Terza Generazione - anno I - n. 1 - ottobre 1953

Lettera • SUI problemi della • poesia Non possian10 non assegnare alla poesia una funzione centrale nelle cose dell'uomo Cari amici, a.bbianzo letto la Presentazione della rivista e vi abbiamo trovato 'ttna serie di argotnentazioni che vivamente ci interes– sano, e soprattu,tto un atteggiamento di fronte al nostro vivere, che ci "tocca" nel profondo e che approviamo. Anche se il conte– nuto della no8tra esperienzà è diverso dal vostro, perchè ci siamo prevalentemente occupati dei problemi della poesia e della critica. Se ora vi scriviamo, è per dirvi q,u,esto consenso, e in particolare perchè crediam,o che non si possa fare a meno, in un discorso e in una prospettvva quale voi avete dato, di pre.~entare le prospettive e le questioni che dalla poesia possono partire. Il nostro vuole solo essere l'invito a portare, per mezzo di ricerchf', tentativi, discussioni, questo problema, sulle pagine .di Terza Generazione. E potremo subito dire: Zivello zero anche per coloro di questa generazione che riconoscono nella poesia la propria vocazione uniana, che legano fondamentalmente le loro capacità alla pa– rola poetica, cotne poeti o come critici. Non è cosa nuova par– la.re di crisi della poesia, come non era cosa nuova parlare di crisi dell'umanità come voi avete fatto. Oiò che conta, eviden– temente, riparlandone, è riuscire a parlarne giustamente, a prenderne un'esatta coscienza, perchè senza quest'esattezza le linee per ttscirne non possono verificarsi che illusorie o vel– leitarie. Se ora vogliamo riconoscere qual'è l'aspetto centrale di questa situazione, sia p·u,re necessariarnente esprimendoci in termini già sfr11ttati dai molti discorsi che se ne ·sono fatti, parleremo di "solit1,àine", forse meglio di "isolamento", iJ,ella poesia e dell'uomo di poesia. C'è 11n senso per cui il poeta si troverà perennemente in solit1tdine (e ne diremo più tardi), in quanto ciò corrisponde alla natura dell'arte, alla sua auto– nomia di front e alle altre attività ttmane: non è questo che oggi ci caratterizza e qui c'interessa. E' piuttosto il senso che esprime - e non può essere altrimenti - l'isolamento da etti oggi, storicamente, è tentata e compromessa la persona ttmana, l'individualismo in cui si risolve la vita dell'uomo ( e Balbo nella Presentazione riconosce in questo il segno ca– ratteristico dell'umanità, oggi, nell'una o nell'altra parte). Del resto chi negli ultimi decenni ha fatto poesia o ha tentato soluzioni al problema della poesia, si è rifatto a questa constatazione: dagli ermetici ai realisti o neorealisti; e in que– .c-;todopoguerra eif. ora è qui, coscientemente o meno, che sorge la polemica, è q1,i che si cerca come nuovamente può nascere la poesia,. Le correnti realiste o neorealiste - e si tenga presente che non si vuole farè ora un discorso preciso su quanto in questa direzione ha significato il cinema -, correnti che rappresen– tano un p1tnto sicuro e ineliminabile del nostro problema, si rifanno sopra,ttutto a,lla richiesta, nei confronU del poeta, di uscire dall'isolamento indivià11,alistico, per capire e rappre- 8enta1·e altri contenuti, quelli della società e della storia; e la richiesta è accompagnata dalla polemica con la gene,razione precedente, q-uella che ha operato in particolare tra il 1930 e i1 '40 e ,;,'è voluta chiamare ermetica. L'insufficienza di quella poesia o nieglio ài q11,elleformule apparve àel resto chiara alle <'Rigenze e al cli1na uma;no del dopog~erra. Ma l'atteggiamento reaUsta dimentica nella polemica che anche gli ermetici avf3vano affrontato, con grande impegno e con serio lavoro letterario, il problema della poesia e del poeta nei confronti con la realtà: le formule di "letteratura e vita'', "poesia e logos", ecc., hanno significato solo in questa dire– zione. E si rifletta a cosa storicamente e culturalmente rap– presentano le forme e le acoperte nuove adottate dalle vo– ci pi1i, sicttre dei poeti ermetici, Ungaretti e Montale. In BibliotecaGino Bianco Ungaretti la rigorosa ricerca di una purificazione dei dati sentimentali più estemporanei, strettamente unita a quella