La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 1 - febbraio 1995

Fra aumento della,.quantità e diminuzione della qualità, le elezioni magari si rinviano (come è appena successo) ma restano l'unico metro e l'unico argomento "politico" a disposizione di tutti. E persino loro sono ridotte al1'osso, nel senso che, lungi dal costituire un momento di maggiore sensibilizzazione politica, le elezioni sono sempre più attese e vissute come una riffa: non è più vero che la gente non le vuole, anzi sono probabilmente tanti gli elettori che le vorrebbero fare sl?esso, per pote~si ~limentar~ di sempre nuovi e mcessanti risultati. In fondo, le elezioni sono soltanto il sondaggio ufficialè, fra i tanti che eccitano il gioco della politica nostrana e sui quali si esaurisce quello "straordinario e rivitalizzato inte:~sse per la poli_tica" che tutti i commentaton mostrano di apprezzare. Le idee come i programmi, le scelte come i princìpi, non sono più oggetto di discussione, né diventano i punti di riferimento per le aggregazioni degli elettori (già "partiti"): quello che conta sono i "poli" ovvero gli schieramenti in campo, e i "leader" ovvero i personaggi in grado di far colpo sulla gente. Ma anche queste varianti sono destinate ad appiattirsi, giacché i poli in definitiva devono diventare due - uno di centro (che guarda a sinistra) e uno invece di centro (esposto verso destra) - e i personaggi possono a lungo restare nel mazzo, anonimi e invisibili. In politica, come per le carte, bastano e avanzano tre figure per ogni seme: di più, sarebbe difficile ricordarsele e diventerebbero perfino controproducenti ai fini di una ben congegnata cattura del consenso. Questa progressiva opera di semplificazione, che ha il suo perno nell'equazione fra cultura politica e comportamento elettorale, viene certo da lontano, ma ha guadagnato completezza e consapevolezza da quando si è introdotto il "maggioritario". Una modifica che tutti dichiarano parziale e imperfetta, eppure enfatizzano come "rivoluzione pacifica" degli italiani, fondazione della Seconda Repubblica, passaporto per l'Europa, eccetera eccetera. Ci si è così persi in festeggiamenti o adattamenti, ma assai poco si è speso nell'analisi e BibliotecaGinoBianco valutazione degli effetti del nuovo sistema elettorale sulla mentalità e le scelte degli italiani. C'è invece - ed è forse più sig_nificati'Y~e incisiv_ade!- le novita partitiche degli ultimi tempi - una "cultura del maggioritario", che si è propagata fra le pieghe e le piaghe del malsano rapporto tra politica e società civile, per di più con dichiarati scopi terapeutici se non addirittura salvifici. Come poi si siano realizzati i due principali obiettivi del maggioritario, quello di garantire la stabilità del governo e quello di stabilire una sorta di democrazia diretta, ognuno vede da sé. A meno che non si voglia ammettere che "non c'è stato il tempo·", che in troppi "hanno remato contro", che qualcuno ha addirittura "tradito" e che in definitiva anche il Maggioritario - proprio come è successo al povero Berlusconi - "non l'hanno fatto lavorare". No, il maggioritario, anche se non ha funzionato, ha lavorato benissimo, proprio perché tutto queHo che non si è avverato nella realtà, è comunque passato nella cultura e nella testa della gente. Il successo dei piccoli slogan appena citati, è infatti dovuto più all' ~fficacia e alla pronta presa del nuovo sistema elettorale nella pubblica opinione, che non al tanto decantato e vituperato potere televisivo. La diffusa convinzione che l'opposizione non deve ostacolare la maggioranza, che il parlamento deve considerarsi subalterno al governo, che i partiti si devono annullare nel polo che li contiene e che il leader maximo non può essere sostituito se non ricorrendo al responso delle urne, non sono i facili frutt~ della campagna pubblicitaria di Sua Emittenza, ma i risultati di una complessa ma convinta adesione della Gente al nuovo sistema elettorale e alla sua cultura. Berlusconi & soci hanno soltanto scelto di sfruttare più a fondo e per primi questa buona disposizione, hanno insistito più e meglio di altri nella difesa strenua e radicale del "maggioritarismo", lo hanno· spinto fino all'eccesso plebiscitario, ma solo dopo .aver compreso che le nuove regole del gioco elettorale, ancorché incomplete, erano già state interiorizzate e approvate dalla · maggioranza degli italiani; ovvero, dopo che avevano liberato opzioni e opinioni più · drastiche e preparato il terreno a metodi e linguaggi più sbrigativi dell'anticq e complicato politichese, software della Prima Repubblica. Insomma, il maggioritario, almeno. momentaneamente fallito come riforma politica, è però da subito riuscito come rivoluzione culturale ed ha contribuito ad orientare "a destra" la mentalità degli elettori .. Ma "a destra" in che senso, visto che la modalità e la mentalità dèl maggioritario ha da tempo cittadinanza in ogni. partito liberale e democratico (cioè sia in quelli democratico-liberali di sinistra che in quelli liberal-democratici di destra)? Ammettiamo allora di adoperare in senso arcaico e malevolo questo termine - ormai felicemente riabilitato - per collocare in una parte avversa (alle nostre convinzioni e posizioni) taluni nuovi modelli culturali che si possono considerare effetti (o difetti) del maggioritario e che - lo ribadiamo - hanno una pene- . '. trazione e un importanza superiore a qualunque mobilitazione e manipolazione televisiva. Questi effetti (ma potremmo anche dire queste "cause" del maggioritario, se è vero che erano da tempo negli auspici dell'elettorato italiano) si possono sintetizzare in due cambiamenti, o magari appena in due convincimenti: 1. la persona al posto del partito; 2. il vincitore al posto dell'eletto. Il primo punto si è affermato come l'obiettivo ufficia-. le del sistema maggioritario,

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