La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 5/6 - lug.-ago. 1995

di maggioranza e del diffondersi (organizzarsi, darsi programma e rappresentanza) delle identità di minoranza .. Identità parziali:. etniche, culturali, sociali, generazionali, sessuali. Tali minoranze si organizzano e rivendicano. . E allora, quel conflitto, cosa esprime? Cosa esprime, ad esempio, la conflittualità dei centri sociali? In ultima analisi, "il Leoncavallo costituisce una ni.anifestazione del debito che il potere pubblico paga all'impossibilità di risolvere il. problema dell'integrazione di tutto il corpo sociale nella capacità_rappresentativa dello Stato e delle amministrazioni locali" ("Il Sole 24 Ore"). Partendo da questa definizione, in estretna e spericolata sintesi, anticipo quella che sarà la mia provvisoria conclusione: la politica, già oggi, non è la rappresentanza istituzionale delle domande della maggioranza (o delle minoranze che aspirano a diventare maggioranza). È, bensì, la capacità di orientare e amministrare - e condurre a buon fine - un negoziato ininterrotto tra molte minoranze che confliggono e che sono destinate, di necessità, a scendere a patti, a condurre trattative, a stipulare compromessi. Pena l'implosione del sistema di relazioni. Questo, già oggi, nelle realtà metropolitane più ampie - ma, attenzione, anche in quelle piccole e medie - dà luogo a due variabili principali. Ovvero due modelli di gestione dei conflitti. Li sintetizzo così: a) farsi male senza trattare. b) trattare senza farsi male. 1. Alcuni esempi (di cui mi· permetto, in qualche caso, di forzare sia i dati di riferimento che il significato). Primo esempio. A Milano, in zona Bicocca, la Caritas diocesana ristruttura un edificio da adibire ad alloggi, destinati alla "seconda accoglienza" per stranieri. La Caritas, col linguaggio della Caritas, prevede in quell'edificio anche l'apertura di un circolo -per gli anziani del quartiere. Io, con linguaggio più "utilitaristico", dico: si è attivato un meccanismo di scambio, che prevede un negoziato tra Caritas e residenti che mette in conto un risarcimento: gli abitanti del quartiere, "in cambio" dell'accoglienza offerta, ottengono la disponibilità di spazi per l'uso collettivo. (Poi, le cose, in realtà andranno in maniera diversa: ma il senso dell'iniziativa resta esattamente quello). Attenzione: il risarcimento non. riguarda solo la dimensione "economica" (spazi, luoghi, beni e servizi); riguarda anche la dimensione psicologico-emotiva: relazione in vece di aggressività; sicurezza in vece di allarme; scambio in vece di solitudine e ostilità. Secondo esempio. Modello-cassonetto: ovvero le false rappresentazioni. In zona 15, nel quartiere Barona, a Milano, qualche anno fa: eccesso di rifiuti (dovuto al recente insediamento di un gruppo di immigrati) e scarsità di punti e mezzi di raccolta. Si manifesta, così, un conflitto che produce la contrapposizione "solidali" versus "egoisti". Solidali sono (sarebbero) quanti propongono di dividere il cassonetto e condividere i rifiuti (ovvero: gestire insieme, ed equamente, la miseria). Egoisti sono (sarebbero) quanti dicono: via i vostri rifiuti dal nostro cassonetto. L'ovvia soluzione di quel conflitto - e di quella falsa rappre_sen~azione"- è_pal~~emente una vertenza umtana tra solidali e "egoisti" per ottenere un secondo cassonetto. Terzo esempio: la vicenda del Leoncavallo (e dei centri sociali, a Milano e a Roma). La brutalità dello scontro fisico e della violenza di SUOLE DI VENTO strada rappresenta la forma estrema raggiunta da quel conflitto tra gruppi, interessi, e stili di vita diversi. Scontro, prima, tra residenti e occupanti dei centri sociali (o, in altre situazioni, tra residenti e gruppi di stranieri): e poi tra questi ultimi e le forze dell'ordine. Si arriva a quello scontro quando la politica non c'è, non opera, e quando - in sua assenza - si manifesta 1a "guerra". · . Dunque, politica significa adoperarsi affinché i conflitti tra interessi diversi, soggetti reciprocamente ostili, at_tori contrapposti_-· nel caso del Leoncavallo, 11 corteo e le ·forze del1'ordine, come forma estrema del conflitto tra centro sociale e residenti: ma potrebbe essere il conflitto tra gli zingari e gli abitanti di Tor Bella Monaca - politica, dicevo, significa ado- . perarsi perché quei conflitti non diventino "bellici" e producano effetti devastanti. Si può ipotizzare, allora, un Modello-circolo virtuoso di gestione dei conflitti tra gruppi reciprocamente ostili. Per illustrarlo, richiamo ed enfatizzo una modalità ancora incerta ( e tutta da verificare) di "negoziato ininterrotto", di cui scorgo qualche traccia. nelle politiche sociali dell~arnrninistrazione comunale di Roma. Partiamo, ancora, da quella definizione dei centri sociali come "manifestazione del debito che il potere pubblico paga all'impossibilità di risolvere il problema dell'integrazione di tutto il corpo sociale nella capacità rarpresentativa dello Stato e delle amrninistraziom locali". Se questo è vero, si può attribuire a quei centri sociali una possibile "funzione pubblica". Ovvero la funzione, virtualmente assai impegnativa - di favorire la "integrazione" di gruppi sociali periferici "nella capacità rappresentativa" dell'azione pubblica e della politica democratica. Per contribuire a ciò, nel rapporto con i centri sociali, le amministrazioni locali· possono mettere a disposizione - già incominciamo a farlo in qualche città - alcuni servizi primari (sedi, acqua, energia elettrica): servizi non gratuiti, ma a pagamento. Ciò può ottenersi, per esempio, attraverso convenzioni che prevedano l'assegnazione di quelle risorse (sedi, acqua, energia elettrica, appunto) in "cambio" di attività a favore dei cittadini. (assistenza ai bambini, doposcuola, iniziative contro la droga, tutela degli stranieri) da parte degli stessi centri sociali. Se questo avviene, il negoziato ininterrotto diventa - può diventare - scambio culturale e reciproco arricchimento. E la relazione "utilitaristica" può farsi rapporto sociale e culturale. In ciò vedo non solo una possibilità per "farsi meno male possibile", ma anche una preziosa opportunità per la politica di massa.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==