Terza Generazione - anno II - n. 6-7 - marzo-aprile 1954

stadio di una preparazione tecnica pi\1tto– sto che di una forn1azione ed educazione morale e CÌ\'ile. Un altro ostacolo è costituito dal processo formativo degli Organismi in cui vi è 11 fattore dominante delle associazioni e dei gruppi. Le associazioni spesso sYolgono una funzione aristoctatica attingendo alle espe– rienze culturali e politiche; ma elementi che pur provengono dalle associazioni do- vrebbero tendere sempre più a superare il parlamentarismo, vale a dire il puro dia– logo di assemblea che si svolge fra i loro componenti e tendere soprattutto ad una visione più ampia dei problemi, di quello che non permetta il loro punto di partenza. Questo, beninteso, senza cadere nel tecnici– smo o peggio nel qualunquismo. La parzia– lità dei temi proposti dai gruppi, anche quando non è necessariamente settaria, im- pedisce spesso un processo di espansione de– gli Organismi verso tutti i proble1ni che in– vestono la comunità universitaria. Anche qui si tratta di superare l'aristo– craticismo che ha il suo crisma nella difesa delle posizioni culturali e politiche già rag giunte, per impostare autonomamente il pro– blema di una forma di leadership studente– sco, per dare alla massa degli universitari, nelle condizioni di partenza in cui si tro– vano, una dirigenza organizzata che ne regoli lo sviluppo, oltre a porne le basi. Una comunità universitaria in positivo sviluppo deve tendere a risolvere in termi– ni concreti un sempre più organico colle– gamento fra le reali esigenze degli uni\er- sitari e i problemi posti dagli Organismi Rappresenta ti vi, tenendo presenti le condi– zioni di tutti indistintamente gli studenti, anche di quelli che vivono lontani dalla sede, in parte o in tutto staccati <lana vita accademica. Gli Organismi non possono ri– nunciare a svolgere un'opera di educazione e a tentare tutte quelle strade che permet– tano ad ogni studente, anche al più lonta– no e sprovveduto di sentirsi rappresentato, coaduivato, e di sentirsi attore, e non com– parsa nell'azione di rinno, amento dello stu· dio accademico. Come avvicinare gli studenti _che vivono al di fuori dell'Università e al di fuori dei problemi che la vita universitaria pone? Come rivolgersi a coloro che si trovano in queste condizioni perchè troppo studenti. vale a dire troppo presi dal proprio studio individuale oppure a coloro che sono trop– po poco studenti, che con l'Università hanno puramenti rapporti amministrativi? L'Organi– smo Rappresentativo si trova cosl a dover risolvere o meglio a far sl che le autorità accaden1iche risolvano, problemi molto im– portanti e impegnativi, dai provvedimenti necessari perchè tutti possano essere uni– \versitari all'Università alle borse cli studio e alle case dello studente e :ill'attrezzatura degli stituti, fino al problema essenziale di rendere lo studio più consono alle ne- cessità della società attuale. Si tratta di superare i limiti delia specia– lizzazione, peraltro necessaria, dando non soltanto gli strumenti tecnici per un mestte re, ma la formazione morale e culturale pe,· fare di ogni professione una specifica voca– zione civile. Sarebbe bene importante che da una presa di coscienza più estesa e più profonda delle a_ttituclini degli uom1n1 ,, dei bisogni e delle legittime aspettative del– la società si potesse arrivare nell'Università ad una n1aggiore con iderazione per le vo– cazioni individuali. E' questo un problema che sorge particolarmente per coloro che si avviano a svolgere mansioni tecniche; spes– so infatti costoro per la mancanza di una autonoma formazione culturale che dia un senso alla specializza7ione rischiano di di ventare elementi ciecamente al servizio del la conservazione e della più retriva impo stazione del problema dello sviluppo ita– liano. l\la per affrontare questi problemi è indispensabile che gli Organismi Rappre sentativi si rendano maggiorrr(ente conto della