Studi Sociali - anno IV - n. 23 - 20 marzo 1933

6 Il 29 novembre veniva firmato, a Parip;i, un patto di non aggressione Ira la Frnncia e J'U. R. S. S.. il cui articolo V:., é una vera e propria afferma– zione collahorazionistica sul terreno della politica interna dei due paesi. Impegna, infatti, quell'ar– tkolo sia la Francia c·he la Husf;ia a non suscitare -o favorire qualsiasi agitazione, qualsia.~i propagan– da e qualsiasi orgauizzazione proponentesi di at– tentare all'integrità del tenitorio o di trasformare con la forza il regime• politico o S0C'iale di tutto il territorio o di una parte. La firma di questo patto, che conclude le trattative iniziate dal 1930 e che é preceduto da patti analoghi tra J'U. R. S. S. e lo repubbliche di Finlandia, cli Th:tonla e di Le\· tonia (gennaio-luglio l 932) impegna il governo fran– cese a reprimere le organizzazioni antibolscevi– che dell'emigrazione russa in Francia, organizzaiìo– ni che non sono soltanto bia11<'he ma che vanno dalla tl~moc-razia all'anar12hismo. La cosa interessa an– che noi, poiché il distacco rusil-o-tedesco rende pos– sH.>ile un accordo franco-italiano, la base- del quale pu6 es.sere una richiesta di Mussolini contro gli e– migrati antifascisti. L'i11evitabile neutralit.."L ùel go– vern.o dell'U. R. S. S. cli fronte ad n11a repressione ilell'attivita antifascista in F'rancia, neutralita che verrebbe a completare quella mantenuta di fronte alle feroci repressioni in Polonia cd in Turchia, avrebbe una notevole ripercussione in tutto il campo dell'emigrazione italiana. La formale indipendenza della lll.' 1 Jnlernazionale oal governo bolscevico non é abbastanza sufficiente a permettere- alla prima mùrntonomia tattica tale c-he compensi le inevitabili crisi ~he essa dovra twbire fn ripercus'iìiione delle nuove- direttive della politica estera cleirU. H. S. S. Anc-he nell'Oriente questa politica 11rcsenler.:1 delle enormi complicazioni. Come conciliare la coopera– zione tra nazionalismo clnesc e bolscevismo russo 1 da n11 lato 1 e la cooperazione tra nazionalismo russo ed imperialismo giapponese dall'altro'! Quale impres– sione pu6 rare, nelle regioui sovietiche c·inesi e ai (•omunisti giapponesi, l'atteggiamento del governo cli Mosca, che dopo aver protestato contro l'occu– pazione giapponese in Manciuria collabora con il Hellicente governo autonomo manciù nonché con il Giappone che l'ha creato? Le truppe cinesi ripa– rate in territorio sovietico sono '-tale disarmate dalle anlorità bolsceviche e rs dicembre il governo giap1ionese ha chiesto l"estradizione cli quelle trup– pe. Nou é improbabile che il governo di Mosca ri– fiuti tale estradizione, ma é prevedibile che si im- 1>eg11ia rifiutare al generai Sou Ping• Ouen e ai suoi ufficiali il diritto cli abbandonare il territorio rnvietico. 11 rap1Hesentante del GiaJllione alla S. D. )1. ha dichiarato in una intervista con il gior– nale "Poslednia :-lovosu·• (Parigi G elle.): "In questi ultimi tempi le relazioni dell"U. n. S. S. e ciel Giap– pone si sono fatte più amichevoli. Questa situazione ha trovato una eco nella conclusione di una con– venzione sulle pescherie e nella consegna del pe– trolio sovietico. L'Unione Sovietica si mantiene fuori degli avvenimenti di )1anciuria e non $i oppone ai nostri sforzi d8$tinali a salvaguardare laggiù la pace e l'ordine". Le Convenzioni commerciali: ecco la base della politica estera del "capitalismo lli Stato· 1 che si pre– tende spacciare per "comunismo·•. Litvinorr, in un'in– tervista con il "Petit Parisien"' ha dichiarato che la conclusione clel patto russo-polacco al)rirA la via allo sviluppo "delle relazioni economiche fra i due paesi". Il corrispondente particolare delle '"Iz– vestia" a Parigi ha comunicato che la Commissione Berthelot-Duraud discuterà la questione dei crediti all'U. R. S. S. Il "'Temps.. ( (11 clic.) JJrevede la pro:sima aper– tura cli liberi scambi commerciali tra la Fra11cia e la Hnssia e rileva che nei primi nove mesi ùell'an– no in corso, su un'imJ}ortazione cli petrolio per 384 milioni di franchi, la Francia ha comprato in Rus– sia per 25S milioni. "Noi siamo, per H petrolio, uno dei più grossi clienti della Russia, il terzo, dopo l'In– ghilterra e l'Italia. Su 5. 