Terza Generazione - anno II - n. 12 - settembre 1954

Una • lilOZIOne Forlimpopoli Cari amici, ho aspettato molto a rispon– dervi, perchè non avevo molte co– se d3 dirvi e perchè volevo chia– rire a me stesso la validità c:ij una adesione al vostro lavoro. Dalle parole che ascolto dai gio– vani del mio paese ho la con– ferma che se c'è una direzione verso cui andare, quella è la vo– stra. Io tenterò qualcosa: unisco la rr,ozione, in cui potete trova– re parole di T.G., che presenterò al Consiglio Comunale del mio paese. Credo che qui, sia questa l'iniziativa che può avere suc– cesso. Cordialmente G10VANNI ARTUSI Ecco alcuni passi della rn.o– zione: « ... ritenuto che sia compito fondamentale di una Ammini- strazione democratica promuove– re tutte le possibilità di sviluppo della comunità attraverso la mo– bilitazione e la partecipazione di tutti i cittadini, « fa votj perchè l'Amministra– zione comunale promuova una azione tendente a stabilire l'uni– tà della cittadinanza al fine di conoscere la natura dei problemi della nostra comunità e risolver– li a li vello dei nostri mezzi; « propone pertanto la costilu– zione di una Commissione che tenda ad esperire i modi e i mezzi per far progredire le pos– sibilità economiche del nostro Paese, le possibilità di lavoro e di occupazione, le possibilità di una assistenza più adeguata ed efficiente, le possibilità di uno sviluppo culturale impegnativo e qualificato ». A di ' questo e • • • • 1n1z1at1va ridotta la libertà nel nostro Paese Caro Ciccardini, ttrJ, viaggio per l'Italia, an– che se in vacanze, porta con sè ogni volta nuove esperienze, os– servazioni o riprove su '' questo nostro paese 11 • Alcune di esse forse ti interessano, e te ne vo– glio accennare. Parlando con l'uno e con l' al– tro, recentemente, nel mezzo– giorno, usciva fuori spesso la questiorie dei concorsi statali. Cose· semplici, concorsi per di– ventare carabiniere o sottouffi– ciale della finanza, o simili; co– se semplici ma così importanti per molti meridionali che vedo– no nell'impiego statale fisso e pensionabile, il sicuro porto che salva loro e le famiglie dalla co– stante incertezza del doniani. Ebbene, non vi fu una sola persona fra coloro che la que– stione riguardava, che non di– cesse : « senza raccomandazioni non si riesce », o « il proble– ma è di farsi raccomandare 11 , ecc. Una tale unanimità è cQ.si ripetuta, da diventare una espres– sione non più di opinione perso– nale ma di opinone pubblica. per lo meno nei ceti popolari del mezzogiorno. Io non credo affatto che il so– lo metro dei concorsi statali di quel genere sia la raccomanda– zione dall'alto, quasi sempre - a quanto mi si asseriva - re– munerata; sono però convinto che tale è l'opinione pubblica diffusa nel mezzogiorno popola– re. Farsi esentare dalla leva nii– litare, salvarsi dalla legge che si è evasa, eludere il fisco e via di– cendo, dipendono sempre - si dice - dalla corruzione di pic– coli o grandi rappresentanti del pubblico potere. Fatti del genere succedono o– vunque, ma non succede ovun– que che la pubblica opinione di larghissimi strati sociali ritenga corrente e inevitabile quel com-– portamento, e anzi lo riconosca come una norma (sia pure erra– ta e condannabile) del rapporto cittadino-Stato. Questo succede in Italia nie– ridionale, e testimonia fino a che punto lo Stato italiano è per milioni di italiani, non la Autorità che li rappresenta, non Biblioteca Gino Bianco la Giustizia che li tutela e che legifera - ma è un Potere ne– niico, che li perseguita e dal quale per difendersi bisogna giocare d'astuzia, imbrogliarlo fin che si può, '' legittimamen– te 11 • Un potere strapotente, ma– neggiato da invisibili mani osti– li; non il loro Stato: meno ma– le, pensano, che ci sono quez piccoli e grandi che ci aiutano, lasciandosi regalare qualcosa, a eludere il grande oppressore; lo– ro ci capiscono anche se fanno il loro interesse. Nasce così la inconcepibile fi– gura del rappresentante dello