Terza Generazione - anno I - n. 3 - dicembre 1953

ai richiami del mare e delle pianure vicine; un insediamento che di montanaro ha più le insufficienze e l'arcaismo, l'instabilità ti– pica dei rapporti tra i suoi abitanti e le pianure, che non il senso di una unità sta– bilizzata anche se isolata tra i monti. Nulla di appenninico in questo paese il cui largo orizzonte arriva al mare. Ma l'antica esi– stenza del bosco ha avuto un'importanza decisiva nella sua storia. Risalendo la valle dell'Ausente si nota sempre più una spiccata differenza tra ciò che si vede a destra e ciò che si vede a sinistra. Da Spigno ad Ausonia il contrasto diventa netto: verso ovest sotto il monte Fammera si stende, da nord a sud, una zona coltivata e provvista d'acqua con case, viti, e alberi da frutto 4 • Sulla sinistra si scorge invece un succedersi di « terrazza– menti » sempre più estesi, dove al difetto classico di questa sistemazione - la super– ficie frontale del muro maggiore della su– perficie del terreno terrazzato - si sosti– tuisce un difetto tutto particolare, la su– perficie della terrazza sempre più ristretta per l'aumentare dello spessore murario. So– pra questi terrazzamenti, tra i residui di quercie, si vedono degli olivi, e solo molto più in basso nella piana dell' Ausente e verso Minturno, dove c'è in qualche mese l'acqua, vigneti e campi veri e propri. E questa appunto sulla sinistra, è la zona di Coreno. Una zona che mostra ancora chiaramente la sua derivazione dal bosco e dal pascolo, di faccia a una zona che appare ormai coltivata da tempi immemorabili. Da una parte il mondo pastorale e boschivo e dall'altra l'agricoltura stanno alle origini delle diverse caratteristiche. Il livello della tecnica agricola nella zona disboscata più tardi, di difficilissima siste- . . . . ' . maz1one e continuamente 1mpover1ta e ri- masto conseguentemente molto basso, su Sistemazione del terreno a " terrazze ., nello zona rl1 Coreno BibliotecaGino Bianco per giù al livello di un'epoca in cui all'agri– coltura non veniva dedicata l'attenzione principale: e a Coreno ancora oggi si usa seminare prima di arare o meglio grattare il terreno con l'aratro-chiodo. Questa che non è la sola, ma è certo la più evidente deficienza tecnica, mostra il basso livello della' plaga sotto questo profilo, dove anche quando l'agricoltura è diventata l'occupa– zione primaria, la tecnica non ha segnato sviluppi qualitativi. Ad Ausonia notiamo dunque una comu– nità agricola, una tecnica cristallizzata a stadi passati ma, almeno rifacendosi a essi, « normale »; a Coreno invece un agglo– merato, un'attività agricola giunta tardi, condotta con norme tecniche primordiali. Questo confronto sommario, che non è certo il solo da farsi, va sostenuto e pro– vato in tutti i suoi elementi con i neces– sari argomenti storici e sociologici, ma già qui ci pare che l'analisi orientativa abbia messo in luce alcuni fatti di fondo: agri– coltura e bosco, comunità e agglomerato. Si possono ora dar prove, controprove e tentare spiegazioni reciproche da cui far emergere vivi i rapporti degli uomini, tra loro e con le cose, nel passato e nel pre– sente. E' quello che ci serve per l'iniziativa. Coreno Ausonio è nato invece sul bosco Fratte e Coreno furono cedute nel 1058 dal conte Marino di Traetto all'abate di Montecassino: in questa occasione il terri– torio fu diviso in tre parti che corrispon– dono con tutta probabilità ad Ausonia, Coreno e Castelnuovo Parano, un paese oltre Ausonia sulla via del Liri 5. Benchè ci si trovi in un ambiente fisico di alta collina, l'esistenza al momento della fondazione di estese superfici boscate do- veva dare a questi paesi una forma econo– mica che li avvicinava per questo aspetto alla montagna del bacino mediterraneo: delJa montagna inoltre essi hanno la fun– zione di rifugio contro i barbari, i pirati e la malaria 6. E' nota l'importanza dei boschi di quer– cie per il legname da opera e soprattutto per la costruzione di navi dato il pregio di quel legno di conservarsi e indurirsi nell'acqua. Ed è ai suoi boschi di quercie che Coreno deve la sua fondazione e il suo sviluppo. E' chiaro che su queste « alte colline » boscose si deve essere svolta l'azione pro– fonda di qualche entità sociale che aveva bisogno di istituire un rapporto continuo con esse. Forse già Minturno, ma più tardi 4 Di qui partiva l'acquedotto costruito sotto Vespasiano per Minturno, che non doveva essere di piccola mole perchè la città aveva in quell'e– poca, in pieno rigoglio commerciale, molte mi– gliaia di abitanti: 280.000 abitanti, più 4.000 ebrei secondo F. A. R1ccARDELLI (1'1inturno e Tra'?tto: svolgimento storico antico e mod e,·no, Napoli, 1873, p. 21). 5 La situazione d1 Castelnuovo è forse anche peggiore di quella d1 Coreno, arroccato com'è sotto il monte, privo d1 un centro, diviso in più frazioni (Spatuli-Lago, Pimpinelli, Casali e Ci– sterna, le pnme due delle quali rispondono pro– babilmente a nomi di famiglie). L'origine devt.: essere simile a quella di Coreno, una deduzione di boS'caioli e di pastori, ma con un evidente: scopo militare, ed è avvenuta forse nella stessa epoca, cioè un po' prima del J 000. 6 Minturno fu devastata varie volte dai Lon– gobardi nel 572, 573 e nel 574 e la popolaz1onc si spostò poco più a nord, a Tr:ieictum, vecchio forte romano. Sulla stessa fond.17ione di Coreno può avere influito il fatto che il Garigliano non fosse navigabile e che l'unic.o passaggio verso il Liri fosse la strada che toccava Ausonia, cosa grave se si ricorda che per 40 anni, fino al 915, i Saraceni rimasero accampati alla foce del Ga– rigliano scorrazzando tutto il paese fino a Cas– sino. Ancor prima, la decadenza di Formia era stata seguita da una migrazione a Gaeta che era difendibile e sicura per la sua posizione tra le colline.

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=