372. 000 tonellate di petro– lio russo vendute nel 1931, noi ne abbiamo comprate 867 .000. Abbiamo dunque là una moneta di cambio del tutto indicata"'. Qua<tl tutta la stampa gialla francese, pur con qualche riserva, ha salutato con compiacimento il 1iatto franco-russo e quello russo-polacco. Quest"ul– timo viene ad isolare la Rumania, con la quale l'U. R. S. S. é da tempo in lotta per la questione della Bessarabia. lliassumendo: la nuova 1iolitica estera dcll'U. R. S. S. implica il coneolidarsi dello "statu quo" del trattato di Versailles; il formarsi di u n"intesa fran– co-russo-italo-polacca da u11 lato e e.li un'intesa g-er– manico-turco-rumena dall'altro. Tra l 'Inghilterra e la Rm1sia l'antagonismo é crescente e nn contlitto dipiomatico fra Londra e Mosca é recentemente scop– piato a 1iroposito dei bacini 1ietrollferi della Persia, sfrnttati dall'Anglo Persian Oil Company e contesi dal governo dello Scià appoggiato dalh Jlussia, che mira ~11controllo se non al possesso di quei bacini. Neirestremo-OrieHte, la politica russa ~i é spostata dalla Manciuria verso il Giapi,one. E poiché un'in– tesa russo-giapponese non pu6 non preoccupare l'im– perialismo americano é probabile che le trattath·0 economiche in corso tra Mosca e Washington si concluderanno con li riconoscimento dell'U. R. S. S. da parte degli Stati Uniti. Del resto, questa na– zione ha già in Russia 1,otentl interessi. Quando si vede un Pertinax compiacersi su l'E'r tho ùe Paris·· della separazione dell'armata ros~a·• S'l't.:lll SO('IALI rlalla "Reich~wehr": quando si .vede la stam1h1 nt– faristica compiacersi della nuova politica estera ru:;– sa tn rapporto agli scambi commerciali; c1uan,lo 2i "·ede dei diplomatici giapponesi compiacersi deli'ut– tegg-iamenlo ùi l\'losca di froute a Tokio é forza con– etnclere che siamo ben lontani dal programma cl~llct rivoluzione mondiale c:he avrebbe dovuto n.vero pPr l'entro d'irradiazione o per serbatoio la Terra Santn bolscevica. La fine del blocco occiclentale-borghc,~w contro la "rivoluzione comunista·•, segue la fin(: <lC'~ comunismo russo sfi~urato e represso in capitali• smo statale e in oli~archia totalitaria. Il ùelineJr!-i di nna po1itita souisitamente nazionalista, ammnn• tata di pacifismo oggj come ieri vaneggirmte di ~•1~r– ra contro l'imperiali!:;mo. é ormai cosi evident,_... eh~ soltanto l'ingenua cecitA dei fanatici puO negarla. Quale sarà la "linea" che Mosca clarit alla Ili.' Internazionale J Qualunque essa sia, il compronH~!:l~O é immanente · nella dipendenza dell"Jnternaziunale commli~ta da un governo che ha neces~ita propri~~ rispondenti a particolari interessi economici, a par– ticolari aspirazioni nazionaliste, a particolari ne– C'essila di governo. l.,'arc·anf!;}elo della ,rivoluziono mondiale vende, con il nrtrolio, le ali. Dicembre, 32. CAMILLO BERNERI. Il ''Revisionismo'' fu ridella ''Realtà·, rivoluzionaria Da più parti degli amid c1·opposto parere insi– stono perché torni a dire quaicosa del cosicletto ·'revisionismo'' di cui parlano ùa tre o quattro anni alc1111i anarchici, sia per capire se <.:'é rnoclo di andar d'accordo con loro. sia per precisare la no– stra posizione nei loro confronti, e poi lasciar ch'es· si vadano per la loro Ktrada, pensando noi a qual– cosa di più serio. Ci prover6, benché mal volentieri, perché ormai comincio ad aver rimpressione che sia tempo sprecato. Ho già detto altra volta che questa parola "revi– s!onibmo.. non mi diC'e nulla. Tutti gli anarchici sono revisionisti per loro natura: han cominciato col rivedere le basi stesse della societa. col criti– care tutte le forme lrautorita e di dominazione, col negarle, ecc. e 11oi hanno, in mezzo a loro stessi. sottoposto a continua revisione le loro ide3 mecle– •ime. tanto che l'anarchismo odierno non é certo il medesimo che trent'anni fa, come quello cli trent'anni ta era gifi diverso da quello di trent'anni più addietro. Certo, la sua caratteri2tica fondamen– tale, - la Hberta, da rea!izzarsi con la solidarieta volontaria, senza governo e• con l'organizzazione del libero accordo fra gli uomini, - resta la medesima, poiché altrimenti cesserebbe di essere idea cli li– bertà e