Lo Stato Moderno - anno II - n.17 - 5 ottobre 1945

LO STATO MODERNO 233 L'unità europea nella storia E' indubbio che uno dei pericoli più gravi, anzi il più grave secondo me, che possa minacciare il formarsi di una vera democrazia, intesa non nel senso esterno, ma soprattutto nel senso interno, democrazia non di atti o di manifestazioni, ina democrazia di coscienza è il risorgere, che già purtroppo si nota qua e là in Europa, dei movimenti nazionalisti, masche– rati nei più diversi modi. Lottare contro il nazionalismo non vuol dire, come qual– cuno pensa, voler essere dei distruttori della patria: vuol dire porre davanti a una patria piccola, il concetto bello di una terra più grande nella quale gli uomini potranno e dovranno vivere senza uccidersi per stabilire se un sasso chiamato con– finedeve stare due metri più in là o più in qua. Ci sarebbe talvolta da dubitare dell'umanità: ci sarebbe da pensare che non siamo davanti ad una evoluzione, ma ad una involuzione. Eppure il concetto de:la unità europea, vi– sto dal Dawson nel suo libro per secoli lontani, deve tuttora esistere nelle coscienze dei popoli che all'Europa apparten– gono, anche se tale concetto pare dominante dopo queste tra– giche bufere di sangue. Se la storia non è so:o la materia sco– lastica nella quale s'impara come un «grande» re o un « gran– de• generale seppero condurre tante guerre, sinchè i campi non biancheggiarono di ossa di cadaveri, se la storia è qual– cosa di più alto, se essa deve narrare la vita dei popoli e della lorocultura, è impossibile allora negare tale unità in Europa. X.fa a tJuesta unità ( che pur non possiamo dire europea nel senso 11.oderno della parola, poichè, ad esempio, ne erano escluse le zone nord-orientali del'.a Germania} furono causa di regresso le invasioni barbariche; l'unità fu rotta, almeJO politicamente, perchè quesre orde intendevano dominare i territori con senso nettamente esclusivistico: per esse la guerra era sempre vista in funzione della conquista: la lotta antica di tribù contro tribù fece sì chfl nel medesimo ceppo fosse im– possibi!e l'accordo. Popoli interi in armi (solo il guerriero fu cittadino nel pieno 1ensodella parola. prova indubbia questa di arretramento sulla via della civiltà} furono costretti a cozzare contro altri popoli, perchè quando delle armi si fa lo scopo e non il mezzo, è ineluttabile che esse debbano esser sempre usate, a torto o a ragione.. Se solo il guerriero era il cittadino ne veniva di conseguenza che solo la guerra fosse cosa degna di un uomo. Ma in questo trambusto, in questo crollo del vecchio ordi– oamento qualcosa era rimasto e qualcosa si era sostitu'to Era rimasto fra i popoli che per secoli avevano vissuto nella res pu– blica Romanorum il ricordo di essa; si era intanto diffuso il Cristianesimo, ed ecco allora sorgere l'idea nuova della res /!11/1/ica Christianornm. E ricorderemo Roma, non solo per gonfiarci la testa ancora con le glorie di un «impero», ma solo per rammentare. come già alla fine od secolo scorso diceva il Fuste] de Coulanges, che se quattrn legioni sui confini del Reno e nessuna milizia nel– l'interno della Gallia furono sufficienti per secoli a garantire l'ordine della Gallia stessa, è perchè essa, e con lei quasi tutfi gli altri territori, sentivano che la res publica non era solo romana (intendendo con Roma quella città che sorge sulle rive del Tevere}, ma era anzitutto europea, sicchè ben vi po– terono es1eri- imperatori iberici e illirici ed africani. on fu. rono solo le umi di Giulio Cesare che avvinsero i territori, ma anche furono i territori stessi che entraron" nell'orbita rii ou<>- 1ta res p11bl-ica, sia per ragioni economiche, ma anche per ragioni cu'.tunli. Una corrente si stabilì