvicinare la gente. Quando ci ricordiamo dei vecchi tempi, ci ricordiamo gli slogan, le canzoni con cui ci caricavamo ... Ma ora, ascoltare l'Internazionale che effetto ci fa? Una volta sono capitato per caso in una manifestazione. Era un 12 dicembre, una manifestazione che si continua a fare. Ho risentito urlare "viva Marx, viva Lenin, viva Mao". Mi è sembrato tutto molto patetico. Forse si deve trovare il modo di cambiare anche le parole. O no? ... Di tutte le esperienze che hai fatto, non ce n'è qualcuna che rimpiangi di non aver approfondito? Certo, ma dovrei avere cento Bte. Purtroppo il ~po è una dimensione che si stringe, si allarga, che prende e che dà, per dirla alla Nei! Young. Vorrei aver approfondito tutto. Avrei anche una gran voglia di tornare in Oriente a farmi certi viaggi, per approfondire certi movimenti. Là c'è un continente enorme e popoloso, ricolmo di cose interessantissime: ricordi archeologici, la filosofia, i modi di pensare ... Quando ci arrivi, tu che ragioni alla maniera occidentale, anche politicamente, vedi tutto in funzione del tuo modo di ragionare:Per loro, invece, non c'è niente· che non parta dalla religione ... Parlami delle tue idee su come uscire dalla droga ... Dopo diverse esperienze, dopo essermi intossicato (e questo succede un po' a tutti) viene quel momento in cui ti trovi in un cerchio chiuso, in un tunnel, e vuoi uscirne per molti motivi. Perché ti senti condizionato, oppure perché sei stanco di una routine ancora peggiore nella quale sei entrato e vuoi fuggirne da libero. • la droga si vince con una loffa solitaria Se prima pensavi che farsi le pere era una forma di libertà, poi ti ritrovi in una schiavitù ancora peggiore. Ti mettono socialmente ibastoni fra le ruote da tutte le parti, ti costringono a pagare prezzi enormi e a trovare continuamente denaro a qualunque costo. Quando stai male e sei in astinenza non ti interessa di niente, di tua moglie, dei tuoi figli, di tua madre o della vecchietta che passa per strada, ma solo di toglierti il dolore ... Ma nemmeno i soldi interessano moltissimo, solo la dose. Per uscire da quest'inferno, io incominciai a provarle un po' tutte, per esempio la scalata metadonica, che è abbastanza inutile, perché rappresenta solo l'illusione di cui parlavo prima (bocca, naso, buco del culo o vena). Darti il metadone per bocca per toglierti la fissa del buco è una cosa illusoria, perché continuano a darti una sostanza tossica molto pesante che non fa che sostituire, e quindi mantenere, la tossicomania, per cui quando arrivi agli ultimi milligrammi di metadone inizia l'astinenza e magari tu che ti sei illuso che non ti stai più facendo e che ti sei disintossicato, improvvisamente ti ritrovi di nuovo a star male e ricominci. Allora è l'eroina che toglie la ruota del metadone e il metadone che toglie la ruota dell'eroina. Uno dei metodi più usati da chi è stato intossicato per molto tempo è quello di troncare di colpo. Questo sistema porta ad un'astinenza molto dolorosa, ma se uno è molto intossicato può usare un suo metodo personale di scalata, così da arrivare ad una graduale riduzione del livello di intossicazione. Però si deve avere la forza di resistere ai primi giorni di astinenza, che sono i più duri: fino al terzo giorno si può avere la diarrea, freddo continuo, inappetenza, stato confusionale, non riesci a parlare con nessuno, a collegare nessun discorso, non puoi guardare la televisione, leggere un libro, non puoi fare nulla; sei stanco ma non puoi dormire, sei come sospeso sul filo di un rasoio, solo con te stesso, anche se stai in mezzo agli altri. E' il periodo più duro. Poi, dal quinto, sesto giorno fino al decimo, il corpo ricomincia a produrre le e do[fine, le sostl:t pJodotte dal cervello molto simili alla morfina, e si rientra nella normalità. Ma nemmeno questo è un periodo molto facile, perché il rientrare nella normalità significa dover