anarchìsmo; ma é evidente che un "re· viEionisrno•· che arrivasse a cancellare questa ca– ratteristica arehbe ben altra cosa cli quel che la parola significa: sarebbe cioé ripudio e rinnega– n1ento. ~on mi S('andalizzerei, intendiamoci, neppure di questo. Se mi convincessi che sia possibile attuare , la liberta col governo e la coercizione, o che i metodi governamentali fossero i 11iù adatti a con– durci al fine voluto, lo direi r.enz'altro. Ma io, in c1uesto caso, cesserei dal dirmi anarchico, perché l'aggettivo non corrisponderebbe più al mio pen– siero, e crederei mio dovere di sincerita politica di non servirmi oltre. d'una parole che significa nel linguaggio comune accettato da tutti il contrario di quello che penserei. Ma é questo veramente il caso di coloro che si dicono "revisioniw,ti" nell 1 attuale discussione·? Di molti son sicuro che no 1 benché certe espressioni di qualcuno inducano a crederlo; e poiché, da tre o c1uattro anni che se ne parla, uessuno di loro si é ipiegato chiaramente in propo· sito, vediamo un po' con l'esame di quel dicono di aiutarli a definirsi o per lo meno cli spiegarci me– glio noi (1). .A dir vero, i ùue o tre compagni che più. ci han parlato a favore del loro "revisionismo", pur avendo scritto moltissimo dal 1929 in poi, poco o nulla ci han detto o propo sto di nuovo o di concreto. Più che altro si s.on diffusi a criticare, ripetendosi a sazieta, non te orie o metodi importanti dell'anar– chismo ma solo degH atteggiamenti, espressioni, a– bitudini e luoghi comuni del movimento e della propaganda, come se ne possono e potranno cri– ticar sempre in tutti i movimenti un po' vasti e di ]unga durata, in cui c'é posto per tutti, varie ieon le correnti, naturale il prodursi di scorie e sedi– menti difettosi, non potendovisi quindi mai evitare del tutto errori e dertcienze d'ogni specie. Non dico che moltissime di quelle critiche non fossero giu– ste, tanto vero che le medesime cose erano ii)late dette in gran parte più volle in passato da molti altri di noi. Ma i "revisionisti" a vevano il torto tli 1Jresentare quelle critiche, alcune delle quali con tanto cli barba, non solo come nuove, ma come rife– ribili a tutti gli anarchici che nella maggior parte uon le meritavano; e ci6 con evidente ingiustizia. lnoltre quelle loro critiche avevano il grave in– conveniente d'esser ratte non nel modo cordiale, che le avrebùero rese utili ed accettabili, ma con l un tono altezzoso, pungente e sprezzante, quasi da avversari. 11 che non poteva servire ad altro che a suscitare difriclenze, indisporre gli animi dei migliori più arrezionati alla causa, inasprire e au• mentat'e i disS"ensi, e rar incaponire nell'enore que11i che eventualmente più meritassero quelle critiche. .hlppnre se c·era un revisionismo utile da rare, é proprio questo di bandire dal nostro linguaggio, nel– la discussione d'idee e di metodi sia fra noi che con gli altri pili affini che si battono al nostro fianco contro gli stessi nemici, quelle forme di polemica irritante, quel ..aspettare continuo della buona fede (1) :\li l"it'erlsco 11ul a.i "revisionisti'' ùell'ambiente anarchie-o Italiano, che credo siano i soli fin qui a. grefiarsi di questo nome, che han condotto una cam- 1>agna. nel loro senso specialmente ne ·•11 Martello'' cli New York ecl 01·a hanno un loro organo specitico ne "La. Realt(t" cli Marsiglia. Non mi occupo di altri, rm,si, francesi e spagnuoli, cui pure si potrebbe forse :tP1>lica1·e lo :;te880 nome, perché l'eventuale cllssen::10 eon loro é su terreno e questioni di\·erse. Se mai, se ne parler:'L a parte. altrui, quell'indispettirsi per ogni possibile dispa– rere o dissenso, ecc. E' il caso dei suddetti "revi– sionisti// che su questo punto non "'i sono riveduti arratto, ed anzi conservano e accentuano un vec– chio costume ancor troppo diffuso fra. noi tutti e che tanto male ha fatto e fa alla causa dell'ele– vazione e dell'emancipazione proletaria e popolare_ Ma v·é qualcosa di particolarmente sintomatico in questo atteggiamento scontrar.o dei "revisionisti" - se non é, come sp?ro non sia, una banale mano;ra cli. abi1ita tendente a pescare, nel torbido ~! astiose polemiche su c·ose secondarissime o su vane