Terza Generazione - anno I - n. 1 - ottobre 1953

- • Lettera dal Molise • Satà strano, ma nel paesotto montano del meridione c'è un fermento che ad un vecchio deve parere folle Il mio paese si arrampica al– la roccia con le sue casette, i suoi viottoli scoscesi e sporchi, in una disperata solitudine di fuga contro il pendio e la val– le rosi dalle /rane e dai tor– renti. La pietra delle case è oscura, come fuligginosit: e il tempo la consuma con le bri– ne notturne, i venti, le 11evica– te tumult1'ose. I viottoli invece, quelli del paese vecchio, sono scavati nel tufo arido. Quando gli asini earichz vi· si inerpi,ca– no, lo battono con gli zoccoli /errati con una violenza di ven-. detta. l1J un tramonto di fuoco un cane nero abbaiava contro i ruderi del castello medioeva– le e un vecchio ossuto gli sca– gliò un ciottolo: e il cane non abbaiò più. - Era tardi ieri. Nella piazza non c'era anima vipa. Il vento si sfuriava contro gli alberi piantati in fila accanto ai mar– ciapiedi, vorticava sulla. f onta– na muta e sola. Chi sa perchè mi son 1·icordato di quello che m'ha detto uno, uno dei tanti: « è come un ·vento di follia che ri p;·ende qui, tutti ». Non è ve– ro, ma quelle folate rabbiose che mi spingevano a tratti mi parvero davvero il vento dell11 follia.· Quello cho intendeva il mio amico triste, e giovane: e i vecchi dicono the sì, che sof– fia quel vento e non ci capisco– no piiì niente, loro.· Sarà stra– no forse, ma nel paesotto mon- . tano del meridione e' è un f er– mento così rubesto che ad un t•ecchio deve parer· /olle. E soprattutto: si capisce, nei · giovani. Che vogliono emigra– re, tutti, -in America o altro- . ve, fn Italia o all'estero, purchè non si resti nel paese. E' car_at– teri;tico questo /enomeno. Al– meno un migliaio di _persone sono già partite nel dopoguer– rà o poco prima. E ··chi parte, con tutti i mezzi, cerca di non tornare p~ù. Si· sposano - in cit– tà, restano· in città, vogliono la città. Le. ragazze guardano con gli occhi spalancati ed il cuore bramoso soprattutto i numerosi giovani arruolati nella P. S. e fra i carabinieri, che ritornano ogni tanto più o menQ elegan– ti e « settentrlonalizzati • anche se son di servizio a Foggia o in Sicili4. E· non te· attrae 1:ele– ganz11 nia « il /are cittadino », il racconto più o meno /anta- Biblioteca Gino ■ stico delle loro avventure in un mondo diverso, la p,-omessa del mondo nuovo. Non c'è soldato d; leva che al ritorno in licen– za o alla fine del servizio mili– tare non parli con un accento più_ o meno settentrionale,· e co– minciano a dire che in paese non si può vivere e la vita vi è noiosa, e non ci sono dive1·ti– menti e non si balla. E non .fi può scherzare con le ragazze. A questi gruppi di emigrati, transitori o no, bisogna aggiun– gère i rimasti in paese. Anch'es– si mutano, sono in fermento. Che vestano meglio di prima tutti è logico, e che le ragazze copino le studentesse nelle fog– ge degli abiti, più o meno bal– zani a seconda dello spirar del– la moda, è normale. Ma è inte– ressantissimo che ora i nego– zianti vendano in discreta quantità non tanto generi di ogni tipo (almeno per il triplo dell'anteguerra) ma soprattutto alle contadinotte e alle « casa– linghe > smalto per unghie, cre– me e saponi di bellezza. E la «permanente» è piuttosto dif– fusa. Un fenomeno caratterizzava le nostre donne e i nostri uo– mini d'un tempo e lo si potreb– be definire con l'espressione la– tina: de more patrum. Il ritmo delle azioni, dei pensieri, dei ceti era fisso e per conseguen– za eguale. Oggi lentamente ma progressivamente si sta scalzan– do il mos maiorum., si è rotto e si vuol rompere quel ritmo. Ma la rottura è violenta e trop– po improvvis11,, un'evoluzione reale delle PriJmesse economiche e sociali. ancora non si pale,a in modo notevole,· .e la sosti– tuzione di un ritmo nuovo a quello antico mostra crepe e dissonanze. Il vento della f ol– lia è questo: e soffia nella not– te sul paese che dorme. Qual' è il punto focale del /en<Jmeno? E' il Problema fon– damentale: ricercarne le ragio– ni pro /onde, sostanziali, poichè descriverlo è facile e l'inchie– sta, terribilmente monotona, ci ha dato, per casi e casi, le stes– se tdentiche risposte. C'è in/at– ti una risposta generale -e cen– trale s11lla bocca dei « fuggia– schi » (effettivi o per tendenza non conta): in paese non si