Terza Generazione - anno I - n. 3 - dicembre 1953

perciò dicevamo presa di coscienza della tensione a cui l'umanità oggi è giunta, in cui si riconosce ; e par li amo di tensione perchè nessuno, purtroppo, le ha dato espre sione in forme culturalmente de- l finite. Anche per questo diverso riferimento, probabilmente, s'è verificata una incom– prensione tra ]1omenti e noi. Chè con ~palletti avremmo dato una prima dire– zione sbagliata alla terza generazione, indicando come strada possibile l'ermeti– smo. E da JJ omenti viene costantemente il rifiuto dell'ermetismo, come legato a una situazione culturale superata, insuf– ficiente, errata (cfr. l'articolo di DuMoN– TEL, Il dialogo impossibile e quello di DoME~rco CACOREsr. Senso del realismo, in «Momenti)), nn. 13 e 14). Sarà utile rife– rire almeno uua nostra frase: « è perciò che possiamo considerare l'ermetismo una esperienza finita, ituazione enza svi– luppo: ed è tata portata all'estremo ... fino a un punto oltre il quale non sembra più possibile nè procedere nè parlare)); 1 ma noi si pro eguiva dicendo come « la polemica di que, to dopoguerra disconosce con troppa fretta que ti risultati poetici e questi significati; perde di vista quali sono i punti nodali che questi poeti (e la critica che li ha capiti e sostenuti) rap- presentano, cioè la denuncia umana e tragica dell 'i olamento ». Riconosciamo cioè l'ermetismo una stra– da chiusa - e i tentativi ermetici del I dopoguerra lo confermano : strada chiusa, connessa, come è, nel suo significato e nei suoi risultati, a una delle soluzioni che per noi sono finite con l'esperienza della seconda guerra mondiale: la soluzione della rinuncia a una presenza operante nella realtà - verificata disonesta e fal– sa - per cercare disperatamente un rap– porto diverso con la vita, nella rivendica- zione della solitudine, sia pure tragica, dell'uomo e del poeta. lVIacon Ungaretti, anche con il primo Ungaretti de L'allegria (e non dimentichiamo che questo Unga– retti vive e scrive durante la prima guerra mondiale e il primo dopoguerra. in un momento cioè di ricerca di soluzioni di fronte ai nuovi problemi resi scoperti daUa guerra) ci pare che si chiudano tutta una serie di atteggiamenti e soluzioni romantiche, persino certe posizioni della critica desanctisiana. E accanto a Unga– retti, fuori dell'ermetismo e degli atteg– giamenti che banno significato per gli BibliotecaGino Bianco ermetici, dove si trovano, in fatto di poe– sia, altri testi talmente significativi? Da l'ngaretti e Montale a Luzi, dalla prima alla econda guerra e al dopoguerra, l'er– metismo chiude un'epoca. Ha, secondo noi, me o in cri i tutto un «modo>> di poesia, di linguaggio, di contenuti, legato fondamentalmente al romantici mo, alla sua cultura e ai suoi sviluppi diretti o indiretti. Come si può allora rifiutare l'ermeti– smo? ~on possia1no rifiutarlo, « sprofon– darlo )>,percbè rifiutandolo rifiutiamo pro– prio la tradizione più recente della poesia italiana. Per questo nella nostra lettera dicevamo che non ono « da abbandonare le conquiste della poe ia e della critica moderna )); non ermetica dunque, ma compre a l'ermetica. Non basta certamente avvertire che oggi i termini di quella soluzione e di quel linguaggio, di quel rapporto con la vita, sono inadeguati; dire che le sue formule non ci bastano più. Ci pare che occorra prenderne co cienza e << fare i conti)> con la . toria. Perciò « livello zero », << tendere al futuro )>, « puntare sulle nuove genera– zioni)), non può Yoler dire assumere posi– zioni di rifiuto del passato, ma jnvitare a una presa di coscienza: fare i conti con la storia, con la