queiitioni cli parole. quel successo e consenso che non si sa o non si spera trovare con una chiara e serena esposizione di idee e di propositi. E' sin– tomatico, dico, che prima ancora di aver clerto quel ~he volevano e che gli altri ave1i1Sero tempo cli es– primere un dissenso quah.iasi, essi rin clal primo, momento ~i siano aaeggh::.ti a offesi, a vittime di supposte intolleranze. a farneticare sn :::comuniche immaginarie, a preannunziare scissioni, ere. fino al punto di prevedere la 11ecessitlt per lnro Lii non chia– ma~•~i più anarchici. Non é questo il sintomo psico– lcg1co che, senza rendersene conto e illuclendosi cl1esser sempre i medesimi, essi nel fondo dell'a– nimo erano gi:i profondamente mutati e sentivano inconsciamente non pili loro adatto quel nome di anarchici che si cont'es~avano gia predisposti acl abbandonare? Forse questo non sara; pure ne auto~ rizza !"ipotesi_ tntto il loro linguaggio fino ad oggi, non solo ostile a qualche eventuale contradditore che pe~· _caso li abbia trattali male, ma a tutti gli anarcl11c1 ~n generale appena fuori della loro pie• <·ola cercl~ia, sol perché li suppongono non disposti ad accoghere un programma... che ancora non é r,tato esposto! . _ In ogni modo ,torno a ripetere ci6 che ho avuto p1~1volt~ occ~sione di dire ai "revisionisti"' in pub– blico e m pnvato. Son più di tre anni che essi ac– cennano di continuo a principii, metodi e vie dell'a• narc_hismo erronei o superati, senza mai specificare quah .sono, - li chiaman con dispregio "dogmi" sempl~cemente perché son loro venuti in uggia. - e ogni _tanto ne preannunciano altri migliori e più a_deren~1 alla realta, ~enza mai enunciarli. Mi pare 'sia anz1t~1tto loro dovere morale spiegarsi, dire quali sono le idee e mezzi che secondo loro si dovrebbero, abbandonare e quali adottare. Poi faranno quel che credo~10, con quelli che saran del loro parere. Ma.. 1 s~ pr1_ma non compiranno il loro dovere preliminare cl_i cluarezza e di lealtà sara peggio per essi: non nscuoter~nno neppure la considerazione di quegli avvena1_-i cl~e gifi cominciano ad adularli nella spe– r~nza eh trarne acqua al loro mulino. Sopratutto si aJl?ntaneranno sempre più da quella "realt3.", di cm tanto parlano e fuori della quale gia si trovano, fin d'ora. .. ~ .. Ho detto e lamentato !In qui che eia tutta Ja Jun-– ghissima campagna "revisionista•· non si possa de,. sun~e_re ancora alcunché di concreto d"idee e di pro– pos_1t1. Debbo_ r~re una eccezione pel compagno ed amico che s1 firma "Panlaillan•·, il quale qualche c~ea ha eletto più degli altri su cui é possibile una chscussione non del tutto campata in aria - ben– ché tutto si riduca. a mio parere, ad un'a inutile. questione di vocabo1ario, che solo riesce malgrado l'intenzione cli "Pardaillan", a generare •confusioni' ed eqaivoci. . Egli .in sostanza propone, come primo atto della rivoluzione, qualcosa che aùbia figura e nome cli. "~averno" ch'egli chiama "fibértarlo", una specie clt g~veruo apparente che più che altro, abbia il. co~n~1to di rendere impoesibile ad altre forze di co– stl~u.1re quel g_overno vero e proprio i11 cui gli anar– ch'.CI vedono Il peggior pericolo per la rivoluzione e _Il ~naggiore ostacolo alla realizzazione delle pro– pne Idee; ed abbia altres! il compito di coordinare gli sf~rzi_ dei comitati rivoluzionari locali per re– spropnaz10ne. l'armamento di tutti ed altre succeS– sive realizzazioni. II nostro Malatesta In due arti: coli (gli ultimi usciti dalla sua 1ienn~. poco prima della morte) mi pare abbia dimostrato eeaurlente– mente, con la limpidezza che gli era abituale come <1ue!.propositi cli "Parclaillan•' siano illogici 'e con.– t~·au1tton nella loro enunciazione, e destinati in pra– tica a tradire le intenzioni anarchtste del proponente e a sboccare in rea-lta in un governo di nome e dt fatto, oppressore come tutti i governi e incammi– nante_ la rivoluzione verso organizzazioni sempre pili autoritarie e statali, diametralmente opposte cioé a r1uelle libertarie che gli anarchici si preéiggono. (1). ~ ( l) Se :·L·Adunata ùti netrattar1" di New York, Ib. 4, del 26 dicembre 1931 e n. J 1 del 12 mano 1932.

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