riallacciare rapporti con gente che non ha niente a che fare con la droga, e questo per un tossico nei primi tempi è molto difficile. Infine ti si riaprono lentamente tutti gli interessi, ricominci a leggere, a parlare con gli altri. In effetti devo dire che durante un • periodo di astinenza si possono anche provare delle sensazioni piacevoli, che derivano dall'essere stati a lungo lontani dal proprio corpo e sentirlo rinascere; ci sei, sei vivo, mentre stai male senti anche che stai rinascendo. Ma questo modo di pensare viene da chi ha già provato diverse volte ad uscire dalla droga. Io ritengo che il metodo migliore, e anche l'unico, sia quello di una lotta solitaria, perché, sia che si vada in comunità, sia che si stia per la strada, in astinenza si è sempre da soli. Inoltre, va anche messa alla prova la propria resistenza tornando, mentre si è ancora in astinenza, fra chi si fa, per rifiutare la roba che ti verrà offerta, oppure per aiutare qualcuno a farsi e restare a guardare, oppure preparare la siringa, appoggiarla al braccio per poi spararla via ... gettare via i soldi, come li hai gettati via tante volte, però per una prova. E le comunità? Io diffido delle comunità. Circa I O anni fa sono stato mandato dal giudice a San Patrignano, con l'obbligo di residenza e come alternativa al carcere. La mia esperienza là è stata decisamente negati va. Ho visto che si usava un sistema repressivo, un metodo che tende a far pagare al tossico il fatto di aver usato certe sostanze e di essersi voluto autodistruggere. Quello che si cercava di fare era di ricuperarci da un punto di vista sociale, di riciclarci, di accoglierci come dei ribelli che si stavano distruggendo per restituirci alla società come dei bravi borghesi, come dei bravi operai che non avrebbero più alzato la testa ... Tu sei entrato da subito in conflitto con Muccioli? Quasi subito. Imponeva delle regole senza discuterle con gli altri. L'ho sentito dire anche che noi tossici eravamo senza cervello e che quindi non avevamo il diritto di pensare; che CO dovevamo fare solo quello che ci veniva detto di fare. Ci trattava come dei bambini ai quali veniva negata la possibilità di camminare con le proprie gambe, se non quando lo stabiliva lui. E questo magari poteva avvenire dopo qualche anno, quando si era totalmente coinvolti nella comunità e per molti andarsene significava soprattutto un problema tecnico-logistico. Infatti, c'era gente che non aveva né casa né famiglia e per i quali, quindi, andarsene voleva dire non sapere dove sbattere la testa, ritrovarsi sperduti, e spesso ricominciare a farsi. Muccioli vuole creare tanti ro•ot Di fatto, ci abituavano a convivere con dei regolamenti che potevano andar bene al tempo della Bibbia: le donne erano considerate donne-oggetto, tutte casa e famiglia ... Per aver contatti con una donna, quasi ci si doveva prima fidanzare e poi sposarsi. I contatti sessuali venivano repressi, e a volte anche brutalmente. Chi contestava Muccioli veniva considerato un elemento negativo, uno da isolare. Alcuni vennero rinchiusi dentro un tino, al buio, in uno spazio ristrettissimo, con un bidone che serviva per i propri bisogni e con un buco da cui doveva passare il mangiare. Finché non si chiedeva scusa a tutti o, quasi, pietà allo stesso Muccioli, che finalmente apriva il tino e ti abbracciava. Così, dopo aver schiacciato tutta la propria personalità si poteva tornare fuori felici e contenti di essere stati recuperati ... Hai scontato lì la fine della condanna? No. Li ci ho passato solo sei mesi. In appello mi commutarono la pena in due anni e otto mesi, di cui due anni condonati. Io avevo già scontato gli otto mesi e così me ne andai, e senza salutare nessuno perché nessuno meritava il mio ringraziamento. Anzi, dissi allo stesso Muccioli che secondo me lui aveva una visione quasi nazista e che San Patrignano assomigliava ad un lager. Un lager in cui