Terza Generazione - anno I - n. 1 - ottobre 1953

manità ha di sè e del suo svolgersi. E' solo usando aperta violenza ai dati del– l'esperienza interiore che, nella grande crisi spirituale alla fine del secolo XIX, · Nietzsche ha potuto sostenere tale tesi in termini universali. E' solo nell'assenza dell'esplicitazione della teoria dell'uomo, e dell'azione umana che esso presuppone, che un modello errato di azione trova pratico credito tra gli uomini. L'autocoscienza umana ci manifesta, prima di qualunque sistemazione teori– ca, l'insostituibile significato umano di ogni persona ed esclude così la verità di qualunque affermazione che riduca l'uo– mo, come l'animale, a un « essere gene- . neo». Il problema che sta innanzi all'umani– tà oggi è di inventare un metodo di azio– ne omogeneo all'autocoscienza del signifi– cato umano unico di ogni persona, un metodo che sia quindi capace di consen– tire la massima attuazione storico-sociale di questo unico significato. Si tratta di tro– vare un metodo di agire pienamente con– forme all'ideale umano dell'età moderna, si tratta di superare la contraddizione tra << ideale » e « possibile », che è il nodo sto– rico dinanzi a cui è caduto l'Umanesimo italiano e dinanzi a cui sono caduti i ten– tativi successivi rimasti chiusi sostanzial– mente nei medesimi limiti. Il problema dell'invenzione del nuovo n1etodo di agire non puo essere, come consegue da quanto sopra affermato, ope– ra di un individuo o di un gruppo, ma, pur nell'ordine storico di genesi che pro– porziona i tempi e i contributi personali, è compito e opera di tutta l'umanità oggi vivente, perchè il nodo storico non può più essere aggirato, ma deve essere superato. Ma come? E' purtroppo comune l'errore di crede– re che le possibilità dell'azione dell'uomo siano sostanzialmente immutabili e che quindi, se variano i contenuti e le dimen– sioni accidentali dell'azione, essa rimane sostanzialmente una qualità invariabile: le azioni dell'uomo si moltiplicano e si accumulano, ma la potenza di agire del– l'uomo resta sostanzialmente immutata: i suoi limiti invalicabili coprono tutto il suo pa~sato e tutto il suo futuro. Noi partiamo invece da una ipotesi di– versa: cioè che ogni generazione comporti ·delle possibilità umane di ag,:re sostan– zialmente nuove: e che questa ipotesi ab– bia una massima validità per questo tem– po e per questa generazione, venuta alla BibliotecaGino s·anco . vita 1n un momento storico estremamen- te grave e impegnativo, in cui tutte le vecchie strade si chiudono innanzi all'u– manità e l'ansia delle strade nuove non consente alcun intervallo. Crediamo per– tanto che ogni generazione, e questa più che mai, deve riproporsi tutti i proble– mi, riverificare tutte le soluzioni, ricom– prendere tutte le affermazioni alla· luce delle nuove potenze di vita che in essa sono rese mature e di cui essa è respon– sabile innanzi alla storia'. Solo così essa potrà fare opera di vero progresso e po– trà consegnare alla generazione che la seguirà un patrimonio di civiltà purifi– cato e fatto maggiore . · L'umanità come un tutto ha oggi in– nanzi, dunque, secondo l'ipotesi che ab– biamo sopra svolto, il problema di rom– pere il contrasto divenuto ormai insoste– nibile tra l'ideale umano e il modello di azione individualistico. In questi termini è maturato fin qui il problema dell'azio– ne umana e in questi termini esso si pro– pone alla giovane generazione. In epoche come questa, in cui l'alter– nativa posta innanzi all'umanità è o la decadenza o il rinnovamento totale, esi– ste un rapporto particolare tra il modo in cui il problema storico si presenta a tutta l'umanità e l'angolo visuale da cui i giovani naturalmente guardano ai pro– blemi umani, investendo il problema del– la struttura totale dell'azione. Noi, promotori della rivista, siiamo qui debitori, proponendo questo problema, di dire l'ipotesi che ci ha fin qui guidati nel nostro agire, e che ci ha sal,vato daUo scetticismo e dalla disperazione. Quando l'azione personale è conce-pùa come ap– pelio all'insostituibile iniziativa d,' altri, quando la persona agente comprende che la sua azùme non può avere in sè piena va/,idità se oon gli viene garantita da al– tre azioni che solo altre persone possono dar:; quando si fa appello non all'imita– zione di un generico essere umano che non dsiste ma ci si affida allo ·scoprirsi della vocazione e alla conseguente inizia– tiva dell'essere personale, - nella fede dell'unità della natura umana, per quan– to lungo, faticoso e doloroso sia il parto della sua unìficaZ'ione effettual.e - non si può non ottenere via via, la giusta e libera risposta. Ma questo, purchè si sia chiamata l'azione di impegno totale della vocazione personale a/,trui con un ,pro– prio analogo impegno di azione totale e vitale. Astratte proposizioni ed esortazio- ni mora/,i non bastano: in questo la vita è una esatta e non compassionevole mi– suratrice. Ora, a qualunque livello del proprio svolgimento storico, esiste la possibilità di azione autenticamente personale, omoge– nea alla propria vocazione umana. Solo l'azione personale può far crescere l'esse– re personale e aumentare la possibilità di suoi collegamenti vitali e autentici con al– tre persone, secondo un ordine di connes– sione e di rapporti che da interiori di– ventano visibili e si esprimono in rapporti sociali, fondando e rinnovando continua– mente la visibile società degli uomini. Questa è la via che dobbiamo tutti in- . s1eme cercare. Quando si deve ricercare la via sulla base di una tensione oscura che soltanto la stessa azione può effettivamente chia- . . ' nre, non c1 s1 puo comportare come se già si possedesse la meta. L'importante è che l'oscurità della tensione non venga usata come pretesto per evitare l'azione o addirittura la ricerca dell'azione: l'impor– tante è che si sappia che tra la tensione oscura e l'azione chiara vi è sempre la mediazione di un atto di speranza che è il più vero autentico contributo della per– sona alla sollecitazione della crescita uma– na e che permette, infallibilmente, all'a– zione di sbocciare dal cuore dell'uomo. Così facendo la nuova generazione pre– parerà se stessa a diventare matura per produrre una nuova cultura e nuove for– me di dirigenza e di vita sociale, e for– nirà nel conten1po, lottando attivamente contro la disperazione, lo scetticismo e la paura, possibilità di nuove o migliori ini– ziati ve alle dirigenze esistenti, che valga– no a preparare a tutti un meno grave fu– turo. Non è quindi un dialogo astratto che noi domandiamo da ·queste colonne, ma la comune ricerca e prova di un modo nuovo e più pieno di essere uomini. In questa affermazione non ci deve essere la minima sollecitazione all'orgoglio gio– vanile: ognuno deve sapere che la pos– sibilità di vita e di azione che gli sembre– rà sbocciare spontanea dal cuore è costata un prezzo terribile e misterioso di lacri– me, sudori e sangue alle generazioni che ci hanno preceduto e forse a quelle che ci continueranno. E ancora, ognuno deve sapere che la via della realizzazione del- 1 'ideale non può che essere umile, non può cioè che cominciare dal basso. GIANNI BAGET 47

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=