Terza Generazione - anno II - n. 10-11 - luglio-agosto 1954

cienza dell'operazione indivi– duale, presente nella cultura e nelle istituzioni moderne, com– porta l'affermazione della suffi– cienza dei rapporti delle opera– zioni esteriori umane a garanti– re l'ordine umano, quindi la to– tale autosufficienza della prati– ca economica e politica per ri– i eri mento alla religione alla teo– resi, alla morale, cioè alle atti– vità immanenti nell'uomo, err<r– neamente considerate come me– ramente intraindividuali ed in– differenti al rapporto extra-sog– gettivo e quindi alla storia. Ciò comporta la totale determinazio– ne dell'uomo da parte dell' orga– nizzazione sociale: appunto, il materialismo storico, a cui le « Glosse a Feuerbach » hanno dato rigorosa espressione. L'umanità americana non ha ancora espresso una cultura ed una civiltà omogenea al pro– prio fondamentale atteggiamen– to umano. Di qui la caratteri– stica della condizione america– na di oggi, in cui l'atteggiamen– to umano si incarna in istituzio– ni ed in opere che non lo espri– mono ed anzi gli sono intima– mente contradditorie e che esso riesce a sostenere ed a vivifi– care, mentre in Europa esse so– no da lungo tempo occasione di stasi e di crisi. Per questo dicevamo nell'arti– colo che l'America non vive nel– la legge delle sue istituzioni ma Vicolo S. Giuseppe Caro Ciccardini, Avendo preso in esame un vi– colo (Vie. San. Giuseppe d'Ari– maPea) composto da circa 36 fa– miglie ho voluto notare quale fosse il grado di reazione ai va– ri problemi che quotidianamente si f':resentano, ed ho notato in tutti come fattore basilare co– niune la sfiducia in se stessi e negli altri. Poi avvicinatomi me– glio, entrando nelle loro case, divenendo loro amico, ho visto come alcune famiglie, circa 6 su 36, con/ essano qualche ambizio– ne ad un miglioramento, mentre le altre vivendo alla giornata tendono a disgregarsi ed a di– sperdersi (figli con la carriera militare, emigranti ecc, e figlie impiegate come cameriere e co– me prostitute). Da alcuni di loro che mi sono stati e mi sono più vicini ho avuto dei ragguagli migliori sulle loro reali condizioni. in quello del proprio sostanzia– le atteggiamento d'essere che non ha ancora trovato parole (alme– no parole di significativo univer– sale, intendibili anche da chi non è americano e che quindi non può conoscerle per esperien– za interiore) e batte continua– mente con la forza dell'essere l'insufficienza dell'ordinamento, riuscendo a non essere soffoca– ta da questo, ma non ad espri– mere la pienezza della propria vita e della propria umanità. L'atteggiamento umano ame– ricano, proprio nel raccogliere e nello spiegare al massimo quel– la tensione alla pienezza umana che è caratteristica dell'Europa moderna, rompe di fatto incon– tenibilmente la visione materia– listica della storia propria del– la cultura moderna, che ha in– sidiato e corrotto lo svolgimen– to dell'umanità europea. Ma proprio per questo incon– tenibile prorompimento, che tra– scende con la sua sola realtà umana i termini di una filosofia e di una cultura, la comprensio– ne della realtà e della novità del~uomo americano trascende le possibilità della letteratura e della sociologia ed investe pro– priamente il dominio della filo– sofia. Senza l'inizio di una filosofia dell'uomo e della storia che ab– bia inverato e superato il mate– rialismo storico, l'umanità ame- J'Arimatea, Palermo Essi hanno un rispetto altissi– mo per la propria personalità e sono disposti a difenderla contro chiunque vo1'esse toccarli. Non hanno fiducia che in se stessi perchè, diseredati per nascita✓ vogliono acquistare con astuzia quanto è stato loro vietato. Sono disposti a fare qualunque cosa quando incontrano vere a– micizie e pur di mantenerle ar– riverebbero fino all'eroismo. Non sentono problemi sociali, po– litici ed organizzativi perchè in– fluenzati dall'ambiente e dalla tradizione che ancora li grava, attendono, direi, l'agente ester– no che li risollevi e li rimetta in careggiata. Non hanno l'impulso alla specializzazione pere hè non riescono a vederne un'utilità im– mediata; ed infine preferiscono restare chiusi nei loro ambienti a racimolare le 500 lire del sus– sidio di disoccupazione anzichè Biblioteca Gino Bianco ricana non può giungere alla pienezza della propria autoco– scienza ed alla