La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 10 - dicembre 1995

lense cianfrusaglie e di ninnoli sentimentali e quella roba ora commemorava un sentiero tortuoso che attraversava confini di stato, .varcava fiumi, s'inerpicava su montagne, s'inoltrava in campi deserti dove erano state combattute e vinte battaglie, e percorreva vie di sporche città, dove una volta, tanto tempo fa, qualcosa di importante era accaduto." (Il suo vero nome, p. 110). . La costruzione di sé attraverso il feticismo, cui accenna Pistolini negli Sprecati, può ma~ari avere luogo, ma non è mai un processo indolore. Spesso è la ricapitolazione di tutta la pro~r.ia vita in una rivelazione d1 vuoto morale: in Come un essereumano un pa~ ragrafo raccoglie fulmineo "tutte le cose che mi avevano reso felice", e sono tutti ricordi di infanzia e della prima adolescenza. In Ragazzina dai capelli curiosi si trova invece un elenco speculare delle cose "che mi hanno reso storicamente infelice" (due pessime figure al cospetto del padre, e il ricordante così com- ! YQQ menta: "ricordare gli eventi storici del passato funziona sul mio normale stato di co- .scienza nella maniera in cui le sostanze illecite funzionano sugli altri; e mi fa effetto", p. 58). , Ma altrove l'immergersi nella quotidianità bruta per sovraccaricarla di senso ha in- · vece come esito un tuffo nel "totalmente altro". Lo slancio compensatorio verso un esotismo dei pensieri gioca su un abissale squili_briotra ~inimo e macroscopico proprio per dire di no al circolo vizioso del rapporto consumistico con il mondo. Lo squallore di questa piccola sterminata America si popola allora di gerbilli, antilopi Bongo, nidi di uccelletti rinsecchiti (Come un essere umano), esquimesi Inuit (Il suo vero nome), citazioni dalla Bibbia e da Talete (Giona 2.5), apologhi zen · (Wabi). L'immagine più ironica e felice è forse la seguente: "se dovessi romanzare -la mia vita, ne farei un romanzo russo, solo lasciando fuori tutte le prediche. Eccovi una dritta che torna comoda. Quando leggete un romanzo russo e l'angoscioso moraleggiare si fa troppo ingombrante, scribacchiate "Inse.risci Godzilla" a margine. Il tumulto interiore di qualunque modesto funzionario di governo sarà ridimensionato all'istante dalla furia di un rettile di diciotto metri. Non esistono tesi nella vita, soltanto esempi." (Giona 2.5, p. 35). · In ogni caso, un senso di desolazione emana da questi racconti che hanno come tema centrale .il rapporto dellà soggettività con le merci e il tentativo· di (ri)costruire una propria umanità nelle logiche del consumismo. A suggello della nostra incursione ripor- . tiamo ancora un profilo biografico, scritto con grande lucidità da Jennifer Egan, autrice dell'ultimo racconto (Città di smeraldo)."( ...) ha trascorso l'adolescenza vagheggiando un'epoca che aveva appena sfiorato. È questo secondo lei a contraddistinguere la sua generazione: il vagheggiamen- . to di quakosa di assente o perduto, di un'esistenza più "reale" della nostra. La Città di Smeraldo del mago di Oz ne sembra l'oggetto archetipo, riluce sfavillante da lontano ed è sostanzialmente vacua da vicino. La cultura dell'immagine (...) rappresenta, secondo la Egan, le sfaccettature sfavillanti della nostra città di Smeraldo, luogo che sempre sfusge alla nostra portata propno quando sentiamo di averlo . raggiunto." (p. 168). . · Cinquant'anni fa, un grande sociologo scrisse che gli inganni dell'industria culturale illudevano così bene le masse perché sfioravano, nel luccicore della falsità, le verità supreme. Oggi, questi giovani narratori americani sembrano dirci il contrario: proprio . quelle che sembrano le verità supreme, le speranze le gioie, le 1romesse che diano il senso de la nostra vita, celano in realtà l'inganno più atroce e cocente. A questo non vogliono, i nostri narratori, rassegnarsi affatto: e continuano a elaborare strategie di non-riconciliazione con· qµesta colbssàle, tragica falsità del reale. ♦

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