Stato che difende il privato im– potente dalle prepotenze della legge: anche questa è l'Italia, purtroppo, senza colpa persona– le di nessuno. Già, lo statale che si lascia corronipere fa male; ma c'è il fatto del 1nisero stipendio, la famiglia ecc. E qualche volta anche una certa comprensione dei guai altrui fa transigere nel– /' applicazione della legge: situa– zioni imbarazzanti, frequenti in Italia. Ad esempio, tra la Sicilia e il 11 continente 11 si fa il con– trabbando di sale (che non è tassato in Sicilia, ma lo è nel resto d'Italia e costa 3 o 4 vol– te di più). Ignoro se lo fanno an– che i grossi contrabbandieri, quelli che dispongono di capi– tali e che trafficano in sigaret– te, o droghe o altro; quelli che ho visto sono miseri manoval1 disoccupati. Uno di loro, di Tro– pea, non trovava lavoro da mol– ti niesi. Al paese il Comune fa certi lavori stradali, a 30 ope– rai per volta, e faceva il turn!J tra tutti i disoccupati: ciascu– no lavorava un 1nese all'anno, e fuori, nei paesi vicini non si as– sunieva nessuno, c'erano già troppi disoccupati sul posto. In– tanto la famiglia c'era per quel manovale, e due bambini: ulti– ma speranza, il contrabbando di sale, poca cosa, 500 o 1000 lire di guadagno al giorno '' se an– dava bene 11 • Andava bene se la Finanza non vedeva, se no si perdeva anche il sale. e veniva la denuncia e il processo. Imniagino che qualche volta 1 e guardie di Finanza non vo– glia no vedere: com,e biasiniarle? ma così facendo mancano al lo– ro dovere. Se però fanno il loro dovere, applicano le legge che punisce il contrabbandiere di sale, in una situazione in cui quel disoccupato non ha altra scelta che di correre il rischio, Discussione perchè altrùnenti nessun.o gli dà lavoro e a casa non si mangia. Uno è obbligato ad applicare la legge, l'altro è obbligato ad infrangerla, e sono tutti e due cittadini del medesimo Stato. Che la società italiana non sia oggi in grado di dar lavoro a tutti i suoi membri, lo sap– piamo tutti. Che il sistema so– ciale vigente in Italia non sia in grado che di alimentare solo una ristretta gamma di attività, lo sappia1no anche (benchè su questo argomento converrà ri– tornare molte volte). Ma se guardianio da vicino alle singo– le situazioni locali, le scelte so– no ancora enormemente più li– mitate di quanto si possa pre– vedere, per molti ce# sociali. Limitatissima l'emigrazione a!– l' estero, difficile quella in terna (salvo le scappatoie inevitabili che solo i più avventurosi af– frontano), la 1naggioranza dei giovani sono inchiodati sul po– sto. Sei di famiglia bracciantile in un comune agricolo nell'interno della Calabria, della Sicilia, del– la Lucania ecc.? Bene, farai an– che tu il bracciante. Abili. sul– le coste del 111,,ezzogiorno, e la tua faniiglia non ha pescherec– ci, non ha terre? Ecco, puoi fa– re il n1arinaio. o il bracciante, o al massimo il riv(}J1ditore di pesce, l'operaio alla sataJ.ura, quando c'è. Se sei rnarinaio e' è però un.a speranza, diventare -marittimo: 1na quando? Hai fatto il libretto di navigazione, sei magari nei turni d'ùnbarco e non ti chiamano mai, da an– ni: sfido, ci son.o troppe doman– de in Italia rispetto ai posti di imbarco, e poi mancano gli ap– poggi anche qui, non hai '' ami– ci". Oppure la tua famiglia è della piccola borghesia, abiti nella zona di Gaeta: lì c'è l' Isti– tuto f\Tautico, puoi diventare ca– pitano di lungo corso; ecco fat– to, qualunque cosa tu abbia per la testa, devi fare il capitano 1nercantile, e se ci riesci puoi già essere con.tento. A questo è ridotta la libertà di iniziativa nel nostro Paese, salvo per i rarissimi che si pos– sono permettere delle scelte. 'A1a non solo da oggi: per la mag– gioranza degli italiani è sempre stato così, da secoli. Queste frettolose osservazioni in sè non dicouo niente: servo– no però per n1isurare tutta la strada da percorrere. Perciò mi sembrano non i1111tili. SA oRo Ft D'OsTrANr 23

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