Terza Generazione - anno I - n. 3 - dicembre 1953

La fame In verità il fenomeno della sovrapopo– lazione mondiale e quello della erosione del suolo non si possono considerare come serie cause di fame se non, tutt'al più, per i secoli futuri. Non già ai nostri giorni. E' contro senso, e forse addirittUl'a un sotter– fugio, discutere intorno a queste «cause>, passando sotto silenzio l'azione di altri fat– tori ben più nefasti che ai giorni nostri agiscono ancora provocando sotto i nostri occhi la decadenza del mondo. Ben più grave dell'erosione lenta del suo– lo è l'erosione violenta della ricchezza umana, il decadere dell'uomo a causa della fame e della sottoalimentazione. Nell'Estremo Oriente il numero delle persone sottoalimentate oltrepassa il 90 % degli abitanti; nell'America Latina più dei tre quarti della popolazione sono insuffi– cientemente nutriti, vestiti e alloggiati. E' sufficiente d'altra parte ricordare che in Inghilterra, prima dell'inizio della seconda guerra mondiale - secondo il rapporto di Sir John Boyd Orr, successivamente diret- La disoccupazione Da questi fatti deriva una conseguenza molto importante.' una popolazione che aumenta costantemente, che vive più a lungo, determina con il suo potenziale di vita una moltiplicazione considerevole del- , le possibilità di produzione e di consumo. Mi sembra dunque giusto concludere che per dare all'economia mondiale e dunque europea - un equilibrio capace di eliminare la disoccupazione, che è l'osta– colo più grave per la produzione, e la miseria che è l'ostacolo più grave per il consumo - e sono questi due fattori stret– tamente interdipendenti - ci conviene ascoltare l'avvertimento del presidente Ei– senhower che d'altronde non fa che rial– lacciarsi e riassumere con una chiarezza e un'autorità particolari le indicazioni del « Punto quarto ». Non bisogna però credere che ciò possa significare per noi la semplice e tranquilla attesa di altri nuovi generosi doni dal- Biblioteca Gino Bianco tore generale della F.A.O. - circa il 50 % della popolazione soffriva delle conseguenze della fame; vivendo il 40 % in un regime alimentare con alcune deficienze specifiche e il 1O %, in un regime alimentare grave– mente deficiente in tutti i suoi componenti essenziali. Nel 1936 quando Hitler chiamò alle armi i giovani per il servizio militare, solo il 75 % furono accettati, e nel 1938 soltanto il 55 °~. In un paese giovane co– me l'Argentina si è constatato che, dal 1920 al 1940, la percentuale di giovani ri– formati alla visita di leva per incapacità fisica è passata dal 30 % al 42,2 %. Guil– lermo Ruso, autore di tali rilievi, vede nella sottoalimentazione la causa principale di questo fenomeno. Persino negli Stati Uniti d'America il servizio di leva ha constatato che su 14.000.000 di individui esaminati solamente 2.000.000, ossia il 15 %, erano realmente in perfette condizioni di salute. Di fronte a questi fatti app.are chiaro come non sia soltanto un gruppo, una raz– za o un paese che si trovi in decadenza: • l'America. Al contrario questo significa cooperazione internazionale. Noi europei dobbiamo associarci al grande popolo amico,· per portare un co!?'– tributo valido - nelle forme piq, appro– priate alle nostre possibilità - a questa grande impresa comune, i cui obiettivi sono stati così definiti dal presidente Eisenhower nel suo discorso del 16 aprile u.s.: « aiutare gli altri popoli a sviluppare economica– mente le zone sotto-sviluppate, incoraggia– re un commercio mondiale equilibrato e onesto, permettere a tutti i popoli di cono– scere i benefici di una libertà produttiva ». Oggi invece in molte regioni non tro– viamo che disoccupazione e miseria. Sap– piamo che la disoccupazione e la sottooc– cupazione sono mali sociali molto gravi in alcuni paesi dell'Europa occidentale: l'Ita– lia ne è un esempio. Bisogna però ritenere che, se persiste l'orientamento attuale, dovremo attenderci in un p1·ossimo avvenire un aumento della tutta l'umanità si vede minacciata dal ter– ribile fenomeno dell'erosione provocata nel– l'uomo della nostra civiltà dalla fame. E' un tipo di erosione che minaccia di travol– gere e di cancellare per sempre dalla faccia della terra questa gigantesca opera umana scolpita dal tenace lavoro di centinaia di generazioni. Se l'umanità non mette in pra– tica - con la massima urgenza e su scala mondiale - misure capaci di arginare que– sta azione corrosiva della fame, tutte le creazioni umane crolleranno molto prima che l'erosione naturale abbia consumato le incalcolabili risorse potenziali contenute nel suolo. E l'umanità che ai nostri giorni è spaventata dal lontano pericolo di un mondo trasformato in deserto per l'esau– rirsi delle sue naturali risorse, assisterà alla nascita paradossale di un mondo deserto e spopolato benchè ancora ricco di ferti– lità e di possibilità naturali. f OSUE DE CASTRO Presidente della F.A.O. (da « Économie et humanisme », aprile-giugno 1949). disoccupazione della mano d'opera non qualificata, anche in altri paesi europei oggi vicini alla piena occupazione; e si può pre– vedere che anche negli Stati Uniti la disoc– cupazione farà la sua apparizione tra i tecnici altamente qualificati. Questa possibilità futura di un propa– garsi della disoccupazione non nasce da un facile ragionamento congiunturale; ma tro– va piuttosto il suo fondamento proprio nel– la struttura dei nostri paesi. Dobbiamo infatti considerare che anche un'Europa unificata, con una popolazione crescente e una capacità di produzione in rapido aumento, non potrà conservare le sue posizioni se essa non riesce all'interno e all'estero, ad allargare i mercati con l'au– mento del potere d'acquisto. VITTORIO VALLLTTA (dal di corso del 20 novembre 1953 alla riunione del Comitato europeo per il progresso economi– C<M,ociale).

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