dei dati espressivi, era rivolta a ritrovare l'uomo (l' "uomo di pena") a salvarlo da una realtà retorica e inutile, a giu– stificarlo nella sua individua– lità, a scoprirlo nella sua ter,,– si one più ,dolorosa e intima, e perciò più vera. Non era sco– perta improvvisa, perchè vi ri– troviamo, sul piano della crea– tività, le teoriche che dal De Santis hanno trov.ato partico– lare sistemazione in Oroce e hanno reso possibile un sem– pre maggiore verificarsi di in– divid1talismi estremi, tau da negare qualsiasi realtà al di fuori del privilegio che la ful– gurazione poetica concede al poeta. Montale ha poi percor– so l'unica strada che dopo Un– garetti rimaneva aperta: va– lendosi della funzione del poe– ta quale solitario interprete della propria verità e perciò massimamente interiorizzato, giunge, estraniando da sè ogni contatto vitale con gli uomini e le cose, alla poetica negazio– ne di ogni comprensibile di– scorso, al riconoscvmento tra– gico di una solitudine e di una aridità incomunicabili e perciò i~utili. Al poeta dunque non ri– mane che la mera enumera– zione delle cose come unica te– matica resolvibile a propria ed esclusiva consolazione. E' chiaro che tale tensione non poteva essere più prolun– gata, perchè ormai l'utnanità ne sarebbe stata esclusa. Ed è perciò che possiamo considera– re l'ermetismo un'esperienza finita, sit11azione senza svilup– po: ed è stata, portata all'e– stremo, con nuova consapevo– lezza, dalla generazione se– guente - passata attraverso la guerra e nutrita di atteg- giamenti_ nazionalistici - fino a un punto oltre il q11,alenon sembra più possibile procede– re nè parlare ( si veda l'ultimo libro di Lztzi, Primizie del de– serto). Ora la polemica di que– .~to dopoguerra disconosce con troppa fretta. questi risultati poetici e q1,esti significati; per– de di vista quali sono i punti nodali che questi poeti (e la critica che li ha capiti e soste– nuti) rappresentano, cioè la denitnci a umana e tragica del– l'isolamento. Oerto la. polemica diventa tacile con i minori, poeti e critici, della generazio– ne passata e con quelli che og– gi vogliono continuarla, in quanto meno rigorosa è in lo– ro la denuncia e più facile la evasione e l'idillio (vedi la di– rezione indicata da Quasi1no– do). Ma la polemica di oggi sarebbe più vera se mettesse in rilievo la debolezza di que– ste posizioni come mancanza di coraggio, come evasione nel– l'idilUo sensuaUstico o paesag– gistico, o della disperazione, come rinuncia a scoprire in sè e nelle cose la tragicità della vita ài oggi, e a scoprirne le parole più alte e impegnative non solo per sè, ma per l'uma– nità che in lui possa e debba riconoscer si. I tentativi e gli esperimenti di questi anni cercano parole nuove garantite da nuovi èon– tenuti, cercano "uno sguardo aperto alla realtà inunediata, quotidiana, 'rugosa' ". Questo richiamo alla realtà, q11,estori– chiesto riferimento del poeta e della poesia alla società e ai suoi problemi, ci ha dato nuo– ve parole, parole vere, fuori dell' "isolamento", fuori della disperata stretturat Oi pare di assistere a una nuova eli– sione della realtà, a un nuovo isolamento ( anche se diversa– mente configurato) dalla vita e dell'umanità di tutti. Per difetto di 'ltn paziente e pro– fondo lavoro letterario e so– prattutto d'una capacità uma– na e culturale tale da supera– re i contrasti e le disperazioni e cogliere la realtà nei suoi punti centrali e veri, tale ri– chiesta rimane indistinta ( e nei minori invocatoria e inuti– le), e tocca solo una porziQne della società. La poesia MWora una volta non nasce perchè ancora una volta non esce dall'illusione, da ttn n1tovo idillio che si com– piace e polemizza tra le cose i1nmediate e l'aridità dello spirito. Certo, il significato di Pave– se è più preciso e più profon– do, e alto l'insegnamento del s110 lavoro e della sua mora– lità. E, a parte una considera– zione precisa sul suo valore poetico, Pavese riuscì ad evi– tare rigorosamente l'idillio, a cercare sempre i punti più do– lorosamente vivi di sè e delle cose: ron una vita ·morale tut- 21

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