Terza Generazione - anno I - n. 1 - ottobre 1953

Una Pompei dei • 11.0StI'l • • Inchiesta su Siena Quando abbiamo pensato a una inchiesta su una città italiana che tentasse di spie,are in modo esauriente la decandenza e lo sfibrarsi della vi~a sociale ~el nos~ro I?aese,. Siena ha colpito la nostra attenzione. _E' ~empre _interessante, e in c~rta misu~a ?1ist_enoso, 11,pro– blema storico di un città che si sviluppa m una delle zone più feuda~1 d Itah_a,. che d _alt~~ parte esercita una attività bancaria di respiro internazi~nale 1e,an_dos1 a tutti 1 centn piu vitali d'Europa, che tenta poi le sorti della lotta per 1 egemonia in Toscana e, una yolta fallito questo grande tentativo, discende la china della decadenza fino alla_ mummifica– zione attuale. Siena è per noi una specie di «campione~ dell'evoluzione stonca delle no- stre città. . t . . • h tt Per il lavoro avevamo a disposizione delle ipotesi e delle m u1z1on1 c e perme evano di intravedere una spiegazione o meglio le linee di ricerca per trovarla: soprattutto, l'af– fermazione di Antonio Gramsci che nella « stessa struttura dello Stato comunale, che non può svilupparsi in grande Stato territoriale » sta la chiave. per capire la. cad':1ta del Comune in Italia e il suo sintomo più importante, la trasformazione del banchiere m pro- prietario fondiario. . . . . L'impossibilità per la borghesia co~unale itahana di tra~cendere. la fase_ econ~m~co– corporativa (da cui deriva che « i comuni non hanno superato il fe_udalism~ ») ~ _la.mighore ipotesi di lavoro di cui disponiamo. Ma è chiaro che essa è destmata a 1Ster~hrsi se_ u~ serie di indagini omogenee non dànno corpo al suo scheletro e la portano al hvello di tesi culturale acquisita. Sarà questo il massimo tributo che noi possiamo offrire ai maestri che ce l'hanno trasmessa. Sarà un tributo anche se, procedendo nello studio la dovremo inte– grare e rivedere, perchè ciò che disse Mare Bloch di Langlois e Seignobos, che erano stati suoi maestri, ci sembra vero: « ... essi ci hanno insegnato... - disse Bloch - che lo storico ha come primo dovere la sincerità ... » rimarrò dunque fedele alle loro lezioni se li criti– cherò liberamente là dove lo crederò utile; come auguro che un giorno i miei discepoli, a loro volta, critichino me'>. Questo atteggiamento verso i maestri è la più grande testi– monianza che si possa dare di quanto sia stato fecondo il loro insegnamento per la nostra formazione culturale. Non vogliamo fare una monografia su Siena ma aprire dei problemi culturali alla cui soluzione le forze culturalmente sane portino il loro contributo. In sostanza vogliamo tentare di spostare il metodo di indagare dalla semplice elencazione dei fatti alla loro spiegazione. Può essere difficile, ma siamo sollecitati dall'incapacità a spiegare la realtà dei metodi attuali d'inchiesta, basati sulle statistiche, sulla cronaca raccontata e sul colore, che pur costituiscono i punti metodologici più alti offerti dal mercato. Un ultimo avvertimento, forse inutile ma suggerito dallo scrupolo di evitare equivoci: noi non vogliamo fare proposte « concrete -s>, tanto amate dai pasticcioni che posano a realizzatori. Prima di agire è necessario capire. Perciò oggi chiarire insieme le idee è il più utile atto concreto. Rilievi Sociologici Il nostro compito è ora dire chiaramen– te come e che cosa vediamo in Siena e co– me spieghiamo le realtà individuate. a) J giovani. E' istintivo che, giovani, noi cerchiamo i giovani: ma a Siena i giovani non si tro– vano. Passa per la strada della gente che ha la nostra età, con o senza ragazze, ma è un mistero dove i giovani si trovino e si riconoscano, dove vivano tra loro. Mancano circoli culturali che siano tali, manca un pronunciato interesse per lo sport (nei caf– fè il gioco delle carte che è un gioco di uomini maturi, soverchia largamente la Sisal e le discussioni sportive), i partiti vi– vono nello scheletro dei direttivi, escluso il partito comunista che si rimpolpa nella campagna. I contatti tra giovani sono pre- @,ibliotèca Gino Bian.co