La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 10 - dicembre 1995

ARTE E PARTE Il fantasma di una donna. Napoli negli·anni della guerra fredda Mario Martone Mario Martone, ·regista cinematografico e teatrale, ha realizzato per il cinema Morte di un matematico napoletano e L'amore molesto. ♦ Che emozione la lettura di Mistero napoletano! Ne avevo sentito parlare da amici fidati e mi ci sarei accostato presto, ma il commosso entusiasmo di Fabrizia Ramondino mi ha fatto letteralmente correre a prenderlo. È chiaro che Fabrizia e io siamo lettori particolari di questo libro che ripercorre luoghi, tempi, situazioni così vicini a quelli che abbiamo affrontato noi nello scrivere la sceneggiatura di Morte di un matematico napoletano .. So che Fabrizia vorrà scrivere del libro di Rea, e certo lei saprà dar conto della profondità - insieme politica ed esistenziale - di Mistero napoletano: io desidero semplicemente dire qualcosa sul rapporto col film. Quando iniziai il mio viaggio intorno a Caccioppo1i, non esistevano testimonianze scritte degne di rilievo, tranne gli atti di un convegno tenuto alla Normale di Pisa nell'87 pubblicati dall'istituto Italiano di Studi Filosofici e qualche articolo di giornale. Il mio viaggio aveva origine in un deserto in cui risuonavano le voci più disparate (e spesso volgarmente aneddotiche e pettegole) e ebbe due spinte:· la prima, lontana, era un luogo che mi era stato indicato nel '78 da Leo Aloisio, una porticina di Palazzo Cellammare dietro alla quale Caccioppoli avev·a vissuto e che io fin da ragazzo avevo osservato da dietro le finestre di casa mia; la seconda, recente, l'incontro con Fabrizia Ramondino, con la quale, dopo aver letto i suoi libri mi ero ostinatamente risolto a voler scrivere il film. Vale la pena di ricordare che quando chiesi · un appuntamento alla Ramondino (che avevo conoY.QQ. sciuto brevemente tanti anni prima in casa di Carlo Cirillo e mai più rivista) lei all'inizio fu diffidente, ma dopo alcune ore di conversazione mi mostrò una vecchia foto che ritraeva sua madre e sua zia accanto a Renato Caccioppoli: anche nel suo caso stava avendo inizio un viaggio assolutamente "personale". Da questi punti di partenza così poco pubblici, così poco intenzionati storicamente, politicamente ò sociologicamente, prese avvio un'indagine che cercammo di compiere con molta accuratezza, incontrando decine e decine di persone che avevano avuto rapporto con Caccioppoli, in ambienti diversissimi, rispettosi di quella sorta di "ubiqyità" sociale che contraddistmse la vita del matematico napoletano (e il ricordo di quelle "visite" resta per me uno dei lasciti più significativi dell'intera lavorazione del film). Nonostante noi ci documentassimo sulla vita di Caccioppoli, era nos.tra ferma intenz10ne limitarci però a raccontarne una sola settimana, l'ultima: perché? Non ho mai saputo rispondere a questa domanda, tanto questa scelta fu immediata, istintiva, assoluta. Oggi Mistero napoletano credo aiuti a comprenderlo. Ossessivamente, Ermanno Rea ripete che a metà degli anni Cinquanta le lancette degli orologi si stavano fermando per Napoli, e chiedendosi se lo stacco fu repentino o si trattò di un processo lento, si risponde: "Un po' alla volta ... sugli orologi della mia città non si abbatté nes- . suna improvvisa mannaia. Tutto avvenne in un processo di regressione impercettibile". · Questo oggi forse chiarisce perché Morte di un matematico napoletano doveva proseguire nel "secondo tempo" del funerale. Il film era il racconto di un lento crepuscolo'. Il funerale sotto la pioggia (e sotto la pioggia si conclude anche ·il lil:iro di Rea), fu una scena molto discu_ssaa Napoli, e quanti commenti, quanti litigi, quanti veleni all'uscita del film! S~~rotestava per la scarsa somiglianza del nostro Caccioppoli, e a tutti rispondevo: non è un film il luogo della verosimiglianza (un film ha rapporto con la verità d ciò che viene ripreso, non con la verosimiglianza del tema) e dov'è piuttosto il libro "verosimile" che la generazione che oggi protesta nc;mha scritto? L'ha scritto un uomo nato nel '27 (io sono del '59, Fabrizia Ramondino è del '36) compiendo anch'egli un viaggio assolutamente "personale". La spinta di Ermanno .Rea a compiere il suo•viaggio è infatti il sentimento di amorosa amicizia che lo legava a _FrancescaSpada. E se la sua è una testimonianza "diretta", al contrario della nostra, anch'egli però ritiene che "se ci si confronta col passato remoto, con la memoria di una ·realtà sepolta sotto un cumulo di macerie, un onest'uomo è costretto a chiedersi: sogno o son desto?" Così anch'egli sogna, come noi abbiamo sognato, spingendosi a piedi tra le strade frastornanti della Napoli di oggi, vagando da un luogo all'altro alla ricerc~ di fantasmi, ma, diversamente da noi, trascrive diari e verbali, avanza ipotesi storiche e politiche, e costruisce finalmente un "documento" di questo passato che gli appartiene (mentre il documento di Morte di un matematico napoletano riguardava il suo presente, i suoi luoghi, e le persone che hanno lavorato al film). . Non conosco Ermanno Rea, non so se abbia visto il mio film e non è affatto detto che se l'ha visto gli sia piacitJto (ho sempre rispettato il comprensibile dissenso di chi Renato lo ha conosciuto personalmente). Ma il film a me pare del tutto complementare al ritratto che Rea fa di Caccio ppo li e della Napoli di quegli anni, tanto che se noi attaccassimo il racconto cinematografico di quella fatidica ultima settimana ai tanti anni· raccontati in Mistero napoletano, quasi non ci sarebbe stacco (qualche differenza, certo, a cominciare dalla magrezza di Caccioppoli. Non pensate, eerò, c~e questa differenza sia ampiamente compensata dalle somiglianze umane e intellettuali di Carlo

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