Terza Generazione - anno II - n. 12 - settembre 1954

conquistato in una lotta per l'esclusione di altri, non solo è lavoro esecutivo, pur a diversi livelli, dove non rimane che scarsa possibilità alla propria inventiva (e alla pre– senza della continua inventività e creatività è legata la possibilità stessa di un lavoro che sia umano). Ma avverto– no una divisione, nel senso che pit1 non co1nprendono il valore che ha il proprio lavoro per tutti gli altri uomini. A questi giovani non è possibile indicare la sofferenza come mezzo di riscatto: la sofferenza e l'amore sa– ranno in ogni momento necessari, anche nelle migliori condizioni della storia, per la stes a natura dell'uo1no. Bi– sogna indicare l'errore che oggi rende equivoco tutto il « mondo delle professioni >>, e che consiste nell'illusione che una concreta crescita umana sia possibile quando ci i af– fida alle sole intenzioni, e si sacrificano gli ideali per una . . azione concreta a guestl eterogenea. E' un errore proprio degli intellettuali, che sono gli unici uomini storicamente n1aturi, i soli che sono in grado e di fatto comprendono a che punto è giunta la storia del– l'uon10, ma che non riescono a far passare questa 1naturità intelletuale in azioni concrete; pronunciano parole senza riuscire o senza preoccuparsi di attuarle. Da ciò provengono necessarian1ente atti la cui 1noralità si fonda su criteri di an1biente, che si giustificano solo perchè tanti altri li com– piono; da ciò provengono situazioni in cui gli atti sono sopportati, e di fatto indifferenti alle proprie intenzioni e desideri. Bisogna capire fino in fondo co1ne tutto questo sia negatore di vita, si perda in un'inutile e dannosa astrat– tezza e riserva mentale. Come non è possibile atteggian1ento morale portatore di vita che non sia basato sulla verità e sulla giustizia, non c'è criterio di azione che non si identifichi con una norma di concreta azione morale. E questa concretezza oggi si rivela solo quando intenzione e azione, unitamente, non siano poste solo per l'utile proprio e personale, ma quando siano poste per il bene di tutti. I desideri di pace di giustizia di a1norc di co1nunità passano per questa strada. Un'azione fondata su questo criterio non richiede al– lora un co1nportamento eccezionale, eroico? No; richiede solo un atteggian1ento di iniziativa, un atteggiamento che rifiuti di tare in atte a delle soluzioni, ma prenda su di sè i problemi e cerchi di risolverli. In questo modo si rom– perà l'errore e l'oscurità, e sarà chiara la crescita umana che ne proviene. 1 e sun eroismo, perchè tale richiesta si rivolge alle abituali condizioni di lavoro, si rivolge alla capacità tecniche di ognuno perchè vengano usate in modo diverso, non perchè vengano soppresse o mutate. Per que– sto è necessario, certo, avere il coraggio di « rischiare » (ma in questa capacità si misura l'uo1no, la ua fiducia e peranza); è necessario che i giovani si uni cano contro la evasioni dai paesi, contro la dispersione nelle città. Si uni– scano, si guardino attorno, colgano e studino i problemi reali che il loro lavoro, la loro professione, la loro città pongono, si sentano responsabili di fronte ad essi, e nell'im– pegno a viverli e ri orverli per il bene di tutti, sentano che è la salvezza propria e degli altri. Ci si potrà rivolgere una riserva di miracolismo e vo– lontarisn10. Non ha i1nportanza. La domanda di nuove azioni che i giovani continuamente fanno è la speranza di tutti, oggi. A questa domanda occorre dare la prima ri– sposta, fissare le prime idee per un criterio di azione che tale richiesta non faccia cadere ancora una volta nel vuoto. CLAUDIO LEO ARDI Dopo un anno di lavoro Il "Nlondo,, ha pubblicato un articolo di costunie, sulla falsariga delle ipotetiche storie dell'avvenire, che andarono di moda alcuni anni or sono. In esso Flajano descrive l'arrivo di un niarziano a Ro– ma, 'atterrato con un disco a Villa Borghese. Tutta la città è percorsa da una profondisima emozione: si cre'a una at– mosfera da 25 luglio. La presenza di un essere di intelli– genza superiore (il disco volante sta a testinioniarlo ), l'a– prirsi di prospettive ignote, relegano in un secondo piano i chiusi problemi in cui si dibatte l'umanità e ciascuno vola con il desiderio a soluzioni nuove, a superamenti liberatori, ad impegni morali vivificatori. Ma poco alla volta gli entusiasmi si affievoliscono do– po le cerimonie ufficiali, la pigrizia riprende il sopravvento sulle speranze, la commozione e i propositi S'Ì appannano nell'usura degli atti quotidiani, finchè l'ospite degli spazi diviene un imbarazzante e noioso richiamo di una occa– sione perduta di cui nessuno ricorda il perchè ed il signi– ficato. BibliotecaGino Bianco L'articolo, divertente per i continui richiami a fatti e situazioni, è altrimenti grave e denso di significati per dei nioralisti conie noi. Esso ci dà un quadro, tanto più vero, quanto più igna– ro, . dello stadio di una situazione nient' affatto immagi– naria e futura: della stanchezza e della disgregazione di ooloro dai quali gli uoniùii comuni avrebbero diritto di at– tenders_i · un profondo inipe~no niorale ed una scrupolosa attenzione nella loro vocazione, impegno e attenzione al– l'altezza delle sofferenze e degli sniarrinienti che la situa– zione di crisi genera Jra gli uomini. Poichè i niarziani non esistono, ma l'ansia e la spe– ranza di uscire dai vicoli chiusi non è niai stata così grave e così dzfJ-usa, nè così diffuso 1nai è stato il desiderio di ri– trovarsi e di incontrarsi, di confortarsi niettendo 1:n comune le idee e le speranze. Ma a tutta questa ansia, a queste spesso generose dedi– zioni, ai sacrifici spesso affrontati per tener fede alla propY1:a vocazione o niissìone, non corrisponde un altrettanto 3

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