Terza Generazione - anno II - n. 12 - settembre 1954

tana c1 viene da un articolo che Gino Giu– gn_i ha scritto sul numero del « l\tlulino » del n1ese di .luglio: Iniziativa politica ed iniziativa rifonnistica. Giugni sostjene la tesi della insufficienza di una azione rifor– mistica condotta dal Governo nel Paese se ad essa non si accomuna una viYace inizia– tiYa politica. Seppure questa preoccupazione sembra essere rivolta all'azione politica dei partit,i. di go, erno, quando non addirittura all'azione dei governanti stessi che dirigo– no l'intervento statale riformistico amn1i– nistrativo, purtuttavia non sfugge all'auto– re la necessità di un 'azione autonoma del– la stessa attività politica, volta a creare una maggiore attiva partecipazione all'azione dello Stato; in definitiva un'azione volta allo svjluppo della coscienza civile dei cit– tadini. L'articolo propugna - è qui il suo li– mite - come soluzione di questo problema, una reale comunicazione di governi illumi– nati con l'opinione pubblica. Valga ad esempio il rimprovero di una ben chiara coscienza dell'origine resistenziale del re– gime democratico, la richiesta di un chia– ro Jinguaggio politico, o la constatazione di una carenza di una politica della stam– pa, o infine l'invito _stesso fatto al perso– nale politico esistente di una coraggiosa iniziativa politica e di uno sforzo a rin– novarsi. 2). Ma al di là dell'illusione di poter mobilitare l'azione amn1inistrativa riformi– sta ad effettiva azione politica, ci sembra che Giugni intraveda migliori e più im– pegnatiYe strade quando afferma: « Acca– de jnvece oggi che in questa fragile in– cubatrice che è la democrazia italiana, si vadano da tempo manifestando, sopratutto tra .le gio,,ani generazioni, i segni di una formazione di una coscienza civile associa– ti va e politica, dai quali è dato trarre buo– ne speranze per un regime che solo può radicarsi ad acquistare stabilità se tra lo Stato e la società si frappongono una plu– ralità di strumenti di mediazione e se al– l'iniziativa dell'alto si affianca una vi- 1.,·aceiniziativa dal basso. Ora che tale ri– sveglio avvenga fuori dei partiti tradizio– nal.i è probabilmente un dato di una si– tuazione storica, nella quale vengono a ma– turare alcune note insufficienze della lot– ta politica in Italia » (il corsivo è mio). Ci sembra che in questa valutazione, \ i sia una profonda comprensione dj cer– ti fenomeni che si stanno verificando 1n campo giovanile. Non è più possibile infatti esan1inare il cosi detto rjsveglio giovanile in Italia al– la stregua dei classicj schemi di inter– pretazione: si sembra di poter affermare che esso è un fatto singolare non solo in riferimento al passato ma anche in riferi– mento allà situazione dei van paesi euro– pei. Di fronte alla carenza di idealità ed Bibl-iotecaGino Bianco al profondo culturale che di fronte al1o distacco dalla tradizione osserviamo in Germania, sbandamento e alla inde- cisione dei motivi culturali di tipo neu– tralistico che appaiono in Francia, lega– ti sempre a un concetto tradizionalisti– co della funzione francese. di fronte al confonnismo delle giovani élites culturali inglesi a cui l'en1pirisn10 polidco non con– cede virino ad una solida preparazion..:! pratica il maturare di elementi di giudi– zjo nuovo rispetto alla situazione mondia– le, la siutazione italiana pare oltremodo significativa. E se è vero che il nostro sisten1a poli– tico e le forze che lo compongono rileva– no oggi profondamente uno stato di cri– si, ciò non pertanto si può djre che essa crisi è legata alla singolare situazione ita– liana più che ad una effettiva stasi poli– tica. Non si può affermare infatti, senza essere nel pericolo dj venire sconfessati dai fatti, che il comunismo italiano non abbia una certa singolarità, e non sia il più interessante tra i partiti comunisti che operano nel mondo occjdentale; nè che la Democrazia Cristiana non sia l' esperimen– to più notevole fra i tanti posti in at, o dalla partecipazione politica dei cattolici in quanto tali; nè che l'jdeolog .. 