valentemente tra singoli, tra amici, tra in– namorati, ecc. La loro vita domenicale è tutta atomizzata e sparsa per le vie, per le case. Non è raro vedere, girando ad esempio per le silenziose strade popolari verso por– ta Ovile, una coppia di fidanzati affacciati alla finestra di una casa parlare con un'al– tra coppia alla finestra di fronte; non solo i circoli giovanili sono sconosciuti, ma le salette dei bar sono più affollate di adulti giocatori di carte e di biliardo che di gio– vani. b) La mancanza di ceti dirigenti. La vita sotterranea dei giovani trova una spiegazione nell'assenza di un ceto diri– gente che egemonizzi e in certo modo or– ganizzi la vita cittadina. Così Siena si ri– vela diversa da altre città dove esiste in cer– ta misura un ceto agrario-industriale che organizza la vita culturale ed eleva il tono del turismo: a Perugia per esempio, l' esi– stenza di questo ceto fa sì che la Sagra Mu– sicale Umbra, l'Università per stranieri, la vita delle associazioni culturali in genere, diano alla vita della città un tono general– mente più elevato che a Siena. Con questa chiusura culturale le libre– rie, anche le principali, servono il turismo e vendono anche cartoline. Posseggono li– bri turistici e guide in italiano e nelle lin– gue straniere: i pochi libri di cultura sono tutti nuovi ma ingialliti e soprattutto alla prima edizione: stanno lì come campioni di un mondo sconosciuto. Naturalmente i li– brai si salvano coi libri di scuola. Le case signorili del 600- 700 e anche i palazzi dei secoli precedenti sono adibiti prevalentemente a uffici; i grandi proprie– tari terrieri a Siena non sono numerosi: il principe Chigi-Saracini che fa parte degli organi onorifici delle Contrade ed è pro– motore dell'Accademia Chigiana di Musi– ca, è, sotto certi aspetti, un isolato. Le zone più produttive circostanti gravitano su Fi– renze e non su Siena: se ne vedremo i mo– tivi più oltre possiamo dire fin d'ora che nel tradizionale rapporto tra Firenze e Sie– na, basato sulla prevalenza della prima sul– la seconda, per la posizione geografica e per il maggior sviluppo delle forze sociali che maturano nella sua compagine, sta la ragione principale della gravitazione su Fi- renze delle regioni toscane anche più vi– cine a Siena. Chianti, Val di Chiana, Ma– remma sono state controllate sempre più da Firenze che vi giungeva per le vie di co– municazione che ad essa facevano capo: co– sì i proprietari di queste regioni prevalen– temente mezzadrili, se non stanno sul fon– do abitano a Firenze e la rendita fondia– ria li segue nel loro luogo di residenza. In un ambiente sociale di questo genere anche la vita universitaria si atrofizza: gli studenti che immigrano in città dalla pro– vincia sono dei veri « deracinés » stretti tra i limiti d'impostazione della cultura degli studenti e l'atrofia dell'ambiente locale. Esiste un'associazione goliardica sul pia– no della più stracca gaglioff eria provincia– le; le feste delle matricole sono fallite. Se altrove, come a Pisa, Padova, Pavia le cit– tà vivono ormai di industrie e commerci e non hanno più nel giro delle loro « entra– te » solo gli studenti, rimangono tuttavia alcuni legami di tradizione col mondo uni– versitario: non così a Siena, dove questi legami per l'assenza di vita che ormai si protrae da secoli, non esistono più da un pezzo. La mancanza di ceto dirigente fa sì che il ceto impiegatizio sia dominante: statali, Monte de' Paschi, e un certo numero di sensali e fattori di campagna che forse non risiedono a Siena ma le dànno uno dei po– chi spunti di vita: essi si ritrovano preva– lentemente in un bar posto in via di Città. I partiti sono praticamente inefficienti, tranne quello comunista, che ha continua– to a guadagnare voti fino al 7 giugno com– preso. Questo è il documento vivente della fine delle possibilità riformiste e dei « ri– tocchi » alla struttura sociale. Ma oltre a questo il livello del partito comunista stesso è basso: la sua meta è quella di essere effica-

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