Terza Generazione - anno I - n. 1 - ottobre 1953

Ma se voi osservate un giovane contadino sulla sel– la di un trattore, o nel con– siglio comunale di un co– mune contadi.no , vedete co– me secoli di prudenza e di economia, di furbizia possano diventare moder– ne qualità di avvedutezza e di realismo. Anche loro, come gli ope– rai e gli studenti, non han– no capi, non iniziative che li colleghino, non hanno cultura che li accomuni in un'unica tensione. Ma an,. che in essi, come negli stu– denti e negli operai, la di– sponibilità si manifesta con questa ricerca di gesti di completa moralità e respon– sabilità, recitati sulla seco– lare mimica delle campa– gne; ma nuovi e vibranti. Sa bene chi è vissuto fra i contadini, questi nuovi at– teggiamenti, l'amore conte– nuto nell'infilare un giorna– le (magari sportivo) nella tasca del vestito della do– menica, la religiosità con cui tengono e lustrano l'at– trezzo meccanico moderno, le parole nuove dette alle ragazze, la puntualità unica in Italia delle loro riunioni. E andando più a fondo di un semplice sguardo «da cittadino» ci si accorge che la gioventù rurale è più avanti dell'attuale possibili– tà di sviluppo delle campa– gne. Anzi questo squilibrio fra le potenzialità di rinno– varsi dei giovani e quella dell'agricoltura, porta spes– so a situazioni difficili. Il giovane pensa a fuggire dalle campagne, perchè di– spera di potersi sviluppare unito ad esse e con esse: d'altro lato si sente conti– nuamente battuto sulla stra– da della conquista della vi- · ta dal giovane di città, dal giovane operaio, al quale tenta di rassomigliare. Una infinità di rapporti minori, le ragazze, l'andata in città, svelano al giovane contadi– no questa congiura di situa– zioni e quindi il suo atteg– giamento, che allo stato de– gli atti non può essere co- . ' . sciente, e continuamente sull'orlo della ribellione, del contrasto, più grave oggi che ieri, della campagna con la città. Sostanzialmen– te la richiesta della situa– zione è in uno sbocco co– mune, dei giovani contadi– ni assieme ai giovani di cit- , . . . . . ta, 1.ncui essi non siano si- stematicamente battuti. E tutti, studenti, operai, contadini, si ricercano in un qualcosa, perchè si sentono uguali nella condizone uma– na che li agita. Ecco le spe– ranze della nostra genera– zione, ecco la ricchezza del nostro paese. E se volessimo conclu– dere cercando di definire tutto questo, non potrei far– lo che non ripetendo quan– to già detto: c'è nei giova– ni un rifiuto, cosciente °' no, di lasciarsi assorbire come singoli, di essere prelevati uno per uno, da un mondo che non condividono. E' il rifiuto all'egoismo. Questa è la moralità del– la generazione: in questo 1... significato del voler matu– rare, del cercare le respon– sabilità, del ricercare le for– me di unità, i capi, le linee, i modi di lavorare assieme. Questa ricchezza giustifi– ca un atto di coraggio: se i giovani sanno ritrovarsi su– pereremo la crisi. In questo vale la pena impegnarsi. Come, in che maniera, con chi? E' tutto da trovare. Non possiamo, oggi, che far nostro il proponimento di un giovane « Non chie– diamoci con l'analisi in che cosa siamo migliori. Ma dia– mo in ogni colloquio, atti- . ' . . vita comune, 1n ogni parte- cipazione alla vita dell'al– tro, quello che l'altro può avere da•noi ». BARTOLO CICCARDINI Bib ioteca Gino Bianco Per un' autonorna • • • • 1111z1at1 va giovanile Qualcuno ci ha scritto « guardatevi dal pessimismo» ed era forse la prima reazione di fronte al linguaggio della «Presentazione» che, pur nelle sue lamentate oscu– rità, apriva in termini inconsueti davanti al giovane let– tore la gravità della presente situazione e invitava a pren– derne coscienza per cercare nuove strade. . In ~er1tà nulla è più lontano da una qualsiasi forma di pessimismo dello spirito di questa nostra iniziativa. Se non ci animasse una sostanziale speranza e una ferma fiducia nel destino dell'uomo e nel valore della sua sto– ria terrena, non ci saremmo mai accinti ad una attività il cui senso e la cui spinta originaria si fondano appunto sulla certezza del divario tra ciò che l'umanità e l'uomo sono oggi e ciò che le loro capacità sembrerebbero invece consentire. Sarebbe facile trovare conferme a questa tensione ideale che costituisce il cardine del comune lavoro. « Ciò che ci muove - è stato detto - è soprattutto una sorta di atteggiamento umano volto a scoprire i valori com11,ni a tutti gli uomini ». Basterà ricordare la frase di Ciccar– dini: « Credo che i giovani, vivendo in un mondo in crisi,... siano con le loro speranze al di fuori di esso ed ogni_ loro atto. ~i vera autonomia sarebbe il primo passo fuori della crisi ». E la volontà di chiamare a raccolta « _n?n dei disperati o della gente finita, ma dei disponi– bili che cercano i propri veri compiti, come uomini e come cittadini », secondo l'espressione della mia lettera. Anche l'affermazione di una « partenza a livello zero » 'Vainterpretata ovviamente non come un conato anarcoide ma eo.me il fatto che il limite (avvertito nelle posizioni att11,alianche le più avanzate) ci spinge a fare un deciso passo avanti, di valore qualitativo; e ciò proprio per re– stare fedeli ai valori di un tradizione storica di cui « non possiamo rifiutare nulla». Certo, nella « Presentazione » tutti hanno constatato la chiusura della situazione politica nazi9nale, quale è ve– nut~ maturando in questi anni e quale è. emersa dopo il 7 giugno. Sono passati pochi mesi infatti e sono successi ~venti -~i cui non si ,Pttò non cercare di scoprire il senso: t partiti hanno qualitativamente perso d'importanza• la già scarsa classe politica ha subìto una ulteriore ru:luzi~ne, con la messa ai margini di nuovi gruppi; il presente go– verno e nato non più su una omogeneo o accordata linea politica, ma sul ripiegamento sulla pura base « ammini– stra~iva » '. e. c!ò ha riscosso il plauso dei gruppi di inte– ressi costituiti e della stampa. In tale situazione dovrebbe essere salutato con favore chi, invece di polemizzare, ri– c?~osc_econ .una autocritica radicale la propria possibi– lita di effettivo contributo_ altrove, si assume le proprie responsabilità e cerca ttna strada nuova. Nè .accu_sato di .Pessimismo, sere,;,amente, può es– sere chi chiama a riflettere sulle ragioni storiche della nostra crisi nazionale. Le profonde fratture di unità morale che travagliano il nostro paese, esplodono or- 5

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