La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 2 - marzo 1995

Bi aff ollat.o da una strana popolazione: agenti, poliziotti, operatori socio-assistenziali e parenti dei detenuti. Gran parte dei parenti è costituita da donne, mogli o fidanzate: sono truccatissime, quasi sempre ~ionde e vestite con molta cura; parlano solitamente ad alta voce e con aria canzonatoria. - E a noi? Chi ci risarcisce - dice una, in piedi, davanti a una piccola platea di compagne di sventura. - Chi glielo dice al signor Ministro che i nostri uomini quando escono non si ricordano più nemmeno come si fa! E se ti va bene! Tutti froci ci diventano a stare là dentro - conclude scuotendo il capo. E, divertita di aver offerto questo breve intrattenimento, chiama le altre a raccolta; insieme si avviano verso l'ingresso riservato ai colloqui con i parenti. Milano. Un pomeriggio di febbraio. Sono immerso nel traffico e la macchina non ha alcuna voglia di andare: l'abbandono. Consultando la gente che passa frettolosa cerco di capire come posso raggiungere Ponte Lambro utilizzando i mezzi pubblici. L'impresa è ardua. Ponte Lambro è un quartiere all'estrema periferia di Milano, non compare su "Tutto città" ed è tristemente famoso, come tutte le peri/ erie milanesi. - C'è il 12 che arriva fino in Viale Ungheria, poi deve infarmarsi. Prendo il 12, un tram che attraversa la città da un capo all'altro. Penso, durante il tragitto, all'incontro che mi attende: devo fare un colloquio con un ragazzo agli arresti domiciliari, tossicodipendente che ha chiesto di entrare in comunità. Non ho molta voglia. Sono stato tutta la mattina a San Vittore, poi sono passato dalla comunità, e adesso eccomi qui: spero di fare in fretta. Scendo davanti al comune di zona, in Viale Ungheria , e guardo sul cartello al bordo della strada gli orari del Bus che il conducente del trary,mi ha consigliato di prendere. E incredibile: la linea che attraversa il quartiere é attiva solo negli orari di punta, di mattina e nel tardo pomeriggio. L'alternativa é prendere un'altra linea che passa vicino. Mi giro, chiedo informazioni: non c'è niente da fare, è proprio così.Attendo in compagnia di due anziane signore e di un gruppo di ragazzine chiassose. Dopo venti minuti arriva il Bus e dopo altri dieci sono a Ponte Lambro: due vie, quattro file di case bianche e un parco giochi deserto. Intorno macchine smontate e, sotto i Portici delle case, una popolazione di tossicodipendenti. Rifiuto le varie offerte, raggiungo la scala indicata dal numero civico che mi interessa e, visto che i cito/oni non f unzionano, comincio a salire. Sono fortunato, Nicola abita al primo piano ed è lui ad accogliermi, gentile, per nulla stupito del mio ritardo. Ci accomodiamo in sala. La madre si aff accia alla porta, silenziosa. - Buonasera le dico, - può lasciarci soliper ora? Poi la chiamo io, grazie. C'è un forte odore di cibo, nauseabondo. Le tapparelle sono abbassate, la luce è scarsa e tutto sembra sporco, unto: i mobili, il tavolo e le fotografie appese al muro. Il volume della televisione è alto. Mi accendo una sigaretta e raccogliendo le forze cerco di impormi un umore diverso da quello che mi pervade. Spiego a Nicola come si svolgerà il colloBUONI E CAIT!Vl 10Bianco quio, gli chiarisco che dovrò fargli alcune domande molto personali, e che comunque, tutto resterà tra noi. Annuisce. Comincio chiedendogli i dati anagrafici, la sua situazione giuridica e raccogliendo inf ormazioni sul suo stato di salute; e po{proseguo, come al solito, con il panorama afjettivo, la storia personale e le motivazioni d'entrata in comunità. Lui risponde per monosillabi, è gentile ma non ha alcuna voglia di parlare di sé. Fuma in continuazione e beve ininterrottamente caffè d'orzo. Ma Nicola non è l'Amerigo di Guccini, non si alza presto la mattina e soprattutto non sembra avere "vaghe idee di socialismo". Le suepreoccupazioni sono altre: ha trentatré anni e ha iniziato a farsi quando ne aveva tredici. Ha un matrimonio fallito alle spalle, una figlia piccola e diversi anni passati in comunità. E adesso sei mesi da scontare agli arresti domiciliariper furto, in attesa della "Cassazione". Ha i capelli lunghi, un accenno di barba e gli occhi rossi. Non ce la fa più, non ne può più di tutto: della convivenza forzata con i genitori, delle visite alla figlia sotto sorveglianza, dei permessi del giudice per andare a fare gli esami sanitari. E delle pere che, nonostante tutto, continua a farsi, seminando la madre al mercato o sui mezzi pubblici, quando rientra dai permessi. Per poi tornare a casa,fatto, a litigare con il padre e a ributtarsi davanti alla televisione. Ha paura, sa che questa situazione non può durare a lungo: sa che sta rischiando molto, troppo; sa che se dovesse essere beccato, sarebbe costretto a tornare in carcere e oltre alla pena che sta scontando gli darebbero anche l' "evasione". E sa che una volta rientrato in carcere, sarebbe pressoché impossibile riuscire a venirne fuori un 'altra volta. - Voglio entrare in comunità, Andrea, non posso più stare qui. Voglio una comunità semiresidenziale, vicino Milano, così posso continuare a vedere mia figlia. Sono in casa sua da più di un 'ora, sto cercando di. conquistare la sua fiducia, di invogliarlo a parlare, di capire almeno parzialmente quello che si potrebbe fare e lui avanza con precisione la sua richiesta. Avverto improvvisamente la drammaticità della situazione: Nicola non sa, non si è accorto, che mi ha fatto una richiesta impossibile. Che la via d'uscita che si prefigurava nella sua fantasia, come soluzione clei suoi problemi è, appunto, pura fantasia. Mi accendo una sigaretta. Nicola è di fronte a me e non può sfuggirgli la mia espressione: - Perché non si può? - mi chiede con aria innocente. Ho paura di disilluderlo, ma non posso fare altro: - No, l'unica cosa che puoi fare è chiedere che ti vengano concessigli arresti domiciliari in una comunità residenziale, dove ti devi fermare anche a dormire. Purtroppo le nostre strutture per le persone agli arresti sono lontane da Milano ....- ma Nicola non mi ascoltapiù. - Però... , cerco di riprendere il discorso. - E la bambina? Come faccio io con la bambina? Io piuttosto che stare qui farei anche la residenziale, però poi, per tornare a Milano ... è per la bambina. - Mi guarda sconfortato. Adesso sono io che non lo ascolto più: mi viene in mente Angelo, stessa storia di NJcola, stesso attaccamento alla sua bambina... E finita prima però; è morto a novembre, Aids. Non so cosa dire, non riesco a vedere soluzioni, riesco solo a garantirgli che l'indomani

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