Terza Generazione - anno II - n. 9 - giugno 1954

pianificazione indicandone il reale meccanismo e mostrando come esso non possa diventare di innovazione continua. Stalin ha così radicalmente scisso il problema dell'inno– vazione storica dal problema dello Stato: ha dichiarato che le possibilità della pianificazione dipendono in ultima ana– lisi dal livello storico del comportamento dei cittadini: ha affermato che su taLe livello lo Stato non può che incidere indiretta niente mediante la riduzione dell'orario di lavoro , il migliora1nento dell'istruzione, l'aumento dei salari e de- gli stipendi, la diminuzione del costo della vita: ed ha fatto tutto questo, si badi bene, non con astratti richiami ideo– logici, ma mediante il richiamo alla « verità dei. fatti», cioè col riferimento alla concreta natura ed alle concrete possibilità della pianificazione sovietica. Gli avvenimenti successivi alla morte di Stalin ed il sorgere della figura e della politica di Malenkov hanno an– cor più accentuato la natura concreta dello Stato e la de– terminatezza dei suoi compiti. Con ciò Stalin non ha certo indicato ai giovani, agli intellettuali, a tutti coloro che si pongono nell'Unione So– vietica il problema del pieno sviluppo della conoscenza ra– zionale e della capacità inventiva ed innovativa dell'uomo ad essa necessariamente legata, una via nuova, ma ne ha la– sciata del tutto a loro la responsabilità, senza offrir loro nessuna nuova chiarezza, anzi rendendo completa e totale l'oscurità. l\1a non è questa condizione analoga a quella a cui si trovano innanzi, in condizioni tutt'affatto diverse, anche nelle altre nazioni europee, le forze legate al problema del– l'innovazione, della nuova storia a cominciare dalla giovane generazione nel suo complesso? Tale problema si pone certo in maniera diversa in cia– scuna delle varie nazioni europee. In Italia questo proble– ma si pone in termini invertiti per rispetto al problema russo : in Russia la presa di coscienza avviene in conse– guenza di un pieno sviluppo della di1nensione statale e quindi con un minimo di visibilità sul piano di massa del problema e con un minimo di operabilità: in Italia il pro– blema si pone invece in conseguenza della evidente inca– pacità dello Stato a compiere le proprie fondamentali fun- BibliotecaGino Bianco zioni: quindi in termini di disgregazione sociale, di mas– sime possibili~à di iniziativa personale e di gruppo. Ci si trova dinanzi ad un problema europeo in cui i differenti aspetti che il problema prende nelle singole na– zioni sono indice di una complementarietà, di una correla– zione, di una possibilità di integrazione reciproca, i cui termini non si possono ancora delineare. E' necessario prendere coscienza dell'unità di problema dinanzi a cui giunge oggi la storia europea: pur attraverso esperienze del tutto autonome e profondamente diverse. Si può così comprendere l'unità reale delle nazioni europee e la conseguente unità, pur nella organica diff erenz1:azione delle parti, del loro svolgimento storico. Ciò ha grande im– portanza sia per la comprensione della storia passata in cui l'autocoscienza di questa unità è mancata (o è stata espressa in modo generico e velleitario) che per la crea– zione della storia futura, in cui la coscienza dell'unità e dell'organicità della civiltà europea deve costituire il fon– damento dell'operare. In questa reale unità non c'è nesuna nazione europea, la cui salvezza non dipenda direttamente ed immediata– mente da un'altra: non c'è nessuna nazione che sia al di là del male. Questo discorso che valeva ieri soprattutto per la Ger– mania, vale oggi soprattutto per la Russia, dopo che la pre– tesa comunista di costituire su di essa la soc1:etàperfetta, ha rischiato di sradicarla dalla storia europea, e quando la realtà della natura e della storia cominciano a rivelare la loro sopravvivenza e le loro superiori verità al di là di ogni errore umano. GIANNI BAGET (1) E' in tal modo çhe è possibile che il problema di un'azione fondata su verità razionali ea universali esca dal limite utopistico in cui si trova. Infatti tale limite è legato al fatto di voler creare con la sola ragione una comunità sociale, prescindendo dal concreto dato storico: ed il suo superamento non può avvenire che risolvendo sulla base di verità razionali i problemi di una concreta comunità storica. Solo così la intuizione dell'utopùmo per rispetto al rivolu– zionarisnzo, cioè che occorre partire dalla fondazione di giuste co– munità di base, e non dalla conquista del potere politico, acquista tutto il suo valore ed il suo significato di concretezza. Nelle illustrazioni: scene di vita nelle campagne sovietiche.

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=