situazione di partenza, cioè a dire della compos1z10ne dell'elemento studente– sco unìversitario. In questo dopoguerra non esistono, a quanto mi consta, studi o in– dagini sulla provenienza sociale degli stu denti, ma bisognerebbe fare molto di più, bisognerebbe che ciascun Organismo Rap– presentativo potesse conoscere attraverso in– chieste specifiche, quale è la natura della composizione della comunità Universitaria che rappresenta. Questo porterebbe a far sl che anche nello sviluppo di una coscien- za culturale degli universitari si arrivasse a delle concrete divisioni di compiti: ad esempio un Consiglio di Interfacoltà del Meridione, che avesse la maggioranza de– gli studenti provenienti dalle cosiddette aree depresse, dovrebbe porsi dei problemi culturali, problemi di sviluppo della socie– tà, di assistenza nella formazione degli stu denti, di aderenza delle vocazioni alle con– dizioni di vita dei paesi di origine, diversi da un'Interfacoltà in cui la maggioranza degli studenti provenga da una zona indu– strializzata. A questo riguardo dobbiamo altresl con– statare la carenza della stampa uhiversita– ria, che se sebbene di molto migliorata in questi ultimi tempi, è ancora troppo legata a formule di discussioni di tipo parlamentari– stico, per non parlare di un deleterio gene– re di cultura letteraria cosmopolita c~ troppo spesso impera nelle colonne dei gior– nali studenteschi. La stampa universitaria dovrebbe dare molto più spazio, tanto per fare un esempio alle corrispondenze degli studenti di periferia, a problemi di forma– z10ne di una coscienza civile degli univer– sitari che vivono in determinate condi– z1on1 sociali, alle inchieste ed alle esperien– ze dei giovani studenti che spesso si tro– vano abbandonati a se stessi in un ambiente ostile e statico. Ma anche in questo campo bisogna risolvere un vizio d'origine, occor– re cioè passare da una forma di aric.tocra– ticismo ad un più ampio dialogo e dibat– tito di tutti gli studenti sul loro giornale, occorre affrontare problemi più profondi e soprattutto più concreti in sostituzione del– l'accademia che troppo facilmente si svi– luppa attorno a una cultura specializzata. Gli Organismi Rappresentativi infine ope– rebbero fattivamente a creare un:i coscien– za attiva nei confronti della società e del– lo Stato creando una loro periferia, essen– do presenti in tutti i centri ove si trovino degli universitari, impostando in maniera concreta ed espansiva tutta la loro azione di presa di contatto con la base studen– tesca. A conclusione di queste note non si può prescindere dalla necessità di un serio e spassionato esame delle responsabilità di co– loro che lavorano negli Organismi Rappre sentativi: troppo spesso si deve constast:t– re come questo lavoro non sia inteso nei termini reali, come ad esso ci si accinga con un certo atteggiamento molto diffuso in Italia, atteggiamento che sa troppo di dilettantismo. Una maggiore coscienza del– lo Stato e soprattutto della responsabilità degli studenti nella ricostruzione di uno Stato in Italia dovrebbe operare contro que– sto costume per cui si fanno male e si fanno in fretta cose che richiederebbero i11- vece un grande senso di responsaoilità. Un maggior spirito di '' eroismo civi!c '', e la parola non spaventi, la convinzione <li vivere in una comunità universitaria ver~o cui si hanno dei precisi doveri, la cosrienza soprattutto di svolgere un lavoro utile per i propri colleghi di studio e per la società nazionale, dovrebbero instaurare negli Or– ganismi Rappresentativi una opero::ntà cd una serietà di intenti che oggi pii1 che mai si rendono necessarie di fronte ,111~ as– sillante gravità dei problemi. ANDREA KLUZER Responsabile: B. Ciccardini - Autoriz. del Trib. di Torino u. 8:t.9 del 20-10-1953 - Spedi~. in abbon. post. Gruppo 111 - Tip. Laboremue • Via Capo d'Africa, 52 - Roma (5-1954) BibliotecaG , ,o ·Bi e

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=