Terza Generazione - anno II - n. 5 - febbraio 1954

tanto empiristicamente fer– menti una cultura appropria– ta ; ciò va al di là di una per– tinente verifica e antecede il lavoro veramente efficace della applicazione, impegnando va– rie categorie di giovani in un « suspence » che forse, alle lun– ghe, potrebbe stornarli. Una « cultura all'altezza dei compi– ti» si forma ripen,sando la cul– tura esistente nelle sue punte più alte, complementandola nelle lacune, unificando cioè, sulla piattaforma comune del concetto di generazione ada t- guando allo scopo tutti gli strumenti culturali esistenti e gli inventati, fino alla debili– tazione, all'annullamento dei motivi di crisi. Oggi voi non volete ricorrere << alla tecnica... dell'organizza– zione che coordina tutte le azioni su quelle comprensibili da un certo punto di vista», perchè non condividete gli at– tuali punti di vista che fanno ricorrere a quella tecnica, e perchè su un piano originale non potete farlo mancando per ora al vostro punto di vista crocosmo generazione » che ha tutte le prerogative di una buona pedana di lancio. Ma, al di là delle esitazioni che mi fanno fraintendere le vostre vere intenzioni, penso che sia utile sapere se questa attività sulla terra di nessuno presup– pone che farete appena possi– bile quel passo; e in che mi– sura pensate che possa questo tardare senza che la vi tali tà della generazione si esaurisca ; o si agiti inconsultamente, si– milmente a un fascismo, di– sperdendo di nuovo al vento la cristallizzi in formule relati– ve, analogamente a un'assi– stenza sociale ideale, come un sollecitamento generico al me– glio, ancora - volente o no– lente - ai principi di una cul– tura tradizionale, con tutti i limi ti e le parzialità a essa connesse e anche con tutti i valori. A queste riflessioni estreme mi conducono i dubbi che voi mi potete chiarire, rendendo, può darsi, un servigio a chi dovesse avere il mio stesso meccanismo mentale. tamente sviluppato, quegli <<in- la messa a fuoco. Per questo sua << forza di crisi » senza teressi, speranze, valori, costu- vi limitate a sondare il « mi- garanzie; oppure. ancora, si mi » che ora sono « non più VALERIO V EGLI O solidali » ; ed è altresi il modo di preservare « la ricerca dal- l'astrattezza». E' un lavoro preliminare, di ricerca teorica, naturalmente con verifiche conseguenti. Troppo pochi, si, potranno impegnarvisi su un • piano, diciamo, professionale, ma nel contempo metterà in moto, preparerà ugualmente tutta la generazione disponi– bile mediante un'adeguata dif– fusione; ed ecco - a me sem– bra - quale potrebbe essere la vostra funzione (e quale è, entro i confini dell'attività teo– rica che già assolvete, benchè sull'orlo dello spontaneismo). Finchè non si sarà prodotto un minimo di solutività della situazione di crisi, questa non permetterà alle numerose cate– gorie di vocazioni da chiarire che si impegnino concretamen– te, oltre l'interesse << speculati– vo», a una attività come la vostra. Quando questo minimo sarà realizzato, agirà automatica– mente sulla situazione: ma sussisterebbe l'eventualità di una sua parziale comprensione e . deforme utilizzazione, ove, avendo acquisito il diritto di farlo, non si procedesse decisa– mente a salvarne l'integrità, a egemonizzarne l 'efficacln, ade- ,I Il nostro lavoro di studio non è una ricerca preliminare di princìpi ' I unificatori e fondanti. E strettamente legato alle esperienze della nostra generazione e alle nostre iniziative in qualità di stru– mento, non di fine La lettera di Valerio Veglio ci dà la possibilità di chiarire alcuni punti dei discorsi fin qui fatti e che per la loro im– portanza non possono rimane– re soltanto accennati. Nell'eco– nomia di una risposta, è chia– ro, non potremo esaurire i te– mi che la lettera di Veglio ri– propone alla nostra attenzio– ne: basterà quindi per ora im– postare la discussione. Valerio Veglio ha l'impres– sione che la ricerca e la pro– mozione delle nostre iniziative siano il presupposto e l'ali– mento di una ricerca teoreti– ca, in ordine alla quale noi ci muoveremmo come se quello fos.se il nostro fine. « State ... intraprendendo ·una ricerca particolare pratica a confor– to di una ricerca teorica che la presuppone e ne dovrebbe trarre alimento>. Egli pensa che dai primi ri- sultati delle iniziative già av– viate, debbano venire alla lu– ce le ragioni che ci permette– ranno poi di enunciare il prin– cipio implicito nel nostro ope– rare: quello che ora ci muove– rebbe nelle ricerche e nelle azioni particolari e che, allo– ra, potrà comprenderle e giu– stificarle tutte. Perciò, neces– sariamente, è portato a do– mandarsi con quale garanzia, intanto, prima di aver esplici– tato il fanioso principio, noi ci muoviamo sulle nostre linee particolari; e ci fa osservare che sarebbe più pratico, me– no rischioso, più logico, impe– gnarci preliminarmente nella ricerca teorica dei principi universali con q,u,elle poche persone dil~poste e capaci di farlo per professione specifica, invece di voler spingere fin d'ora i gioi·ani a 1tn passo che può tardare a permetterci di posare il piede sul sicuro. Qui e' è un equivoco che spet- ta certamente a noi chiarire, e al quale, forse, abbiamo dato adito noi stessi là dove abbia– mo detto con un'esemplifica– zione insufficiente « interessi ... omogenei a definizioni di prin– cipio universali>. Forse in conseguenza di que– sto equivoco, il nostro amico intende il nostro essere fuori delle parti come un essere ai margini della vita attiva per mancanza dell'esplicita form,1'1- lazione di un principio diverso d.a q1telli riconosciuti e afjer– nia ti dalle parti esistenti; in– certi sul n1omento, il punto, e il ,modo originale di far pre– sa, con il rischio di esaurire l'impulso elle ci ani1na o di sprecarlo in un ,noto avventa– to o in un'attività minore, pri– va di mordente. B1blioteca Gino Bianco

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