cos' fra i poooli crean– do una unione morale tale per cui il civis romanus iberico si senti uguale, almeno ad un certo momento, a quello il– lirico. E' un nuovo concetto di unità, non più politico, ma tale da mantenere vivi ancora i :egami fra i diversi popoli. Ecco allora che ne:l'infuriare del'.e lotte il pellegrino. il romeo, poteva pas– sare per recarsi a Roma, non più a vedere po· pore impe··iali o sedie curuli, ma a visitare le tombe dei santi e dei martiri. Ecc, allora lungo le strade sorgere gli xenodochi solo inspirati all'i– dea della carità cristiana, ecco gli ordini religiosi aprire le braccia a chi voleva lasciare il mondo, senza distinzione di (Jaese e di· naziona:ità, quasi ispirandosi al!e paro:e dell'apo– stolo Paolo. Tutto questo facilitò, anzi preparò a Carlo imperatore la pOS'Sibilitàdella costruzione di quel Sacro Romano Impero che per secoli doveva essere, a fianco della Chiesa cristiana, una delle chiavi di volta dell'unità dei popoli europei. on è vero infatti, almeno giuridicamente parlando, che colla morte dell'ultimo carolingio l'impero perda ogni valore, non è vero che nell'epoca comunale esso non conti più nulla, non è vero che più tardi scompaia del tutto; anche quando po– liticamente pare che esso non abbia più effettiva importanza il suo peso giuridico si fa ancora sentire in Europa. Non è vero, ho detto qui sopra; ma può invece tutto quello da me negato esser vero se si ammette che so:o chi ha la forza e le armi esi– sta col diritto di esistere, si ammetta cioè che non vi sia la pos– sibilità di una permanenza di una idea senza scorte armate. Orbene proprio nelle diverse alleanze che i comuni lom– bardi fanno tra di loro contro Federico I è sempre sancito il principio della fedeltà all'impero; i comuni non lottarono con– tro l'impero come contro uo nemico straniero; se si può usare una frase moderna, oserei affermare che il loro movimento fu iniziato per avere riconosciuta giuridicamente quella forma di autonomia, che di fatto già esercitavano, ma sempre nell'am– bito dell'impero. Ma anche il Sacro Romano Impero non costituì una unità europea nel senso che noi daremmo oggi a questa espressione, perchè tutta l'Europa orientale fu fin dall'inizio esclus:1 da questa costruzione con i territori iberici e altri ancora, ma però territori che non avevano fatto parte della res publica Romanorum cominciarono a sentire forse il senso de:I'unità eu– ropea attraverso il cristianesimo è l'impero. Si può veramente dire che il periodo delle lntte comunali italiane segni un arretramento rispetto alla diffusione delb coscienza di tale unità? non siamo troppo unilaterali nel giu– dicare cosi? non commettiamo proprio il peccai.o di cui ac– cusiamo gli altri, non vogliamo vedere cioè tutto attraverso alle nostre questioni locali? Ad ogni modo il Rinascimento, non solo ital'ano, ma eu– ropeo, riafferma il concetto in questione. I trovatori passano di corte in corte. gli umanisti corrono di luogo in luoe:o all,i ri– cerca di vecchi codici ed essi si sentono ormai c'ttarlini di una nuova res rmblica. oui>lla delle lwmanae litterae. E' la cultura che crea il nuovo vincolo. ' E nel secolo decimosesto noi vedremo il giureconsulto mi– lanese Andrea Alciato, durante le guerre fra Francesco l e Carlo V, viaggiare per i suoi studi fra Milano ed Avignone e Pavia e Bourges. solo imprecando contro Marte stolidissimus deus, verlremo il Bembo scrivere in una lettera all' Alciato che ,,1-,; hen". ihi patria. Non nossi~mo nnn ammirare oue– sti studiosi che sono l'avanguardia di una idea che, sia pur lent;t,....,~T)tP rlnvrà v;n,-.orA prl ;:1HPrmnr~i. E la cultura si diffuse. Ma le guerre di religione creano

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