Terza Generazione - anno I - n. 3 - dicembre 1953

tà coltivatrice 16 (affermazione che può es– sere il punto di partenza per importanti considerazioni sulla capitalizzazione del la– voro e sui bassi redditi di esso in vaste zone italiane); e in secondo luogo che que– sta sistemazione chiede « una economia nazionale non soggetta a scosse; infatti le– gata com'è a poche piante arboree, ne se– gue le periodiche crisi> 17. Tanto basta, sul piano delle prospettive per il futuro a far capire come questa sistemazione, che è la unica conosciuta nella zona, sia magari da tollerare dove esiste ma non certo da pro– spettare come soluzione: questa necessità richiede per la sua parte lo studio di nuo– ve soluzioni e l'innalzamento delle condi– zioni tecniche di chi le deve attuare. Per la coltura dell'olivo, che ha soppiantato il ceduo, si è perpetuata in fondo la tecnica di sfruttamento di quest'ultimo. Per la vi– te che è giunta dopo, le condizioni tecni– che sono anche più basse: già nel 1873 il Riccardelli lodava i vitigni della zona, ma non il vino che « non si sa fare >. Per la coltura della vite è bastato che arrivasse un « barese > con un innesto a incastro perchè tutti l'adottassero, il che mostra la assenza anche di quella tradizionale tecni– ca che spesso si trova cristallizzata nelle campagne. La « secondarietà » dell'agricol– tura non potrebbe essere più evidente. Così le condizioni ambientali e le vi– cissitudini storiche, strozzando il nascere della comunità, hanno ridotto Careno allo stato attuale di agglomerato sempre più chiuso nella sua economia di consumo. Benchè abbia una notevole eccedenza dei nati vivi sui morti, il paese ha mantenuto una popolazione prima relativamente sta– bile, poi un po' decrescente: infatti la po– polazione era nel 1911 di 2469 abitanti, nel 1921 di 2411, nel 1931 di 2481, nel 1951 di 2138. L'emigrazione è stata dunque molto forte: l'economia di consumo non sopportava più di tante bocche, e la fles– sione tra il '31 e il '51 sta ad indicare che la situazione è, caso mai, peggiorata. Essa appare oggi assai grave, con un'alta ali– quota di disoccupazione dichiarata e larva– ta. La terra non rende abbastanza e non avanza nulla da investire, oltre il lavoro: da tempo, specie dopo le distruzioni della guerra, si avverte che si è arrivati a un punto limite. Del resto pare che il paese nell'ultimo secolo abbia sempre trovato ossigeno solo in « espedienti straordinari »: la divisione dei beni della università e della parrocchia, la costruzione della strada con Ausonia, l'ultimo taglio del bosco, l'emigrazione in America fino al 1914, le carriere militari poi, i cantieri di costruzione e di lavoro in questo dopoguerra: le cinquecento lire giornaliere offerte dal cantiere sono ambi– tissime, perchè superiori alla normale gior– nata. Nessuno va a lavorare nei paesi vicini, sia per tradizione, sia perchè essi c;ono nel– le stesse condizioni, sicchè l'autobus serve ai ragazzi che vanno a studiare. Molti stu– diano (e le scuole elementari, dove si svol- 1'i A. OLIVA, Trattato di agricoltura gienerale, Milano, 1948, p. 268. 17 A. OLIVA, op. cit., pag. 270. 1 i-. Oucsto carattere. mostra appunto l'assalto BibliotecaGino Bianco Una strada tra i campi e una via del paese gono anche frequentati corsi della scuola popolare, sono oggi l'edificio più ragguar– devole del paese) per poter lasciare il pae– se; per lui sono così risorse perdute. Stu– pirà sapere che circa 120 giovani in questo dopoguerra sono andati a fare i carabinie– ri o le guardie di P. S. Chi continua negli studi non pensa peraltro alla agricoltura: del tutto ignota appare la professione del perito agrario; maestro, dottore in legge o in lettere sono le vie consuete, facilitate dalla disposizione delle scuole medie nella zona. Anch'esse portano lontano, a Napo– li, a Roma, nel Nord: sono capacità diri– genti perdute per il paese. Le vie tradizionali sembrano chiuse Come in centinaia di altri paesi d'Italia, la gente di Coreno continua dunque a vi– vere nell'immobilità, in attesa di qualche fatto decisivo, con una sua storia nascosta di cui nessuno oggi può dire le potenzia– lità e le ricchezze umane frustrate. Non a caso la gente assume i soprannomi dei bri– ganti che nelle varie epoche hanno agito nella zona, come a riconoscersi in un fat– to storico veramente « suo ». Ma anche il brigantaggio, data la vicinanza all'antico confine pontificio e ai luoghi dell'ultima resistenza borbonica., mischiò qui fortemen– te i motivi sociali con quelli politici. Se il brigantaggio fu generalmente ne) Sud una lotta disperata e anarchica di comunità compresse, la coesistenza in questa zona di motivi politici alla base di esso, lo declas– sano dal significato generale di lotta di co– munità al livello di atti singoli di gruppi di spostati 1 8. La chiesa è l'unico luogo d'incontro e la funzione serale dopo il ritorno dal la- alla casa D1 Siena, famiglia benestante e antibor bonica ciel pa~·sc, avvenuto nel 1863. Durante il periodo francec;e il brigantaggio aveva a, uto forse un,1 m HH!l<>fl imrortJnza sociale, benchè s1 d1.b voro è l'avvenimento che ogni giorno riu– nisce quasi tutto il paese: donne, vecchi, bambini e molti uomini. Tutti stanno at– tenti e compunti e cantano molti inni in latino. La domenica poi la chiesa straboc– ca. Forte è il senso della religione come consolazione dopo la fatica, come speran– za di quell'attesa, terrena ed extra-terrena, a cui sopra si accennava. Così intorno alla chiesa sorge la comu– nità dei fedeli, così intorno alla parrocchia vivono le uniche esperienze associative del paese, ma ciò, se serve a dar forza agli uo– mini per continuare la lotta quotidiana, non basta a creare strutture di vita dina– mica. La Chiesa spiritualizza l'opera del– l'uomo non l'esaurisce, la religione subli– ma la comunità non la impianta, ed è il lavoro che sviluppa in concreto la vita nel– le strutture e realizza visibilmente la storia. Tutto quello che abbiamo detto sono constatazioni e nessuno a Coreno penserà che siano offensive per il paese, per i suoi ospitalissimi abitanti, tanto meno per chi ha parlato con noi; noi siamo qui per ve– dere in faccia apertamente la situazione e cerchiamo solo chi si metta con noi e si tiri su le maniche per cambiarla. A questo punto abbiamo organizzato meglio che potevamo i dati storici e socio– logici in nostro possesso, abbiano speri– mentato un'integrazione tra essi che non è certamente perfetta, ma che ci pare una via da seguire. Questo per la comprensione della realtà e le linee d'indagine sul paese. Quanto al– l'iniziativa giovanile che era l'altro punto da aggiungere, è proprio di essa che dob– biamo parlare. ba ten~r conto che si svolge proprio in questi luo~h, un capilolo delle gesta di Fra' Diavolo.

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