La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 5/6 - lug.-ago. 1995

GRUPPI TEATRALI INIZIATIVE Cristina Ventrucci Cristina Ventrucci giornalista, sçrive per "Il resto de/Carlino", "Qui", "Hystrio". E tra i responsabili del Comitato Spazi Sociali Valtorta di Ravenna e ha realizzato diversi progetti in collaborazione con Ravenna Teatro. ♦ È difficile per me volgere lo sguardo sul teatro emergente. Il mio sguardo è tanto dentro quel teatro, è così sommerso con lui, che fatico .a staccarmi e vedere dall'alto. Ieri un incontro con un gruppo di diciassettenni che, messo in scena il primo lavoro, mi chiede come si fa per farlo vedere e girare un po'. L'altro ieri in riunione a Bologna per intravec,iere una mappa di.nuove realtà che coltivano il teat~o?p~r a~coltarne !e fatiche, re: capire la poss1b1hta d1 sopravvivenza. Poi 11contatto costante con i gruppi nati dalla fertilità teatrale di Ravenna e della Romagna, quelli incontrati a Scenario, quelli visti in. scena grazie al lavorò organizzato dai Teatri di Linea Parallela, quelli che conosco da tanto e-che resistono. Solo per questi potrò trovare parole e non saprò certo farne una generazione. Potrò raccontarne, ancorata alle parole di Lea Melandri, "i volti e le occasioni". "Il calore che si addensa nella testa e fa ribollire le idee, incapace di spingersifino all'estremità opposta, conoscegli impacci e le contrarietà di chi si muove in un luogo straniero, sconosciuto al corpo che lo ospita e che silenziosamente gli muove guerra. Circondata dal riguardo che gli uomini hanno sempre riservato ai grandi orizzonti interpretativi della foro sorte, la teoria trova strade facili e generali consensi ma ha i piedi freddi. " Potrò raccontare a partire dalla mia partecipazione a riunioni in cui metà del tempo è dato ogni volta a decidere come ~i dtve procedere, tra un'alzata di mano e un'intrusione prepotente; a partire da discorsi fatti qua e là su.Scenario, in cui mi sono trovata a dover parare le mille accuse sulle presunte "corruzioni" del premio; a partire poi dai miei due vissuti teatrali, quello nel!'epoca dei centri di produzione e quello nell'epoca dei centri sociali autogestiti. Non ci ho mai capito molto. Tranne scontrarmi, quando ero organizzatrice di un gruppo escluso dai centri, con la poca circolarità che questi creavano, con la difficoltà a trovare i responsabili al telefono, l'impossibilità di portarlì in platea a vedere il lavoro, e confrontarsi su quello. Oppure trovarmi scoraggiata oggi, da giornalista, di fronte alla carenza di spazi destinati al tetro nei giornali, e rinfrancata, da componente di uno spazio di comunicazione auto- . gestito, per la profondità di relazioni che lì si intrecciano, anche sul fronte del teatro. Le riunioni di cui sopra sono quelle indette SUOLEDI VENTO nei mesi recenti dalle realtà teatrali non riconosciute dal ministero (quindi non sovvenzionate per la loro ricerca artistica o per il lavoro di cultura teatrale); cercando una strada comune, non è ancora chiaro se dentro o fuori le istituzioni, mentre è. molto evidente l'attacco a quelli che precedono. Un attacco generico e contraddittorio, che parte da presupposti politici e si. spinge a valutazioni artistiche. Che propone in termini vaghi e ambigui un "ricambio generazionale". Che pretende di riunire le esperienze e le tensioni artistiche nascenti oggi, le più diverse, sotto un unico manifesto politico. A me invece sembra di scorgere nella forma arcipel_a~o,nella frantumazione che risp_etta1~~hvers1tà ~ tiene i collegamenti, 1~migliore v1S1oneper 11presente (se non per il futuro). E poi la teoria ha davvero i piedi freddi, e per tenerli al caldo è bene camminare. E prendere respiro. E per fortuna sta trovando. risposta, tra un'assemblea e l'altra, anche un'iniziativa concreta e non precipitosa, quella di un censimento di tutte queste realtà (luoghi, persone, lavoro). Partito da un suggerimento di Claudio Meldolesi, il questionario è stato avviato da Elena Bucci, Anna Amadori e dalla sottoscritta, per poi essere ripreso da Teatro del Lemming di Rovigo che, anche attraverso il proprio festival Opera Prima, lo sta portando avanti e ci si augura ne metterà presto a disposizione le· informazioni raccolte. Da lì, da quell'indirizzario, da quello speéchio dell'esistente, ci si potrà portare a una pratica più intensa di relazioni, all'organizzazione,di rassegne e progetti comuni, e poi ad altri obiettivi. Meglio se in forma di dialogo più che di attacco, con il resto del piccolo mondo del teatro. Meglio se la denuncia a chi ha in mano i teatri e i centri sarà dettagliata, con distinzioni tra le figure gravemente assenti e quelle intensamente presenti. · Nello stesso tempo l'associazione Scenario sta modificando la struttura del premio. Mossa da interrogativi sia nati all'interno che provenuti dai partecipanti, il nucleo composto da centri, compagnie, gruppi che da dieci anni promuove l'attenzione al teatro emerge~te cercando con i suoi pochi mezzi di sostenerne la crescita, si presenterà nelle edizioni a venire con una cura mag~iore dei rapporti di scambio e confronto artistico. E io sono qui a scrivere di teatro nell'epoca dei centri sociali e del "chiacchiericcio querulo i1ormato _esorto" dei g_iornali.~i se~to come immersa m una sorta di vuoto, nemp1to qua e là da quei grumi di concretezza che sono il Link di Bologna, l'Interzona di Verona o nel suo piccolo il Valtorto di Ravenna, vere e proprie TAZ (Zone Temporaneamente Autonome), luoghi franchi di incontro tra linguaggi e pubblici sconosciuti. Anomali per essere centri sociali, ma·estranei alla forma chiusa del circolo, spazi come quelli citati (e altri spero ce ne ·siano) diventano approdo necessario e dinamico per quel teatro cui va stretto l'abito palco platea e a cui interessa attraversare i mondi del presente. Altrettanto ibrida e fertile è l' esistenza di case del teatro costruite e rese corsare da Ravenna Teatro, Dal Kismet a Bari, da Alfieri ad Asti, dal Teatro delle Briciole a Parma, do- . ve si intrecciano incisive tensioni artistiche e vocazioni organizzative, dove trova spazio la relazione tra esperienze decennali e nuovi caratteri. Da una parte la Tv, con la sua capillare vi-

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