magari si veniva trattati come su un isola d'oro, in cui si veniva curati esteticamente, così tutti paffutelli e sorridenti di un'ilarità quasi idiota, ma in cui nessuno aveva una propria capacità decisionale o aveva formato una sua personalità o un senso di responsabilità. In cui tutti sono condizionati dalla comunità o dal Muccioli-pensiero, e tanto da non volere andarsene ... Ho conosciuto gente che dopo quattro anni passati lì ha ricominciato a farsi. Muccioli pretenderebbe di creare una qualche responsabilità nella gente, ma come può farlo se pretende che tutti gli diano sempre ragione e non abbiano idee proprie? Quando si fa fare un lavoro solo come mezzo sostitutivo della droga, solo per occupare le mani, quando non importa come lo si svolga o come alla fine riesca quel lavoro, perché tanto un piatto per mangiare e un letto per dormire sono comunque garantiti, come si può pretendere una crescita di responsabilità? E poi: se viene negata la possibilità di scegliersi liberamente la propria donna, di conoscersi sessualmente, di provare delle emozioni, come si può pretendere di riuscire a trovarsi una compagna? Secondo me quell'uomo è un megalomane, un egocentrico, uno che pretende di fare il maestro, ma il maestro despota, uno che vuole portare indietro di 50 anni il carro della storia. Infatti, uno che dice che la musica rock porta all'eroina, che il sesso conduce ali' eroina, che qualunque forma di libertà individuale può sconfinare nell'eroina è uno che non ha capito assolutamente niente dell'eroina o che vuole imporre a tutti i costi iI proprio modo di pensare. Uno, come gli dissi io, che cerca di creare dei robot. Chi è stato tossico, chi è appena uscito dall'eroina, attraversa un periodo di estrema fragilità e debolezza e lo si può facilmente convincere che deve autopunirsi, che non ha più cervello, che deve lasciarsi guidare, e forse per sempre. Io non ho mai visto, e glielo dissi anche, trattare così la gente, nemmeno nel carcere turco, uno dei posti peggiori che ho conosciuto. L'ho visto separare le coppie, prendere lui decisioni se marito e moglie dovevano stare insieme, se il figlio doveva stare o meno con la madre. Gli manca solo di battere moneta per far diventare San Patrignano uno Stato nello Stato, uno Stato in cui lui è nello stesso tempo il re, il legislatore, il padre, il fratello, il tutto e dove quella povera gente viene considerata alla stregua di poveri idioti ai quali deve essere inculcato tutto. Ma le contraddizioni prima o poi esplodevano, perché la realtà non è proprio così, perché spesso chi si avvicina all'eroina è molto sensibile, sente molto il peso delle ingiustizie sociali o l'insoddisfazione conseguente al modo di vivere della civiltà dei consumi, non è un idiota che trova l'eroina lì per terra e se la fa. Spesso viaggio sulle vie della droga/3 rappresenta invece la parte migliore della società, la parte migliore dei giovani, come ebbe a dire Allen Ginsberg ... Questo tanto tempo fa... Certo, è sempre meno vero, perché ormai l'eroina ha attecchito a livello di massa, soprattutto nel sottoproletariato, negli strati più poveri e deboli, anche culturalmente. Ciò che resta vero, invece, è che non si può dire che i tossici sono degli stupidi. Alcuni sono riusciti a laurearsi, a rifarsi delle famiglie. E credo che al fondo quelli che ce l'hanno fatta, che poi hanno scelto di vivere in modo normale, ottenendo a volte anche dei risultati, lo debbano solo a loro stessi e non debbano ringraziare nessuno. Conosco solo due comunità che hanno un modo diverso di affrontarequesto problema, quella gestita da don Ciotti e quella in cui era Rostagno, Saman. Ma in ogni caso, tutte le comunità tendono a recuperare, a restituire la ribellione, ad imborghesire l'ex-tossico. Secondo me, invece la risposta deve essere molto più individuale di quanto si creda: se uno vuole uscirne, smettere di fare uso di queste