La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 2 - marzo 1995

Bit BUONI E CATTIVI SCUOLA E CARCERE Silvana Marchioro Andrea Beretta Mario Cuminetti CHI INSEGNA A CHI? Silvana Marchioro Silvana Marchioro, lavora presso l'Irrsae di Bologna. Ha insegnato per alcuni anni nel carcere della città. ♦ "L'identità di un adulto non è il risultato della · sua educazione, ma di ciò che l'adulto fa della sua educazione e di ciò che intraprende per educarsi. " Pierre Dominicé, L 'histoire de vie comme processus de formation Un diritto di cittadinanza a metà Il titolo, apparentemente sibillino, presuppone in realtà un complesso di domande, tutte molto serie: chi è il soggetto che insegna, quale il suo profilo professionale, quali le sue riflessioni sulla propria identità di essere umano e di docente in un contesto formativo del tutto particolare qual'è un'aula scolastica in un carcere? E, parallelamente, chi è e come si pone nei suoi confronti il soggetto che apprende nello stesso contesto? Quali interazioni si stabiliscono tra i due, o tra il singolo docente e il gruppo di classe e, infine, tra i soggetti, coinvolti in un processo di insegnamento/apprendimento, e l'istituzione carceraria? Le riflessioni di questo articolo nascono dall'esperienza diretta e dalle successive rielaborazioni personali di essa; non intendono fornire una risposta certa alle molte domande iniziali e alle molte altre che si potrebbero porre sull'argomento che circoscrive, nella sua complessità, un'aspetto specifico del problema didattico, quello relazionale in contesti formativi particolari. Il tema, che ha un carattere squisitamente pedagogico o, come si dice, trattandosi di adulti, andr~gogico, non può prescindere da valutazioni complessive circa il significato che cultura e istruzione possono assumere in una situazione problematica quale è quella del carcere. Può sembrare banale riconoscere che l'istruzione e la cultura sono basilari per la formazione del diritto di cittadinanza, inteso coBUONI E-CA77! l oBianco me capacità del singolo di contribuire a processi di sviluppo collettivo ·col proprio operare e con gli strumenti idonei ad operare. Tuttavia tale affermazione di principio non è tanto ovvia in un paese come il nostro dove i dati sulla scolarità sono sconfortanti. Una percentuale ancora troppo elevata di giovani non consegue la licenza media, e, se osserviamo da vicino la popolazione detenuta, vediamo che i livelli di scolarità sono bassissimi. Questo è vero per la popolazione maschile, più che per quella femminile, cosa che, del resto, rispecchia amplificandoli i dati nazionali sul "sorpasso" quantitativo e qualitativo nell'istruzione delle ragazze rispetto ai coetanei maschi. La debolissima scolarità dei detenuti, questa voragine del sistema scolastico nazionale, è un'ulteriore dimostrazione, se ancora ve ne fosse bisogno, che problemi sociali e problemi formativi sono inscindibili. Ecco che allora l'affermazione di principio fatta in precedenza sull'importanza dell'istruzione e della cultura si riempie di concretezza e l'obiettivo di intervenire nella formazione della persona detenuta rappresenta un'effettiva inversione di rotta rispetto ad una realtà che marcia, invece, nel senso della limitazione di strumenti culturali adeguati. Molti scenari complessi La conoscenza di tutto ciò che viene fatto nelle carceri relativamente a istruzione e cultura è ampiamente lacunosa. I dati di cui dispone ogni Provveditorato agli Studi sulla presenza negli istituti carcerari di corsi istituzionali, legati ai vari ordini di scuola, non sono sufficienti a fornire l'immagine completa del ventaglio di attività che si svolgono accanto a questi corsi, per iniziativa degli stessi insegnanti, di altre agenzie formative operanti nel carcere e di associazioni del volontariato. Sono attività di vario genere, che tendono a sviluppare competenze culturali e forme di orientamento e di riconoscimento della propria identità, o a curare il rapporto tra formazione e lavoro. Il Centro europeo dell'informazione (Cede) del Ministero della Pubblica Istruzione aveva intrapreso nel 1992 una ricerca in tal senso. Un gruppo di lavoro, costituito da insegnanti carcerari di ordini diversi di scuola, aveva elaborato tre strumenti (due questionari e una scheda di rilevamento), con lo scopo di avviare un'osservazione sulla qualità dell' offerta formativa nelle carceri e sulle modalità di realizzazione di queste attività. L'obiettivo era quello di poter valutare con attenzione la do-

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