La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 4 - giugno 1995

Elogio della reticenza. La febbre dei sondaggi Antonio Perna Antonio Pérna insegna economia all'Università di Messina. Si occupa di problemi dello sv.iluppo. • "Sono sereno, con gli exit poli non c'entro. Tra sondaggi e trasmissioni inu'tili sono stati spesi molti più soldi di quelli che spendo io in un anno. Per farci un'idea io ne produco due miliardi e mezzo. I telegiornali hanno bruciato tanti soldi a vuoto" - così dichiarava il direttore della Diakron felice di essersi preso una rivincita con i suoi concorrenti che erano saliti sul carro demenziale degli exit poli 1. . Cirm, Abacus e altri sondaggisti del "tempo televisivo" hanno preso una bel1abatosta dall'andamento reale delle votazioni del 23 aprile. Sono loro i primi grandi sconfitti di questa tornata elettorale che, grazie al supporto paranoico di alcuni canali televisivi e di alcuni fantastici conduttori (come l'Emilio con le sue bandierine), ci hanno fatto fare delle belle risate che oramai pochi comici professionisti riescono a provocare. Ma, siccome viviamo in un temJ?Odalla memoria corta e lab1le, vale la pena di fare qualche riflessione su quanto è accaduto. Partiamo da un dato che ci fornisce,· sconsolato, il direttore dell'Abacus: il 20% degli italiani, uscito dall'urna, si rifiuta di dire che cosa ha votato e guesto accade in misura magg10rese si tratta di persone anziane o di· cittadini con . una bassa scolarità, o, ancora, se· la domanda è rivolta alle donne. Bene. Innanzitutto vorrei ringraziare questi elettori e quanti altri (lo sa solo dio chi e quanti sono) hanno dichiarato il falso, si sono fatti gioco di questa insopportabile intromissione e manipolazione della coscienza della gente. Perché di questo si tratta: YQQ. l'~xit pool è solo l'ultimo prodotto di un programma demenziale che vuole sapere da ognuno di noi quai;ite·volte andiamo al cesso, quante volte facciamo l'amore e.on il nostro_com~agno/a, se ~i_laviamo I denti dopo mangiato o a casa davanti alla TV, se preferiamo Berlusconi quando ride o quando sorride e se D' Aiema lo vorremmo con i baffi o senza, ecc. ecc. Grazie elettori reticenti, disubbidienti, diffidenti e bugiardi! senza volerlo ci avete agganciato all'Europa vera, a quel sentire civile, della difesa della "privacy" e del· rispetto per le coscienze. Quanto è successo in Francia, dove sono stati clamorosamente smentiti tutti i sondaggi, è parte ·di un processo che orami da qualche anno attraver~a tutta l'Europa e che dovrebbe servire a far riflettere anche qualche buontempone della nostra sinistra sinistrata: la politica a colpi di sondaggi non solo non paga, ma rappresenta una scelta suicida e immorale. Vediamo brevemente perché. Chi fa ricerca sociale sa quanto si~ dif~ici_lecogliere i fenomem sociali attrav·erso l'uso dei questionari e, più in· generale, delle interviste. Un problema fondamentale che si pone· è la motivazione della persona intervistata a rispondere correttamente e sinceramente alle domande e quindi a fornire dati ed elementi che possono essere utilmente elaborati. Già nel 1973 in un bel saggio - Come sifa ricerca - il prof. Gi)li poneva lucidamente sul campo la questione e analizzava quella che lui definiva · la rivoltadell'oggetto - 2 • La gente cominciava a porre delle resistenze cresçenti alle interviste, al ruolo · "passivo" che nella.tradizione della ricerca sociale anglosassone gli viene attribuita: i ceti, ·i gruppi o le comunità come "oggetto" di ricerca, tali e quali le piante o gli elementi naturali m un laboratorio chimico. Da questa constatazione ne derivava per Gilli la necessità di coinvolgere l'o~getto della ricerca, di fargli conoscere gli obbiettivi e farlo in qualche modo sentire par- . tecipe all'indagine, Naturalmente tutto questo richiede un impiego maggiore di una risorsa sempre più scarsa nelle società capitalistiche avanzate: il tempo. E così è successo che lo sviluppo dell'indagine sociale, essendo una merce come un'altra quando è commissionata da uno sponsor, deve rispondere a criteri di produttività a detrimento della qualità il che· coinpòrta necessariamente un ciclo di vita più breve (come è successo per le nostre scarpe, maf$lioni, auto, elettrodomestici, ecc.). Risultato: al posto di ricerche approfondite e partecipate, d1 serie indagini scientifiche, abbiamo avuto un boom dei sondaggi (poche domande, pochissimo tempo per un'unità intervistata) che ha prodotto una distorsione crescente della nostra capacità di percepire e comprendere il mondo che ci circonda. La mania degli exit-pool è l'ultimo figlio degenerato di questo folle meccanismo che sta ormai dimostrando la sua profonda insostenibilità. Per questo crediamo che il clamoroso flop di questi sondaggi ci offra un'occasione unica per ripensare ab imis ad alcuni temi di fondo legati alla produ- . zione d'informazione e di cultura in questa fase storica. Il primo riguarda l'inderogabile questione dei limiti. Bisogna assolutamente porre dei vincoli all'uso dell'immagine e della parola (intervista) difendendo così il diritto alla propria vita, ai propri sentimenti, il diritto alla reticenza: se non voglio rispondere nessuno deve. poter entrare con una telecamera nella mia casa o semplicemente tentarci senza il mio consenso. Ricordo, ad esempio, un episodio che mi è rimasto impresso durante una puntata di "Samarcanda" qualche anno fa. Si vedevano gli intervistatori muniti di telecamera inseguire una signora in un cortile e tentare di entrare in tutti i modi nella sua casa e poi urlando chiederle: "Lo sa chi abita qui di fronte?" La signora impaurita che si sbarrava dentro casa era - questo è il messaggio! - chiaramente una dimostrazio- .

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