tradi1,ione, dunque, in n~odo che veramente dica qualcosa per i problemi di oggi. E allora non è possibile, -vogliamo dire che è improprio. parlare di tradizioni sbagliate o meno, in quanto tali posizioni sono legate al rifiuto della tra– dizione. E come si può - bisogna rilevare anche questo nella lettera di Dumontel ,,. Giacheri - rifiutare l'ermetismo e poi indicare ai giovani del 1950-'60 esemplari del 1920-'30, come l'espressionismo e il sur– realismo? (Esperienze certamente di molta importanza ma che potremo definire, pur facendo violenza alla diversità di situa– zioni culturali cui sono lega te, come feno– meni analoghi all'ermetismo italiano, come forme democratiche di ermetismo). A questo punto sembrerà opportuno chiarire, sia pur minimamente, quale possa essere, per il poeta, la funzione della tradizione. La tradizione è sempre un fatto precedente alla poesia e non può essere perciò criterio fondamentale di giu– dizio al poeta (nè al critico). Quello che importa, sempre, è ~be il poeta riesca a scoprire la tensione dell'umanità in cui vive e a inventare le parole per rappre– Rentarla. Della tradizione il poeta si ser,·e •olo quando es.·a si fa viva e presente jn lui, quando gli i}iYenta cultura. Solo al– lora prende contatto con la tradizione, il che non significa perciò scegliere una cuola poetica. ma rendersi conto del pa– trimonio poetico, rintracciarvi i posRibili punti ch0 lo aiutino a chiarire la sua umanità e a organizzare la sua pirola. :\fa la tradizione, o una tradizione, di-ven– ta ineYitabilmente mimetismo, quando si vuole rifiutare que. to o quello; allora e sa non . i fa cultura, non libera ma domina. Per questo, secondo noi, non si deve rifiutare niente della tradizione e niente acc0ttar0, apriori ticamente. Il contatto con la trn{lizione, in n1odo proprio, cioè per chiarire i punti di C'hiusura e quelli cli movimento. ci fa emmai dire che oggi t~tte le trarlizioni Rono chiuse. Proprio perchè dalla constata.~ione dell'esi. tente, le troviamo in. ufficienti al controllo della realtà e dell'umanità contemporanea. Si apre qui l'ulteriore aspetto del pro– blema: la funzione del critico (e arà bene che Ri rifugga dalla confusione che ora troppo . pe.. o i fa tra poeta, lette– rato, critico. filosofo d'estetica, e tra le loro funzioni). Il critico non solamente commentatore di te ti, ma indicatore di quali . inno le eRperienze rhius() dei te ti ciel pa sato e di oggi, quali le occasioni di chiusura e dj moYimento nei vari mo– menti d~lla storia. Compiti co1legati con quelli del poeta, i .suoi. ~Ia, diremmo, la sua re-.pon. abilità si fa precisa in un la– voro cli creazione d'un ambiente cultural~ in cui sia possibile prendere coscienzà della situazione, prendere contatto con la storia, affrontare i problemi della nuova poesia. Per quanto abbiamo fin qui detto, tutte le tradizioni oggi ci appaiono decisamente insufficienti. E in questa situazione ci po– niamo la domanda di c:he cosa abbia rap– presentato e rappresenti Jlomenti. Ci pare, che, in un tempo in cui tutti avvertiamo– la fine dell'ermetismo. Momenti ha per– messo soprattutto un dialogo dei giovard poeti tra loro; dialogo favorito pro;->r!<> • sulla falsariga di que11'insufficienza e in- oddisfazione, di quella polemica. anche, contro l'ermetismo. Oggi però occorre an– dar" oltre. Percbè altrimenti l'(>sperienza di ~J omenti può rivelare un limite per noi decisivo: un difetto di critica (e di opi– nioni sulla funzione del critico), il difetto cioè della sua formula culturale. Strada chiusa anche il realismo? Lo sospettiamo. Anche per questo è legittimo

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