La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 8 - ottobre 1995

tata da nuove incertezze, da dubbi e dal piacere di incontrare terreni inesplorati e misteriosi. L'incontro con l'altro, con un bambino che ha un diverso colore della pelle o diversa forma degli occhi suscita sempre curiosità nei bambini, spesso accompagnata da timori e diffidenze. Non si può certo dire, infatti, che i bambini siano più aperti alla diversità. Tutt'altro. È però vero che nei 'bambini sono assai meno strutturati i pregiudizi. I bambini sono assai disponibili a cambiare opinione, a dubitare, a contraddire se stessi e a rimettere in questione certezze di fronte a nuovi stimoli e a nuove esperienze. Sono assai più liberi di noi adulti, in sostanza, almeno quando vivono in un contesto capace di dare loro la fiducia e la parola, capace di ascoltare il loro ragionare. E allora è proprio su questo ché è necessario lavorare, allungando e approfondendo il momento dell'incontro. Se il bambino straniero è presentato e vissuto da noi inse~nanti solo come un ostacolo per gli altri bambmi della classe perché parla male o si comporta in modi talvolta incomprensibili, non ci saranno storie da intrecciare ma solo problemi da risolvere. Se invece ci concediamo di ascoltare i suoni della sua lingua dai si$nifica ti per noi incomprensibili e incontriamo quelle son~rità 11?-isteriosecome enigmi da indagare, se 1mpanamo a cantare un suo canto che ha attraversato mari e deserti per giungere fin qui, se ascoltiamo un suo sogno, magari narrato a gesti, forse ci possiamo avvicinare a un mondo carico di storie da scoprire. Allora lo straniero, divenuto ospite, ~odrà di quella particolare attenzione, necessana per compiere insieme il lungo viaggio che separa le nostre terre. E dopo avere cercato di avvicinarci al suo mondo potremo giocare quel gioco necessario che sta nel guardare il nostro vivere dal suo P,Unto di vista, diventando ospiti della sua sensibilità. In molte occasioni ho constatato che l'incontro significativo con un altro mondo, quando colpisce i bambini profondamente, quando riesce ad operare piccole ferite capaci di aprire alcune porte della loro sensibilità, diventa un formidabile strumento di conoscenza, in grado di relativizzare il nostro punto di vista. E in fondo, non dovrebbe essere un obiettivo didattico di primaria importanza, nella scuola di base, il rendersi conto che il mondo non è solo il nord del mondo? Perché le differenze non perdano realtà Ma perché questo possa avvenire è necessaria molta narrazione, molto teatro, molto spazio dedicato al dialogo e alla collezione di iJ?otesi e di libere associazioni. Cioè è necessano che la scuola sia un luogo artigiano dove l'apprendere un'arte è cosa lenta, dove si torna e_ritorna sulle stesse c?se. Dove _siimpara insieme a conoscere e a nconoscers1. Se vogliamo davvero che le nostre aule si po_polino di antenati di terre lontane, oltre che dei nostri antenati, dobbiamo dare loro il tempo di arrivare. A portarli può essere il bambino che è arrivato a scuola per imparare l'italiano o un immigrato adulto, dei tanti che vivono nelle nostre città. Alcune scuole hanno cominciato a invitare sistematicamente donne e uomini immigrati, con risultati interessanti. Per affrontare temi interculturali, infatti, non è necessario attendere l'arrivo di bambini immigrati. È necessario invece, questo sì, prevedere incontri diretti. Conoscere per nome e sentirsi in qualche modo amici di un nero, perché lo si è incontrato e si sono condivise esperienze, è un possibile antidoto al razzismo assai più efficace di cento discorsi ideolo9ici. Nella mia esperienza, l incontro con la cultura Maya da parte dei bambini, è avvenuta attraverso la ripetuta ospitalità di alcuni maestri del Guatemala e le parole del libro di Rigoberta Menchù. Della nostra esperienza di gemellaggio la cosa più interessante ci è capitata quando, intervistando un'anziana donna del pi~colo paese umbro dove insegno, ci siamo accorti che i suoi racconti di scarsità, fatiche, cibi e rituali, non erano così distanti da quelli vissuti dai nostri amici lontani dell'Ixil. ,~-5 ?/ / ./ " ,,.. ·:..t-- 3/' I) .e. - •p(p,,l ~ ~ --~• -ta~ I ~C..:,. ~_,&µ._c;Le..,11.~.h. ~o-& v~; .I!,-~ c.:;,_ ,..-- ,1! ,,.....__;o c........o-...t f'\.,Q... ~ Per ritrovare il senso di parole vicine e inascoltate, per incontrare tracce dei nostri antenati abbiamo dovuto, paradossalmente, attraversare due volte l'oceano. Ma proprio questo mi sembra particolarmente appassionante. Venticinque anni fa Pier Paolo Pasolini, lamentando i danni dell'acculturazione e omologazione provocata dalla cultura del consumo, sosteneva che in Italia si stava "togliendo realtà ai vari modi di essere uomini, che nella lunga storia del nostro paese si erano andati formando in modi assai differenziati". Oggi le molteplici particolarità dei mondi

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