può vivere. Ad una seconda doman .. da: perchè?, la risposta è anco- 1anco ra generale, anche se qualcu– no aggiunge delle variazioni. « Non c'è cinema; non ci sono balli e ragazze; la vita è sem– p,·e uguale, le facce sempre le stesse; e i soldi circolano poco e i clienti comprano tutto a credito ». E a chi dice ai « fug– giaschi » che il male è che non vogliono lavorare, ridono: « ti passa la voglia, qui >. Il desiderio centrale di que– sti giovani dunque è quello, dopo il lavoro, di divertirsi? Esatto ma non completo. V o– gliono fare i cittadini anche per vestir meglio, girare, esser libe- • ri, di11ertirsi, /arsi la ragazza, ma soprattutto per esser citta-– dini. C'è dunque, al di sotto di tut– to, la ribellione ad un mondo crollato di divisione di ceti e di tradizioni cristallizzate: e' è so– prattutto la ribellione al paese come paese. Non potendo mu– tarne la struttura in quattro e quattr'otto, fuggono in una ter– ra dove la struttura è già di– versa. E poi tornano di quan– do in quando con l'aria di chi, della città, non- ha conosciuto che la facciata est.eriore, igno– randone la struttura reale ed i drammi quotidiani. Perchè è chiaro che a questa nuova vita l'adattamento è agevole, per i vantaggi più o meno palesi che offre ad un transfuga da un complesso sociale indubbiamen– te arretrato sotto molti punti di vista. E' ancora una volta il Je– nomeno dell'inurbamento e del– la Schunsucht nach Nort che agita un mondo agricolo tradi– zionalista e sonnolento nella fissità dei suoi schemi. Se però si ficca il naso a fon– do dietro le apparenze, si sco– prono lentamente, di esso, pre– gi" e difetti degni di attenta os– servazione. Indubbiamente l'an– sia della città o della vita mo– derna, o ·della « civiltà» che dir si voglia, è un dato positivo, m11 l'adattament0, alle nuove /orme di vita gene1·a degli squilibri /ortirsimi. In un ambiente ur.,. bano che apparentemente sem– bra distrugga le divisioni dei ceti, i nuovi arrivati son come ubriacati dalla scoperta del pro– prio 11alorenuovo. Passando da una società, che accentua diff e- . renze e funzioni di classi e di . Persone, ad una so_cietà eguali– taria, subiscono come un' ebbrez- za per eccitanti finora ignoti. E' interessante interrogarli, . questi reduci estivi dal setten– trione o, talvolta., da.l Venezue– la. Spifferano giudizi sui pro– blemi politici, economici, socia- li, religiosi con una disinvoltu- ra e superficialità preoccupanti. Sono entrati anche loro, e tan- to più disarmati dei compagni di «massa», nelle branche del- la demagogia politica e lettera– ria ed hanno perdùto, per rea– zione ai limiti troppo ristretti della vita anteriQ-re, il senso del limite. La reazione al passato diventa condanna, diventa più o meno generico rivoluzionari– smo. E la maggior parte di essi diventa «laica>. E se si facesse un'inchies/a sulle tendenze poli– tiche dei « neo cittadini », credo si troverebbe che buona parte dei voti dei meridiunali del Nord va alle estreme. Lo stesso sbandamento si nota nella morale e nella religione. Dei sei ultimi immi~ati nel Nord fra giovani non studenti, quattro sono sposati senza figli dopo diversi anni di matrimo– nio (usano gli espedienti anti– concezionali), uno ha l'aman- ~ te e dei figli illegittimi., l'altro non si è voluto sbottontrre con chi scrive queste pagine. E pre– ciso che nel paesotto montano le famiglie numerose sono la nor– malità. Tutti i giovani inurba- ti o emigrati a./,l' estero vantano avventure amorose a getto con– tinuo. Per un'alta percentuale, non frequentano più i sacra– menti. Si proclamano « moder- ni ». Il genere di spettacolo pre– ferito è, col cinema, il varietà e per il motivo notissimo che spinge la piccola borghesia (e non solo quella) verso questo spettacolo: la passarella o le gambe delle ballerine, con gli appuntamenti che, quando si può, ne seguono. Vi sono inol- tre indubbiamente delle ecce– zioni ma non superano, secon- - do i miei risultati, il 30 %, e questa ,Percentuale deve riferir- si in maniera quasi assoluta o a laureati o a diplomati o co– munque a già « evoluti », emi– grati in città italiane o estere dopo essere stati progressiva– mente in contatto con la « ci- - 11iltà ». Il fenomeno degli « emigra- . ti » in senso lato si rifl,ette sui rimasti. I consumi in paese so- 19

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