La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 10 - dicembre 1995

sogna tornare a dire che non è tutto economico il propellent.e di questo movimento. L'ag,.. gregazione può essere intesa corrte tentativo di trovare una compensazione a una inadeguata collocazione .sociale. Le associazioni consentono anche strategie relazionali, processi di riconoscimento, collocazione, identità. Ma non solo questo: c'è una diffusa esigenza di condurre insieme ad altri un imeegno volto al miglioramento delle condizioni di vita nella propria comunità. C'è il desiderio di condividere attivamente esperienze, di perse~uire interessi comuni. Anzi, è proprio questo 11dato nuovo. Si consideri ad esempio che sono proprio le associazioni sorte. più di r~cente quelle che risultano maggiormente capacì di realizzare una più vasta e intensa partecipazione dei propri iscritti (è anche vero, d'altra parte, che talvolta una forte motivazione ideologica, come nel caso ad esempio delle associazioni ambientaliste, può dare vita più a forme di mobilitazione che di partecipazione). , · I.dati confortano· questa chiave di lettura: il 58 per cento dei responsabili delle associazioni si dichiara impegnato politicamente, e a costoro bisogna aggiungere un'ampia percentuale di soci e dirigenti che in passato hanno avuto esperienze di militanza. C'è quindi un'evidente matrice etico-civica, di intervento sociale finalizzato, in queste associazioni, le quali interpretano un ruolo pubblico di critica e di stimolo soprattutto nei confronti delle amministrazioni locali, ma anche della polìtica in generale. Se in passato l'associazionismo è stato considerato e usato dalle sedi tradizionali di coesione del consenso politico come un "sistema parallelo" di reclutamento, una sorta di integrativa cinghia di trasmissione intimamente connessa al "partito" inteso quale sede e sbocco di un processo formativo, oggi pare connotarsi come un'alternativa ai modelli organizza- . tivi e partecipativi della cosiddetta Pnma Repubblica. C'è una "elevata contiguità tra l'universo della politica e l'associazionismo", ma anche una radicale rottura nei com_portamenti collettivi, nei modi di concepire l'impegno e nella visione stessa della società. Gli interlocutori privilegiati restano quelli pubblici (Comune, Provincia, Regione e Stato), ma anche la scuola è un punto di riferimento importante. Gli ambiti tradizionali della politica hanno ancora una notevole forza di attrazione, ma c'è un 13% circa dei dirigenti (la percentuale - suppongo - sarà molto più alta fra i soci) che rivela in rapporto ad essi un atteggiamento che si potrebbe definire freddo e che va dalla delega passiva, al distacco, al rifiuto e perfino al disgusto. Il disincanto e il disinteresse per la politica (nella sua accezione e nella sua dimensione tradizionali) cresce in misura inversamente proporzionale al grado di istruzione, il che fa supporre nella base una vasta area di insofferenza. Anche la collocazione politica si differenzia ih base al livello di istruzione (più a sinistra la componente provvista di titoli di studio più elevati, tendente al centro-destra quella meno· istruita). Ma anche la data di fondazione delle associazioni è indicativa. In linea di massima, le associazioni più recenti sono orientate verso sinistra, mentre quelle più antiche, fondate prima degli anni Sessanta, propendono verso il centro-destra. Analogo discorso si può fare in base ai settori· d'intervento: a sinistra, ad esempio, le associazioni ambientaliste, moderate invece MEZZOGIORNO quelle che operano nel campo delle tradizioni culturali (fatto spiegabile con la necessità di muoversi in un campo ristretto e quindi di avere un rapporto tecnico-" amicale" con le istituzioni locali). Significativa è però anche la percentuale di coloro che si sottraggono ad una collocazione tipica nell'asse destra-sinistra. Ad ogni modo, il senso di appartenenza ai partiti si è fatto globalmente assai più blando, ed è diffusa la predilezione di formazioni politiche nuove o comunque più marginali nel panorama politico tradizionale. La nuova lea- . dership dell'associazionismo degli anni Novanta presenta caratteristiche diverse dal passato:. una cultura J?iùlaica, m~amaggiore_autonomia, una magg10re attenz10ne alle esigenze individuali, una ricerca di canali alternativi a quelli tradizionali, una predilezione per ambiti associativi piccoli. Da tutto ciò Trigilia ricava la conclusione che nel Mezzogiorno si è venuta consolidando negli ultimi anni una "mobilitazione sociale" che procede dal basso ed è a_utopropulsiva, nonché un ·processo di crescente "autonomizzazione della società civile". Lo stereotipo di un Meridione statico e apatico viene, se non altro, incrin,ato. Ed è una situazione generale a carattere "diffusivo" che riguarda sia i capoluoghi (dove opera il 46,8 per cento delle associazioni) che le province, e si articola in maniera interessante a livello regionale e provinciale (la Sicilia detiene il maggior numero di associazioni, ma è la Sardegna ad avere la più alta densità associativa, e quest'ultimo primato a livello provinciale spetta a Pescara). È un quadro nuovo, che comunque va interpretato con estrema cautela. Vi è, infatti, ancora una forte dipendenza politica, sia finanziaria che organizzativa, dell'associazionismo. Così come si registra una persistente connotazione culturale piccolo-borghese a cui si affianca una nuova "borghesia di stato". che vede nella partecipazione associativa una stile di vita mutuato sul modello del circolo aristocra~co e usato come strumento per intessere relazioni finalizzate all'ascesa sociale. La crescita dell'associazionismo va ricondotta alla crescita del welfare pubblico. Ma questo processo è stato caratterizzato da un aumento delle capacità di consumo a cui non ha fatto riscontro una crescita della base produttiva. È una situazione di sviluppo dipendente che non manca di effetti virtuosi, ma neanche di aberrazioni. L'associazionismo culturale e le nuove figure professionali di elevato profilo tecnico-culturale sono ancora in questo contesto un polo di una dialettica di compromesso imperniata su vecchie logiche f, art1colaristiche e clientelari che regolano il unzionamento di istituzioni tenacemente irriformabili. Nell'associazionismo si riflette dunque "l'ambivalenza degli orientamenti e delle strategie delle nuove classi medie cresciute nella società meridionale". Eppur si muove, questo Sud, ma non sempre nella direzione giusta. · 4 L'associazionismo si presta sia ad essere strumento di un'integrazione di tipo clientelare a livello locale, sia ad essere grimaldello· di uno scardinamento di questa logica. Il giudizio dei ricercatori è che comunque in questa dinamica prevalgono gli aspetti positivi. Associarsi significa aggn~gare la domanda, partecipare, condivide,e volontariamente. uno scopo e unitamente perseguire fini comuni. Tutto ciò

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