Terza Generazione - anno II - n. 6-7 - marzo-aprile 1954

rendere più complessa la configurazione del– le zone nella regione. Nell'antichità, tranne i pascoli degli alti– piani e dei monti più alti, doveva essere il regno del bosco: macchia e laureto medi– terranei nella fascia costiera, castagneto sui terreni a fondo calcareo-argilloso cioè sulla maggioranza della collina, faggeti sui terre– ni marnosi di montagna. Ma quando l'uo– mo ha eliminato i boschi poco oltre il con– sentito (e come vedremo, ciò è avvenuto in alcune epoche con una intensità impressio– nante) o ha troppo caricato di bestiame i pascoli (e ciò è avenuto sempre) o ha messo a coltura terreni in pendìo senza le neces– sarie trasformazioni (ciò che, quand'anche si fosse potuto malgrado la spinta della fa– me, non si sapeva fare) si è visto in pochi anni degradare e sparire il terreno agrario. Un accenno merita ancora l'esame delle coste: basse, senza porti, tranne i tempo– ranei rifugi alla foce dei fiumi e l'eccezio• ne di Termoli. Scarsa è stata la spinta al mare perchè gli abitanti si sono trovati di fronte al pericolo costituito dalle paludi ed hanno accettato di orientare la loro espan– sione verso le più invitanti pianure della Puglia o della Campania: non si è avuto qui quel fenomeno caratteristico dei paesi montuosi mediterranei che si affacciano al mare il fenomeno cioè di una sollecitazione naturale degli abitanti alla pesca alla navi– gazione, al commercio. Ci siamo soffermati su questa caratteriz– zazione fisica, più che per una consuetudine tradizionale, per potèrci richiamare ad essa quando esamineremo i modi con cui si sono diffusi nell'epoca storica gli insediamenti, le condizioni di cui si sono sviluppate le attività di lavoro degli uomini, e i rapporti tra gli abitanti delle varie zone, ostacolati dalla natura e incanalati su vie obbligate. Il Molise è un paese naturalmente pove– ro: il suolo deve essere protetto e si è nei secoli ancor più ùnpoverito. Per una razio– nale messa a coltura avrebbe sempre richie– sto, ed oggi esige, una profonda trasforma– zione dei terreni con opere di bonifica; il sottosuolo è egualniente povero perchè po– ca cosa sono le miniere di manganese del Matese; le comunicazioni naturali non sono facili se non nelle zone peri/ eriche di Ve– nafro, Isernia e Boiano e nella zona di La– rino (tranne le strade romane per il peri– colo in r:ui sono state efficienti, non vi sa– ranno fino al 1817 che tratturi e mulattie– re); nè esistono porti di traffico. Il Molise è stato storicamente sempre alla periferia. Privo di quelle facilitazioni che o hanno fatto gola ai signori " stranieri " o più facilmente hanno sollecitato energie lo– cali, nel corso dei secoli, man mano che il mondo è uscito dall'economia naturale, si è trovato sempre più ai margini, chiuso nel giro vizioso della necessità di forti investi– menti e della mancanza di capitali: fuori BibliotecaGino Bianco .. . I ·' ,· ' ' \ L'Italia durante il pliocene (a sinistra) e l'Italia durante il periodo glaciale. \ Durante il pliocene il Molise era apparso solo per metà: la regione si presenta geo– logicamente completa solo nel quaternario. . / • ,.,.__ ___ I J.-.--------> Carta geopedologica. LEGGENDA: I) terrenì formatisi su sabbie e conglomerati; 2) terreni formatisi su argille intercalate da arenarie e calcari; 3) terreni formatisi su arenarie e marne; 4) terreni formatisi su calcare; 5) terreni alluvionali; 6) terreni litorali di duna. I terreni del Molise rivelano quattro tipi fondamentali di rocce sottostanti: calcaree nella parte alta, argille arenarie e marne nella vasta zona centrale, sabbie nella zona costiera. 23

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