piena maturazio– ne della propria civiltà. In que– sto indubbiamente non può non esistere una funzione europea: poichè forse non è assurdo rite– nere che solo dall'Europa, e so– pratutto da quelle parti di essa che hanno mantenuto un più vi– tale contatto con la civiltà gre– ca delle idee e con la tradizio– ne cristiana, possano venire i primi atti dì liberazione della umanità americana dalla con– traddizione di una cultura e di istituzioni fondate su una vi– sione materialistica della storia civile. Non possiamo non conclude– re riaffermando la nostra con– vinzione che la contraddizione americana tra umanità e civiltà, tra atteggiamento ed istituzione, costituisca una grande speranza per l'umanità e non una gran– de iattura: perchè quesfò si– gnifica che un fatto reale e so– stanziale, una nuova umanità è nata e vive già, più forte dei li– miti della sua storia passata: se non le mancheranno le integra– zioni necessarie ed ordinate, questa grande corrente di uma– nità e di vita non potrà non compiersi portando la vita e la storia umana su un piano più alto. G. B. cercare nuove vie e nuove pos– sibilità di lavoro. Un altro fattore di non comu– ne importanza che va rilevato è quello del bracciantato. In Si– cilia, come si sa, sono molte le zone coltivate dai braccianti re– tribuiti con un salario giornalie– ro di 6oo-700 lire al giorno, per cui si viene a determinare il fat– to che tali braccianti anzichè col– tivare là terra vengono ad in– grossare le fila dei disoccupati cittadini, con un forte accresci– mento della domanda di lavoro ed una diminuzione dell'offerta. L'eccedenza della mano d'ope– ra sugli impieghi disponibili è sentita in tutta la Sicilia ma in modo particolare a Palermo. Qui si vede tanta gente che per vi– vere si adatta ai mestieri più strani e più inutili nello stesso tenipo. Ci si trova quasi in un vicolo cieco e l'unica via di salvezza sta riposta in una personale spe– cializzazione. Quanto si è fatto non è abba– stanza e tenuto conto degli indi– ci di natalità che qui in Sicilia sono molto elevati, occorre una imediata azione che provveda. Esaminando le reazioni del niio mondo universitario ho tro– vato un formale e paroliero inte– ressamento a tutti questi proble– mi, ed un sostanziale e veritiero " chi te lo fa fare ,,. Le questioni sollevate sono molteplici, le chiacchiere che nei nostri ambienti si fanno sono plurinie, si parla di esperimenti sui poveri, si parla ancora di con– creti aiuti materiali, e non si ca– pisce che così li si considera co– me oggetti e che li si offende nella loro persona in quanto cioè essi tengono di più caro. Essi capiscono quanto noi di– cianzo di loro (sono stati essi stessi a dirmelo ed a farmelo no– tare) e sanno anche come con– cludiamo. Sanno che soltanto per obbligo uniano noi ci interessia– mo formalmente di loro e che alla prima occasione, quando ci capita di fare i nostri interessi, non esitiamo a sacrificare i no– stri doveri; e ci rispondono come possono, e cercano di ripagarci con la stessa moneta della falsa amicizia fatta tutta di sorrisi, di inchini e di "Baciulimanu Si. • gnurì ". Ma appena, e qui parlo per e– sperienza personale, qualcuno di noi spogliandosi dell'abito del Signorino si avvicina a loro su un piano di amicizia umana, di vera amicizia, allora essi si apro– no, cominciano a sperare, ad ave– re fiducia, a pensare al nuovo, al– le proprie possibilità, alla visione di tt.na vita migliore. Ognuno a seconda delle proprie disposizio– ni, e se vi avrà trovato qualcosa di buono, prenda quanto ho det– to. Per me c'è di vero e di lam– pante il fatto che con una reale comprensione, una sentita ami– cizia si possono con tutta faci– lità rilevare i problemi e passare ad una concreta realizzazione. Come dalla concreta esperienza di Coreno ho visto che quei con, tadini, che da secoli si tenevano in disparte, ora per i co1nuni interessi ma sopratutto per la coscienza di non essere isolati ma in dipendenza dagli altri, si so– no uniti in una comune ricerca di nuove fonti produttive e di nuove 1nigliori possibilità d'ùn– piego, così credo che ovunque si sarà capito che ognuno di noi ha valore in sè in quanto in funzio– ne degli altri, allora uniti ci pro– spetteremo certamente quei fini cui potremo tendere. GAETANO TROPIA 45

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