sostanze, non deve vendere tutto il proprio modo di pensare, il proprio modo di vivere e di comportarsi. Si può invece restare alternativi, con una morale libera. tirare a fare l'al•a con Gregory Corso E' falsa l'equazione che vuole che se uno smette di farsi deve diventare un prete, o un impiegato modello, o uno di destra ... E il tuo incontro con Gregory Corso? Gregory Corso l'ho incontrato per caso a Roma, a Campo de' Fiori. Me lo indicò un amico. Fui molto schoccato e stupito di trovarmi di fronte al poeta che 20 anni prima avevo osannato e predicato agli altri. Così, subito lo avvicinai e gli chiesi di potergli stringere la mano. Ma lui pensò che io fossi un giornalista e, visto che non voleva seccature, si rifiutò e si allontanò. Poi, quando vide che si era sbagliato, che stavo con tutti gli altri della piazza, mi chiese scusa e mi volle conoscere. Io volevo parlare di lui, ma quando gli raccontai la mia storia in Turchia (era il tempo del film "Fuga di Mezzanotte"), fu lui che volle sapere tutto di me. Era il giorno del suo compleanno, e girammo tutta la notte per Roma. Fu un'esperienza felicissima, perché scoprii che lui era veramente quello che scriveva, che non mi aveva affatto deluso, che era proprio vero. Quella notte voleva farsi, così io andai alla stazione a procurarmi la roba. Si fece piantandosi la spada nella spalla, attraverso la pelle del giubbotto. Quando gli chiesi il perché, lui mi mostrò le sue braccia, con tutte le vene chiuse, con tutte quelle corde nere che non gli permettevano più di farsi in vena. Gregory Corso ha ormai 60 anni e si fa intramuscolo. Si fa da quasi 40 anni. Sessant'anni, alcolizzato, intossicato eppure ancora vivo e vegeto! E' difficile non abbruttirsi. Soprattutto per il risvolto sociale del problema droga: il reperimento della sostanza e tutto quello che ciò comporta, i casini e l'emarginazione sociale a cui si è indotti. Nei paesi in cui sono stati portati avanti degli esperimenti di liberalizzazione (ma questa parola confonde: secondo me l'eroina oggi è già libera, sarebbe invece controllata se lo Stato ne avesse il monopolio ... ), come in Svizzera, in Olanda, a Liverpool dove lo Stato dà l'eroina sotto controllo medico, si sono ottenuti molti risultati: meno criminalità, meno malattie e meno morti per overdose. A creare l'emarginazione è il proibizionismo, il mercato nero, il lasciare in mano alla mafia il controllo e ilcommercio di tutte le droghe. Ma per te, rispetto a 15 anni fa, cos'è diventata l'eroina? Per me è un vizio che ho da molto tempo e dal quale tento a strappi di liberarmi. Ma evidentemente è un vizio molto radicato al quale ogni tanto ricorro ancora, soprattutto nei lunghi periodi di depressione, allo stesso modo in cui altri ricorrono al tabacco, all'hascisc o a un paio di bicchieri di whisky. Io credo che quando uno ha voglia di sbaJlare, non gli si debba imporre il mezzo per farlo. Io ho girato il mondo e conosco l'oriente e preferisco uno sballo di origine orientale a uno di tipo occidentale. Così come probabilmente -e ne ho conosciuti- a molti indiani piace più farsi una bottiglia di whisky che una fumata d'oppio. Hai paura della vecchiaia? Una volta hai detto che smettere con le droghe sarebbe come abbandonare la strada della propria giovinezza e diventare vecchio ... Sì, e questo è un altro dei miei problemi esistenziali. Forse è il ricordo del mio passato fatto di viaggi, di India, di droga a 20 anni ... A volte ho la sensazione che smettere con tutto sarebbe come ammettere di essere giunto alla saggezza, e dunque alla vecchiaia. Quando ogni tanto torno a fare uso di sostanze, lo faccio quasi per voler ritornare giovane. Ma credo che questo sia solo un mio problema individuale. O, forse, un problema che hanno tutti quelli che hanno superato i 40 anni. - Tutta Ùl scelkl chevuoi Vtaledell'Appennino1,63 - Forlì

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