Terza Generazione - anno II - n. 8 - maggio 1954

• • Intellettuali e vita politica lll Italia 1. - Con questo titolo il prof. orberto Bobbio ha pubblicato su « uovi argomenti» (m,ffzo-aprile) uno critto che, per la chia– rezza e la erietà dell'analisi in esso contc– n11td. non può non interessare questa ri– , iqa ed i suoi lettori. Il prof. Bobbio parte dalla constatazion~ di una contraddizione tra le posizioni degli intd1ettuali e dei p0litici esistenti oggi in lt;tlia. per cui gli intellettuali non pos– S"il') essere che all'opposizione di ambedue ~11 schieramenti politici italiani: essi co– st iruiscono come « un blocco di ghiaccio, c,Jrnpatto, preso tra due correnti di flutti: i flutti non lo spezzeranno (lo sgretoleranno forse); ma esso non domina i flutti, ne è domin'.ltO, e oscilla a secondo della forza clelk correnti, ora piu a destra, ora più a Sll !Stra )), A fondan1ento di questo atteggian1cnto (;~a la coscienza o la pretesa degli intellet– ttiaJ i in Italia di ,, formare una classe so– ciale a sé stante, distinta dalle classi socia– li ed economiche ii a cui spetta « un cf)n,pito singolare e straordinario >>. Il Bobbio nota la rile,anza che tale fenomeno assume 1n Italia, per rispetto all'Inghilterra do\'e gli intellettuali non credono di formare un gruppo nella società : ciuelli che lo pretendono ,, sono cor (;iderati stra, aganti, snobs, e perdigior– n1> e nessuno li confonderebbe con gli inttllettuali seri, il cui mestiere di profes– s0ri, di critici, di letterati, e di artisti non cc~t 1 l uisce una ragione sufficente per dar Jon una qualificazione politica ecceziona– le >>. Il problema degli cc intellettuali come tal: » è stato prima mente sentito e dibat– tut c. in Spagna, Germania, Italia. Francia. Posto così il problema, il Bobbio cerca <li determinare quale siano i termini con cui gli intellettuali prendono coscienza <lf·ll" loro autonomia dalla politica; ed elenca alcuni moti, i di questa autoco– scienza: ,, 1) La politica è radicata al suolo rac– chiuso nei confini geografici. è nazionale t· nazionalistica; la cultura è co,mopolit~. Di fronte alla cultura non vi sono harriere nt· politiche nè geografiche. La patria del– l'uomo di cultura è il mondo ». . • cc 2) La politica traffica in cose contingen- t! <' P?rticolari; la cultura maneggia sol– té•nt<> valori necessari cd uni\'ersali. L'uo– mo politico conosce solo •1e occasioni e le opportunità; 1•uomo di cultura afferma "bliotecaGino Bianco contro le mobili occasioni i fermi ideali, u•ntro la n1ute,ole opportunità l'eterna giustizia >>. « 3) La politica si regge sopra una certa c'nsc di conformismo; la cultura non respi– rd se non in un'atn1osfera di libera ricer– Pl rena vita politica il dogma sembra altrettanto necessario del dubbio critico nel– la vita del pensiero ll. « 4) ella politica c'è bisogno di sp1n- t 0 gregario, 1nentre la cultura è per ec– cellc.:nza la più alta espressione della indi– vici.ualità. L'uomo di cultura che cede alla pùli tica finisce per rinunciare a una parte di se stesso, a ciò che lo caratterizza come uomo di cultura ». « 5) La politica è parziale, mentre la scienza è imparziale. Chi fa il politico non può essere nello stesso tempo uon10 d1 cultura, perchè le passioni che si con– ve1·gono al primo turbano e <ledano il se– condo ». 