La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 10 - dicembre 1995

avversa la cultura atavica del fatalismo e promuove una cultura moderna dell'intrapresa e della fiducia. Quest'analisi e questo giudizio . sono ovviamente condivisibili, oltre che confortanti (una volta tanto), perché basati s)I fatti. E tuttavia, forse per stonca propensione allo scetticismo, mitigherei queste conclusioni di segno positivo, ricordando nuovamente anche l'altra faccia dell'associazionismo culturale, la sua idoneità, soprattutto in provincia, al perseguimento di logiche parentali, il suo carattere assistito e spesso addirittura parassitario, il suo farsi ricettacolo di ambizioni velleitarie pronte a scagliarsi contro· ogni politica di rigore, giustamente selettiva, e perfino contro la logica stessa del mercato. Stiamo attenti, allora, bisogna distinguere: c'è pure un associazionismo marcio e squallido che vive (o magari vivacchia) di finanziamenti a pioggia in un sottobosco clientelare, che è sempre pronto a saltare sul carro del vincitore o di chi promette la manna e gli sperperi di una società-spettacolo con troppi circensi. .. ♦ .. ------~------------ ELITES, CULTURA E IMPEGNO Francesco Ramella Francesco Ramella, insegna sociologia economica presso l'Università di Urbino. Tra le sue pubblica- . zioni, L'Area Rossa, in Milano a Roma, Donzelli 1994, e Cultura e sviluppò, Donzelli 1995. ♦ Nel periodo più recente si è riaperta la discussione sulla diversità di cultura politica e civile che contraddistingue il Sud rispetto alle altre zone d'Italia. L'occasione è stata fornita dall'uscita dell'ultimo libro di Putriam sull' esperienza del regionalismo italiano1 . Al fine di spiegare le carenze di "rendimento istituzionale" del Mezzogiorno, Putnam richiama l'attenzione sul deficit di tradizioni civiche che .connota queste regioni, condizionando in negativo tanto la qualità della vita pubblica locale che i rapporti di cooperazione e di fiducia tra i cittadini. Si tratta di un punto molto discusso nella pubblicistica sul Mezzogiorno sin dalla ricerca condotta da Banfield negli anni Cinquanta su un piccolo paese di provincia di Potenza. In quello studio grande importanza veniva attribuita a una.sindrome socio-culturale che, secondo lo stµdioso americano, caratterizzava gli abitanti di Chiaromonte ed era una delle cause primarie dell'arretratezza della zo- .na: quella del familismo amorale. Come è noto, si tratta di uno spec_ifico èthos che ostacola l'organizzazione collettiva dei cittadini, spingendoli a porre davanti a tutto gli interessi della "famiglia", nell'implicita -assunzione che ogni altro cittadino seg\la lo stess? crit~r}.o,L-.a co~s~guen~a, ~elle pa~ole_di Banfield, ·e l mcapacita degli abitanti di agire per il bene comune o, addirittura, per qualsi- . voglia fine che trascenda l'interesse materiale immediato della famiglia nucleare" 2 • In un contesto simile, in cui sono dominanti logiche di azione ispirate da criteri di "razionalità familistica", è dunqu~ ovvio riscontrare una debo_lezzastru_m~r~l~d~so~ida~ietàallargate e di onentamentl civici imratl al bene della collettività". Leggendo le conclusioni dello studio di Putnam, a quarant'anni di distanza, emerge un quadro immutato di difficoltà a proposito del coinvolgimento collettivo dei cittadini negli affari della comunità locale e nel controllo delle autorità. Così, nonostante il tempo trascorso e il notevole aumento dei livelli di istruzione e di benessere economico, poco sembra essere cam- .biato per quanto riguarda lo spirito pubblico e l'azione solidale delle popolazioni del Mezzogiorno. Ancora oggi la scarsità di associazioni presenti nella società è assunta come uno degli indicatori più rilevanti .del deficit di tradizioni civiche che affligge le regioni del Sud. Dà Tocqueville in poi sappiamo che un articolato tessuto di associazioni intermedie costituisà un elemento chiave per il sistema democratico, esercitando un'azione benefica sia sul governo locale .che sui cittadini stessi. La partecipazio- . . ne associativa, infatti, diffonde e rinforza orientamenti di cooperazione e solidarietà sociale che, oltre a rappresentare delle· risorse importanti per il buon funzionamento delle istituzioni, sono altresì un efficace strumento di controllo e di salvaguardia dell'autonomia della società civile nei confronti del sistema politico. Si tratta, come è superfluo sottolineare, di questioni di vitale importanza per la convivenza collettiva e per la qualità della vita pubblica. · Si capisce perciò come mai negli ultimi anni sia notevolmente aumentata, anche sul piano scientifico, l'attenzione per questi fenomeni. Specie alla luce del fatto che mentre si sono moltiplicati gli indicatori di una disponibilità verso la partecipazione sociale (dalla crescita del volontariato alle molteplici forme di asso- . ciazionismo), nel contempo si è registrata anche una. notevole caduta della partecipazione politica, in particolare nelle sue forme più tradizionali, quelle mediate dalle grandi organizzazioni collettive. · Ma cosa è successo nel Sud? Come è stato rilevato, per quanto la possibilità di dar vita a uno sviluppo autonomo3, i processi di crescita degli scorsi decenni hanno assunto un volto . contraddittorio. Ciononostante i mutamenti avvenuti sono tali da mettere in discussione un'immagine troppo statica e immobile della società meridionale e segnalano invece una crescita e un rafforzamento della società civile. In particolare alcuni di questi cambiamenti riguardano lo sviluppo dell'associazionismo, che fino a oggi è stato oggetto di indagini episodiche e poco approfondite. Infatti, per quanto sia cresciuto lo studio di questi fenomeni, le ricerche effettuate si sono prevalentemente concentrate sulle regioni centro-settentrionali, ritenute tradizionalmente più "forti" non solo sotto il profilo economico ma anche della diffusione associativa. Il Mezzogiorno si

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