La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 10 - dicembre 1995

t . BUONI E CATTIVI I GIOVANI E LA VIOLENZA Giorgio Trentin, Marco Bernabei Marco Cavedon, Anna Savoja, . G.Consonni, G. Tonon M. G. De Vittorio, S. Rossi, M. Scognamiglio, M. Chahbane, Z. Durikovic, El M. Oussouane IN CARCERE Giorgio Trentin .. . La prima volta che ho messo piede in un carcere minorile è stato per fare da interprete . ad un ragazzo cinese accusato di rapimento e tentato omicidio di un suo connazionale. Questo accadeva ormai quattro anni fa, e da quel giorno ho cominciato lentamente a scoprire una realtà che non avrei mai potuto immaginare, e che credo, salvo rare occasioni come quella che è capitata a me, rimanga al di fuori delle conoscenze della maggior parte di noi. Della criminalità minorile si cominciano in questi anni a delineare i contorni, nella migliore delle ipotesi si comincia appena adesso a comprendere la reale portata di questo 1roblema. Ma siamo ancora molto lontani da capirne le cause. Quello che og~i genericamente definiamo "disagio minorile" rappresenta in realtà un fenomeno estremamente poliedrico e incoerente. Le sue radici sono molteplici, non riconducibili ad un unico teorema che faccia riferimento ad un certo disagio sociale, o alla mancanza di generiche prospettive in un dato microclima geografico. Gli elementi che _possono contribuire a creare una situazione di disagio e forse di devianza, non sono sempre caratterizzati da un'"assenza", a volte sono proprio elementi di eccesso a scatenare determinati fenomeni di alienazione sociale. Nei miei anni di volontariato nell'istituto penale minorile di Roma, confrontandomi con i ragazzi, ho avuto modo di misurare il superamento dell'atto criminale come copertura di un bisogno primario. In numerosissimi casi l'abbandono della legalità è visto non come extrema ratio per contin~are a sopravvivere, ma come mezzo per compiere un passo verso l'alto, nelle rigidissime gerarchie sociali degli adolescenti. Il bisogno di identificazione con i propri coetanei, attraverso il possesso dei "simooli" che caratterizzano il gruppo, diventa spesso lo scopo primario dell'atto criminoso. Rubare non per comprarsi le scarpe, ma· quelle scarpe, quel giubbotto, quel motorino, quella macchina. L'orizzonte stesso delle prospettive, posto alla base di questo tipo di azioni, viene di fatto ridotto ad un mero bisogno di uguaglianza, o al massimo c1.Idesiderio di emergere all'interno di un gruppo di eguali. La violenza più incredibile può scatenarsi per il semplice capriccio di farsi belli cpn gli arruci in discoteca, pagando da bere o mostrandosi a bordo di una moto nuova fiammante. . In questo scenario di ·disagio c'è da chiedersi anche quale ruolo giochi l'immagine distorta che i mezzi di comunicazione danno della nostra società. Solo pochi anni fa migliaia di albanesi sono sbarcati ·sulle nostre coste ipnotizzati dai lu_str0,idella televisione di Pippo Baudo. V1agg1amoverso un futuro che poggerà sempre più su sistemi sociali complessi, ma il nostro sistema di comunicazione di massa trova oggi, ancor più di ieri, la sua formula vincente nel pro- . muovere costantemente un colorito primitivismo, linguistico e culturale, dei suoi operatori e, conseguentemente dei suoi utenti. La semplificazione del linguaggio, l'appiattimento della propria capacità di elaborare pensieri, sono straordinari compagni di strada in un percorso di a1lontanamento da1la legalità. Non è un banale discettare: a tutti i livelli stiam·o assistendo a questi fenomeni. Pensiamo a1lapolitica: il bisogno di instaurare un dialogo diretto con gli elettori, si traduce ormai in "creerò un milione di posti di lavoro". Pensiamo a1lacultura di massa: da Ambra e Castagna passando per Magalli. · Pensiamo anche allo sviluppo tecnologico: Internet permette il passagg10 di miliardi di informazione in temp1 ridottissimi, ma due terzi del linguag~io necessario a suo utilizzo è fatto di acronirru. Non dobbiamo credere che tutto ciò non abbia influenza nel nostro guotidiano, e ancora di più nel percorso formattvo di un ragazzo, più esposto d1noi a questo tipo di logica riduttiva. Molti ra~azzi del carcere di Roma non saprebbero scrivere correttamente una frase in italiano, ma la maggior parte di loro sa come far partire un videogame. No.n sono mai propositivi rispetto al mondo che li circonda, sono inseriti in un contesto quasi meccanicistico di "impulso" e "risposta" in cui l'impulso scaturisce da una realtà sempre più virtuale. Pietro Maso, ragazzo di buona famiglia, ha fat- -to strage dei sui genitori per intascare un'eredità, che gli permettesse semplicemente di andare in discoteca e vivere come il suo più grande idolo: Jerry Calà (non è una mia ironia, è tutto nero su bianco nella confessione di Pietro Maso), BUONI E CATTIVI

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