6) La politica appartiene alla sfera dell'economico, della vitalità, rappresenta il momento della forza. La cultura ha il compito di far , alere di fronte alla forza le esigenze della , ita n1orale. Contro il po– litico che obbedisce alla ragion di stato, l'uomo di cultura è il de,oto interprete della scienza morale ». Posto un tale atteggiamento, non ci si dev~ mera, igliare che tutti i tentatiYi politici dtgli intellettuali come tali, abbiano fatto fallimento. Ed il Bobbio esamina qui le pc ,1zioni più correnti tra quegli intellet– tua]: che hanno cercato di s,olgere attivi– tà politica come intellettuali; sottoponen– d0'c a sicura critica, o, unque verific;ita dal f:illimento o dalla sterilità pratica. !.'articolo conchiude, nonostante la cor– relazione, che l'autore ha più Yolte isti– tuito nel corso dell'articolo, tra la (\ di– sorganicità » della società italiana e h p1c:tesa degli intellettuali ad una funzio– ne sociale propria ( 1< più la società è ar– rc:trata, pii1 gli intellettuali sono retori, astratti ideologi, spregiatori delle tecniche, es~!ltatori di un sapere contemplativo ,,) lasciando aperti i termini del problema ed in, ocando soltanto « da un dialogo onc– '-'<1 smentite e conferme ,,. Ed il n1erito fondamentale del saggio sta appunto nell'c ver impostato, con rar:i 01,està cd obiettività intellettuale, 1 ter– nJ1n1 di un problema, dando modo a tutti di comprenderlo e di prenderne coscien7a. 2 - Il problema che il Bobbio pone è, a ben guardarlo, non quello: che at– teggiamento politico debbono assumere gli intellettuali, m:i quest'altro: chi sono gli intellettuali e che senso hanno nell'Uma– nità. Se poniamo 1nente alle giustificazioni correnti che si danno delrintellettuale, si Yede che in sostanza due posizioni Yengo– no legittimate agli occhi della coscienza contemporanea: quella del « tecnico » e quella dell'« artista >>. La nota comune che si trova nelle due figure, è I 'esclusione di una partecipazione ai problemi di direzio– ne della storia. Il tecnico per natura sua eseguisce un compito determinato il cui cflt-tto è preconosciuto ed il cui scopo pre– d,uo In questo senso l'intellettuale 111 quanto professionista è un tecnico: e la tecnica si estende a tutti quanti i vari t 1 pi di professioni. Il professionismo è l'unico titolo di retribuzione dell'atti,ità inttllettuale che la società oggi riconosce. L'artista inten iene poi in un momento dell'atth ità umana che si considera senza riferimento al lavoro umano e quindi alla direzione della storia. .i\Ia caratteristica essenziale dell'autoco– scienza degli « intellettuali », quale il Bob– bio l'ha efficacemente puntualizzata, è ap. pti11to la pretesa a partecipare in modo autc nomo e proprio alla direzione della storia: l'<cintellettuale » non può accet– t:ire nè una posizione di estraneità nè una posizione di subordinazione nel processo storico. Tale autocoscienza non deriYa dunque dal ruolo sociale che gli int 0 llettuali present·~– n1ente svolgono con1e parte riconosciuta ed accettata dalla società. (la < professione n). I I dilemma che il Bob bi o ha proposto ~; n1anifesta così a nostro a,·\ iso più am– pio che quello tra gli intellettuali e la vita politica, e si configura come antitesi tra l'autocoscienza degli intellettuali, ed il ruolo che l 'assctto presente della società as~egna loro: e quindi con1e antitesi tra inH llcttuali e Yigcntc assetto sociale. La politica an7i rappresenta, sia pure con rapido processo di riduzione. di gran lunga il momento piì1 libero delrattualc as t'tt<> sociale, e quindi quello in cui gli ir~tcllettuali hanno n1aggior libertà d'a7io- 11c. anche se in sostanza in t~le zona essi vengono chiusi in un dilen1n1a senza uscit~ tra efficacia e libertà e quindi nu1ssima– n1entc spinti a prendere coscienza della

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