La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 1 - febbraio 1995

minuzione dell'incidenza di diagnosi di Hiv. La curva di incidenza ottenuta dalla sorveglianza, anche se non direttamente confrontabile con essa, concorda sostanzialmente con l'andamento della curva ottenuta dal modello, e conferma che l'incidenza massima di infezione da Hiv in Italia è stata raggiunta ben prima dell'inizio degli anni Novanta. E' interessante notare che la proporzione di donne è in aumento: nel 1985 le donne erano il 22% dei casi di sieropositività per Hiv diagnosticati, mentre nel 1993 erano quasi un terzo (32%) dei nuovi casi, dopo essere rimaste su percentuali intorno al 25% fino al 1989. Nel complesso anche l'età delle persone al momento della diagnosi di infezione da Hiv sta cambiando: la fascia d'età più giovane (15-24 anni d'età) costituiva il 35% dei nuovi casi tra i maschi e il 52% tra le donne nel 1985; tra i maschi era scesa al 14% nel 1 990 e per il periodo 1993-1994 è pari al 9%, mentre tra le donne - negli stessi anni - è scesa al 23% e al 21%. L'andamento opposto si verifica per la fascia d'età dei 35 anni e oltre: tra i maschi la percentuale di nuove diagnosi in questo gruppo è passata dal 12% nel 1985 al 35% nell'ultimo anno; tra le femmine è passata dall'8% nel 1985 al 17% del 1993-1994. L'aumento d'età si può spiegare con le indicazioni emerse dal modello matematico. Poiché i tossicodipendenti per via endovenosa sono in genere giovani adulti (l'età media di inzio della tossicodipendenza è poco sotto i venti anni d'età) con un'età media considerevolmente più bassa della popolazione generale, l'aumento dell'età alla diagnosi di infezione da Hiv potrebbe in effetti essere conseguente alla diminuzione dell'incidenza nei tossicodipendenti prevista nel modello insieme al lieve, progressivo aumento negli eterosessuali non-tossicodipendenti. Consideriamo allora l'informazione disponibile sul gruppo di esposizione (il cosiddetto "gruppo di rischio") rilevabile dalla sorveglianza. Tra i maschi, nel 1985, 1'85% circa delle diagnosi di infezione da Hiv riguardava persone che usav~no ~roga per v_iaendovenosa; q_uesta proporzione e progressivamente scesa fmo a giungere nel corso del 1994 sotto il 60%. Nello stesso periodo la proporzione di nuovi casi di sieropositività attribuibili a trasmissione sessuale è passato dal 12% al 40%. In queste ultime percentuali sono rggruppati sia i casi classificati come "omo-" che "eterosessuali": il motivo di questa scelta è che la validità dell'informazione raccolta da un sistema di sorveglianza su una popolazione ampia nel distinguere tra le due L' Aids in Europa Casi notificati 1979-89 1990 1991 "categorie" è molto bassa. Solo studi epidemiologici ad hoc capaci di proporre definizioni operative specifiche (in cui, ad esempio, si decida come classificare operativamente il caso di un maschio adulto, con moglie e figli e identità totalmente eterosessuale, che riferisce di avere frequenti rapporti anali con prostitute e prostituti maschi e/o transessuali) potranno dire quale sia il peso relativo delle due componenti, anche se la componente eterosessuale pare sempre più preponderante anche in questo caso. Tra le femmine, le tossicodipendenti erano oltre il 90% dei casi di sieropositività diagnosticati nel 1985 mentre sono circa il 40% di quelli diagnosticati nel 1994. I casi attribuiti a trasmissione sessuale in donne che riferiscono di non usare né aver mai usato droga per via endovenosa (non-tossicodipendenti) sono passati da meno del 5% nel 1985 al 60% nel 1994: in realtà, è dal 1992 (con un' accordo sorprendente rispetto al modello matematico di previsione) che il maggior numero di nuove sieropositività tra le donne è diagnosticato in non-tossicodipendenti. Se - una volta di più - si deve credere ai numeri di cui si dispone, l'infezione da Hiv è gia da due anni, tra le donne nel Lazio (e verosimilmente in Italia), la "malattia delle eterosessuali". La situazione dell'Aids Se pure l'incidenza di infezioni da Hiv è in diminuzione da diverso tempo, il numero di persone che già hanno acquisito l'infezione è purtroppo tale da garantire alti livelli di incidenza di Aids per molti anni. In Italia si sono verificati circa 5000 nuovi casi di malattia nel 1993, e se ne attendono (quando il processo di notifica per i casi degli ultimi mesi sarà completato) circa 6000 per il 1994. Si stima che l'incidenza continui ad aumentare fino a che nel corso del 1997 si verificheranno circa 7500 casi, dopo di che - in assenza di interventi terapeutici efficaci - l'incidenza annuale di Aids dovrebbe stabilizzarsi intorno a quest'ultima stima per un periodo anche molto lungo, comunque ben oltre l'anno 2000. E' da sottolineare che, dati i tempi di induzione dal momento dell'infezione con Hiv al momento in cui si sviluppa l'Aids, interventi anche molto efficaci nel prevenire l'infezione da Hiv che venissero attuati nell'immediato futur non potrebbero modificare significativamente l'incidenza di Aids prima di 5-10 anni, in quanto i casi di malattia che si verificheranno nei prossimi anni saranno generati per la quasi totalità da infezioni che si sono già verificate prima Principale Tasso Tasso Totale gruppo xl00.000 xl00.000 al 31/3 espos1z. 1992 1992 1993 1993 1994 (%) Germania 5.516 1.518 1.638 1.576 2,0 1.269 1,6 11.179 omo 70 Francia 12.531 4.251 4.512 4.874 8,4 4.605 7,8 30.003 omo 51 Italia 7.212 3.085 3.691 4.098 7,1 4.350 7,5 21.770 td 67 Spagna 8.687 3.509 4.040 4.239 11,0 3.989 10,2 24.202 td 66 Svizzera 1.677 548 516 595 8,6 372 5,3 3.662 omo42 Regno Unito 6.145 1.202 1.317 1.442 2,5 1.364"' 2,4 9.025 omo 77 Austria 460 162 189 183 2,3 188 2,4 1.150 omo42 Danimarca 628 196 205 204 3,9 230 4,4 1.411 omo 75 Olanda 1.346 416 443 501 3,3 425 2,7 3.055 omo 78 Portogallo 544 245 278 357 3,4 378 3,9 1.811 omo40 Svezia 477 128 138 127 1,5 164 1,9 1.001 omo67 Fonte: European Centre for the Epidemiologica! Monitoring of AIDS BibIiotecaGinoBianca

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