1 d<::Jle forze liberali assuma in Italia 11n Yalore particolare per la sua profonda coscienzc1 culturale; nè si può negare che il socia– lismo italiano abbia aspetti di singolare legame con una tradizione popolare che differenziandolo dal comunismo, pur non lo fa riconoscere nelle esperienze social– democratiche degli altri paesi europei; nè infine che le posizioni di tipo laburista co– sì diffuse tra gli intellettuali e così po– co interpretate dalla socialdemocrazia as– sumano valori progressisti é aperti ad una generale problematica che non è riscon– trabile in altri paesi. Ma tutti questi fenomeni di j nsolita vitalità o se non altro di particolare revivi– scenza ideologica non servòno a risolvere una crisi che appare più . profonda. Essi infatti derjvano dalla particolare situazio– ne italiana, che ospita diversi problemi a livello mondiale: le aree depresse a ci– viltà contadina vicino alle zone industria– lizzate, una crisj di sviluppo nel sud vi– c.ino ad una crisi di ristagno nel nord; la presenza di forze ideologicamente con– trapposte, ma equilibrate, infine la tra– dizione di una cultura capace di prende– re coscienza dei dati essenziali della si– tuazione. Tutti questi elementi insieme pongono a tutte le forze esistenti dei pro– blemi che stimolano la ricerca di nuove soluzioni. E' da questa vitalità all'interno di una cns1 che sono sviluppate problematiche che in ogni campo superano gli schemi e le risposte esistenti. Non deve stupire quindi che proprio nei gjovani, che pro– prio al di fuori dell'esperienza dei partiti si vada formando la coscienza di proble- 1ni aperti e la formazione di uno spirjto civile del tutto singolare. 3). Il prin10 problema che si pone a tali energie è quello di trovare una via di inserimento a sè omogenea. E' a questo punto che il tradiz.ionale esprimersi de– gli intellettuali attraverso le formazioni politiche non è più sufficiente. Difatti la formazione di questi intellettuali è causa– ta sì da una vjtalità ideologica delle for– ze politiche, a cui non corrisponde però una possibilità di azione pratica, un rin– novamento adeguato degli strumenti, un personale maturo ad accogliere la nuova problematica. Compito della generazione appare dun– que quello di trovare nuove vie di inseri– mento degli intellettuali con un tipo di « andata nel popolo >> che è differente dal– le tradizionali vie politiche. Non è dunque la via che attraverso le forze politiche e un personale politico omogeneo conduce alla egemonja dello Stato e ad un'azione oolitica statale, ma è la via della crea- , zione di nuovi strumenti di mediazione fra società civile e Stato che siano espres– sione della singolare situazione jtaliana e in cui si maturino e si chiarifichino le confuse esigenze e dove lo Stato venga ritrovato 1n una concreta crescita della coscienza civile dal basso. E l'intuizione del Giugni ci sembra confermata dal Mat– teucci (Una lotta nel suo corso, « Il Muli– no », n. 34\.35) quando seri ve: « ... l'intel– lettuale operatore dello Stato e l'intellet– tuale autonomo organizzatore di gruppi. Sono diverse specializzazioni queste, en– trambe necessarie alle moltepljci artico– lazioni di una società democratica, che non sia strozzata, come la nostra, dalla vita dei partiti e che non abbia, come intellettuale, unicamente l'uomo politico, relegati l'economista, il sociologo, il peda– gogista alle cattedre universitarie ». 4). Fra i gruppi di energie intellettuali a tal riguardo più significative sono i gio– vani di formazione laica che si esprimono nell'U.G.I. (Unione GoHardica Italiana). I giovani di formazione laica hanno die– tro le spalle l'esperienza di una tradizione di tipo storicistico e vengono oggi a con– tatto, specie di fronte ai problemi più tec– n1c1 della direzione dello Stato, con la esperienza laica empiristica e neopositi– vistica del mondo anglosassone. L'esigenza religiosa dello storidsmo co– sl incomponibile con la cultura cattolica si diluisce in un più ampio articolarsi pra– tico dei problemi concreti dello Stato ita– liano. Anche per essi l'esperienza politica è stata determinante, ma insufficiente ad un inserin1ento totale, per cui si può dire che le nuove formazioni di giovani laici non siano in nessuna maniera riconducibili ai partiti laici. E' interessante notare come in questa situazione ci sja una separazione

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