La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 8 - ottobre 1995

CULTURE DELLA STRADA: IL MOVIMENTO HIP-HOP Hugues Bazin (traduzione di Saverio Esposito) Hugues Bazin è ricerct:torein sci_e~zes.ociali_ed è autore di La culture h1p-hop, edizioni Desclee de Brouwer 1995.L'articoloche abbiamo tradotto, documento di una realtàpiù complessae_riccadi,,que[l'!- propostada L'odio, è apparsosul trimestrale Politis -La revue" n.10, giugno-luglio-agosto1995. ♦ L'hip-hop è un'arte della strada che s'illustra attraverso tre principali modi di espressione: parlata e musicale (rap, raggamuffm, discjockeys ... ), corporale (break-dance, smurf, double-dutch ...), grafica (tag, graff...). Questi modi di espressione sono radicati in una cultura urbana (modo cli vita, linguaggio, modi di vestire, stati d'animo, economia, movimento ...) ispirata da giovani che provengono in maggioranza dall'immigrazione. L'hip-hop offre una risposta originale ai problemi dei gra~- di centri urbani, alla degradazione delle condizioni di vita delle minoranze. Il suo sviluppo negli anni Settanta è legato a quello dei ghett~ americani, ma toccando il cuore dei grandi problemi l'hip-hop può diventare portatore di valori di fondo quali il rispetto di ogni essere umano, la non-violenza, l'autenticità ..: Il messaggio diffuso dall'hip-hop può accedere a una dimensione universale. Attraverso l'appropriazione di un'espressione artistica, ognuno può riconoscersi in un messaggio, rivendicare un'appartenenza, elaborare delle stratesie ... È m questo modo che il movimento hiphop è cresciuto in Francia nel corso dello scorso decennio attraverso l'ascolto musicale, la pratica della danza, il movimento graffitista e quello del rap. Se il contesto diverge da quello statunitense, il radicarsi dell'hip-hop rivela anche in Francia l'emergere di una questione culturale nello s_paziopubblico. Questo indica forse che le mmoranze hanno preso coscienza del loro rapporto con una società dominante? Dalle sommosse nelle periferie popolari alle culture della strada, si direbbe che lo spazio urbano sia attraversato da avvenimenti "fondatori". Essi aprono una via di accesso allo spazio pubblico, che permette ai loro autori di definirsi come attori. Tuttavia il fossato continua ad allargarsi tra il modo in cui vengono avvertiti questi avvenimenti da coloro che li provocano e quello in cui questi stessi avvenimenti vengono vissuti dai media. La periferia è descritta anzitutto come "non-luoso" in cui l'avvenimento viene interpretato nei casi migliori come una sorta di "bricolage culturale" (culture della strada), e al pegsio come disordine sociale (sommosse). In ogm caso, si tratterebbe di avvenimenti senza obiettivi chiaramente definiti, si tratterebbe di "non-avvenimenti". SUOLEDI VENTO Il trattamento esercitato dai media strappa agli autori la facoltà di creare un avvenimento produttore di senso, li destituisce dal loro ruolo di attori. Svuotati della loro energia creativa e rivendicativa, questi autori possono difficilmente confermare un'identità e affermare una coscienza di ciò che è in gioco. Capita spesso che degli scontri violenti si scatenmo a seguito di un abuso. Che esso sia poliziesco o meno, è pur sempre rivelatore di un rapporto di dominio molto teso. Nonostante i tentativi di considerarlo un "non-avveni•mento", la rivolta porta il problema sulla pubblica _piazza,ede è come se in certo modo portass_em giudicato, "in tr~bu~al~",_qualcosa che è vissuta come flagrante mgmstiz1a. Gli avvenimenti sono delle rotture, annunciano tempi diversi, aprono uno spazio di azione e d1 riconoscimento. In conseguenza alle violenze nelle sommosse, spuntano dei mediatori là dove, si sarebbe detto, nulla avrebbe potuto spuntare. I "territori" confinati, "recintati", vengono illuminati di nuova luc7, ~ la strada s'impone come spazio di negoz1az1one. Ci sono singoli nomi che hanno marcato questo spazio nel corso di dieci anni: Nakomé (1993, sei aprile: un giovane zairota ucciso con un proiettile in testa dal poliziotto che lo interrogava mentre era in stato di fermo al commissariato del XVIII circondario di Parigi; ne nacquero scontri violenti con i poliziotti davanti al municipio del circondario); Thomas Claudio (1990, morto di una caduta dalla moto provocata da una macchina della polizia; nel week-end del 6 e 7 ottobre a Vaulx-en-Velin ne seguirono gi~rnate di fuoco); M~lik 01;1ssekine (1986, ucciso durante una mamfestaz10ne studentesca; in seguito a questa morte il ministro dell'Università dovette dimettersi); Toumi Djaidja (1983, Djaidja, presidente dell'associazione SOS Avvenire a Minguette, venne ferito alla pancia da una pallottola tirat_ada un poliziotto mentre stava prendendo le difese di un suo amico; quest'avvenimento fu all'origine della prima "Marcia per l'eguaglianza e contro il razzismo") ...Gli avvenimenti innalzano un limite temporale, segnalano traiettorie individuali e collettive che, incrociandosi tra di loro, finiscono col tessere una trama storica. I custodi della memoria Chi sono i "custodi" di questi avvenimenti? Chi c'è a ricordare il lungo elenco dei caduti, affinché il loro nome non venga dimenticato? I last poets ("poeti del tempo che passa") hanno indicato la via negli anni Sessanta e Settanta negli Usa, imponendo lo spoken word, un parlare ritmato dalle percussioni. Sulla traccia dei "griot", i narratori orali del tempo d'oggi mantegono viva la tradizione di spostarsi da una città all'altra per riferire di fatti storicamente rilevanti. Animatori di una: cultura orale, oggi essi si chiamano rappers e tessono i rapporti tra gli avvenimenti passati tra loro e tra loro e il presente. I "re" di cui essi parlano sono art~sti che essi present~no ~o: me i veri potenti d1 questo mondo. Gli artisti sono detentori di un messaggio che viene diffuso grazie all'arte della parola, della danza o del graffito. Una ~ultura urbana sotto il n<;>m~ di "hip-hop" ha mtegrat_o q_u~steespress1_om artistiche con uno stato d1spmto, una mamera di muoversi, una maniera di esprimersi. Nelle piantagioni di cemento, quando vie-

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